martedì 29 aprile 2008

Attesa democratica



Bassa Marea


«Prima - ha confidato Berlusconi agli intimi - c’era un paese diviso a metà tra noi e il centrosinistra. Il dialogo non era solo necessario ma obbligato. Ora c’è un Paese diviso che quasi per due terzi è con noi e per un terzo con l’opposizione: la filosofia non può non cambiare. Il dialogo è importante, ma la priorità è decidere. E’ quello per cui la gente ci ha votato». ( La Stampa: qui )


Non ci resta che attendere. Le decisioni e le scelte di Berlusconi con la sua destra. E bisogna sperare che lavori bene con l'obiettivo prioritario di fare l'interesse di tutto il Paese.


C'è qualcosa di molto italiano e di sinistra nell'enfatizzazione simbolica del voto a Roma, dove il PD perde (con Rutelli) e vince (con Zingaretti), ma tutta l'attenzione si concentra sulla sconfitta che viene sproporzionatamente letta come la catastrofe definitiva. Nei fatti si tratta dell'elezione di un sindaco in un municipio, sia pure quello della capitale; nell'immaginario (che forse conta di più) si tratta della battaglia finale che corona l'ascesa della destra; nelle conseguenze effettive il potere della destra aumenta enormemente, in quanto il potere locale rifnorza quello nazionale. Tutto questo conviene a Berlusconi, ovviamente, ma è la sinistra ad aver fatto, in buona parte, questo gioco autolesionista rendendo fortemente simbolica l'elezione del sindaco di Roma e forse scegliendo male il suo candidato (senza offesa per Rutelli). Ma ce n'è per tutti: quanti elettori di sinistra hanno finito col preferire un sindaco fascista o postfascista a un sindaco democratico?


"Non ci resta che piangere" (a noi democratici), ma doverosamente ci tocca resistere e continuare il nostro lavoro per riappropriarci innazitutto dei nostri diritti costituzionali, a cominciare dalle libere elezioni e dall'informazione libera. Siamo impaludati, ahimè!

venerdì 25 aprile 2008

FESTA DELLA LIBERAZIONE


                      


Il mio 25 aprile, e ai giovani dico che…

Aveva ventinove anni, Rita Levi Montalcini, una laurea in medicina e gia’ quasi dieci anni di ricerca sul sistema nervoso, presso la scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi a Torino, quando le leggi razziali emanate dal regime fascista la costrinsero,  lei ebrea sefardita, a lasciare tutto, e ad emigrare lontano. Va in Belgio, a Bruxelles, e qui sempre con Giuseppe Levi mette su’ un piccolo laboratorio casalingo.


E’ il 1938.


Rita continua cosi’, nella diaspora piu’ tragica e simbolica della condizione umana nella storia contemporanea, quella ricerca scientifica che cinquantanni dopo, nel 1986, la portera’ al premio Nobel per la Medicina... ( Articolo 21 )       


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giovedì 24 aprile 2008


Ora e sempre Resistenza


Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA


Piero Calamandrei


Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento. A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. [ testo ANPI



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 Manifesto unitario delle organizzazioni della Resistenza e dell'antifascistmo.


25 APRILE 1945 – 25 APRILE 2008


Difendiamo i valori



di libertà e giustizia, solidarietà e pace


che hanno animato la lotta di liberazione


e sui quali si fonda la Costituzione della Repubblica


Quando i primi partigiani scelsero la via della lotta e salirono sulle montagne per combattere il nazifascismo, rischiarono e spesso offrirono la loro vita per affermare i principi stessi sui quali costruire la convivenza civile: la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la democrazia.


Il prezzo pagato fu altissimo: decine di migliaia di partigiani uccisi, feroci rappresaglie contro la popolazione civile che sosteneva il movimento di Liberazione, oltre 40 mila tra cittadini e lavoratori deportati nei campi di concentramento, eccidi, come a Cefalonia, di soldati che rifiutarono di consegnarsi ai tedeschi, 600 mila internati in Germania, 87 mila militari caduti nella guerra di Liberazione.

Il 25 aprile è oggi una data più viva che mai, in grado di unire


tutti gli italiani attorno ai valori della democrazia.



Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane


Fondazione Corpo Volontari della Libertà (CVL)


ANPI-FIAP-FIVL-ANPPIA-ANED-ANEI-ANFIM


PD-PRC-SDI-PdCI-Sd-Verdi-Italia dei Valori-MRE


CGIL-CISL-UIL-ARCI-ACLI-Centro Puecher


Comitato Permanente Antifascista contro il Terrorismo


per la Difesa dell’Ordine Repubblicano



VENERDI 25 aprile ORE 14,45 MILANO - PORTA VENEZIA


CONCENTRAMENTO PARTECIPANTI AL CORTEO PER PIAZZA DUOMO


Da quella lotta che vide combattere fianco a fianco uomini e donne, operai e intellettuali, contadini e liberi professionisti di diversa fede politica e religiosa, nacque la nostra Costituzione.


Una Costituzione ancora attuale e vitale, fra le più avanzate tra quelle esistenti, non a caso difesa dalla stragrande maggioranza dei cittadini italiani nel referendum del giugno 2006, quando si cercò di snaturarne la sostanza e i valori.


Ma a sessant’anni dal 1° gennaio 1948, da quando essa entrò in vigore, l’Italia sta correndo nuovi pericoli. Emergono sempre più i rischi per la tenuta del sistema democratico, come evidenti si manifestano le difficoltà per il suo indispensabile rinnovamento.


Permangono, d’altro canto, i tentativi di sminuire e infangare la storia della Resistenza, cercando di equiparare i "repubblichini", sostenitori dei nazisti, ai partigiani e ai combattenti degli eserciti alleati. Un modo per intaccare le ragioni fondanti della nostra Repubblica.


