venerdì 24 dicembre 2010


A mia madre



Nello spazio leggera con l'amata ricercata bellezza

domenica 5 dicembre 2010


IL COCCODRILLO

Coccodrillo (giornalista) che piange...


 



"In quel grazioso palazzo, ossia Grazioli, le nubi delle accuse di corruzione, mafia, falso in bilancio, conflitto di interessi e perfino seduzione di minorenni, in un brevilineo come lui si diradano, anzi evaporano in virtù della sua euforia genitale. Al dottor Berlusconi piace la gnocca, solo la gnocca. Il dottor Berlusconi fa festini che sono il rimosso di tutti quelli che gli stanno intorno, compresi gli schiavi, i servi, i cortigiani e i ruffiani. Compresi poi gli italiani, perfettamente inutili da governare ma che alla fine hanno un preciso istinto per immedesimarsi con chi, sollevandoli dall'incombenza, copula in loro vece. L'italiano medio si immedesima col dottor Berlusconi in ragione del rimosso dei rimossi: ognuno, vincendo all'Enalotto, farebbe come fa lui nell'agio del suo smagliante patrimonio". Pietrangelo Buttafuoco, Il Foglio 4 dicembre 2010

Citazione di Eugenio Scalfari nel suo editoriale di oggi:  Il potere defunto 


 Ma, ma, ma, caro Scalfari, ... e se non fosse defunto? O, se fosse defunto, e dovessimo tenercelo ugualmento il cadavere del potere? Terribile fantasia, orride reminiscenze, autentica paura.


  WIKI

L'affascinante storia, con significati ed etimologia, in:

  Wiki - Wikipedia  


  




 




 

martedì 30 novembre 2010




Vita e Morte  
 



Il mondo di chi è felice è altro
da quello di chi è infelice.
Come pure alla morte il mondo non si àltera,
ma cessa.

L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus

 



Mario Monicelli




MARIO MONICELLI



 Una vita lunga, intensa, fantastica per opere e giorni. Una "morte libera", drammaticamente raggiunta. La fatica dell'ultimo salto, il coraggioso battito d'ali verso lo schianto liberatorio, l'infinito lieve pesante movimento del corpo immobile. 
C'è grande tristezza per lo stato di costrizione che ha imposto la messa in atto tragica che ben più dolce poteva essere. Immagino una decisione razionale, consapevole, e indifferibile considerata la condizione di incurabilità finale.
L'uomo Monicelli, l'uomo che conoscevamo attraverso la sua opera e i suoi discorsi, deve aver ponderato la scelta della "mors voluntaria", come avrebbe fatto, come farebbe uno stoico.  Ma di lui ricorderemo l'intensità della sua vita, l'amore e l'impegno, la coscienza del valore prezioso di ogni attimo. Fino all'ultimo.


* Bisognerebbe ragionare intorno alla parola 'suicidio' ("neologismo" del 1771), che comporta un inevitabile  parallelismo con la parola 'omicidio'. 



 

lunedì 29 novembre 2010


VITA E MORTE
di
ENZO BALDONI GIORNALISTA



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(…) Ordunque, trascurando il fatto che io sono certamente immortale, se per qualche errore del Creatore prima o poi dovesse succedere anche a me di morire – evento verso cui serbo la più tranquilla e sorridente delle disposizioni – ecco le mie istruzioni per l’uso. La mia bara posata a terra, in un ambiente possibilmente laico, ma va bene anche una chiesa, chi se ne frega. Potrebbe anche essere la Casa delle Balene, se ci sarà già o ci sarà ancora. L’ora? Tardo pomeriggio, verso l’ora dell’aperitivo.Se non sarà stato possibile recuperare il cadavere (…) andrà bene la sedia dove lavoro col mio ritratto sopra.Verrà data comunicazione, naturalmente per posta elettronica, alla lista EnzoB e a tutte le altre mailing list che avrò all’epoca. Si farà anche un annuncio sui miei blog e su qualsiasi altra diavoleria elettronica verrà inventata nei prossimi cent’anni.Vorrei che tutti fossero vestiti con abiti allegri e colorati.Vorrei che, per non più di trenta minuti complessivi, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e miei amici più stretti tracciassero un breve ritratto del caro estinto, coi mezzi che credono: lettera, ricordo, audiovisivo, canzone, poesia, satira, epigramma, haiku. Ci saranno alcune parole tabù che *assolutamente* non dovranno essere pronunciate: dolore, perdita, vuoto incolmabile, padre affettuoso, sposo esemplare, valle di lacrime, non lo dimenticheremo mai, inconsolabile, il mondo è un po’ più freddo, sono sempre i migliori che se ne vanno e poi tutti gli eufemismi come si è spento, è scomparso, ci ha lasciati. Il ritratto migliore sarà quello che strapperà più risate fra il pubblico. Quindi dateci dentro e non risparmiatemi. Tanto non avrete mai veramente idea di tutto quello che ho combinato.Poi una tenda si scosterà e apparirà un buffet con vino, panini e paninetti, tartine, dolci, pasta al forno, risotti, birra, salsicce e tutto quel che volete. Vorrei l’orchestra degli Unza, gli zingari di Milano, che cominci a suonare musiche allegre, violini e sax e fisarmoniche. Non mi dispiacerebbe se la gente si mettesse a ballare. Voglio che ognuno versi una goccia di vino sulla bara, checcazzo, mica tutto a voi, in fondo sono io che pago, datene un pò anche a me.Voglio che si rida – avete notato? Ai funerali si finisce sempre per ridere: è naturale, la vita prende il sopravvento sulla morte -. E si fumi tranquillamente tutto ciò che si vuole. Non mi dispiacerebbe se nascessero nuovi amori. Una sveltina su un soppalco defilato non la considerei un’offesa alla morte, bensì un’offerta alla vita. Verso le otto o le nove, senza tante cerimonie, la mia bara venga portata via in punta di piedi e avviata al crematorio, mentre la musica e la festa continueranno fino a notte inoltrata.Le mie ceneri in mare, direi. Ma fate voi, cazzo mi frega. Enzo G. Baldoni Bloghdad
 

domenica 14 novembre 2010


Aung San Suu Kyi
libera!




Un fiore nei capelli e via a irradiare la nobiltà del suo pensiero.

