lunedì 21 maggio 2007

Brasile - 18.5.2007


Il Papa offende gli indios


Nel suo discorso alla Conferenza episcopale dei vescovi latinoamericani irrita le popolazioni indigene


“Arroganti e irrispettose. Siamo profondamente offesi”. Gli indigeni brasiliani hanno reagito così ai concetti espressi da Benedetto XVI, nel suo discorso inaugurale della Conferenza episcopale dei vescovi latinoamericani, dove ha ripercorso le tappe del rapporto fra la Chiesa e le popolazioni che da sempre abitano quelle terre. “Il Papa è stato molto arrogante e le sue parole non corrispondono alla verità”, ha commentato il direttore del Coordinamento delle organizzazioni indigene dell'Amazzonia brasiliana, Gesinaldo Sateré Mawé. Da Ratisbona ad Auschwitz, passando per San Paolo, Papa Ratzinger torna a suscitare polemiche.


Tribù dell'Amazzonia brasilianaIl discorso incriminato. Davanti all'assemblea episcopale Benedetto XVI ha detto:




“Ma, che cosa ha significato l'accettazione della fede cristiana per i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi? Per essi ha significato conoscere ed accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che i loro antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose. Cristo era il Salvatore a cui anelavano silenziosamente. Ha significato anche avere ricevuto, con le acque del Battesimo, la vita divina che li ha fatti figli di Dio per adozione; avere ricevuto, inoltre, lo Spirito Santo che è venuto a fecondare le loro culture, purificandole e sviluppando i numerosi germi e semi che il Verbo incarnato aveva messo in esse, orientandole così verso le strade del Vangelo. In effetti, l'annuncio di Gesù e del suo Vangelo non comportò, in nessun momento, un'alienazione delle culture precolombiane, né fu un'imposizione di una cultura straniera”.


"Come può dire cose simili?" Si sono chiesti gli indigeni, dato che dall'arrivo dei colonizzatori europei milioni di loro antenati sono stati sterminati. “La storia umana – precisa Mawé - mostra che l'evangelizzazione fu una strategia di quella colonizzazione che decimò svariate popolazioni indigene”. ... continua qui: PeaceReporter 


Leggo oggi, 25 maggio 2007, la risposta degli Indios. >>>  QUI <<< Nel frattempo il Papa si è corretto. Che strano! Non pare il tipo che fa gaffe. Ma allora a che gioco gioca?



L'ALBERO SI CONOSCE DAI SUOI FRUTTI
 di Confederazione dei popoli di nazionalità kichwa dell'Ecuador


I popoli e le nazionalità indigene di Abya Yala (America) respingiamo energicamente le dichiarazioni emesse dal Sommo Pontefice riguardo alla nostra spiritualità ancestrale e i commenti politici rilasciati in relazione ad alcuni presidenti dell’America Latina e dei Caraibi, tanto più in quanto realizzati in un continente in cui aumenta il divario tra poveri e ricchi e in cui si trova gran parte dei fedeli cattolici del mondo, frutto di un’“evangelizzazione” secolare che non è riuscita a produrre una vita giusta e degna per i suoi abitanti. Queste dichiarazioni arrivano proprio quando la Vita Planetaria è minacciata di morte, cosa di cui non sono responsabili i presidenti che il papa cita nelle sue allocuzioni, ma quelli che, come il presidente George W. Bush, sventolano la bandiera del vorace sistema capitalista di taglio neoliberista. È dunque inconcepibile che, per chi si considera il rappresentante di Cristo in questa terra, siano i presidenti latinoamericani di linea umanista a causare preoccupazione. È ora di capire che il nostro continente ha il diritto di esercitare la sua libera autodeterminazione. Non è l’ora di nuove e rinnovate conquiste in nome di nessuno.