Per questi motivi, per difendere nuovamente le conquiste della democrazia, il 25 APRILE anniversario della Liberazione assume il valore di una ricorrenza non formale.


Nel ricordo dei Caduti ci rivolgiamo ai giovani, ai democratici, agli antifascisti, per una mobilitazione straordinaria in tutto il Paese.


mercoledì 23 aprile 2008

Espansione Leghista


Ho cercato di capire la geografia della trionfante Lega Nord, affidandomi alla solita ricerca con Google. Ho digitato "Emilia leghista", perché questa era la cosa più stupefacente per me, la più difficile da comprendere. Ho trovato un articolo del Giornale con una buona dose di percentuali.


Anche la rossa Emilia è salita sul Carroccio: il simbolo è Morfasso


di Stefano Filippi


La capitale leghista nella (ex?) regione rossa dell'Emilia Romagna è un paesotto di mille abitanti sull'Appennino piacentino lungo il torrente Arda, senza immigrati, senza delinquenza e senza l’ombra di un solo manifesto elettorale con la faccia di Umberto Bossi o di Massimo Polledri, deputato di Piacenza confermato per la terza volta in Parlamento. Nulla di ciò che ha fatto la fortuna del Carroccio nel resto del Nord Italia: i timori per l'insicurezza, la pressione migratoria, la presenza dei leader. A Morfasso, 40 chilometri dal capoluogo e una decina da Bettola, la patria di Pierluigi Bersani, gli stranieri non arrivano, anzi è la gente del posto a scappare all'estero in cerca di lavoro. Niente scippi o furti nelle case di montagna. Le strade strette e tortuose tengono il paese lontano dal vento del Nord che soffia in Padania.
Morfasso è il simbolo della vittoria elettorale leghista che dall'asse Piemonte-Lombardia-Veneto si diffonde alla destra del Po e sbaraglia la sinistra estrema: qui il Carroccio ha segnato il record del 22,87%. A Piacenza il partito di Umberto Bossi è al 14,2 per cento e a Parma all' 11,5; a Modena tocca l'8,9 e a Reggio Emilia l' 8,5; in Romagna sta fra il 6 e il 7. [ continua Il Giornale, 15 aprile 2008, QUI ]


Poi ho trovato due articoli de La Stampa: Contro il partito del no di Lucia Annunziata (14 aprile 2008) e Il nuovo popolo del Nord  di Giovanni De Luna (16 aprile 2008).


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Ma il più interessante mi è sembrato un articolo de Il Tempo, dal titolo al quanto inquietante, per cui staremo a vedere:


Il Berlusconi ter sopra la linea gotica



La Linea Gotica tagliava in due l'Italia da Massa-Carrara a Pesaro. La crearono i tedeschi per sbarrare la strada agli alleati. In base alle prime indiscrezioni, il futuro governo guidato da Silvio Berlusconi non andrà oltre quella «diga» bellica che spezzava a metà il Paese.


Basta dare un'occhiata alle biografie dei papabili a una poltrona governativa. La stragrande maggioranza hanno natali eminentemente settentrionali. Una scelta che in un certo senso cozza contro il plebiscito del 13 e 14 aprile, quando gli italiani del Sud (e del Centro) premiarono il Pdl in misura decisamente maggiore di quanto fecero quelli del Nord e del Nord-Est.
Anche in questo caso a parlare sono i fatti, cioè i numeri. Analizzando i dati elaborati dall'Istituto Cattaneo sul voto per la Camera (più rappresentativi di quelli per il Senato, dove a votare sono solo i maggiori di 21 anni), si «scopre» che il successo della coalizione PdL, lega ed Mpa è stato particolarmente marcato in Campania (con quasi 330 mila voti in più, pari al 23,7%, rispetto a due anni prima), Sicilia (+250 mila), Puglia (+100 mila), Calabria (+96.509) e Sardegna (+45.250). A fronte di questa scelta del Mezzogiorno, che ha premiato il Cavaliere e penalizzato il centrosinistra e la sinistra estrema, le regioni che si trovano sopra la Gotenstellung non sono state altrettanto benevole. In Veneto la coalizione del Cavaliere è cresciuta dell'11,9%, in Lombardia dell'8,7, in Piemonte del 6,1. Ma in Trentino Alto Adige è scesa dello 0,2% e in Friuli del 2,2. Poi, scendendo verso la Capitale, c'è la Liguria con il +3,7%, l'Emilia-Romagna con il +6,4, la Toscana con il +4,1.
Insomma tra i due «blocchi» non c'è paragone. Il centrodestra ha vinto soprattutto grazie ai consensi raccolti al di sotto della Linea Gotica. Ma le voci sulla composizione della compagine di governo dipingono un quadro in cui i meridionali hanno uno spazio pari a zero. O quasi.
Vediamo come si distribuiscono i probabili futuri ministri nei vari «campanili» della Penisola. Il leghista Roberto Maroni, responsabile del Welfare nel Berlusconi III, e che dovrebbe approdare agli Interni o alle Attività Produttive, è nato a Varese il 15 marzo del 1955. Due poltrone per le quasi è in pole position anche Claudio Scajola, «classe» 1948», nativo di Imperia. Giulio Tremonti, senza dubbio il prossimo ministro dell'Economia, è venuto alla luce il 18 agosto 1947 a Sondrio. Roberto Calderoli, che dovrebbe occupare uno dei due posti da vicepremier insieme con Gianni Letta, è bergamasco. Il «senatur» Umberto Bossi, leader del Carroccio e candidato alle Riforme, ha spalancato gli occhi il 19 settembre del '41 a Cassano Magnago, nel Varesotto, mentre la futuribile ministra dell'Ambiente Michela Vittoria Brambilla è lecchese doc, come il governatore lumbard Roberto Formigoni, anche lui in lizza per un dicastero. Il «precisatore» ufficiale del Berlusca Paolo Bonaiuti è un toscanaccio di Firenze (appena poco sotto la linea) e a lui dovrebbe essere assegnato il ministero dei Beni Culturali. Sandro Bondi, che aspirerebbe all'Istruzione, è di Fivizzano, un piccolo centro alle pendici dell'appennino tosco-emiliano che sorge proprio lungo la suddetta linea istituita nella seconda guerra mondiale. Stesso luogo che ha dato i natali a Denis Verdini, che potrebbe avere una stanza a Palazzo Chigi. Sempre del Nord due altri possibili ministri: il milanese Maurizio Lupi, «ciellino» di Forza Italia, e Luca Zaia, di Conegliano. Per concludere la panoramica, ci sono Franco Frattini, romano adottivo e però ex istruttore di sci che si è candidato nel 2001 a Bolzano e quest'anno in Friuli; Ignazio Benito Maria La Russa, nato a Paternò, in Sicilia, ma che si è trasferito giovanissimo a Milano.
A rappresentare il Sud restano soltanto la siracusana Stefania Prestigiacomo e la salernitana Maria Rosaria Carfagna, meglio nota come «Mara», che forse non sarà neppure ministra. Un po' poco, considerando la radiografia geografica del voto. E che non siano solo ipotesi lo ha fatto capire ieri il premier in pectore. Il Veneto «avrà una forte rappresentanza al governo e vi saranno almeno due ministri veneti e una significativa componente fra i vice ministri e i sottosegretari», ha annunciato ieri Berlusconi, liquidando così la «questione ministro-meridionale». [ Maurizio Gallo, Il Tempo, 22 aprile 2008 ]