 



"Se vogliamo ottenere quello che vogliamo dobbiamo farlo nel modo giusto".
Alla base "della libertà democratica deve esserci la libertà di parola. Anche se penso di sapere cosa volete, vi chiedo di dirmelo voi stessi. Insieme, decideremo quello che vogliamo, e per ottenerlo dobbiamo agire nel modo giusto. Non c'è motivo di scoraggiarsi"


"Non perdete la speranza".

"C'è democrazia quando il popolo controlla il governo. Accetterò che il popolo mi controlli".

"Dovete resistere per quello che è giusto".

L'icona della dissidenza birmana ha bisogno del suo popolo e ha detto di "non temere le responsabilità", aggiungendo di "avere bisogno dell'energia della popolazione" e che ha intenzione di lavorare "per migliorare il livello di vita" in Birmania.

"Anche se non siete interessati alla politica, la politica verrà da voi. Dovete impegnarvi per difendere ciò che è giusto".

"Non credo che l'influenza e l'autorità di una sola persona possa far progredire un Paese. Una persona da sola non può fare qualcosa così importante come portare la democrazia a un paese".

"Se il mio popolo non è libero, come potete dire che io sono libera? Nessuno di noi è libero".

"Ho ascoltato la radio per sei anni, penso che è bello poter sentire ora dal vivo le voci delle persone".
"Gli ufficiali della sicurezza mi hanno trattato bene. Voglio chiedere loro di trattare bene anche il popolo". 

"Questo è un momento in cui la Birmania ha bisogno di aiuto. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti, delle nazioni occidentali, di quelle orientali, di tutte".

 



*



 
Un'altra buona notizia il premio per a Pace a Roberto Baggio che l'ha prontamente dedicato ad Aung San Suu Kyi.

 




 

mercoledì 3 novembre 2010


Confucio disse:
 



"L'arciere ha qualche somiglianza con il saggio: quando non colpisce il centro del bersaglio, ne ricerca la causa in se stesso."

 






Pensando al saggio Obama, saggio e onesto, che dopo la sconfitta elettorale ha detto:

"Mi assumo la responsabilità della sconfitta, ora occorre lavorare insieme ed è necessaria la collaborazione di tutti per affrontare le sfide del Paese".

"Ho ascoltato, la gente è profondamente frustrata per l'andamento dell'economia, per le opportunità mancate per i loro figli. Vogliono posti di lavoro e vogliono dare ai loro figli le stesse opportunità che hanno avuto loro".

"Vogliono che Washington lavori per loro e non contro di loro, che i loro soldi siano spesi saggiamente".

"Sono diventato presidente per dare voce a queste preoccupazioni".

"Sono stati fatti progressi negli ultimi due anni, ma evidentemente non tutti gli americani li hanno percepiti. E io mi assumo dirette la responsabilità di questa ripresa lenta".

 



########
 



 Triste, amaro, umiliante essere sottoposti, sì, sottoposti, a un capo che non sa che cosa sia la responsabilità e che, come le persone sommamente immature, di tutto dà la colpa a tutti gli altri, dagli oppositori alla magistratura ai dissidenti agli elettori coglioni e via continuando. E noi, tutti noi, consenzienti e dissidenti, siamo ridotti al ruolo di sudditi.

venerdì 29 ottobre 2010


Trimalcione?

Petronio l'ha proprio giudicato male. Ora ho capito che invece era un uomo raffinato.

lunedì 25 ottobre 2010


Confucio disse:

 



"Perché dovrei prendere in considerazione un uomo posto in alto che non è magnanimo, uno che adempie ai riti senza essere rispettoso o un altro che attende alle esequie (dei suoi) senza dolore?"

dal PICCOLO LIBRO DI ISTRUZIONI CONFUCIANO, Guanda, pag. 45

Già. Perché?

lunedì 4 ottobre 2010

 


Satyāgraha   सत्याग्रह    -   Ahiṃsā   अहिंसा
 



Marco Pannella a Venezia_10 febbraio 2009



 'Essere speranza, per risvegliare l'anima della democrazia'
 



"Questa sera, a mezzanotte, inizierò il mio Satyagraha, con uno sciopero della fame, anche per celebrare così, e dar corpo, volto, mano, voce alla solenne “Giornata internazionale della nonviolenza” proclamata dall’ONU. Non a caso giornata ignorata da tutte le Istituzioni e la partitocrazia del Regime, ex-repubblicano ed ex-democratico, italiano che ci opprimono. Spes contra spem. Essere speranza, se non se ne ha!


Come preannunciato, la mia iniziativa Radicale nonviolenta avrà come obiettivi due temi:



  1. La Giustizia e le carceri italiane, diretta riproposizione sociale, morale, istituzionale della Shoah. Riproposizione, anche formale, di una orrenda verità letteralmente accecante, totalmente cieca. Fu (e minaccia di essere) il prevalere storico di un istinto bestiale, assassino e suicida, nella specie umana. Oggi, in un nuovo contesto planetario, scienza e coscienza ci indicano che torniamo a viverlo come evento incredibile, impossibile; un incubo riuscito, dal quale sembrerebbe impossibile svegliare l’umanità, la comunità internazionale.


  2. La ricerca della conoscenza su una tremenda, “incredibile” verità storica, nascosta e negata in primo luogo proprio – oggi - nel e dal nostro mondo libero, “occidentale”, “civile”, dei “diritti umani”.



Accadde, il 18/19 marzo 2003, che Bush e Blair fecero letteralmente scoppiare la guerra sol perché non scoppiassero in Iraq la libertà e la pace; con l’esilio, oramai accettato, da Saddam.
Oggi dobbiamo ambire, purtroppo - come Nonviolent Radical Party transnational and transparty – ad aiutare per primo Obama, la bandiera, l’onore, il popolo americano a uscire dalla scelta di protrarre l’impero della menzogna bushana, storica, civile, morale, ai danni di tutti i popoli oggi viventi: ai danni in primo luogo di quei repubblicani che l’avevano eletto e che più di altri  – quindi – sono stati vittime di un tradimento blasfemo, che ha provocato e provoca l’eccidio di milioni fra americani e altri popoli.



Per questo l’obiettivo di una Commissione italiana di inchiesta sulla verità di quegli eventi, è quello di aiutare in primo luogo Governo e Parlamento italiani, la Giurisdizione internazionale, le persone tutte di buona volontà a dare il loro contributo, perché la verità si affermi e ci mondi.