Se analizziamo con una elementare sensibilità umana, senza fanatismo di alcun tipo, la storia dell’invasione di Abya Yala, realizzata dagli spagnoli con la complicità della Chiesa cattolica, non possiamo che indignarci. Sicuramente il papa disconosce che i rappresentanti della Chiesa cattolica di quel tempo, con onorevoli eccezioni, furono complici, insabbiatori e beneficiari di uno dei genocodi più orrendi a cui l’umanità abbia potuto assistere. Più di 70 milioni di indigeni sono morti in miniera e ai lavori forzati; nazioni e popoli interi sono stati spazzati via e, in sostituzione dei morti, sono stati portati qui i popoli neri, che hanno subìto un infelice destino; hanno usurpato le ricchezze dei nostri territori per salvare economicamente il loro sistema feudale; le donne sono state violentate e migliaia di bambini sono morti di denutrizione e di malattie sconosciute. Il tutto dietro il presupposto filosofico e teologico che i nostri antenati “non avevano l’anima”. Insieme agli assassini dei nostri eroici dirigenti c’era sempre un sacerdote e un vescovo ad indottrinare i condannati a morte, perché fossero battezzati prima di morire e naturalmente rinunciassero alle proprie concezioni filosofiche e teologiche. (...). Ricordiamo che molti dei nostri fratelli e sorelle preferirono morire sul rogo che rinunciare a propri principi, come nel caso del nostro fratello Hatuey nell’isola di Cuba, che, rispondendo al-l’indottrinamento del sacerdote che benediceva il suo assassinio, a proposito dell’importanza del battesimo per andare in “cielo” con i cristiani, disse che avrebbe preferito andare all’inferno piuttosto che trovarsi nell’altra vita con gli oppressori, i ladroni e gli assassini (...). In quello che oggi è l’Ecuador, il grande dirigente Calicuchima, di fronte al sacerdote che intendeva battezzarlo e benedire la sua morte, andò al rogo gridando tra le fiamme, con tutto il suo spirito, Pachakamak! (Grande Spirito che si prende cura dell’uni-verso). Bisognerebbe domandare al papa se Cristo, che dice di rappresentare, sarebbe d’accordo con questi crimini di lesa umanità, e ricordare al Sommo Pontefice e al governo spagnolo che questo tipo di crimini non cade in prescrizione, né per le leggi terrene né per quelle divine.


Le Chiese cristiane, e in particolare quella cattolica, hanno un immenso debito con Cristo, i poveri del mondo e i Popoli e le Nazionalità Indigene che hanno resistito a tanta barbarie. Se lo Stato spagnolo e il Vaticano non possono risarcirli per il mostruoso genocidio, il capo della Chiesa cattolica dovrebbe almeno riconoscere l’errore commesso (...).


Non è concepibile che in pieno XXI secolo ancora si creda che possa essere concepito come Dio solo un essere definito come tale in Europa. Il papa deve sapere che prima che i sacerdoti cattolici giungessero nei nostri territori con la Bibbia, nei nostri popoli già esisteva Dio, e la sua Parola ha sempre sostenuto la loro Vita e quella della Madre Terra. La Parola di Dio non può essere contenuta solo in un libro e meno ancora si può credere che una religione possa privatizzare Dio. I Popoli Originari erano civiltà con governi e organizzazioni sociali strutturate secondo i loro principi e avevano naturalmente le loro religioni, con libri sacri, riti, sacerdoti e sacerdotesse, i primi ad essere assassinati da coloro che svolgevano il ruolo di servitori del “dio denaro” e non del Dio Amore di cui parla Gesù Cristo. (...). Come potevano quelli che erano pieni di avidità rappresentare colui che ha consacrato tutta la sua vita al servizio dell’uma-nità, fino alla morte cruenta, per rivelare la verità ai poveri di tutti i tempi? Non erano rappresentanti del Dio di Gesù: il loro “dio” era un divoratore di vite umane e di ricchezze usurpate con il sangue, crimini abominevoli che tutti i profeti della Bibbia aborriscono!


La Giustizia richiede di riscattare ed evidenziare le vite esemplari dei sacerdoti che di fronte a tanta barbarie si posero al fianco di quelli che chiamarono “indios”, come Bartolomé de las Casas e altri domenicani che esercitarono la difesa dei diritti dei nostri antenati vilmente oltraggiati. E occorre anche riconoscere ed esprimere il nostro più profondo rispetto per tutte le religioni, i sacerdoti, i vescovi e i pastori che hanno dato la vita per servire i più poveri nel nostro continente e in ogni parte del mondo: riconosciamo in maniera speciale l’ammirevole lavoro realizzato in Ecuador da mons. Leonidas Proaño che per più di 30 anni ha servito con onestà i poveri dell’Ecuador, consacrandosi particolarmente alla causa di liberazione dei Popoli e delle Nazionalità Indigene. (...)


