venerdì 19 ottobre 2007

BIRMANIA E TIBET



Le mappe mostrano con brutale evidenza l'incombere della Cina su due paesi ugualmente e diversamente martoriati: Birmania e Tibet. Senza dimenticare gli orrori, almeno quelli di cui si ha notizia, all'interno del grande paese contro lo stesso popolo cinese. Il Dalai Lama, capo spirituale dei tibetani, e Aung San Suu Kyi, capo politico dei birmani, continuano a lottare con i loro popoli rimanendo fermamente fedeli alla pratica della non violenza. Che cosa possiamo fare noi di fronte agli interessi mercantili e territoriali delle grandi potenze interessate, nuove e vecchie (leggi: Cina, India, Russia, ma anche i nostri mercanti a vario titolo)? Non ho molte idee, anzi sempre le solite: informazione accesa (senza odio, come insegna il Dalai Lama), boicottaggio delle amministrazioni e dei potentati economici (non dei popoli), manifestazioni dove e come si può. Ho letto a questo proposito un articolo nel sito Articolo21.


VOCI BIRMANE DESCRIVONO IL TERRORE


Boicottare le Olimpiadi?


I media internazionali continuano a riportare le testimonianze di cittadini anonimi sulla repressione passata e su quella in atto. Sui siti, a partire dalla Cnn, e sui grandi quotidiani internazionali. I media italiani avrebbero solo l’imbarazzo della scelta se solo lo volessero. Non si può spingere la tragedia birmana nel sottoscala dell’informazione, come qualcosa che annoia o non fa ascolto. Ora più che mai  hanno bisogno di noi. Una casalinga ricorda la brutalità che ha visto il 26 settembre mentre faceva la spesa: picchiavano persone, tra cui un ragazzino,  che solo camminavano per strada senza far parte della protesta. Una vecchia che raccoglie la sua pentola di olio caldo (vende frittelle) e si mette a correre spintonata dai soldati. Due ragazzi col cellulare caricati sulle camionette. Una sua conoscente non ha più notizie dell’unico figlio
Un monaco di un monastero dove si insegna (anche inglese) a un centinaio di ragazzini: dice che tre quarti dei monaci del monastero sono fuggiti (anche quelli che insegnano)
Un insegnante che assiste i monaci: i soldati sono entrati e hanno distrutto le foto che ritraevano i monaci  con alcuni turisti con cui facevano pratica di inglese alla Shwedagon Pagoda. Monasteri circondato dai soldati di notte per vedere se i monaci tornano (e arrestarli)
Un giovane uomo: gente terrorizzata che non scambia più parola con alcuno, bar e negozi di te vuoti. Non si parla con gli stranieri al mercato. Nessuno si azzarda ad accendere i transistor per ricevere notizie dall’estero. Ovunque le autorità locali minacciano l’arresto per queste infrazioni.


Se a questi e ai tanti altri racconti si deve associare una parola, l’unica è Terrore. Il regime imposto dopo le brutalità sui cortei. E a questo si aggiungono le gravi notizie degli arresti di leader nazionali ben noti della Lega per la Democrazia. Htay Kywe, attivista dirigente della generazione ’88, era ricercato dal 21 agosto: sospettato con altri per il via alle proteste di strada contro il folle rincaro dei prezzi. La sua clandestinità  è durata poco più di un mese. Giorni prima, di un altro leader politico nazionale vicino ad Aung San Suu Kyi, la giunta ha comunicato alla famiglia il decesso durante la detenzione. Corpo cremato per non lasciare prove.


I raid continuano nelle notti. I centri di detenzione ufficiali e segreti sono pieni di non sappiamo quante persone. Subiscono torture, rischiano la vita o l’hanno già pagata e nessuno riesce a farmare i generali.
La diplomazia batte in ritirata. Ieri l’Unione Europea ha  inasprito le sanzioni all’import per colpire gli interessi dei generali: legno e gemme per lo più. E’ importante, ma non basta.
L’Onu ha fatto impallidire per la flebile richiesta di libertà dei prigionieri politici associata alla condanna di rito. E ha rispedito Gambari nell’area: a novembre tenterà di tornare a Rangoon. La Russia che considera la Birmania testa di ponte nel sud-est asiatico e la Cina che la vorrebbe protettorato,  legano le mani. Se alle due superpotenze si aggiunge l’India che, alla faccia di Gandhi, in Birmania non vuole lasciare campo libero alla Cina, il quadro è completo: Europa e Stati Uniti possono valutare il reale peso che hanno ed esercitano sulla scena internazionale. E’ anche un nostro problema se i governi europei e americano si trovano nell’angolo.
Forse anche loro avrebbero bisogno di nuovi strumenti di fronte al depotenziamento degli organismi internazionali.
Un po’ stupiscono le secche reazioni alla proposta di Goffredo Bettini  che l’Italia boicotti le Olimpiadi in nome della difesa dei diritti del popolo birmano: per esercitare pressioni sulla Cina che si fa scudo della “non interefernza nelle questioni interne”. Tanto più che sono arrivate da Bonino, Craxi e non so chi altri, in nome del “multilateralismo”. E se il mondo dello sport fosse sempre più coinvolto nella battaglia per la difesa dei diritti umani nel mondo? Quante platee si toccano. E se i governi, magari associati tra loro,  provassero nuove mosse oltre alle sanzioni? Magari a dispetto, sarebbe una notiziona, degli interessi nazionali economici in campo ?
Forse campagne di opinione come questa possano supplire alle piazze vuote (e sulla Birmania questa volta non per colpa della stampa!) che però poi si riempiono nella marcia Perugina-Assisi a testimonianza di una parte della società italiana che è impegnata e solidale. Che non chiude gli occhi, vuole sapere e vorrebbe fare.
La stessa proposta, sul Darfur, l’hanno lanciata Bayrou e Segolene Royal , le cosiddette star di Hollywood e tanti altri.
Sono campagne oltretutto che  consentono di usare strumenti non tradizionali della politicacapaci di comunicare con i mondi più diversi e lontani. Il movimento di opinione che si alimenta di iniziative anche creative di forte denuncia ha posto all’attenzione mondiale la tragedia del Darfur esercitando pressioni anche sui politici e sui governi. E questi sono i mesi cruciali per il dispiegamento dei 26 mila peace keepers nela regioner
Lo strumento è sempre lo stesso, chiunque può fare qualcosa: diamo cinque minuti del nostro tempo. Le iniziative sulla Birmania, dopo la marcia perugina-Assisi e i raduni del Campidoglio, continuano. Il prossimo appuntamento e’ alla festa del Cinema di Roma: uno stand per Aung San Suu Kyi e i monaci buddisti che raccoglieranno fondi per il popolo birmano