Temo che questo Satyagraha, questo sciopero della fame possa rivelarsi il più duro, il più lungo, fra quanti ne ho praticati, se saprò sostenerlo innanzitutto moralmente. Per questo ho voluto scegliere questa pena, che valga anche per i tanti che l’avvertiranno, perché anch’essi possano farne alimento scegliendo di nuovo di essere speranza, lì dove sembrerebbe che non sia più possibile averne.


Spes contra spem"



 






Blair ultima occasione (Il fatto quotidiano)




Articolo di Furio Colombo pubblicato su Il Fatto quotidiano, il 03/10/10
A domanda rispondo
 



Caro Furio Colombo, domenica 3 ottobre l'ospite della trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" sarà l'ex premier britannico Tony Blair. Non è questa l'occasione per porgli una domanda sulla sua scelta "storica" di dichiarare guerra all’Iraq? Matteo Angioli

SE FOSSI Fabio Fazio, nel programma di Raitre “Che tempo che fa” a cui parteciperà Tony Blair, inviterei anche un'altra persona, la sola che ha diritto di chiedere a Blair, in modo diretto e senza finte cortesie, perché ha voluto con tanto fervore la guerra proprio nel momento in cui si poteva evitare la più vasta distruzione di un Paese e il più alto numero di morti dopo la Seconda guerra mondiale.
Quella persona, in rappresentanza dei molti che hanno creduto a una soluzione possibile non per pacifismo ma attraverso un accanito e abile lavoro diplomatico, è Marco Pannella.
Penso che ascoltare le risposte che Tony Blair può dare alla dimostrazione che rimuovere Saddam e non fare la guerra erano due cose possibili, lascerebbe un segno più importante di uno scoop in una buona trasmissione televisiva.
Il caso di Tony Blair è forse unico.
È un grande leader carismatico che viene da sinistra ma è ammirato anche a destra per il suo slalom abile ed elegante fra socialismo e buon senso. Improvvisamente diventa, con l'enfasi ispirata di un profeta, co-autore della una guerra folle e inutile in Iraq. Rende inevitabile quella guerra con due mosse ben calcolate:
offre con febbrile intensità notizie false (“Saddam Hussein ha armi che possono distruggerci in 45 minuti”) ; e provvede personalmente a far precipitare gli eventi in modo da bloccare la delicata manovra di soluzione diplomatica senza la guerra che era sul punto di compiersi.
Questa sera Tony Blair viene nel programma di Fazio come venditore del suo libro, mestiere che gli riesce sempre più difficile nel suo Paese. È l'occasione perfetta per chiedergli perché ha voluto schiacciare in modo così risoluto, con un costo immenso di vite umane e nessun risultato, una soluzione senza guerra al cui compimento mancava un giorno.
C'era chi aveva lavorato e tramato con perizia e bravura per evitare le armi non per pacifismo ma perché, parafrasando Einstein “Si poteva fare e dunque si doveva fare”.
L'ha detto e dimostrato (e lo proverebbe stasera) Marco Pannella, che vi aveva lavorato assieme a centinaia di parlamentari, italiani ed europei, ma anche assieme a molta diplomazia araba. Il piano, già quasi perfezionato, era indurre Saddam Hussein a lasciare l'Iraq a certe condizioni (danaro) che non erano né potere né perdono ma solo salvezza. Che colpo memorabile, più storico che giornalistico, dare a Tony Blair, che non riesce più a parlare nel suo Paese, l'occasione (l'ultima occasione) di rispondere a Pannella, di dire a lui e a noi perché ha buttato e bruciato tutto il suo prestigio in una tremenda guerra inutile che era sul punto di essere evitata.

*



2003: Il sabotaggio di “Iraq Libero, unica alternativa alla guerra”



    Quando nel silenzio dei media e contro la maggioranza del Parlamento italiano, il Governo impedì l’affermazione del progetto radicale per l’esilio di Saddam Hussein



Nel gennaio 2003 il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito tentò di convincere l’opinione pubblica italiana, europea e mondiale che in Iraq e per l'Iraq, cosi come per l'insieme del Medio Oriente ed del mondo intero, la vera e duratura alternativa, non fosse "la guerra o la pace", ma "la guerra o la libertà, il diritto, la democrazia e la pace". Si rivolse quindi alla Comunità internazionale, alle Nazioni Unite, al Parlamento italiano in primo luogo, perché facessero proprie, immediatamente, le affermazioni secondo cui l'esilio del dittatore Saddam Hussein avrebbe cancellato, per gli Stati Uniti stessi, la necessità della guerra, costituendo il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena. Altro obiettivo del progetto radicale consisteva nel far succedere ai decenni del regime un’Amministrazione fiduciaria internazionale (un governo democratico), affidando ad un uomo di stato di altissimo livello il compito di predisporre, entro un termine di due anni, le condizioni per un pieno esercizio dei diritti e delle libertà per l'insieme degli iracheni, donne ed uomini, come sancito dalla Carta dei Diritti fondamentali delle Nazioni Unite.



In un mese l'appello fu sottoscritto da 27.344 cittadini di 171 nazioni, da 46 membri del Parlamento Europeo e in Italia da 501 parlamentari corrispondenti al 53,5% delle Camere.



Il 19 febbraio il Parlamento italiano con l'adesione del Governo votò la proposta Radicale (345 sì, 38 no, 52 astenuti) che impegnava il Governo «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno e sulla base dei poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU della costituzione di un Governo provvisorio controllato che ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni». Nel dibattito Berlusconi afferma che il Governo italiano “sta operando per questa soluzione nell'ambito di riservatezza che è d'obbligo e tiene costantemente informato il governo americano e il Presidente del Consiglio dell'Ue dei progressi che si vanno registrando”.



D'intesa con Bush, Berlusconi nello spazio di pochi giorni ottiene da Gheddafi l'informazione che Saddam è ormai deciso a passare alla fase di attuazione delle dimissioni e dell'esilio.



