sabato 25 aprile 2009

25 Aprile 1945


FESTA DELLA LIBERAZIONE


ORA E SEMPRE RESISTENZA!


25 Aprile 2009


Ora più che mai resistenza!




  • Resistenza all'ignoranza e alla falsificazione della storia: il 25 aprile si festeggia la LIBERAZIONE dell'Italia dal nazifascismo, è la FESTA della LIBERAZIONE, e il nome non si cambia. "Festa della libertà"? E perché non "Festa del popolo della libertà"? Tanto per soddisfare la bulimia del berlusconismo.



  • Resistenza all'indifferenza: fatto salvo il rispetto per i tutti i morti, nulla autorizza a stabilire l'ambigua equivalenza tra i partigiani che scelsero di combattere contro i nazisti per la libertà e i fascisti della Repubblica di Salò che scelsero di allearsi con i tedeschi per impedire la liberazione dalla tragica dittatura fascista.



No alla proposta di assegnare una medaglia
ai militi della Repubblica di Salò


Contro la proposta di legge n. 1360 che vorrebbe equiparare, unendoli nel riconoscimento di una medesima onorificenza (l'Ordine del Tricolore) partigiani, deportati. internati miliari ai militi delle varie forze armate della Repubblica sociale italiana, si è levata una forte opposizione. Soprattutto dopo la Conferenza pubblica organizzata dall'ANPI a Roma il 13 gennaio 2009 presso la Sala del Cenacolo di Montecitorio.


Una raccolta di firme è stata promossa dal Coordinamento delle associazioni partigiane, della deportazione, dell'internamento militare e dei perseguitati politici del Piemonte. Una petizione popolare è stata lanciata sul sito di Articolo 21 e in pochi giorni ha superato già le 8.000 adesioni. [ ANPI ]




  • Resistenza alla revisione della Costituzione: come ha detto il Presidente Napolitano, la Costituzione rappresenta "insieme lo spirito, l'impalcatura e la garanzia" della nostra democrazia repubblicana. I valori democratici contenuti nella Costituzione subiscono continui attacchi, diretti e indiretti. Più pericolosi questi ultimi, che lavorano al buio, dietro la copertura di innocue leggi normali, e svuotano di significato e valore ora un principio ora un altro.



Qualche testimonianza che condivido:


 Ovadia: La lezione del 25 Aprile e la beffa del Cavaliere - Micromega


Le piazze rubate del 25 aprile di Marco Revelli - Il Manifesto


Un 25 Aprile di lotta contro l’indifferenza e le menzogne sulla memoria "condivisa" di Angelo d'Orsi - Micromega

mercoledì 22 aprile 2009

BUON COMPLEANNO, RITA LEVI MONTALCINI!


Felice centesimo compleanno, Rita Levi Montalcini, felice festa per un meraviglioso secolo di vita.



Posso dire che l’unico ideale per cui ho lavorato è stato quello di aiutare gli altri e forse per questo la ricerca mi ha dato molto di più di quanto potessi sperare”.


*


«Il segreto della mia vitalità è che vivo ora per ora, continuamente impegnata nella ricerca scientifica e nei problemi sociali. Non ho tempo di pensare a me... La mia vitalità deriva dalla totale indifferenza a me stessa».


«Cento anni? Sono un’età ideale per fare scoperte. Guai a mandare il cervello in pensione. Lavoro giorno e notte con un’équipe eccezionale. All’Ebri, l’European Brain Research Institute, io e i miei giovani collaboratori stiamo approfondendo gli studi sull’Ngf, che accompagna lo sviluppo degli esseri umani dalla fase prenatale fino all’invecchiamento. Queste ricerche potrebbero avere conseguenze importanti per combattere le malattie neurodegenerative ed avere un farmaco efficace contro l’Alzheimer».


«Ci arrivai con la fortuna e l’intuizione. Trovai l’Ngf, il fattore di crescita delle cellule nervose, perché lo cercavo con grande convinzione. Ero sicura che dovesse esistere. Quella scoperta smontò l’idea che il sistema nervoso centrale fosse statico e programmato geneticamente».


«Il male è l’eccessivo desiderio del proprio benessere e il disinteresse per il bene comune. Sappiamo che una minima frazione dell’umanità che vive nei paesi sviluppati gode di un eccezionale benessere mentre la grande maggioranza soffre in modo incredibile. Questo è il male: cullarci nel nostro benessere e disinteressarci degli altri che soffrono». [ Il Messaggero: qui. ]

Un post bello e ricco dedicato al compleanno di Rita levi Montalcini in: Rita Levi Montalcini | Scientificando