Non si può predicare il messaggio di Gesù Cristo nell’opulenza, al fianco di coloro che profanano la Vita creata da Dio, dei massimi distruttori della Vita Planetaria. Rifiutiamo le coincidenze politiche e religiose che esistono tra Bush e il papa nella criminalizzazione delle lotte dei popoli oppressi. Esigiamo coerenza! È l’incoerenza di molti che dicono di essere rappresentanti di Cristo a provocare la diserzione nelle Chiese, in particolare quella cattolica, che tanto preoccupa il papa. (...).


Il Pontefice ha assicurato che “L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso ma un regresso” per i “popoli originari” che hanno realizzato “una sintesi tra le loro culture e la fede cristiana che i missionari offrivano loro”. Per noi la Vita di Gesù è una Grande Luce proveniente dall’Inti Yaya (Luce paterna e materna che sostiene tutto), giunta a scacciare tutto quello che non ci lascia vivere con giustizia e fraternità tra esseri umani e in armonia con la Madre natura. Noi rispettiamo i suoi autentici seguaci. La vita ci ha insegnato che “l’albero si conosce dai suoi frutti”, come ha detto Cristo, e sappiamo distinguere tra chi serve i poveri e chi si serve di loro. Occorre comunicare al Pontefice che le nostre religioni non sono mai morte, che imparammo a sincretizzare le nostre credenze e i nostri simboli con quelli degli invasori e degli oppressori. (...).


Esprimiamo la nostra totale solidarietà al presidente Evo Morales, nostro fratello, servitore dei poveri, che ha consacrato tutta la sua vita al servizio della verità, della giustizia, della libertà, della fraternità tra i popoli, sicuri che Gesù Cristo lo considera suo amico. E la nostra solidarietà va ai presidenti Hugo Chávez e Fidel Castro, umanisti consacrati a lottare per la vita degna dei popoli (...).


In nome dei nostri antenati oltraggiati e dei milioni di poveri che in Abya Yala hanno la speranza di una vita degna per tutte e tutti, rinnoviamo la nostra ferma determinazione a recuperare i nostri diritti e non permetteremo a nessuno di perpetuare il genocidio iniziato 514 anni fa.



***


Dagli Indios dei conquistadores agli Italiani di oggi in un articolo di Furio Colombo che tocca molti aspetti del nostro dramma nazionale: la sottomissione di una classe politica (non tutta, ma quanto basta) a un potere straniero, l'uso della piazza contro i diritti delle minoranze, la rinuncia di un Parlamento a legiferare secondo le proprie leggi costituzionali, e molto altro. C'è dolore in questo pezzo, dolore misto ad amarezza e disillusione. La religione è una parte importantissima della vita di una stragrande maggioranza di persone, per questo è bene che le guide religiose abbiano saggezza e onestà intellettuale. Da laica, vorrei una Chiesa Cattolica autorevole, non autoritaria, una chiesa maestra di rigore morale e di capacità di ascolto.


Prendere e lasciare


Furio Colombo



La grandezza della Chiesa sta in questo: fra qualche anno la piazzata sulla famiglia sarà come non fosse mai avvenuta. Chi insistesse con il ricordo di quel macigno buttato sul percorso cauto e civile di un governo eletto sarà redarguito come un disturbatore e pregato di smetterla. La Chiesa sarà passata avanti, impegnata di nuovo in grandi ideali come la povertà, la pace e il rispetto per le persone. Non so se esiste un anticlericalismo cronologico. Se esiste, eccomi qua.

Giovanni XXIII ha illuminato il mondo. Giovanni Paolo II lo ha guidato contro leader opportunisti e mediocri e non ha mai smesso di gridare pace. Non aveva le braccia aperte del Papa del Concilio Vaticano II, era severo con i credenti, chiaro anche nelle enunciazioni difficili da accettare. Mai avrebbe fatto politica dal palchetto dei comizi locali, per sottomettere un popolo e umiliare chi lo rappresenta al Parlamento e al governo.