Già l'8 febbraio il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi aveva inviato un importante, ... continua: LEGGI IL DOSSIER (PDF) »    

 




 





domenica 26 settembre 2010

lavori in corso


I metodi dell'Innominato
e la libertà del dissidentedi GIUSEPPE D'AVANZO



Il discorso di Gianfranco Fini è un confronto diretto con Silvio Berlusconi, il mandante del suo tentato e finora mancato "assassinio politico". Un raffronto tra la sua etica pubblica e la moralità dell'altro. Tra le proprie consuetudini private e politiche e i costumi politici dell'altro. Tra i suoi disarmati metodi di discussione pubblica e la violenza della macchina del fango che il Cavaliere può scatenare e  -  da un anno  -  scatena giorno dopo giorno.

Di volta in volta, il rivale può essere: la moglie, un giornalista dissenziente, un alleato riluttante. Il presidente della Camera non pronuncia mai il nome del suo antagonista. Mai, ma l'intero intervento del presidente della Camera va interpretato alla luce del paragone tra due storie umane e politiche, tra due metodi. Fini ripercorre l'affaire di Montecarlo e lascia bene in vista quel che ormai palesemente non funziona più nella nostra democrazia. Non aggiunge nessun elemento nuovo sulla proprietà di quell'appartamento di 50/55 metri quadrati di Montecarlo, se non la sua rabbia quando scopre che il cognato Giancarlo Tulliani è in affitto in quella casa di boulevard Princesse Charlotte 14. Si rimprovera "una certa ingenuità".

Si chiede: "È Giancarlo Tulliani il vero proprietario della casa di Montecarlo?". Il presidente della Camera non azzarda una risposta perché non sa rispondere. Non può rispondere, perché non sa. Non ne sa niente, ma non se ne lava le mani. Comprende che quel passaggio dell'affaire non è un dettaglio trascurabile, ma decisivo e non nasconde i suoi dubbi. Dice: "Gliel'ho chiesto con insistenza: egli (Tulliani) ha sempre negato con forza, pubblicamente e in privato. Restano i dubbi? Certamente, anche a me". Potrebbe chiuderla lì seguendo l'esempio di Berlusconi che, negli anni, ha lasciato che il suo braccio destro fosse condannato per associazione mafiosa (Dell'Utri) e il braccio sinistro per corruzione (Previti) e sempre per comportamenti e relazioni e reati che hanno favorito le sue fortune e avventure. E dunque di che cosa dovrebbe preoccuparsi, Fini, con quella compagnia? E tuttavia egli segue un'altra strada. Assume un impegno pubblico, anche se si dichiara estraneo, inconsapevole, ingenuo. "Se dovesse emergere con certezza che Tulliani è il proprietario e che la mia buona fede è stata tradita, non esiterei a lasciare la presidenza della Camera. Non per personali responsabilità - che non ci sono - bensì perché la mia etica pubblica me lo imporrebbe".

È tirando il filo della sua etica pubblica che Fini può tracciare la mappa dell'etica pubblica dell'altro, dell'Innominato, e marcare le eccentriche anomalie della scena italiana. C'è un signore - Silvio Berlusconi, l'Innominato - "ha usato e usa società off-shore per meglio tutelare il patrimonio familiare, aziendale e per pagare meno tasse" - che accusa chi "non ha né denaro né ville intestate a società off-shore" di frequentare i paradisi fiscali. Sempre quel signore - Berlusconi - che, facendo leva su leggi che si è apparecchiato come capo del governo, ha salvato la testa da processi che ne hanno accertato le gravissime responsabilità getta in faccia all'altro - Fini, "in 27 anni di Parlamento e 20 alla guida del mio partito, mai stato sfiorato da sospetti di illeciti" - una storia dove "non è stato commesso alcun tipo di reato, non è stato arrecato alcun danno a nessuno. E, sia ancor più chiaro, in questa vicenda non è coinvolta l'amministrazione della cosa pubblica o il denaro del contribuente. Non ci sono appalti o tangenti, non c'è corruzione né concussione".

Ecco dunque che cosa succede: "Un affare privato è diventato un affare di Stato per la ossessiva campagna politico-mediatica di delegittimazione della mia persona: la campagna si è avvalsa di illazioni, insinuazioni, calunnie propalate da giornali di centrodestra e alimentate da personaggi torbidi e squalificati".
È il preoccupato disegno che, della nostra democrazia, abbozza Fini. È l'ombra minacciosa che incupisce i giorni della nostra Repubblica. La si può scorgere nella lunga sequenza di "assassini mediatici" che sono diventati, in assenza di politiche pubbliche e di decisioni necessarie per il Paese, l'unica operosa attività cui si dedica il capo del governo. Dispone la raccolta del fango. A ogni avversario o nemico dichiarato o potenziale è riservato un dossier. Leggerezze ben manipolate possono diventare colpe e vergogna. Quando non ci sono né colpe né leggerezze, il fango lo si crea. Tornano utili i bugdet illimitati di cui dispongono i "raccoglitori di fango", faccendieri, funzionari prezzolati delle nostre burocrazie della sicurezza, ma anche spioni di altri Paesi. Creato il dossier, lo si può pubblicare cadenzando i tempi politici. L'Innominato se lo pubblica sui suoi media, il dossier infamante. Per questa strategia, nell'agosto dello scorso anno, l'Innominato rivolta i giornali del centro-destra (il Giornale, Libero) come calzini. Sceglie persone adatte al nuovo canone bellico. Fini, ricorda, fu tra i primi a essere "avvisato" di marciare diritto se non voleva guai. Fece lo stesso il passo storto che poi non è altro che l'esercizio del diritto a dissentire. Contro di lui è auspicato, dice, "il metodo Boffo. (C'era) chi mi consigliava dalle colonne del giornale della famiglia Berlusconi di rientrare nei ranghi se non volevo che spuntasse qualche dossier - testuale - anche su di me, "perché oggi tocca al premier, domani potrebbe toccare al presidente della Camera". Profezia o minaccia? Puntualmente, dopo un po', è scoppiato l'affare Montecarlo".

Gianfranco Fini avverte, dunque, come spaventosa questa "meccanica", ne avverte la pericolosità, ne avverte un'anomalia che può manomettere i necessari equilibri di una democrazia. Il suo intervento denuncia un sistema di dominio, una tecnica di intimidazione che deforma l'indipendenza delle persone, l'autonomia del loro pensiero e delle loro parole. Constata che siamo ben oltre una fisiologica dialettica politica. Più semplicemente, avverte Fini, discutiamo della libertà di chi dissente o di chi si oppone.