CENTO ANNI DALLA NASCITA DI INDRO MONTANELLI


e anche


FELICE GIORNATA DELLA TERRA

domenica 19 aprile 2009

IMMUTABILE, INCORREGGIBILE, DECREPITO


LA VIGNETTA DI GIANNELLI - Dal Corriere della Sera di domenica 19 aprile 2009


«Un costruttore che realizza una casa in una zona sismica e risparmia su ferro e cemento può essere solo un pazzo o un delinquente - aggiunge Berlusconi, parlando dei possibili responsabili. Mio padre diceva una cosa: se uno nasce col piacere di fare del male ha tre scelte: può fare il delinquente, il pm o il dentista. I dentisti si sono emancipati e adesso esiste l'anestesia». [ Corriere della Sera ]


«Ben vengano le inchieste, ma per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute. Se qualcuno è colpevole, le responsabilità emergeranno - ha concluso Berlusconi - ma, per favore, non riempiamo le pagine dei giornali di inchieste».


«Quando ci sono questi eventi - ha proseguito Berlusconi - c’è chi si rimbocca le maniche e chi invece si prodiga a ricercare responsabilità. Io sono diverso, non è nel mio dna. E poi, per indicare responsabilità ci devono essere prove consistenti». [ La Stampa ]


Un pensiero sclerotizzato, irrimediabilmente vecchio. Inutile qualsiasi critica, inutile ma doverosa. Il dovere dell'onestà, della sete di giustizia, del senso del pudore. Il dovere del rispetto per i morti e per i vivi.


... eppure piace sempre più (al popolo sovrano)...


Popolarità del premier mai così alta


*


La nostra infinita emergenza di B. Spinelli. La Stampa


..."La morte fa tacere il popolo e al tempo stesso nutre il sovrano. È il grande correttore, regolatore: non dici cose scomposte davanti a una salma, anche se veritiere. Il potere usa la morte: diviene necrofago. L’uomo colpito da catastrofe è ridotto a vita nuda e quest’ultima sovrasta la vita buona, prerogativa di chi tramite la politica e la libera opinione esce dalla minorità. La nudità politica, scrive Hannah Arendt nelle Origini del Totalitarismo, può esistere anche senza diritti civili."...


Chi canta fuori dal coro è comunista di E. Scalfari, La Repubblica


..."Non si può non cominciare con le nomine alla Rai. Gli altri giornali minimizzano con l'aria di dire che si è sempre fatto così: la Rai è proprietà del governo e quindi è il governo che ha il potere di decidere trasmettendo le sue indicazioni all'obbediente maggioranza del Consiglio d'amministrazione."...

giovedì 16 aprile 2009

MEMORIA UMILIATA DA POTERE SCIACALLO


Intorno al vignettista Vauro, che chiunque può criticare ma non mettere a tacere. Soprattutto quando l'istante di una vignetta denuncia illegalità e responsabilità enormi. 



Se fossi la madre (abbiamo appena avuto in famiglia la morte di un giovane e so di quale dolore parlo) di uno dei giovani morti nel crollo della Casa dello Studente, per limitarmi a un solo caso concreto, ringrazierei Vauro per aver colpito con la sua satira fulminante la cultura dell'illegalità che era alla base del piano casa (prima del terremoto) di Berlusconi e la diffusione dell'illegalità criminale che sicuramente è responsabile di una parte almeno dei morti in Abruzzo e non solo. Vauro non è venuto meno alla pietas per i defunti, anzi, ha evidentemente chiesto verità e giustizia per quel tragico aumento della cubatura dei cimiteri. Com'è giusto, posso capire che dei parenti delle vittime si siano risentiti al solo vedere le bare dei loro cari in una vignetta satirica certo perché esacerbati dal loro dolore. Tuttavia ora io mi sento obbligata a difendere quel poco che rimane di libertà di parola e di espressione nel mio sventurato Paese contro i decreti punitivi del dg RAI, tale Masi, e contro il silenzio di Garimberti o la flebile voce di Zavoli. Penso che la gravità delle sanzioni Masi vada ben al di là delle persone di Santoro e Vauro, perché colpiscono ancora una volta una libertà costituzionale e rivelano la durezza della suscettibilità del potere berlusconista imperante. Che mi chiudano il blog, come anticipazione della minacciata legge Carlucci (Gabriella)? Raccolgo qui articoli e commenti sul fatto brutto e doloroso.