Fatemi ricordare Paolo VI. Aveva visto i miei documentari sul Vietnam (specialmente quello dei bambini di Bien Hoa).

Di ritorno da uno dei viaggi in Vietnam, appena giunto all’aeroporto, mi hanno fatto sapere che desiderava un incontro. Era notte ma il Papa era in piedi, ansioso e attento. Voleva avere notizie dirette di una guerra che lo angosciava. Conosceva e rispettava il giornalista e sapeva benissimo che non parlava a un credente.

In quella Italia che spesso ricordiamo con sarcasmo, Ettore Bernabei, allora Direttore generale della Rai, dava il via libera ai miei “TV 7” sulla guerra (veniva a vederli di persona) che i governi di allora ritenevano “tendenziosi”. Era vero. Amando - come amavo e amo l’America - ero con l’America della pace contro la guerra nel Vietnam. I cattolici che avevano fatto quella scelta sostenevano, anche a costo di scontrarsi con i Buttiglione di allora, questa scelta senza domandarsi se e a quale organizzazione o partito o cultura fosse legato il giornalista a cui consentivano di parlare.

Del resto quasi dieci anni fa (ero ni Paolo Secondo mi ha fatto chiedere di aprire un convegno Vaticano sul cinema e mi è stato affidato il tema «Moralità e cinema». Intendeva dire con chiarezza che non sono richiesti diplomi di fede e prove di sottomissione per chiedere a un laico (certo erano stati considerati i miei libri, i miei articoli) per parlare di moralità. Ha ricordato le sue esperienze teatrali, mentre si appoggiava camminando già con fatica, e ascoltava una voce diversa rispetto ai suoi incontri quotidiani.

* * *

La grandezza della Chiesa cattolica, che attraversa stagioni diverse e cambia, supera, si apre, si connette o riconnette col mondo in modo sempre nuovo cancellerà - ne sono certo - in un’altra stagione, la giornata triste in cui padri e madri presentavano alle telecamere i loro sei-sette figli e ad alcuni di noi tornava l’amaro ricordo del sillabario fascista della scuola elementare. Nel disegno si vedeva il tavolo della cucina, che si chiamava desco, alle spalle c’era la madia “dove la mamma conserva il pane che il padre ha tratto dai campi, con la pioggia, col sole, con la fatica”. I figli seduti al desco erano una decina. La didascalia diceva «il Signore vede e provvede». E la poesia della pagina, ricordo, era questa: «Cura i bambini/fila la lana/questa è la tipica donna italiana».

Giornata umiliante, dunque, di cui, per gentilezza e amicizia, pochi giornali stranieri hanno scritto. Quei pochi hanno intitolato: «La Chiesa cattolica mobilita i fedeli contro i gay, pacs, e unioni di fatto». Ma non più di venti righe per lo strano evento, un milione e mezzo “in difesa della famiglia”, quando tutta la letteratura del mondo, saggistica e narrativa, che conosce il profondo distacco unicamente italiano dei cittadini dalle istituzioni, sa e ripete da due secoli che una sola forza, un solo nucleo sociale resiste in Italia. Resiste con tanto vigore da sacrificare regole, leggi, doveri a quell’unica istituzione che è appunto la famiglia.

È vero, l’evento è esclusivamente politico (e per questo imbarazza il travestimento religioso). È vero, l’evento è stato preceduto e seguito da dichiarazioni di una durezza aggressiva mai sentita prima, dichiarazioni gratuite e sgradevoli (la mite legge dei Dico accostata ad aborto, eutanasia e pedofilia). Queste autorevoli dichiarazioni hanno creato - salvo che per gli opportunisti che prontamente si adeguano con le loro compagne di secondo, terzo, quarto letto che indosseranno l’uniforme d’obbligo: bikini coraggioso e croce ben visibile fra i seni - un problema di serena convivenza fra credenti e non credenti, fra gay e non gay (ricordate il dirigente dell’Arcigay milanese massacrato di botte in una pizzeria da due forzuti credenti poche sere fa?) fra chi si vanta dei sette figli tipo esodo del Polesine inondato, e sul modello raccomandato dal mio sillabario fascista. Chi non può avere figli certo ricorda ancora che, prima dei Dico, un’altra legge civile, dignitosa e democratica, quella sulla procreazione assistita, è stata resa impossibile dalla stessa mobilitazione di una folla bene organizzata contro lo Stato (c’è al suo posto uno straccetto di legge che invita a correre all’estero).