Il presidente della Camera vede al lavoro una macchina, vede in azione un dispositivo che vuole "colpire a qualunque costo l'avversario politico", eliminarlo. Così, dice, "si distrugge la democrazia, si mette a repentaglio il futuro della libertà". È un giornalismo adulterato che si fa calunnia, "manganello", pestaggio e olio di ricino, il perno del meccanismo. Fa venire il freddo alle ossa. Pretende che "ci si metta in riga" se non si vuole assaggiare il "metodo Boffo" (liquidato con una campagna montata su un documento clamorosamente falso). C'è ancora l'Innominato a governare questa fabbrica di veleni che sono "i giornali del centro destra che non pubblicano notizie, che non ci sono, ma insinuazioni, calunnie e dossier" che possono essere costruiti in giro per il mondo con le risorse inesauribili dell'Innominato. Basta guardare quel che è accaduto a Santa Lucia dove "un ministro scrive al suo premier perché preoccupato del buon nome del paese per la presenza di società off-shore coinvolte non in traffici d'armi, di droga, di valuta, ma nella pericolosissima compravendita di un piccolo appartamento a Montecarlo". Si può crederlo? Non si può crederlo ed è giusto indicare il mandante politico. Soltanto chi non vuole sentire, vedere, giudicare può far finta oggi di non comprendere che Fini ha indicato in Berlusconi il tessitore della manovra che ha provato a schiacciarlo. Il presidente della Camera crede che possa ritornare la politica sulla scena pubblica nazionale. Si può essere scettici che ciò accada fino a quando, impaurito dal suo stesso fallimento, terrà banco un Innominato che ha abbandonato il sorriso ingannatore per mostrarci come il vero volto del suo potere sia la violenza. 



La Repubblica, 26 settembre 2010  © Riproduzione riservata

sabato 11 settembre 2010


Marco Pannella: posso documentare che la guerra in Iraq poteva essere evitata
 




Marco Pannella: posso documentare che la guerra in Iraq poteva essere evitata


A seguito della deposizione del capo degli ispettori dell'Onu Hans Blix, di fronte alla Commissione di inchiesta britannica sulla guerra in Iraq, secondo il quale Gran Bretagna e Stati Uniti si sono basate su fonti di intelligence inaffidabili rispetto alla presenza di armi di distruzione di massa, Marco Pannella ha dichiarato al Tg4 di oggi che «la guerra è stata scatenata nel 2003 perché ormai se si rimandava non si sarebbe più potuta fare, e quindi anche se ormai sembrava pacifico che Saddam aveva accettato tutte le condizioni non si poteva a questo punto non scatenare la guerra. Posso documentarlo, e preannuncio che chiederò alla commissione esteri della Camera e del Senato di potermi ascoltare. Possiamo documentare questa verità che ha cambiato gli ultimi 7 anni nel mondo. Spero che di questo dovrò e potrò rispondere».



Marco Pannella Posso Documentare Che La Guerra In Iraq Poteva ...




sabato 21 agosto 2010


POLITICHE DA TRIVIO
 




bruttezza
bassezza
scortesia
scurrilità
rozzezza
villania
sgarbatezza
grossolanità
indegnità
spudoratezza
indecenza
abiezione
menzogna
fellonia

... e non si appellino a libertà di espressione o a licenze poetiche donne e uomini politici cultori del genere se prima non mi spiegano perché sono condannata a sopportarli, senza possibilità di scampo ...

certo, la maggioranza degli italiani, il popolo sovrano, l'elettorato che unge il vincitore e tutto giustifica legalizza impone all'universo mondo ... dai diti medi ben distesi contro allo sventolio di poppe in Parlamento al turpiloquio fuori contesto agli urli vomitati da bocche contratte alle minacce di ricorso ai fucili ben oliati e pronti all'uso ...

certo, questo vuole e prescrive la maggioranza degli elettori all'universo mondo italiano, certo ... c'è sempre l'esilio ...


 



*



"la città cui tende il mio viaggio...forse mentre noi parliamo sta affiorando"




 Il fisco classista che blocca il Paese



C'è una crisi dell'occupazione con 200 mila precari della scuola e 500 mila lavoratori a rischio. Serve una manovra che punti ad un trasferimento tributario dalle fasce deboli a quelle opulenti



di EUGENIO SCALFARI




LA RECESSIONE e la crisi economica a w sono dunque scongiurate: parola di Bernanke e di Trichet, cioè dei due banchieri centrali più potenti dell'Occidente. I tassi del Pil e della produzione industriale (automobile escluso) vengono rivisti al rialzo sia in Usa che in Eurolandia. Insomma il peggio sarebbe passato anche se sono gli stessi Bernanke e Trichet a metter le mani avanti: sì, il peggio è passato, dicono, ma camminiamo tuttora su terre incognite, la crisi sociale è ancora davanti a noi, la ripresa c'è ma non è omogenea; inoltre è aumentata la disparità di intenti tra i governi e specie in Europa ogni paese va per conto suo, perciò non si può allentare la guardia.

Del resto, appena quindici giorni fa sia Bernanke sia Trichet in pubbliche dichiarazioni avevano affermato esattamente il contrario. Prevedevano rallentamento produttivo, rivedevano al ribasso i tassi del Pil sulle due sponde dell'Atlantico, temevano stasi degli investimenti e diminuzione dei consumi specie nei settori sensibili delle costruzioni, segnalando con preoccupazione le posizioni debitorie di molti paesi e gli effetti che avrebbero potuto avere sui mercati finanziari e monetari. Il minimo che si possa dire di queste tesi contraddittorie dei due massimi banchieri centrali è che la loro visione della realtà è alquanto confusa e l'arco delle loro divisioni è quanto mai oscillante. Non so se se ne rendano conto, ma il loro comportamento sta diventando grottesco, il barometro di cui dispongono sembra uno strumento impazzito dal quale forse è più saggio prescindere.
 
Chi invece non ha dubbi di sorta è il nostro ministro dell'Economia. Intervistato ieri da Repubblica dichiara senza esitazione che siamo fuori dalla crisi. Dai problemi no, ma dalla crisi sì. I problemi per Tremonti consistono nel coordinamento delle politiche economiche tra i governi europei. L'Europa è ancora un arcipelago ma è arrivato il momento che diventi un blocco continentale guidato da un unico cervello, cioè dal Consiglio dei ministri europei (Ecofin) di cui la Commissione di Bruxelles è l'organo esecutivo. L'Ecofin si riunirà domani e varerà questa trasformazione epocale: la nascita del cervello economico europeo cui spetterà il compito di tutelare la stabilità già in atto e di avviare su scala continentale la politica della competitività che consentirà all'Europa di competere con successo sia con l'America sia con i colossi emergenti dell'Asia.