"Pensavo che in Rai fosse stato nominato un direttore generale e non un Grande Inquisitore"



"Il prof. Masi si è insediato a viale Mazzini il 6 aprile e in soli sette giorni lavorativi ha nell'ordine: (1) messo sotto inchiesta Anno Zero, (2) sospeso Vauro e (3) inviato al giudizio del Comitato etico dell'azienda una puntata di Report che, a quanto sembra, non era piaciuta al ministro Tremonti. Torquemada sarebbe stato più cauto. Invito il direttore generale ad occuparsi piuttosto dell'azienda, di come reperire maggiori risorse in un anno di crisi, degli accordi scaduti e da rinnovare, dello sviluppo del digitale terrestre, di come affrontare le recenti decisioni dell'Agcom sulle frequenze, di predisporre tutti gli strumenti idonei per combattere l'evasione del canone e, soprattutto, di rileggersi la legge sui poteri e le competenze del direttore generale e del consiglio di amministrazione: è il consiglio ad esempio che è chiamato a svolgere 'le funzioni di controllo e di garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico radiotelevisivo'". E tra le finalità di un servizio pubblico nel settore della comunicazione, ricorda Rizzo Nervo, "vi è sicuramente quella di difendere e di garantire il diritto principe di qualsiasi democrazia: la libertà di espressione. Spetta dunque solo al consiglio e a nessun altro organismo aziendale, singolo o collegiale, l'accertamento di eventuali violazioni degli indirizzi editoriali e invito pertanto la direzione generale a revocare qualsiasi decisione assunta per eccesso di potere infrangendo la normativa aziendale Se l'iniziativa contro Report mortifica chi crede nel ruolo positivo dell'informazione ed in particolare del giornalismo di inchiesta, quando è serio e documentato come è sempre stato quello della Gabanelli, la sospensione di Vauro non è solo grave ma sfiora purtroppo il senso del ridicolo perché rivela un allarmante deficit culturale. Suggerisco al prof. Masi di leggere un libretto di Moni Ovadia. "L'umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle". Scoprirà che la satira e l'ironia possono essere alimentate anche dalle situazioni più tragiche di dolore e di sofferenza".
Nino Rizzo Nervo, consigliere della Rai, già direttore di Europa e della emittente La7 [ in L'editto praghese di Giuseppe Giulietti, Micromega ]


Int. a CIALENTE MASSIMO - "NON HANNO CAPITO IL NOSTRO DOLORE LA RISPOSTA E' LA NOSTRA DIGNITA' "  di Luciano Tancredi, Il Messaggero


E ORA FARA' IL MARTIRE  di Mario Giordano, Il Giornale


SANTORO PERDE UN PEZZO  di Vittorio Feltri, Libero


Ground Annozero di Furio Colombo, Micromega


DALLA PARTE DELLE VIGNETTE  di Massimo Gramellini, La Stampa


LA DECENZA DELL' INFORMAZIONE di Giovanni Valentini, La Repubblica


GUAI ALLA TV CHE REMA CONTRO  di Michele Serra, La Repubblica


e altri qui: Rassegna stampa completa della Camera


e infine, circa due ore dopo, per caso, ho trovato questo:


Sospeso Vauro: dalla Rai arriva la censura sciacalla. Bologna, 15 aprile 2009, avv. Antonello Tomanelli



Il caso Annozero: verso il tramonto dell'approfondimento informativo. Bologna, 14 aprile 2009, avv. Antonello Tomanelli



martedì 14 aprile 2009

Memoria e Giustizia



Al civico 11 di via D’Annunzio ho visto delle lesioni sui muri. Ho chiesto spiegazioni e mi hanno risposto che la situazione era sotto controllo. Nicola, caro viceministro, è stato ucciso dall’imprudenza delle istituzioni. Lettera a Guido Bertolaso di Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente morto nel terremoto


REUTERSAlessandro Bianchi (ITALY DISASTER) _Mon Apr 13, 6:23 AM ET


Difendo la libertà di informazione e di critica.


E' in memoria dei morti che abbiamo il dovere di interrogarci su tutto ciò che poteva essere fatto e che non è stato fatto per evitare la tragedia della morte. Sono le sofferenze e le difficoltà estreme dei vivi, feriti nel corpo e nell'anima, privati dei loro affetti e della loro quotidianità, a imporci di fare domande, esprimere dubbi, pretendere verità e legalità. La ricerca della verità e della legalità non può certo inficiare lo spirito di unità nazionale e di solidarietà, e  soprattutto l'impegno generoso di tutti coloro che sono accorsi in aiuto delle persone tremendamente colpite. Per tutto questo difendo la libertà di informazione che, come ha detto Emma Bonino, ha un solo limite: la menzogna. Infuria un attacco non nuovo contro i servizi giornalistici della trasmissione Annozero, che ha avuto il torto di non cantare all'unisono con le innumerevoli trasmissioni dedicate al terremoto in Abruzzo. Mentre arriva la notizia che l'ospedale de L'Aquila non aveva l'agibilità, mentre si parla di illegalità criminali nelle costruzioni, l'unico attacco decente ad Annozero, che ho seguito con intensa dolente attenzione, dovrebbe riguardare soltanto la veridicità delle sue informazioni. Dal capo del governo e dalla terza carica dello Stato mi sarei aspettata un'indagine sulle informazioni date da Annozero e non un nuovo editto. Comunque, prima di tutto, i fatti: la trasmissione così com'è. Poi, ognuna/o valuti, giudichi, critichi, ovviamente tenendo presente la regola fondamentale del giornalismo: dire la verità.