martedì 22 aprile 2008

Giornata della Terra


1970 - 2008



Ogni giorno ormai è la giornata internazionale di un problema importante: questo significa che i problemi fondamentali dell'umanità continuano ad essere tali. Comunque è già un fatto positivo che la comunità umana sia unita nella denuncia e negli intenti tesi alle soluzioni possibili.


La giornata dedicata alla Terra è forse quella fondamentale, perché riassume in sé gran parte dei problemi che riguardano tutte gli abitanti di questo fantastico pianeta blu. E per questo deve diventare solo uno dei 365/6 giorni che compongono ogni singolo anno.


Il sito internazionale invita a fare riferimento ai propri rappresentanti poltici e ai propri leaders. Giustamente e opportunamente. Tutti noi abbiamo il dovere di "costringere" i nostri rappresentanti a interessarsi ai problemi della Terra.


La responsabilità individuale, però, in questo campo è importante quanto le responsabilità politiche ed economiche. Ognuna/o di noi ha il dovere di impegnarsi in ogni momento della giornata in piccoli ma importanti atti di intelligenza e d'amore: risparmiare ogni più piccola goccia d'acqua, far finta che le automobili non siano state inventate, andare a piedi o bicicletta tutte le volte che è possibile, risparmiare ogni minima frazione di energia ... anche e soprattutto tenendo conto delle generazioni future. Tra le responsabilità individuali c'è anche quella di rivolgersi personalmente ai propri leaders. A chi mi devo rivolgere io? A Cacciari, a Galan...perché, per dirne una, non privatizzino l'acqua. O l'hanno già privatizzata e io non lo so? Sono una irresponsabile, lo ammetto.

domenica 20 aprile 2008

TABU'










Questa giovane è Natalia Melikova, giornalista della testata Nezavsinaya Gazeta. Un volto da ricordare. Nel momento in cui è stata scattata questa fotografia, che ha fatto il giro del mondo, Natalia Melikova sta infrangendo un tabù: l'intoccabilità dei sovrani russi, nella fattispecie tale Vladimir Putin. La storia si svolge in Sardegna, nella villa del nostro magnate nazionale, Silvio Berlusconi, capo del governo italiano ancora in pectore, ma qui nel pieno delle sue funzioni, a giudicare dagli argomenti trattati. Qualcuno potrà giudicare irriverente la domanda di Natalia, ma nei Paesi democratici non ci sono domande proibite. (tutta la vicenda: QUI )



   Lui è Vladimir Putin, noto a tutto il mondo. Per noi italiani è l'amico Vladimir dell'amico Silvio. Lui è l'intoccabile, intoccabile e tremendo come una divinità. Guai se lo si costringe ad arrossire e a irrigidirsi, guai se ammonisce. Lui è un tabù. sacro e inviolabile. Come dimostra l'immediata chiusura del Moskovskij Korrespondent, il quotidiano responsabile del gossip. Chiusura decisa dal finanziatore del giornale, dopo una visita dell'Fsb, l'intelligence federale erede del KGB, alla redazione del quotidiano, con interrogatori ai giornalisti e invito al direttore a seguire gli agenti. Il direttore nel frattempo si è dimesso. ( Una lunga storia raccontata da Repubblica a pag. 7 di sabato 19 aprile 2008. Non ho il link. )











Ed ecco, finalmente, lui, Silvio Berlusconi, il presidente in pectore del nuovo governo italiano. Lui è un ospite perfetto, non può sopportare che l'amico Putin venga messo in imbarazzo. Così, con uno dei lampi di genio che lo rendono il più famoso joker del mondo, mima una mitragliata contro la sprovveduta giornalista russa.