Va da sé che il canone della competitività risiede soprattutto nella fine della lotta di classe e nell'accordo tra capitale e lavoro da realizzarsi azienda per azienda, contratto per contratto. La sorpresa finale nell'intervista del ministro a Massimo Giannini consiste nell'apertura a tutte le parti sociali e a tutte le forze parlamentari, dopo aver comunque ricordato che il governo Berlusconi durerà come minimo fino al 2013 e probabilmente anche di più. Ricapitoliamo: un'Europa ormai in marcia accelerata verso l'unità economica e politica; un'Italia che, a dispetto del suo enorme debito pubblico, viaggia in perfetta e solida stabilità; il traino della locomotiva tedesca, modello di riferimento per tutti; una riforma fiscale nel nostro paese che privilegi le famiglie, il lavoro, le imprese e sposti il prelievo dalle persone alle cose. Nel frattempo bisognerà abolire tutti i divieti e tutte le regole salvo quelli esplicitamente riconfermati. Così Tremonti e così secondo lui l'Europa. Restano però molto lacune in questo paesaggio dipinto di rosa, molti interrogativi ed anche qualche marchiano errore da correggere.

Per cominciare: l'Europa vive in un complesso mondiale e in particolare in un ambito occidentale dove gli Usa giocano una partita decisiva. A parte le montagne russe sulle quali continuano a viaggiare sia Bernanke sia Trichet, il dato certo consiste nell'enorme debito pubblico del governo americano, nel deficit fiscale che continua a gonfiarlo, nel lago di liquidità che la Fed dovrà incrementare per sostenere la ripresa e nel debito con l'estero altrettanto elevato e preoccupante. Washington per ora tira avanti su questa strada in attesa delle elezioni di medio termine del prossimo novembre, ma subito dopo dovrà fare delle scelte. Rigore e rientro del debito in proporzioni accettabili, diminuzione del deficit con l'estero, dollaro debole per scoraggiare le importazioni, oppure inflazione. Inflazione consapevole, inflazione voluta e manovrata per diminuire il peso dei debiti e svalutare i crediti.

Queste scelte, quali che saranno, non risparmieranno l'Europa la quale a sua volta dovrà affrontare in modi appropriati le decisioni americane. Chi deciderà le risposte europee? L'Ecofin, risponderebbe Tremonti. La Germania, risponde la realtà. Deciderà la Germania, concedendo alla Francia qualche compenso in termini di cariche nella gestione dell'Unione. Ma se questo non bastasse è molto improbabile che l'arcipelago europeo possa trasformarsi nell'auspicato blocco continentale. In realtà lo schema tremontiano sembra ancora scritto sull'acqua, in attesa di eventuali incognite che non dipendono dall'Europa e tantomeno dall'Italia.

Su quanto sta accadendo nel nostro paese la diagnosi del ministro dell'Economia è a dir poco parziale. C'è una crisi dell'occupazione che coinvolge soprattutto i giovani e i precari. C'è una crisi del Mezzogiorno. C'è una stasi nei consumi e negli investimenti. E non ci sono risorse disponibili. Ne ha parlato con lucida competenza Tommaso Padoa Schioppa in un'intervista a 24Ore di venerdì scorso, nella quale tra l'altro loda il rigore di Tremonti. L'intervistatore domanda: «In Italia c'è chi rilancia i tagli fiscali. è una ricetta possibile?». Risposta: «Quando si fanno proposte che invece di ridurre il deficit lo aumentano, mi piacerebbe che si spiegasse come si fa a mantenere i conti a posto. Altrimenti la risposta è «no». «Sembra di sentire Tremonti» commenta l'intervistatore. Padoa Schioppa risponde: «Tremonti è stato fin dall'inizio consapevole del fatto che l'Italia non aveva margini di manovra. E questo è un fatto positivo».

L'ex ministro dell'Economia di Prodi vede una continuità con la politica del suo successore, basata su un dato di fatto: l'Italia non ha margini di manovra. Ma è un dato di fatto immodificabile? In un paese che comunque si colloca tra i primi dieci paesi ricchi del mondo? Qual è la risposta e c'è una risposta plausibile? E una ricetta attuabile? Prima di affrontare questo tema è però opportuno fornire ancora una fotografia di quanto sta per accadere nelle prossime settimane, anzi nei prossimi giorni. Ci sono 200 mila precari nella scuola che per decisione del ministro Gelmini saranno lasciati col sedere per terra. Ci sono 500 mila lavoratori che si troveranno di fronte a problemi occupazionali molto complicati da risolvere. Infine, in attesa che sia nominato il titolare del ministero dello Sviluppo dopo quattro mesi di vuoto, il calendario dei tavoli di crisi aziendali che riguardano il destino di 14 mila lavoratori è affollatissimo. Tra questi segnalo il caso Eutelia, l'Ideal-Standard, lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, il caso Oerlikon, Indesit, Burani, Merloni e molti altri.Dal 7 al 23 settembre queste vertenze dovranno esser decise in un modo o nell'altro. Questo è il quadro. Tutto in ordine, ministro Tremonti? Fruttifera cooperazione tra capitale e lavoro sotto l'egida dell'intramontabile governo Berlusconi?

Le risorse ci sono, bisogna solo aver voglia di trovarle. La prima via da perseguire riguarda la lotta contro l'evasione che in gran parte si identifica con il mercato sommerso. Dette i primi risultati quando il fisco era nelle mani di Vincenzo Visco, adesso continua a darne: nell'esercizio in corso siamo nell'ordine di nove miliardi di recupero, non è poco ma in queste dimensioni somiglia a una goccia d'acqua nel mare anche perché al recupero dell'evasione esistente fa da controfaccia un'evasione nuova è aggiuntiva, sicché lo stock che si sottrae al fisco rimane più o meno immutato.