YouTube - Terremoto - La casa dello studente in macerie ...


YouTube - Vauro - Annozero - 09/04/2009



Raccolgo qui alcune voci sulla libertà di infornmazione e di critica. Comincio da un articolo magistrale di Ferruccio De Bortoli, nuovo direttore del Corriere della Sera, su "un Paese e il ruolo di un giornale". 


Quell’Italia che ce la fa
di Ferruccio de Bortoli



Nei momenti di dolore colletti­vo si scoprono immagini inde­lebili di solidarietà, effi­cienza e unità d’intenti del nostro Paese. Due su tutte: la dignità e la com­postezza di chi ha perdu­to sotto le macerie un fa­miliare, la generosità di tanti volontari anonimi. In realtà, non dovremmo assolutamente sorpren­derci, come facciamo in questi giorni. Il Paese non si trasforma, non si scopre diverso. Mostra so­lo alcune delle sue tante qualità. Lo spirito italia­no, quello vero, è ben de­scritto dagli inviati del Corriere. E ci si accorge che l’informazione è uti­le, necessaria. Non do­vremmo stupircene. Insie­me alle notizie circolano i sentimenti, le emozioni. Ci si sente tutti parte di una comunità. Ma i me­dia non svolgerebbero fi­no in fondo il proprio compito se non denun­ciassero le tante incurie, le leggi inapplicate, le co­struzioni colpevolmente fuori norma. E se non continuassero, anche quando l’emergenza sarà finita, a diffondere quella cultura della prevenzione e della manutenzione che misura il nostro livello di civiltà. ...


Senza un'opinione pubblica consapevole e avvertita un Paese non è soltanto meno libero, ma è più ingiusto e cresce di meno. Il cittadino ha pochi strumenti affidabili per decidere, non solo per chi votare, ma anche nella vita di tutti i giorni. La sua classe dirigente fatica a individuare le priorità, lo stesso governo (come avviene nelle aziende in cui tutti dicono di sì al capo) seleziona più difficilmente le buone misure distinguendole da quelle che non lo sono. Il consumatore è meno protetto, il risparmiatore più insidiato. Lo spazio pubblico è dominato dall'inutile e dall'effimero. ...

Colpisce che spesso la classe dirigente italiana, non solo quella politica, consideri l'informazione un male necessario. E sottostimi il ruolo di una stampa autorevole e indipendente.
Tutti l'apprezzano e la invocano quando i giornalisti si occupano degli altri, degli avversari e dei concorrenti. Altrimenti la detestano e la sospettano. ... [ Corriere della Sera, 10 aprile 2009 ]


Ma Aldo Grasso, con il quale sono in totale disaccordo,  sullo stesso quotidiano ha scritto:


Zizzania in tv


"... Di fronte a una simile tragedia, ma soprattutto di fronte al meraviglioso e commovente impegno dei Vigili del fuoco, dei volontari, della Protezione civile, dei militari, di tutte le organizzazioni che hanno passato notti insonni per salvare il salvabile, Santoro si è sentito in dovere di metterci in guardia dalla speculazione incombente, di seminare zizzania con i morti ancora sotto le macerie, di descrivere l’Italia come il solito Paese di furbi, incapaci di rispettare ogni legge scritta e morale. Santoro la chiama libertà d’informazione. Esistono gli abusi edilizi, ma forse anche gli abusi di libertà." Aldo Grasso, Corriere della Sera 11 aprile 2009


Ma Gian Antonio Stella qualche giorno prima aveva scritto:



La Terra impazzita e i giuramenti mai mantenuti
di Gian Antonio Stella


"... Quel che è sicuro, a girare per le strade del capoluogo e dei borghi dei dintorni e a vedere come sono andati giù anche certi edifici costruiti dieci o venti anni fa, è che un Paese come il nostro non può affidarsi a santa Lucia o a sant’Emidio, protettore dai terremoti. Sull’elenco telefonico di Los Angeles appena aperto, come ricordò un giorno Giorgio Dell’Arti, c’è una frase: «Ci saranno sempre terremoti in California». A seguire, tutte le istruzioni su come comportarsi: tenere a portata di mano torce e radio con batterie, una valigetta con il materiale minimo di pronto soccorso, dieci litri d’acqua… Certo, tutto ciò non basta quando la terra, per usare la frase sentita ieri ad Onna in bocca a una ragazzina che trema come una foglia al ricordo, «comincia a sbattere come la coda di un drago impazzito». Ma i morti sì, possono essere limitati. I danni sì, possono essere contenuti, quando le case sono costruite con i progetti giusti e gli accorgimenti giusti e i materiali giusti. E nessuno dovrebbe saperlo meglio di noi italiani. Che viviamo in una terra tra le più inquiete di un mondo in cui avvengono ogni anno un milione di terremoti piccolissimi e tra questi almeno un centinaio del quinto grado della scala Richter, cioè uno ogni tre-quattro giorni e ogni tanto ne arriva uno che sconquassa tutto. E per giorni giurano tutti che basta, occorre cambiare le regole e bisogna adottare una volta per tutte i sistemi che aiutano a limitare i danni perché è stupido spendere i soldi come per decenni ha fatto lo Stato che secondo i dati del Servizio geologico nazionale è riuscito a spendere solo dal 1945 al 1990 per tamponare i danni di catastrofi naturali varie oltre 75 miliardi di euro e cioè quasi 140 milioni di euro al mese. Più quelli spesi dal 1990 in qua per il sisma nella Sicilia Orientale nel dicembre 1990 e per quello nell’Umbria e nelle Marche del settembre 1997 e per quello a San Giuliano di Puglia dell’ottobre 2002… Tutti lutti seguiti da una promessa solenne: mai più. E presto dimenticata sotto la spinta di nuovi condoni, nuove elasticità urbanistiche, nuove regole più generose… [ Corriere della Sera, 7 aprile 2009 ]