Per tutti i suoi adoratori è una boutade, una delle sue tante sceneggiate simpatiche che muovono il popolo al riso. Lui non è serio e imbronciato come Prodi. Soprattutto lui è giovane e si concede la spensieratezza incosciente dei giovani. Purtroppo, però, anche lui in questo momento sta infrangendo un tabù: la sacralità delle cose serie, come la morte e l'assassinio, e la serietà di una funzione pubblica che non tollera uno stile Bagaglino nelle occasioni "ufficiali". E' appena il caso di ricordare che il nostro magnate nazionale condivide con l'amico Putin una forte antipatia per i giornalisti, anche se lui si limita agli editti bulgari quando non li vuole tra i piedi.

lunedì 14 aprile 2008

Un episodio di ordinaria scortesia


A Roma in quattro non cedono il posto al quasi 99enne premio Nobel. Scatto d'orgoglio della senatrice: "Preferisco aspettare". Poi la rivincita:"Continui così"


Dispetto alla Montalcini al seggio. "Faccia la fila come gli altri"
di Francesco Bei



<B>Dispetto alla Montalcini al seggio<br>"Faccia la fila come gli altri"</B>



Rita Levi Montalcini


ROMA - Qui non c'entrano le cinque lauree, il premio Nobel per la medicina, le mille pubblicazioni e nemmeno il laticlavio a vita. Forse è semplicemente un fatto di educazione, quando da bambino ti insegnano a cedere il posto a chi è più anziano. Se poi l'anziano ha quasi 99 anni (tra 9 giorni) e non ci vede nemmeno bene, il fatto che si chiami Rita Levi Montalcini diventa evidentemente secondario. Eppure tutto ciò non è bastato a evitare alla senatrice a vita di dover attendere in piedi mezz'ora prima votare, per colpa della maleducazione di quattro elettori che si sono rifiutati di farla passare avanti.

La scena si è svolta ieri poco prima di mezzogiorno a via Reggio Calabria, al seggio istituito presso la scuola "Falcone e Borsellino", vicino a piazza Bologna, quartiere medio-borghese della Capitale. La Montalcini si è presentata a braccetto di un accompagnatore il quale, vista la lunga fila, ha chiesto alle persone in coda la cortesia di far votare prima la signora. Senza presentare credenziali, solo un gesto di educazione verso un'anziana ipovedente. La risposta poteva essere scontata e invece no.

"Faccia la fila come gli altri", ha risposto un cinquantenne. E così un'altra signora: "Non esiste, anch'io ho fretta di votare". E poi un altro e un'altra ancora: "Non vedo proprio il motivo". Allertato dagli scrutatori, a quel punto è intervenuto il presidente di seggio: "Senatrice, se vuole la facciamo passare avanti". Una gentilezza quasi scontata, che si concede normalmente alle donne in gravidanza, ai disabili, agli anziani. A quel punto però è stato il carattere della Montalcini a prendere il sopravvento: "Grazie presidente, preferisco restare in fila come gli altri. Pazienza". Una scrutatrice le ha quindi offerto una seggiola: "Almeno si sieda, prego". Ma la senatrice ha rifiutato anche quella: "No, grazie davvero. Preferisco restare in piedi". La rivincita contro quei pochi maleducati Montalcini se l'è presa poco dopo, al momento di uscire dal seggio. Tutti i ragazzi della sezione elettorale le si sono fatti intorno, davanti agli elettori ancora in fila, per chiederle l'autografo. "Vada avanti così". "Coraggio".
L'episodio, in sé banale, potrebbe testimoniare al massimo dell'inciviltà dei tempi in cui viviamo, che ognuno può sperimentare salendo su un autobus o facendo una fila a uno sportello. Se non fosse che Rita Levi Montalcini è stato il bersaglio in questi due anni di una violenta campagna di discredito portata avanti con insistenza da alcuni esponenti politici del centrodestra e da alcuni quotidiani d'area.

I ragazzi della Destra si distinsero in ferocia: "Diamole un incarico al Ghetto", "di profilo è pure più odiosa", erano le cose che si potevano leggere sul loro blog. Fino alla proposta di consegnarle un paio di stampelle, "tanto l'indirizzo lo conosciamo, vogliamo dargliele personalmente". Diceva il loro capo, Fabio Sabbatani Schiuma: "Loro, i senatori a vita, sono le stampelle di questo governo sì o no? E poi se son vecchi se ne stessero a casa".

La Lega del resto non fu da meno, fino ad arrivare alla proposta di eliminare gli stanziamenti per la fondazione scientifica della senatrice. Non ci si stupisca se poi qualcuno non dà la precedenza a una signora centenaria, è già tanto che non le abbiano fatto lo sgambetto.

La Repubblica, 14 aprile 2008

sabato 12 aprile 2008


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Io vado a votare, voto PD e so perché.


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L'astensionismo di sinistra porta voti a Berlusconi


Nel sistema elettorale così com'è "l'astensione" è comunque un voto, in negativo, ma pur sempre un voto con tutte le sue conseguenze.
Si sente parlare di un notevole astensionismo di sinistra, dovuto a delusione, perplessità, sfiducia e addirittura alla convinzione che tra il Partito Democratico e quello di Sua Proprietà non ci sia differenza. 

Un astensionismo di protesta verso la propria  parte, che ha però la conseguenza, tragica, di favorire la parte avversa. La protesta non avrà che un effetto:  far  vincere le elezioni a Berlusconi, ai suoi compagni di strada ( mafiosi e fascisti ) e condannare l'Italia a dodici anni di pene: cinque di Berlusconi al Governo, sette di Berlusconi al Quirinale.