La seconda strada da percorrere per recuperare risorse consiste nella lotta contro gli sprechi. Qui ci sarebbe molta polpa, gli impieghi improduttivi rappresentano una quantità ingente della spesa pubblica e i tagli disposti nelle leggi finanziarie 2009 e 2010 avevano infatti questa motivazione. Il metodo adottato tuttavia è stato piuttosto infelice. I tagli ai ministeri sono stati disposti in modo lineare, sicché sono state penalizzate nella stessa proporzione sia spese improduttive sia spese necessarie che anzi avrebbero dovuto essere accresciute. Quanto ai tagli su personale, la scelta di spremere gli impiegati pubblici fu giustificata dal fatto che gli aumenti stipendiali ottenuti in passato erano maggiori di quelli ottenuti dagli impiegati privati. Giustificazione assai difficile da provare e comunque contestatissima. L'insieme di queste misure non ha recuperato molto in fatto di sprechi ma abbassando il livello complessivo della spesa ha comunque compresso ulteriormente la domanda interna con effetti visibili sui consumi. Altri effetti depressivi provengono dal taglio dei trasferimenti ai Comuni e alle Regioni, con conseguenze sulle tasse locali e sulla qualità dei servizi.

Esiste infine una terza strada da percorrere per recuperare risorse ed è un trasferimento del carico tributario dalle fasce deboli alle fasce opulenti e dal reddito al patrimonio. In un paese dove le diseguaglianze sono enormemente aumentate negli ultimi vent'anni, un'operazione del genere dovrebbe esser fatta ma la casta politica fa finta che sia impraticabile. Diciamo che non è popolare perché colpirebbe in modo continuativo le corporazioni più potenti, le clientele più spregiudicate e una fascia di elettori preziosa per l'attuale maggioranza. La verità è che la politica fiscale in atto ha connotati tipicamente classisti, colpisce in basso anziché in alto ed ha di fatto trasformato la progressività fiscale in una vera e propria regressività, con tanti saluti al principio costituzionale. Eppure una modifica fiscale nel senso d'un ritorno al principio della progressività contribuirebbe fortemente al rilancio della domanda e della crescita. Contribuirebbe altresì al taglio effettivo degli sprechi e all'aumento della competitività. Però non sta scritta nelle tabelle di questo governo, perciò fino a quando non ci saranno mutamenti politici sostanziali la finanza e la fiscalità classiste resteranno inalterate, con buona pace per chi sostiene che la lotta di classe non esiste più.
 



(05 settembre 2010) © Riproduzione riservata



mercoledì 18 agosto 2010


Italo Calvino

Le città invisibili 

Magritte_Il Castello dei Pirenei_ Israel Museum Gerusalemme


"la città cui tende il mio viaggio...forse mentre noi parliamo sta affiorando"
 



L'atlante del Gran Kan contiene anche le carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o fondate: la Nuova Atlantide, Utopia, la Citta del Sole, Oceana, Tamoé, Armonia, New-Lanark, Icaria.
 



Chiese a Marco Kublai: - Tu che esplori intorno e vedi i segni, saprai dirmi verso quale di questi futuri ci spingono i venti propizi.
 



- Per questi porti non saprei tracciare la rotta sulla carta né fissare la data dell'approdo. Alle volte mi basta uno scorcio che s'apre nel bel mezzo d'un paesaggio incongruo, un affiorare di luci nella nebbia, il dialogo di due passanti che s'incontrano nel viavai, per pensare che partendo di lì metterò assieme pezzo a pezzo la città perfetta, fatta di frammenti mescolati col resto, d'istanti separati da intervalli, di segnali che uno manda e non sa chi li raccoglie. Se ti dico che la città cui tende il mio viaggio è discontinua nello spazio e nel tempo, ora più rada ora più densa, tu non devi credere che si possa smettere di cercarla. Forse mentre noi parliamo sta affiorando sparsa entro i confini del tuo impero; puoi rintracciarla, ma a quel modo che t'ho detto.
 



Già il Gran Kan stava sfogliando nel suo atlante le carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni: Enoch, Babilonia, Yahoo, Butua, Brave New World.

Dice: - Tutto è inutile, se l'ultimo approdo non può essere che la città infernale, ed è là in fondo che, in una spirale sempre più stretta, ci risucchia la corrente.


 



E Polo: - L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.




  • Italo Calvino, Le città invisibili, Mondadori, pagg. 163-164


  • Magritte, Il Castello dei Pirenei




 



E' questa l'ultima pagina del libro, l'ultimo dialogo in «corsivo» tra Marco Polo e Kublai Kan : contiene le ultime riflessioni del viaggiatore veneziano e dell'imperatore dei Tartari alla fine del lungo viaggio per le città invisibili. Intanto Kublai Kan sfoglia il suo atlante con le "carte delle terre promesse visitate nel pensiero ma non ancora scoperte o pensate" e le "carte delle città che minacciano negli incubi e nelle maledizioni".
 

domenica 15 agosto 2010


"VISITARE I CARCERATI"

Ferragosto 2010 in carcere


La mozione radicale sulle carceri: la parte approvata

Rita Bernardini
 



Da domani venerdì 13 agosto a domenica 15, in tutta Italia, si terrà su iniziativa dei Radicali la seconda edizione del “Ferragosto in carcere”, una massiccia visita ispettiva nei 216 istituti di pena sul territorio nazionale. ...




 



* Nota: Il Partito Radicale è il più "antico" partito italiano (non la Lega, come cercano di farci credere).

* Partito Radicale Italiano (1877-1925) - Wikipedia



* Le sette opere di misericordia corporale

martedì 3 agosto 2010


BOLOGNA 1980 - 2010



DOLORE MEMORIA RISPETTO VERITA' GIUSTIZIA


 



Nulla può placare un dolore rimasto senza verità e giustizia. Molto possono esasperare il dolore i veri colpevoli  ancora ignoti e i responasbili istituzionali della ricerca di ciò che avvenne e delle cause della strage più grande tra molte altre stragi anch'esse rimaste nel buio di segreti innominabili.

Quest'anno, il trentesimo, registra il perdurare del segreto a cui si aggiunge la tracotanza del governo assente. Fuga vigliacca dei boiardi Stato timorosi di eventuali sacrosanti fischi. E, come non bastasse, dichiarazioni insultanti di innominabili "governanti" contro chi mantiene la luce sulla memoria.

lunedì 26 luglio 2010


Immigrati, la Toscana batte il governo
"Sanità gratis anche ai clandestini"


La Consulta boccia il ricorso. La legge regionale consente agli immigrati il trattamento sanitario gratuito. Rossi: fatta giustizia. La Lega: vergogna. Il governatore rilancia: ora al lavoro per i diritti di cittadinanza e quelli politici.