Colpire Santoro per punirne altri cento
di Norma Rangeri



Ci sono cose che non si possono dire, equilibri che non si devono modificare. La libertà di informazione è un bene sancito dalla Costituzione formale, ma sfigurato da quella berlusconiana. Lo dimostra il virulento attacco che la politica, nei suoi massimi rappresentanti istituzionali e di governo, ha sferrato contro la puntata di Anno Zero sul terremoto in Abruzzo. Per la sua natura strumentale e preventiva.



Chiunque abbia visto la trasmissione incriminata sa che la critica di Santoro alla Protezione Civile è stata circostanziata e testimoniata. Che la struttura di Bertolaso non avesse predisposto un piano di emergenza nella regione colpita, è evidente. Nessuna esercitazione, nessuno in Prefettura pronto a intervenire. ... [ Il Manifesto, 14 aprile 2009 ]


sabato 11 aprile 2009

In Memoria


Mourners attend a state funeral for earthquake victims in the Italian town of L'Aquila April 10, 2009. REUTERS/Chris Helgren




Funeral Blues


Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
fate tacere il cane con un osso succulento,
chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.


Incrocino aeroplani lamentosi lassù
e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
i vigili si mettano guanti di tela nera.


Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.


Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
imballate la luna, smontate pure il sole;
svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
perché ormai più nulla può giovare.


W. H. Auden
(Traduzione di Gilberto Forti)


Bisogna pur dirlo che nulla sarà più come prima. La vita continuerà chissà per quanto ancora, ma per noi mortali tutto cambia quando morte e distruzione calano sui nostri piccoli mondi. Giova rallentare il ritmo,  fermarsi, avvolgersi nel silenzio. Si riprenderà, dopo.


martedì 7 aprile 2009

LE RONDE IN PARLAMENTO


Giornata tragica per l'Abruzzo, giornata umiliante per i rappresentanti del popolo sovrano: resa vana la libertà di parola dei Deputati.


In Abruzzo imperversa una tragedia immane: alcuni attimi e il mondo, quel mondo, il loro mondo non sarà più come prima. La vita continuerà per i superstiti, in qualche modo, ma ciò che è perduto è irreparabilmente perduto.   Tutta l'informazione è, giustamente, presa dagli sconvolgimenti del terremoto, attenta anche ai dettagli.  Nel frattempo alla Camera dei Deputati si sta svolgendo un dibattito sulla conversione in legge del decreto "sicurezza" (detta così sembra una cosa normale, ma poi si vedrà che tanto normale non è). 


Sono ore che ascolto la diretta di Radio Radicale: una sequela di interventi brevissimi, strozzati, spezzati dall'inesorabile presidente allo scoccare dei 60 secondi. Pare che non sia la prima volta che si opera così. Per questi interventi in dissenso ciascun deputato ha a disposizione un minuto di tempo. Sono i famosi tempi contingentati. Ma fa impressione che in Parlamento i nostri rappresentanti praticamente non abbiano la facoltà di articolare un'argomentazione purchessia. Il merito della discussione, però, è ben più grave.


La Camera ha proseguito l’esame del disegno di legge (C2232 -A) di conversione del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, recante misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori.(7 aprile 2009) QUI


L'inghippo, non nuovo,  sta nell'impacchettamento di misure diverse per ottenere un voto positivo complessivo, quando su un disegno di legge non c'è accordo nemmeno nella maggioranza: sicurezza pubblica, violenza sessuale, atti persecutori o stalking.


Sono le 21 ora e il presidente annuncia che c'è stata una nuova forte scossa di terremoto che ha provocato un altro morto. Poi annuncia pure che domani, a causa del numero degli interventi previsti, il tempo per ciascun deputato sarà ridotto a 30 secondi. Anche per questo pare che ci siano dei precedenti. Domani capirò come si svolge un dibattito con interventi da 30 secondi. Il merito della vicenda, però, è molto più grave.   