* * *

Ci dicono: «Bisogna ascoltare la piazza». Strano. Quando la piazza, altrettanto gremita, nella mobilitazione spontanea dei girotondi, protestava contro leggi ignobili, attentati alla Costituzione, illegalità sistematica, nessuno la ascoltava. Se mai c’era irritazione, fastidio, un po’ di disprezzo per chi si paga da solo il viaggio. Perché, chiedo a chi si prepara a fare il partito democratico, Nanni Moretti, che fa tutto da solo (in altri paesi si chiama “responsabilità del cittadino”) viene liquidato come uno scherzo e Savino Pezzotta che - come un personaggio di Collodi arriva alla testa di mille affollate carrozze prepagate - è la voce di Dio?

Perché è nobile - fino al punto di doverla “ascoltare” (vuol dire: zitti e fate quel che vi dicono) una piazza apertamente contro i diritti dei cittadini, mentre abbiamo disprezzato una piazza (meno esibizionista, certo, senza lo spettacolo dei padri pluri-procreatori esibiti in primo piano in televisione, con moglie stremata un passo indietro) che si era autoconvocata per la difesa della Costituzione, per condannare leggi ad personam senza alcuna riscossione dell’otto per mille ma solo per i diritti di tutti?

La risposta è semplice. Sono più forti loro. Non sto parlando di padri e madri con tutti quei figli spinti all’esibizione ma senza che nessuno abbia proposto qualcosa di concreto per loro. No, riconosciamolo, è più forte la Chiesa, nella stagione di guerra che ha deciso di sferrare all’Italia.

Passerà, mi sono sentito di predire. La Chiesa tornerà alla carità, al sostegno di poveri e dei deboli, al rispetto di ciascuna persona, anche non battezzata. E al rapporto di attenzione incoraggiante e amichevole verso la scienza. Anzi farà (lo ha già fatto altre volte in passato) inimmaginabili passi avanti, partecipando alla ricerca comune di nuove strade per un mondo che sta morendo.

Tornerà. Fra quante vite? Intanto siamo qui e guardiamo in faccia la realtà.

* * *

Ma perché ne parlo oggi, mentre le notizie sono ben altre? Le notizie sono che è stato firmato un patto per la sicurezza fra la Repubblica Italiana e la signora Moratti, solo perché la signora Moratti ha visto in tempo la famosa “piazza da ascoltare”. Ha fatto scendere in strada sei-settemila militanti di Lega e Forza Italia e il gioco è fatto. Si ascolta la piazza e si decide che la sicurezza viene quando lo decide Moratti. Eppure tutti avevano detto che i reati, nella città della Moratti, sono in diminuzione, che Milano è una delle città più sicure in Europa. Ma adesso siamo chiamati a credere, attraverso la voce di due piazze organizzate, che non solo la famiglia è in pericolo, ma anche Milano.

La Moratti però è molto attiva. Ha inventato il “kit della droga” che vuol dire: compri l’arnese in farmacia e - come prova di amicizia, sostegno e fiducia per il tuo teenager - irrompi nella sua stanza, brandisci la confezione e gli annunci la “prova Pantani”. C’è qualche genitore che ha - o ha avuto - figli teenager, che non rabbrividisca di fronte a questa trovata? C’è. Livia Turco, mamma e ministro della Sanità ha detto, con stupore di chi la segue e la stima, un suo sì così precipitoso che ancora non si sa se sarà il ministero della Salute a somministrare direttamente il “kit” ai ragazzi a scuola. Fioroni, che non solo ascolta le piazze ma le guida contro le leggi proposte dal governo di cui è ministro, certamente ci sta. Nasce una nuova “arancia meccanica” in cui ci pensa il ministero a renderti buono per sempre.