Una protesta costosa per chi continua a riconoscersi nei valori della Sinistra, sopratutto ora che si è costituito un nuovo grande Partito, che quei valori ha fatto propri ed è in grado di realizzarli. 


L'elettore di sinistra che si astiene non protesta, non testimonia: vota per Berlusconi  (purtroppo...)

giovedì 10 aprile 2008

IL MIO VOTO PER IL PARTITO DEMOCRATICO



E' UN VOTO PER ...


L'unico partito in grado di darmi garanzie democratiche, e di opporsi al partito padronale di sua proprietà e alle due leghe del Nord e del Sud. Un partito costituito da persone vere con cui ho in comune molte idee e molti ideali. Un voto per tentare (ultimo tentativo?) di non cadere ancora una volta nel gorgo parafascista berlusconiano.



E' UN VOTO PER NON ...


Subire il governo di due leghisti dal fucile facile e da una cultura arretrata, violenta, pericolosa. Questi due arriveranno sicuramente in Parlamento. Almeno non al governo!



 


Un voto per non subire l'oltraggio di Dell'Utri che inneggia all'eroe mafioso, eroe di suprema omertà. Uomo colto il Dell'Utri e per questo autorizzato a revisionare la storia della Resistenza. Si sta divertendo a sollevare l'indignazione degli ingenui, convinto dell'appoggio del suo stgnore e dell'indifferenza degli amorali.



Aggiornamento del mattino, 11 aprile 2008. Un intervento di Nanni Moretti che pòsto molto volentieri, mentre sono in procinto di entrare in ospedale per accertamenti urgenti. Con la speranza di tornare a casa entro oggi. In ogni caso, andrò a votare, usufruendo di qualsiasi supporto offerto dal Comune di Venezia. Buon voto a tutte e a tutti.


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Il regista-attore sul sito di MicroMega, conversazione con Paolo Flores d'Arcais
"Ultima occasione per non consegnare l'Italia all'estremismo del Cavaliere e Bossi"


"Berlusconi inadatto a democrazia
Ecco perché sceglierò il Pd"


di NANNI MORETTI


NON mi piace l'espressione e il concetto di "voto utile", ma personalmente non ho mai avuto dubbi sul mio voto: il Partito democratico è la novità della politica italiana e forse l'ultima opportunità per non regalare definitivamente il paese all'estremismo di Berlusconi e Bossi. Purtroppo, tra gli elettori di sinistra e centrosinistra, persiste una tentazione irresponsabile ad astenersi dal voto.

Gli incerti sono tali per delusione, stanchezza, assuefazione. La delusione nei confronti del governo di centrosinistra è in parte condivisibile, ma non può far dimenticare il vero e proprio abisso politico, culturale ed etico che c'è tra il centrosinistra e la destra italiana. La stanchezza si esprime con l'infastidito "Ma come è possibile, dobbiamo ancora occuparci di Berlusconi?!". Sì, il protagonista negativo purtroppo è ancora lui e, cosa impossibile da immaginare nel '94, si tratta di un Berlusconi addirittura peggiore: per aggressività, assenza di senso dello Stato e disprezzo delle istituzioni. Assuefazione: siamo arrivati al punto che ormai quasi tutti consideriamo normali cose che in democrazia non lo sono per niente, e che infatti non sono mai accadute in altri paesi: per esempio, il monopolio televisivo privato in mano a una sola persona, che, incredibilmente, si candida per la quinta volta in quindici anni a governare con le sue improvvisazioni il paese. Come non sono normali le aggressioni verbali di Bossi e Berlusconi nei confronti degli avversari politici, delle istituzioni, della magistratura, del presidente della Repubblica. Parlare di "imbracciare le armi", non può essere considerata un'innocua battuta (anzi, Berlusconi ha detto: "E' una metafora", ma mi sembra che non gli sia ben chiaro il concetto). Molto pericolosa e inquinante è l'ossessione di Berlusconi verso i brogli elettorali. Tutti hanno dimenticato che purtroppo è una sua costante, infatti già nel '96 disse che Prodi aveva vinto grazie ai brogli. L'ha ripetuto quasi in tempo reale nell'aprile di due anni fa, convincendo milioni di elettori di essere stati derubati. Questo è un modo inaccettabile per delegittimare il voto e quindi minare le basi della democrazia. Si è poi visto, quando molti voti sono stati ricontati, che di poco era stato penalizzato il centrosinistra. In Berlusconi c'è una estraneità direi "naturale" alle regole e al rispetto dei risultati che non gli sono favorevoli.

Purtroppo l'opinione pubblica in Italia non esiste. Basti fare il confronto con quello che scrivono di Berlusconi giornali stranieri non certo di sinistra: esprimono incredulità per le sue continue affermazioni anti-istituzionali, severità e durezza per i suoi continui attacchi alle norme elementari della convivenza democratica, e una autentica preoccupazione verso un suo possibile ritorno al governo. Oltretutto, per la quinta volta, c'è un candidato che parte avvantaggiato nella competizione elettorale, perché ancora controlla tre reti televisive e giornali e radio. Io sono una persona competitiva, un appassionato di gare, mi piace farle e vederle, ma le nostre elezioni assomigliano alla finale dei cento metri, la gara più bella delle Olimpiadi, con sette concorrenti allineati e l'ottavo che arriva col suo blocchetto di partenza e si sistema 15 metri più avanti. Una gara falsata... Trovo perciò insensato il gran parlare che si fa di Berlusconi come personaggio "carismatico" e "grande comunicatore". Secondo me, oggi, non è né l'uno né l'altro.