8 aprile 2009


E Maroni passa la giornata a Montecitorio dietro al decreto sulle ronde


Passa il decreto, ma senza le ronde
Poi ko sulle espulsioni: ira della Lega

lunedì 6 aprile 2009

TERREMOTO IN ABRUZZO



Qualche attimo che s'incide nell'impennata dei sismografi: esperienza tragica dell'impermanenza umana, e non solo umana. Disperante senso di improvviso, pur preannunciato da innumerevoli messaggi ma pur sempre imprevedibile. Dolore per i morti e per i vivi. Possano salvarsi tutte le persone ferite. Possano essere ritrovate quelle che ancora aspettano i soccorsi, sepolte, chissà dove.

sabato 4 aprile 2009


5 aprile 2009


LA TELEFONATA DI BERLUSCONI A ERDOGAN


"Ma a porte chiuse, l'accordo è stato concluso. Secondo i senior European diplomats, alla Turchia sono stati dati almeno due NATO jobs, compreso un delegato al segretario delegato, che è un Italiano."


Leggo, con qualche difficoltà e incertezza di comprensione del testo, sul New York Times di ieri un articolo in cui a un certo punto si parla del problema della candidatura di Rasmussen. Il problema sarebbe poi stato risolto dalla provvidenziale telefonata di Berlusconi durante la cerimonia. C'è, però, una notizia che non so valutare e che non ho trovato nei nostri giornali: o è falsa o è di scarsa rilevanza o altro. Che cosa vuol dire l'ultimo capoverso che ho postato? Alla fine Erdogan ha accettato perché ha ricevuto qualcosa in cambio? E una delle cose era un posto di delegato appartenente all'Italia? Che valore ha questa vicenda nel campo della diplomazia e della NATO? Noi italiani ci abbiamo rimesso?Le risposte non le so per davvero.


"... NATO works by consensus, and the European-favored candidacy of Mr. Rasmussen was publicly opposed by Turkey.


Turkey, NATO’s only Muslim-majority country, said that Mr. Rasmussen was insensitive to Muslim concerns during the scandal over the Danish newspapers’ publication in 2005 of cartoons of the Prophet Muhammad, and that while NATO was fighting in Muslim Afghanistan, the symbolism would be all wrong.


Mr. Rasmussen has also said he does not think Turkey will ever become a full member of the European Union.


Efforts to sway Turkish officials over the leaders’ lavish dinner Friday at a casino in Baden-Baden, Germany, failed, as did a telephone call by Prime Minister Silvio Berlusconi of Italy to Turkey’s prime minister, Recep Tayyip Erdogan.


But behind closed doors, the deal was done. According to senior European diplomats, Turkey was given at least two NATO jobs, including a deputy to the deputy secretary general, who is an Italian. ..."


Ma a porte chiuse, l'accordo è stato concluso. Secondo i senior European diplomats, alla Turchia sono stati dati almeno due NATO jobs, compreso un delegato al segretario delegato, che è un Italiano.


[ New York Times, 5 aprile 2009 ]

mercoledì 1 aprile 2009

si fa presto a dire "popolo"


Il mio antiberlusconismo è senza rimedio e comincia dal nome dato al partito. Che ci sia una pillola per curare la sindrome? Ma non voglio essere curata. Dovrei curarmi dalla passione per la verità, non la verità assoluta, ma almeno quella relativa che ci conquistiamo da millenni con ricerche e tentativi continui? Le parole hanno significati che si evolvono nel tempo, certo, ma per i parlanti in un determinato segmento della storia le parole hanno significati precisi. Ieri ho manifestato il mio disagio per l'uso delle due parole che compongono il "Popolo della Libertà". Oggi posto due articoli che confortano le mie tesi. Post lunghissimo, ma ne vale la pena.


Associated Press_Fri Mar 27, 2:21 PM ET


Nel nome dei popoli italiani
di GIAN ENRICO RUSCONI


È sorprendente l’effetto di seduzione che ha acquistato la parola «popolo» nella retorica berlusconiana. Da dove viene il fascino di questa antica parola che ha superato infinite stagioni politiche, dal lontano risorgimento liberale sino all’inno della sinistra comunista? È facile dire che essa trae la sua forza dall’idea del «noi», della «comunità». E più timidamente dalla «nazione». Ma più che una convinzione è l’attesa o la finzione di una unità più profonda rispetto alle differenze sociali e culturali visibili. Eppure oggi la parola «popolo» ha ripreso vigore, accentuando proprio queste differenze. Basti pensare all’espressione «popolo della Lega» che per prima è risuonata nell’arena italiana. Per sottolineare differenze etno-territoriali spinte talvolta sino alla minaccia secessionista.