* * *

Cos’altro succede? Succede che il testamento biologico con cui un cittadino dispone, finché è sano, il limite che vuole dare alle cure estreme per essere tenuto in vita, sta saltando perché i cardinali sentono puzza di eutanasia. In un Paese in cui non si ha notizia di proteste e dissensi dei credenti per il corpo di Welby, a cui è stata vietata una benedizione in Chiesa, colpevole di avere troppo sofferto, il fiuto dei cardinali è sovrano. Notate l’evento per non dimenticare l’inizio (il lucido, rispettoso, bene organizzato lavoro del medico cattolico Marino, che presiede la commissione Sanità al Senato) quando si arriverà alla fine. Cioè niente. Cos’altro è in pericolo? Sono in pericolo, o meglio a fine corsa, i Dico, naturalmente, legge modesta ma decente, tessuta con pazienza dai ministri Pollastrini e Bindi, limata al punto da evitare che si parli di “reversibilità della pensione” nelle coppie di fatto, perché non si parli di una imitazione della “vera famiglia”.

Adesso i Dico stanno uscendo di scena. Lo ha detto Fassino a «Radio Anch’io», con sorpresa di tanti che per giunta sono in mezzo al guado, non più Ds e non ancora partito democratico. Ha detto: «Questa è una mano tesa a pazza San Giovanni. Savino Pezzotta dice di no ai Dico e vuole modifiche del Codice Civile. Parliamone». Parliamone. Fassino, su l’Unità di sabato, ha precisato: «Voglio salvare la sostanza dei Dico». Fa piacere sentirglielo dire.

Ma Pezzotta, portavoce di una immensa potenza che occupa l’Italia, non vuole i Dico perché non vuole diritti: vita, morte, accoppiamento consentito e procreazione spettano a questa Chiesa da combattimento e nessuno deve metterci le mani. Perciò, dopo avere ucciso i Dico, che almeno erano un simbolo e un riferimento, si uccideranno a una a una le modifiche, anche le più timide e modeste, del Codice Civile, come in una battaglia di Orazi e Curiazi.

Sarebbe stato più bello, io credo, presentarsi al Paese (cioè agli elettori) e dire umilmente: «Avevamo fatto una buona legge, ma non possiamo approvarla. Non abbiamo più i voti. Li ha bloccati il Vaticano che, per il momento domina la scena avevando deciso di governare - con la sua forza notevole - solo in Italia, visto che gli altri Paesi cattolici non stanno al gioco.

La Chiesa del mondo, insediata a Roma e impegnata nel rapido recupero del potere temporale in Italia, aveva detto «prendere, o lasciare», prefigurando la resistenza di un Parlamento e un governo orgogliosi che, pur di fronte a una immensa pressione, continuano a legiferare e a governare. Non è stato così. La parola d’ordine, adesso, sembra essere «prendere e lasciare». Si afferma un buon proposito, se ne fa una buona legge e appena i cardinali dicono no, tanto per stabilire chi comanda, si abbandona il progetto. C’è già un mucchietto di detriti ai piedi dei monsignori. Fra poco - è un fatto umano, succede così se cedi sempre - alzeranno il tiro. Vorranno molto di più. [ L'Unità, 20 maggio 2007 ]


15 commenti:

  1. Io trovo un po'patetici i richiami alla "Chiesa buona" di alcuni anni fa.
    La Chiesa era "buona" perchè in URSS, VIetnam, Cina e tanti altri posti del mondo il popolo aveva dato una bella lezione ai preti. Adesso che il castigamatti non c#è più, la CHiesa rialza la cresta.

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  2. @lunarco3
    Più che richiami sono auspici. Tra pessimismo e ottimismo. Ma spero sia evidente anche la necessità di un coinvolgimento personale e di una continua assunzione di responsabilità. Voglio dire che, a mio parere, il Vaticano riesce a ottenere ciò che i nostri rappresentanti politici sono disposti a concedere. Al Vaticano rimprovero l'effetto nefasto sull'unità nazionale e la solidarietà sociale.

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  3. mhh.. non mi piace questo clima di contrapposizione frontale.
    c'e' d'altro di cui occuparsi, non solo di bazzeccole teologiche..