A proposito di Veltroni e Berlusconi, non capisco come ci sia qualcuno che possa sostenere che i due uomini politici e i loro programmi si assomiglino o addirittura siano uguali... Tra i due politici le differenze sono enormi, Berlusconi è un disco sempre più incantato e sempre più finto. Lo si è visto anche nel suo rifiuto di confrontarsi in tv con Veltroni. Una vera e propria fuga. Sa che perderebbe voti. Purtroppo, questo suo rifiuto qui da noi non scandalizza, viene considerato normale: "E' in vantaggio, è giusto che non faccia il duello con Veltroni". In altri paesi l'opinione pubblica, che qui non esiste, ti farebbe pagare politicamente ed elettoralmente un comportamento del genere.

Il centrosinistra, per non diventare come la destra, giustamente evita di usare, con segno opposto, la stessa aggressività... Per non spaventare i moderati, il centrosinistra evita di ricordare le condanne, per mafia e corruzione della magistratura, di importanti esponenti di destra: in questo modo fa due passi indietro, ma la destra ne fa otto avanti. Il centrosinistra considera molte delle argomentazioni a suo favore dei possibili boomerang, mentre la destra aggredisce e insulta. E' un problema di metodo che però è anche di sostanza: va bene non diventare come il tuo avversario, ma bisogna solamente subire?...

Non ho mai usato l'espressione "regime", perché quest'espressione generica può significare tutto e niente. E' una rassicurante coperta di Linus, è un plaid linguistico che uno usa per lamentarsi e poi restare fermo. Preferirei essere più preciso, forse più duro: la nostra è una democrazia in parte svuotata dal quasi monopolio televisivo di Berlusconi.

L'irresponsabilità è una caratteristica molto italiana. Bossi, Berlusconi, Dell'Utri e tanti altri nella destra, si permettono delle affermazioni gravissime. Poi si rettifica, in parte si smentisce e tutto finisce lì. Vengono considerate, con incredibile indulgenza, "dichiarazioni in libertà", "folklore", "esagerazioni pittoresche". Tanti hanno considerato troppo cupo e pessimista il finale del "Caimano", ma le frasi di Berlusconi sull'esame di sanità mentale da fare ai magistrati si spingono molto oltre. Eppure non succede nulla (ma i giornalisti stranieri, anche quelli moderati, rimangono allibiti).

Il direttore di un telegiornale di Mediaset da anni sbeffeggia, ridicolizza, schernisce politici e giornalisti di sinistra e centrosinistra, e gli si risponde con corsivi ironici, invitandolo alle trasmissioni comiche, considerandolo addirittura più onesto di altri perché più schierato. Si ride. Ma non c'è niente da ridere. Milioni di persone vedono la televisione, che è uno strumento molto più prepotente dei giornali, e nei confronti del quale abbiamo meno difese...

Berlusconi si è lanciato ripetutamente in affermazioni molto gravi contro Napolitano, trattandolo come "uno dei loro". Dopo l'ultima di queste incredibili uscite contro il presidente della Repubblica, alcuni giornali hanno titolato: "Lite Berlusconi-Veltroni sul Quirinale". Ma qui non c'è nessuna lite, non c'è nessun derby, c'è solo un uomo inadatto a governare, che non ha ancora capito cos'è lo Stato, le istituzioni, la democrazia liberale.

Da molti anni, politici democristiani vengono accusati da Berlusconi di essere "comunisti" (dal '94 in Italia questo è ormai un insulto, a differenza di quando esisteva il Pci). Mentre molti fascisti, che restano fascisti e purtroppo non percepirebbero questo come un insulto, hanno avuto ruoli importanti nello schieramento di Berlusconi. Che, è bene ricordarlo, da capo del governo non ha mai partecipato alla festa del 25 Aprile, la festa di Liberazione.

Questo testo è la sintesi di un intervento di Nanni Moretti tratto dal sito www.micromega.net, online da questa mattina.

La Repubblica, 11 aprile 2008


lunedì 7 aprile 2008

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Io vado a votare, voto PD e so perché.


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Questi sono i volti dei laeder del PD, secondo me. Personalmente preferisco Emma Bonino, mi fido di Walter Veltroni e di Antonio Di Pietro. So che non sono perfetti, so che la convivenza di Bonino e Binetti comporterà difficoltà, ma penso che la speranza di una composizione delle istanze espresse sia più che ragionevole. I curricula dei tre sono a portata di mano di chiunque in rete, ma proverò eventualmente a riassumerli. Qui voglio ora confrontare questi tre volti della politica con gli altri tre omologhi del PdL.


 


Di questi tre dire che non mi fido è il meno. E' la loro idea di Stato, di società, di politica che per me non corrisponde alle idee fondamentali di libertà, giustizia ed etica presenti in tutte le grandi Carte Costituzionali del mondo, a cominciare dalla nostra Costituzione che è una delle migliori in assoluto. Anche i curricula di questi tre leader sono disponibili in rete. Su Berlusconi, poi, ci sono montagne di libri di autori italiani e stranieri con innumerevoli documenti da brivido sui suoi trascorsi (capisco che Di Pietro gli faccia orrore).


Io vado a votare, voto PD e so perché.


So che non voglio essere governata da un campione del "parafascismo" avanzante, da un ex fascista sbiadito e da un leghista incontinente col fucile in mano.


E so che preferisco un leader dalla lunga carriera politica che mi propone qualcosa di nuovo, anche se ancora da costruire, una leader dei diritti umani e civili e un leader sostenitore della giustizia.