Ma Berlusconi ha introdotto una novità. Quello che ha in testa infatti è il «popolo-degli-elettori». Il popolo è chi lo vota. Non è la nazione o la etnia (vera o inventata), ma un dato politico. Un elettorato che è ad un tempo socialmente destrutturato e politicamente polarizzato attorno al leader. Più la stratificazione sociale nasconde i suoi connotati di classe tradizionali - complessificandosi nella diversità delle fonti di reddito e delle posizioni di lavoro o di precarietà, nella pluralità degli stili di vita e di consumo, nell’autopercezione personale e sociale - più si crea la finzione del «popolo» che segue il leader. Non a caso, replicando all’invito di Dario Franceschini di non presentarsi alle urne europee, perché non potrà mai mettere piede a Strasburgo, Berlusconi risponde rivendicando il suo ruolo di guida ideale e simbolica (bandiera) del suo popolo. Che faccia lo stesso Franceschini con il «suo popolo», dice.

Allora non c’è un «popolo italiano» bensì molti popoli con i rispettivi leader? La confusione è grande, ma «il popolo delle libertà» non se ne cura. Anzi la suggestione della parola «popolo» copre l’equivoco. Chi non sta con «il popolo delle libertà» - questo è il messaggio non tanto nascosto - non è il vero popolo italiano. Intanto Berlusconi sogna il 51 per cento dei consensi elettorali. Se, per ipotesi irrealistica, li ottenesse, comincerebbero i suoi guai. Non già per opera di un’opposizione inchiodata all’impotenza. Ma proprio da parte del suo «popolo» che gli chiederà finalmente conto delle promesse fatte e continuamente rimandate, per colpa di altri. Allora le divisioni interne (soprattutto di quella parte cui eufemisticamente si dice che è «rimasta indietro») diventeranno palesi e drammatiche.

Il Cavaliere, stordito dal successo mediatico, non si rende conto che l’ampio consenso di cui già gode gli proviene da una società frammentata, destrutturata, decomposta. Una società che avanza le richieste più contraddittorie, che non sono gestibili con la retorica del «noi siamo il popolo». L’omogeneità degli interessi sociali è creata illusoriamente soltanto dall’immediatezza del rapporto tra leader ed elettori, che al momento è tutta assorbita nell’immediatezza mediatica. Il risveglio da questa illusione sarà amaro.

I politologi (almeno quelli che non sono alla corte di Berlusconi) conoscono molto bene il fenomeno che si sta verificando. Si chiama populismo democratico. Inesorabile, incontenibile, prevedibile. Nel frattempo, però, tutte le parole usate per definirlo, analizzarlo, denunciarlo si sono logorate. E non parlo delle accuse (sbagliate) di autoritarismo di stampo più o meno fascistoide. Più si ripetono queste accuse, più si consumano senza più alcuna capacità di incidenza. Torniamo all’ultimo sogno berlusconiano: il raggiungimento della maggioranza assoluta. Se il Cavaliere pensa di poter fare e disfare tutto con un ipotetico 51 per cento, fa un calcolo sbagliato. Ritiene forse di poter agire automaticamente contro il restante 49 per cento? Non ha mai sentito parlare della «dittatura della maggioranza» - un concetto per altro inventato dai liberali? La democrazia è un faticoso, tenace, leale governo delle differenze e dei conflitti, non la finzione e l’imposizione di una omogeneità degli interessi annunciata da un palco mediatico. [ La Stampa, 1 aprile 2009 ]



*



POPOLO L' oggetto del desiderio della nuova demagogia
di Nadia Urbinati



Il "popolo" è tra le categorie politiche quella forse più ambigua e più abusata, al punto di essere ora adottata addirittura per designare un partito, come se "la parte" e "il tutto" si identificassero; anzi, come se "la parte" si proponesse identica al tutto.


L' origine del termine "popolo" è latina e nella tradizione romana repubblicana aveva un significato di opposizione/distinzione rispetto a una parte di popolazione che non era popolo: l' aristocrazia o il patriziato. Per questa sua connotazione non socialmente unitaria, dovendo decidere la denominazione della nuova assemblea convocata all' indomani della presa della Bastiglia, nel 1789, i costituenti francesi preferirono l' aggettivo "nazionale" a "popolare".