Alessandra Mancuso - 17/10/2007 - QUI



Da leggere:


DI RITORNO DALLA BIRMANIA
La gente scenderà nuovamente in piazza
di Bruna Iacopino
“La repressione di questi ultimi giorni ha funzionato, almeno per il momento, gli arresti notturni dei leader dell’opposizione sono proseguiti senza sosta” così Oliviero Bergamini esordisce al ritorno dalla Birmania, dove, in compagnia dell’operatore Claudio Rubino, ha seguito per il Tg3 le proteste di piazza che hanno infiammato le strade di Rangoon. Per capire cosa ha condotto migliaia di persone a scendere in piazza nonostante il pericolo della repressione militare è necessario tener conto delle condizioni in cui versa il paese: “La gestione corrotta dell’economia, spiega Bergamini, ha portato ad una situazione di crisi inimmaginabile: la gente è esasperata, il costo della vita è altissimo di contro ad una situazione di povertà tra le peggiori al mondo...


SaveTibet


Per la Birmania ho ricevuto da AminaAmina questi link:


Petizione Avaaz
Petizione Amnesty
Petizione United Nations Security Council
Petizione Campaigning For Human Right in Burma
Petizione CISL,WWF,GREENPEACE E LEGAMBIENTE



12 commenti:

  1. ma chi voui che si prenda l'impegno di boicottare le olimpiadi ? Sarà invece il più grande evento organizzato da anni e che inizierà il mondo al China Dream! vedrai
    un bacio Giulio

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  2. ma chi voui che si prenda l'impegno di boicottare le olimpiadi ? Sarà invece il più grande evento organizzato da anni e che inizierà il mondo al China Dream! vedrai
    un bacio Giulio

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  3. @gintonic76
    Un bacio a te, Giulio. So che hai ragione, ahimè, ma insisto e non intendo guarire dalla sindrome di Don Chisciotte. Eppure penso che noi blogger dovremmo mettere a frutto le possibilità della rete. Simao moltissimi e possiamo fare qualcosa. Non sortiremo effetti immediati, ma non si sa mai. E, poi, informiamoci tra noi, scambiandoci indirizzi e siti, visto che i nostri media sono così disastrosamente carenti. Seguo i telegiornali con ansia, per vedere se cambiano linea editoriale. Inutilmente. Facciamoci la nostra, allora!

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  4. @gintonic76
    Un bacio a te, Giulio. So che hai ragione, ahimè, ma insisto e non intendo guarire dalla sindrome di Don Chisciotte. Eppure penso che noi blogger dovremmo mettere a frutto le possibilità della rete. Simao moltissimi e possiamo fare qualcosa. Non sortiremo effetti immediati, ma non si sa mai. E, poi, informiamoci tra noi, scambiandoci indirizzi e siti, visto che i nostri media sono così disastrosamente carenti. Seguo i telegiornali con ansia, per vedere se cambiano linea editoriale. Inutilmente. Facciamoci la nostra, allora!

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  5. hai ragione...dai intanto fai il test disney.....da me.... baci
    giulio

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  6. hai ragione...dai intanto fai il test disney.....da me.... baci
    giulio

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  7. la trsite realtà, rispetto al governo italiano e alla proposta di far pressioni sulla Cina, è che questi non ci pensano assolutamente a farlo, visti gli affari appena aperti all'industria italiana in Cina.
    Che fare, si chiedeva un tizio?
    Inatanto parlarne, che la moda dei giornali è volubile, e se ne frega dei diritti.

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  8. la trsite realtà, rispetto al governo italiano e alla proposta di far pressioni sulla Cina, è che questi non ci pensano assolutamente a farlo, visti gli affari appena aperti all'industria italiana in Cina.
    Che fare, si chiedeva un tizio?
    Inatanto parlarne, che la moda dei giornali è volubile, e se ne frega dei diritti.

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  9. Adesso ho il ripensamento del ripensamento. Ma fossi cornuto?
    A parte gli scherzi riferiti a post precedenti sono molto scontento di questa politica estera della Cina e qualcosa bisognerà pur fare.
    Un abbraccio, cara Harmonia.
    Enzo

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  10. Adesso ho il ripensamento del ripensamento. Ma fossi cornuto?
    A parte gli scherzi riferiti a post precedenti sono molto scontento di questa politica estera della Cina e qualcosa bisognerà pur fare.
    Un abbraccio, cara Harmonia.
    Enzo

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