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La fiaccola olimpica


Londra_dal Corriere della Sera




Parigi-dal Crriere della Sera


"Troppe bugie, sul Tibet
il mondo cerchi la verità"


DAL 10 marzo di quest'anno stiamo assistendo a molteplici proteste e dimostrazioni in molte zone del Tibet - e perfino di studenti in alcune città della Cina - che rappresentano il punto di esplosione di un'angoscia fisica e psicologica provata per lungo tempo dai tibetani, nonché l'espressione di un profondo risentimento contro l'oppressione dei diritti umani del popolo tibetano. ... (Discorso pronunciato ieri a Dharamsala, India. Traduzione di Anna Bissanti. La Repubblica, 7 aprile 2008)


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Pechino, i Giochi e i diritti umani. I reporter stranieri ora sono nemici


di Federico Rampini


PECHINO - E' bastato che la fiaccola olimpica toccasse il suolo europeo a Londra, per accendere proteste che continueranno oggi a Parigi, dilagheranno da San Francisco a New Delhi. Queste manifestazioni rivelano un turbamento profondo tra le opinioni pubbliche democratiche, un disagio che i governi occidentali non riescono a interpretare. ... Se avvenisse in un paese meno importante i governi occidentali avrebbero già reagito. In questo caso invece dall'America all'Europa il silenzio è assordante. E i nostri comitati olimpici nazionali, riuniti proprio in queste ore a Pechino, fanno finta di non vedere nulla. Il realismo che deve guidare le diplomazie non ci impone di calpestare i valori su cui sono fondate le nostre democrazie. Visto che queste Olimpiadi si terranno, è ancora possibile riscuotere dai dirigenti cinesi un pedaggio, per la vetrina nazionalista che si sono conquistati. Se George Bush e i leader europei vogliono essere a Pechino l'8 agosto, almeno non si limitino ad apparire in tribuna d'onore alla cerimonia inaugurale. Che chiedano di andare anche dove a noi è vietato: a Lhasa.


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La fiaccola olimpica illumina il Tibet e illumina la Cina, e illumina altre popolazioni oppresse di cui si sa pochissimo. Approfittiamo di questa luce sulla linea della non violenza indicata dal Dalai Lama.



Nel blog Istintiva Mente, Tuareg ha postato: Ecco chi organizza le Olimpiadi


domenica 6 aprile 2008

  


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Io vado a votare, voto PD e so perché.


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Oggi mi affido a un uomo che considero eccezionale per le sue qualità di uomo, di artista e di politico. E' Moni Ovadia, autore di un articolo in cui dice magistralmente molte delle ragioni che mi hanno spinta alla mia scelta. L'articolo che ho digitato integralmente, è in caratteri neri e senza immagini.  Avverto che ho usato sottolineature e colori, arbitrariamente, per evidenziare e per rendere più agevole la lettura sul monitor, quindi Moni Ovadia non c'entra.


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Malattie d'Italia


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Adriano Celentano, con quel misto di saggezza popolare e di estrosa follia che lo caratterizza, suggerisce che una nuova ascesa di Berlusconi al potere sarebbe un mezzo disastro in sé. Lo pensiamo anche noi ma non perché siamo suoi oppositori quanto piuttosto in considerazione del tipo “politico” che incarna e del genere di alleanza che ha messo insieme. Non è questione di centrodestra o centrosinistra. Ho serie ragioni per avere la certezza che né Cementano né noi avremmo un attitudine così intransigente se lo schieramento avversario fosse guidato de avversari come l’Onorevole Tabacci o l’Onorevole Baccini.


 


L’Italia è un paese anomalo che soffre di profonde malattie e per averne la controprova, basterebbe vedere per intero, impresa talvolta davvero ardua per in sentimenti di una persona per bene, anche una sola puntata di quella grandissima trasmissione televisiva che è “Report”: intere regioni il cui territorio è vastamente controllo dalla malavita, rifiuti tossici sparsi come se si trattasse di buon concime ad avvelenare terra, uomini e animali, il sistema della giustizia già devastato dall’interminabile durate dei processi, massacrata da violente campagne diffamatorie contro la magistratura più rigorosa che prende sul serio la propria funzione al servizio dello Stato, perdita del sentimento della vergogna di fronte ai reati commessi, così che la politica italiana è piena di inquisiti, collusi e condannati. La corruzione è sempre dilagante e si coniuga con sprechi impressionanti che sottraggono risorse a settori vitali per la crescita e il futuro del paese come il sistema educativo e quello culturale.


Considerate questo e pensate se una persona ragionevole, non sedotta al punto di essere accecata dal populismo midriatico, dagli uomini della provvidenza o dalle promesse di miracoli, possa credere anche solo nei suoi più rosei sogni, che un uomo come Berlusconi riesca a dare mano alla soluzione dei drammatici problemi strutturali del nostro paese.


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Immaginiamolo mentre trasmette fiducia nel futuro alle famiglie che non arrivano alla fine del mese o mentre infonde coraggio ad andare avanti alle forze sane - che pure ci sono – che riescono a svilupparsi ad un contesto così ostile ed avaro con loro.


Il cavaliere non cessa di farneticare del pericolo comunista, attacca le Istituzioni perché non ha alcuna idea di quale sia il loro significato per la Democrazia.



Il suo modello di democrazia è quello di un sistema a misura del  suo ombelico perché quello è il suo orizzonte. Ciò a cui aspira è un regime in cui, potere esecutivo, legislativo e giudiziario, siano sotto ricatto, popolati di yes men.



Fondazione di un partito_predellino auotmobile_nome incerto. Oggi si chiama PdL.



La sua alleanza è fatta di sudditi che se la tirano da collaboratori, da ricattatori che gli spillano denaro p pezzi di potere e da un fascistume ripicchiato ad arte da un volgare maquillage per le apparizioni tv.