L' incorporazione del "popolo" nella concezione moderna della sovranità statuale e poi la sua identificazione con la nazione vennero perfezionate nel corso dell' Ottocento. Nel 1835 Giuseppe Mazzini lo definì "l'unica forza rivoluzionaria" esistente anche se "mai scesa nell' arena" politica, fino ad allora il luogo esclusivo della "casta" aristocratica e militare. Popolo venne a identificarsi con volontà collettiva e quindi con la sorgente del consenso fondamentale senza il quale nessun governo poteva dirsi legittimo. Ma è proprio nella natura singolare del nome che sta il problema. Nelle principali lingue europee ad eccezione della lingua inglese, i termini Popolo, Peuple, Volk designano un' entità organica, un tutto unico la cui volontà è una ed è legge. Lo stesso Jean-Jacques Rossueau, al quale ingiustamente è stata attribuita la paternità teorica della democrazia totalitaria, aveva anticipato i rischi di plebiscitarismo quando, descrivendo l' assemblea popolare come unico legittimo sovrano, aveva precisato con molto acume che i cittadini vi si recano individualmente, e poi, una volta riuniti in assemblea, danno il loro voto in silenzio, ragionando ciascuno con la propria testa e senza consentire a nessun oratore di manipolare i loro consenso. Le adunate oceaniche di memoria fascista e nazista sono state una negazione della volontà popolare democratica alla quale pensava Rousseau e che è così ben definita nella nostra costituzione. Quelle adunate di popolo, che ricalcavano il modello dell' antica Sparta dove le assemblee si concludevano urlando il "sì" o il "no" alla proposta del consiglio, non erano per nulla un segno di democrazia.


In Atene, alla quale dobbiamo la nostra visione della democrazia, i cittadini si recavano all' assemblea e votavano individualmente, con voto segreto,e infine contavano i voti uno per uno, non fidandosi dell' impressione acustica provocata dall' urlo come a Sparta. Il modo di raccogliere il consenso e la procedura di computa dei voti sono stati da allora i due caratteri cruciali che hanno dato democraticità alla categoria ambigua di popolo; che hanno anzi consentito di togliere l' ambiguità ed evitare l' abuso. È chiaro infatti che se il termine "popolo" è singolare, sono le regole che si premuniscono di renderlo plurale.


Il popolo dei populisti, quello per intenderci della concezione fascista e plebiscitaria, non è lo stesso del popolo democratico: ne è anzi la sua degenerazione e negazione. È ancora a un autore classico che ci si deve affidare per comprendere questa distinzione cruciale. Nella Politica Aristotele distingue tra varie forme di democrazia, procedendo da quella meno pessima o sufficientemente buona a quella assolutamente pessima: la migliore è quella nella quale le funzioni del popolo di votare in assemblea sono affiancate da quelle di magistrati eletti; la peggiore è quella demagogica, un' unità nella quale la voce del demagogo diventa la voce del popolo e il pluralismo delle idee si assottiglia pericolosamente. Nel Novecento, Carl Schmitt ha dato voce a questa visione di democrazia plebiscitaria o cesaristica integrandola con una critica radicale del Parlamento: perché perdere tempo a discutere se ci si può valere di un leader che sa quel che il popolo vuole visto che la sua volontà è una sola con quella del suo popolo?


Il termine popolo acquista dunque un significato meno ambiguo e soprattutto liberale quando è associato non a una massa uniforme che parla con una voce e si identifica con un uomo o un partito, ma invece all' insieme degli individui-cittadini che fanno una nazione. Individui singoli perché il consenso non è una voce collettiva nella quale le voci individuali scompaiono, ma un processo che tutti contribuiscono a formare. Il pluralismo è il carattere che fa del popolo un popolo democratico; anche perché il voto è l' esito di una selezione tra diverse proposte o idee che devono potersi esprime pubblicamente per poter essere valutatee scelte. Vox populi vox dei ha un senso non sinistro solo a una condizione: che la democrazia abbia regole e diritti non alterabili dalla maggioranza grazie ai quali i cittadini possono liberamente partecipare al processo di definizione e interpretazione di quella "voce". Ma se la "vox dei" abita un luogo definito e unico - sia esso un partito o un potere dello stato o un uomo - se acquista un significato unico, allora è la voce non più del popolo ma di una sua parte che si è sostituita ad esso. Concludendo in sintonia con questa analogia religiosa, vale ricordare che l' unanimità e la concordia ecclestastica finirono quando il pluralismo interpretativo del cristianesimo si affermò. La democrazia costituzionale può essere a ragione considerata una forma di protestantesimo politico. [La Repubblica, 31 marzo 2009]



si fa presto a dire "libertà"


Associated Press_Fri Mar 27, 2:06 PM ET



Un fatto emblematico, esempio massimo del concetto di libertà nel berlusconismo imperante con il suo "popolo della libertà": neanche i sondaggi vanno bene quando non coincidono con la volontà suprema del capo da molti definito "carismatico" (ahimè).


Biotestamento, 3 su 4 per la libera scelta
Il sondaggio: anche tra i cattolici il 55% dice sì alla possibilità di fermare le cure


Anche tra i cattolici il 55% dice sì alla possibilità di fermare le cure e il 47% alla scelta di interrompere nutrizione e idratazione di R. MannheimerIl grafico: guarda [ Corriere della Sera, 1 aprile 2009 ]