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  4. @arpia
    Concordo sulla necessità di evitare gli scontri, soprattutto se frontali. Non è questo il mio intento, non mi stanco di ripeterlo. Se potessi, con il dovuto rispetto, queste cose le direi a Benedetto XVI al solo scopo di costruire un ponte di comprensione reciproca. Negare lo sterminio degli Indios mi pare una cosa grave. Non siamo al negazionismo, ma quasi. E lo scontro frontale nella società italiana non mi sembra una bazzecola, anzi. Serve a qualcuno? Secondo me no, semmai danneggia tutti. Comunque grazie per il richiamo.

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  5. ciau harmo, ci vorrebbe un viaggio in piroga con gli indios, in amazzonia.Ma dubito, che accadrà.

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  6. Interessante questo articolo :-)..leggero il resto domani.
    Ciao.

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  7. La Chiesa ha cristianizzato violentemente l'America e l'Africa, che intanto versano ancora nella povertà e nel sottosviluppo socio-economico...Questo Papa non so dove andrà a finire con il suo cattivo operato...Ciao :)

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  8. Cara amica, hai colmato una dlele mie innumerevoli alcune.
    Questa notizia degli indios mi era ignota...e mi lascia interdetta e allibita, per non dire scandalizzata.
    Voglio rileggermi l'intervento di Colombo per commentare ( eventualmente ci sia qualcosa di intelligente da aggiungere) anche questo passaggio.
    Un bacio

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  9. La chiesa non dovrebbe giudicare sempre secondo il suo metro. Purtroppo oggi mi appare solo come un nuovo partito politico.
    Questo papa spesso mi lascia sconcertata con le sue affermazioni!
    Un caro saluto

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  10. compli x il post...oserei dire che comunicatore..
    harmo ma come hai raggiunto quota 200000?
    stef

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  11. Mi sembra che anche in questa occasione questo papa si sia fatto un altro dei suoi autogol nel negare cio' che e' oramai evidente in tutti i libri di storia.
    E non capisco dove si vuole arrivare con queste assurde e false prese di posizione che non miglioreranno sicuramente la percentuale dei sempre meno seguaci della chiesa.
    Dico questo come semplice constatazione senza acredine o risentimento per partito preso proprio perche' l'ntervento-esternazione del papa e' stato madornale e se vogliamo superficiale perche' non si possono cancellare gli stermini perpetrati alle popolazioni indigene in nome della fede con tanta facilita' e semplicita' ovvero come se, all'epoca, non fosse accaduto niente. No, sarebbe profondamente ingiusto e contro la verita'.
    Sempre "ubuntu", cara Harmonia.

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  12. Leggo e mi domando dove sono finiti gli insegnamenti di Gesù. Ma purtroppo so bene che chiesa e religione non sono la stessa cosa e che in fondo il papa è solo un essere umano e per questo è portato a sbagliare, e non è come dice la chiesa infallibile.

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  13. Ciao Harmonia, sono auragaia,mi sono definita ricercatrice e seguo la pace e l'equilibro..ma quando c'è da parlare..parliamone..con toni moderarti, ma parliamone!....le parole sul papa, vaticano e pedofilia e papa dixit( sul discorso del sommo pontefice sull'omelia di domenica in piazza san pietro in difesa dei bambini dai mass-media)le ho già dette nel blog...in quanto al discorso agli Indios..incredibile..non ne infila una giusta..e continuiamo a negare, occultare..e via così...se mi farai visita, ti accoglierò con piacere!Haribol!

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  14. @ lamaratonetaGio
    Sono sconcertata anch'io, e dispiaciuta.
    @marzia
    grazie!
    @stefanomassa
    Grazie Stef. Non so nench'io come sia successo. Ho festeggiato quota duecentomila, ma non ricordo quando.
    @ozne
    Il TG3 ha comunicato che oggi il Papa ha rettificato, caro Enzo. Penoso, ma non penso che faccia gaffe. Non so che cosa pensare.
    @Senzapiutempo
    Giustissimo, la religione e le istituzioni religiose sono cose diverse, per questo non è corretto attribuire alla religione gli errori umani.
    @auragaia
    Haribol! Grazie per la visita e per l'invito. Verrò a trovarti nel tuo blog molto presto. E sono d'accordo con ciò che hai scritto qui.

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