In ultima analisi, questo Pdl è una sorta di parafascismo del 2000. Non dimentichiamo che l’Italia è stata la culla del fascismo e lo si vede anche oggi, come attesta il fatto che, malgrado sia vigente la Cosituzione antifascista, questa destra rigurgita di politici che rivendicano l’orgoglio fascista come legittimo, vedi il pdellino “Ciarra”. Ci si sarebbe aspettati dal redento Fini un aut aut: “O lui o me”. Figuriamoci!


La situazione è seria ma c’è chi preferisce baloccarsi con lo solita fesserie da rotocalco del tipo “Veltrusconi” o polemicuzze tipo “voto utile”.


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Non capire che oggi, in queste elezioni, l’unica alternativa realistica al disastro Berlusconi è il PD, che c’è un'enorme differenza fra le promesse di un demagogo autoritario, maschilista, narcisista al punto da truccarsi e imparruccarsi e le proposte di un politico serio e capace che pensa a lavorare per il suo paese, è una forma di miopia o di malafede.


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Intendiamoci, il PD non è la pietra filosofale, ma un nuovo progetto concreto che si propone di mettere in moto la nostra disastrata Italia e può farlo, per il momento, facendo perno sulla propria forza innovativa e domani con una forza progressista e riformista aperta al futuro. 


 


L’Unità, Sabato 5 aprile 2008, pagina 26


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ma questi da dove escono?  Nascita di un partito.



Consiglio la lettura di una semplice grande nobile testimonianza dell'amico blogger "il vecchio della montagna" : qui .


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Post e commenti di grande interesse nel blog "Storia di un impiegato": qui .

martedì 1 aprile 2008

    Io voterò per il PARTITO DEMOCRATICO


    


Questa è la mia dichiarazione di voto. Da oggi penso di dedicarmi alle vicende elettorali italiane, perché hanno un'importanza fondamentale, perché non si tratta semplicemente di due partiti che si contendono il potere, ma di due visioni politiche, economiche, sociali opposte. Opposte e inconciliabili, a mio vedere, soprattutto sul piano etico.


Comincio dall'Expo di Milano 2015. Di mio ci metto l'entusiasmo e la speranza che sia una buona occasione per tutti, ci metto il desiderio che ci sentiamo uniti, noi italiani e italiane, ci metto l'auspicio che sia un buon segno di rinnovamento. Tutto questo lo ricavo da alcune dichiarazioni che riporto qui sotto, tutte positive, tranne una. Quella dell'uomo di Arcore.


L'Expo 2015 a Milano.



   Vince il gioco di squadra.


   Emma Bonino, ministro per il Commercio con l'Estero, dopo l'assegnazione dell'Expo 2015 a Milano ha lodato il lavoro svolto dal Governo italiano e in particolare dal suo dicastero: «Con la moratoria per la pena di morte questa è un’altra vittoria del nostro Paese. La dimostrazione che quando si ha un buon progetto e tante determinazione si vince».


Per una volta, almeno questa volta, sono concordi persino il ministero degli Esteri, Massimo D’Alema, «Ogni volta che ci siamo candidati a livello internazionale abbiamo sempre vinto, vuol dire che questo Paese è migliore di come lo raccontiamo», e il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, «lo diciamo con orgoglio abbiamo giocato tutti insieme dalla stessa parte! Abbiamo dimostrato il volto vero dell’Italia. Quello più serio e vincente».


Ma poi c'è lui...il cavaliere scortese



 



Lui, Silvio Berlusconi, uomo vecchio senza qualità e senza argomenti, lui che in politica estera ha fatto marciare l'ITALIA tra la tragedia della guerra di Bush contro l'Iraq e il ridicolo delle sue prestazioni nel consesso delle grandi nazioni.


Lui non perde l'occasione per rovinare la festa, lui che rovina tutto ciò che tocca (eccetto la sua "roba", ovviamente), e dice:  «Evviva, sono lieto. Ma non è certo merito di Prodi». Prodi, dicono, commette l'errore di rispondergli invitandolo, giustamente, a vergognarsi.


E' la vecchia ma sempre attuale storia evangelica della pagliuzza e della trave nell'occhio. Lui è un ultrasettuagenario, vecchio di idee e di commerci, ricco di qualsiasi cosa materiale esista al mondo, ma incapace anche di un solo momento di cortesia, non dico per Prodi, ma per noi, cittadini e cittadine italiane, mentre si fa festa. 


Un aggiornamento del primo pomerggio.


Ancora lui, l'uomo senza cortesia: "Mi hanno fatto una domanda diretta: 'E' tutto merito di Prodi?'. Per questo ho risposto così". "Ho dato una mano alla Moratti intervenendo su moltissimi Paesi, ho messo in campo la mia amicizia con tutti i Capi di Stato. Sentirmi dire che tutto è solo merito di Prodi ha portato in me una logica reazione". (tgcom)


La solita accusa di strumentalizzazione con sospetta millanteria. E ti pareva? Un déjà vu desolante, perché vecchio e noioso. Chi sono gli amici del cavaliere scortese? La Merkel o Zapatero o Gordon Brown o la presidente della Finlandia? E in Africa? Quelli che amano la Bonino, forse? L'amico Bush o l'amico Putin? Chi gli ha fatto la domanda? E che uomo è se non sa trattenere una "logica (?) reazione? Così si accredita come leader dai nervi fragili e pronti a scattare a sproposito. Dovrei fidarmi di un vecchio Berlusconi dalle reazioni inconsulte o di un giovane Veltroni capace di controllo delle situazioni, a cominciare da se stesso? Mi dispiace non avere un archivio per sciorinare il lunghissimo repertorio di "gaffes" con cui il tesserato della P2 (mai dimenticare le origini) ha dimostrato che non sa tenersi, incurante del giudizio altrui e dell'opportunità.