 



FIRENZE - Berlusconi lo annunciò in tv da Vespa: il Governo farà ricorso contro la legge toscana sull'immigrazione. Era il 3 giugno e il testo che prevede uguali diritti per immigrati regolari e cittadini italiani oltre all'assistenza sociale e sanitaria urgente e indifferibile per i clandestini stava per essere approvato dal consiglio regionale. Poco più di un anno dopo la Corte Costituzionale boccia su tutta la linea la presa di posizione dell'esecutivo, dichiarando inammissibile e non fondato il ricorso. "La nostra è una legge all'avanguardia - esulta il presidente toscano Enrico Rossi - La sentenza è una vittoria della ragione e della civiltà, giustizia è fatta".

Attorno al testo, fortemente voluto dall'allora governatore Claudio Martini, si sono consumati violenti scontri tra centrodestra e centrosinistra in Toscana e non solo, con prese di posizione a tutti i livelli politici e istituzionali. La parte più criticata è quella che assicura trattamento sanitario e in certi casi sociale dei clandestini. "Cureremo e soccorreremo tutti gli stranieri - spiegano dalla Regione - anche se privi del permesso di soggiorno". Per gli irregolari sono previsti anche, in caso di estrema gravità e di emergenza, l'accesso a dormitori e mense in via temporanea: "Non garantiamo diritti aggiuntivi, ma quelli previsti, e troppo spesso disattesi, dalle Convenzioni e dai principi del diritto internazionale e dalla nostra Costituzione". Il tutto, viene assicurato senza maggiori costi per i cittadini. Nella legge si parla molto di   immigrati regolari, dei loro diritti in fatto di accesso ai servizi come asili nido e alloggi di edilizia pubblica. Si vogliono promuovere tra l'altro lo sviluppo di associazioni di stranieri, l'avvio di attività di formazione professionale degli immigrati e la creazione di una rete regionale di sportelli informativi.
Mentre un pezzo del Pdl toscano minaccia una legge di iniziativa popolare per contrastare il testo su cui si è espressa la Consulta, la Lega attacca: "Non sarà certo la sentenza della Corte Costituzionale a legittimare una norma ingiusta e razzista verso i cittadini toscani. Questa legge è vergognosa".

Mentre un pezzo del Pdl toscano minaccia una legge di iniziativa popolare per contrastare il testo su cui si è espressa la Consulta, la Lega attacca: "Non sarà certo la sentenza della Corte Costituzionale a legittimare una norma ingiusta e razzista verso i cittadini toscani. Questa legge è vergognosa".

Incassata la vittoria, il governatore Rossi rilancia, vuole il voto per gli immigrati regolari. "Il Governo farebbe bene, anziché ricorrere su una legge così saldamente ancorata ai diritti costituzionali, ad operarsi per garantire i diritti di cittadinanza e i diritti politici degli immigrati. Non è possibile che chi nasce nel nostro paese debba aspettare 18 anni prima di iniziare la procedura per diventare italiano, non è possibile che all'immigrato residente da tanti anni qui, che lavora regolarmente, non sia garantito anche l'esercizio del diritto politico di voto, in particolare a quello amministrativo. Sul primo punto ci auguriamo che il Parlamento approvi quanto prima un disegno di legge perché i figli di immigrati nati da noi, un quinto di tutti i nostri bambini, possano sentirsi presto fratelli d'Italia, cittadini a pieno titolo del nostro paese. Sul secondo punto promuoveremo un disegno di legge regionale che consenta intanto la partecipazione al voto amministrativo a chi è regolare".


 



Immigrati, la Toscana batte il governo "Sanità gratis anche ai ...
La Repubblica, 24 luglio 2010



    Finalmente una buona notizia. Grazie, Toscana!     

martedì 13 luglio 2010


L'ONU in difesa della libertà di informazione in Italia

Intercettazioni: Onu, ddl Italia va abolito o rivisto 

 



ANSA. Ginevra 13 luglio 2010.  Il governo italiano deve "abolire o modificare" il progetto di legge sulle intercettazioni perché "se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia". Lo ha detto il relatore speciale dell'Onu sulla libertà di espressione, Frank La Rue in un comunicato.



La Rue si e' detto ''consapevole'' del fatto che il disegno di legge vuole rispondere alle preoccupazioni relative ''alle implicazioni della pubblicazione delle informazioni intercettate per il processo giuridico e il diritto alla privacy''. Ma ha precisato che ''il disegno di legge nella sua forma attuale non costituisce una risposta adeguata a tali preoccupazioni e pone minacce per il diritto alla liberta' di espressione''.



Ricordando le manifestazioni contro il progetto di legge del 9 luglio scorso, l'esperto ha quindi raccomandato al governo di non ''adottarlo nella sua forma attuale, e di impegnarsi in un dialogo significativo con tutte le parti interessate, in particolare giornalisti e organizzazioni della stampa, per garantire che le loro preoccupazioni siano prese in considerazione''. E si e' detto pronto ''a fornire assistenza tecnica per garantire'' che il ddl ''rispetti gli standard internazionali dei diritti umani sul diritto alla liberta' di espressione''. ... continua



 

sabato 10 luglio 2010



FOTOGRAFIA DELL'UNIVERSO

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2010 July 09: Microwave Milky Way_http://antwrp.gsfc.nasa.gov/apod/ap100709.html

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Guai a noi, infelici, se non avessimo occhi per sollevarci dalla miseria del presente!

martedì 6 luglio 2010


Che non succeda ancora una volta

 



Perché questa vicenda orribile non è in prima pagina? Perché i telegiornali la ignorano? Perché abbiamo un governo che fa trattati di amicizia con Gheddafi? Chi incentiva l'indifferenza?
 



 (ANSA) - STRASBURGO, 6 LUG - Il Consiglio d'Europa ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei detenuti in Libia. Lo ha fatto con due lettere inviate ai ministri degli Esteri Frattini e dell'Interno Maroni dal commissario ai diritti umani Hammarberg. Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Braq, 80 Km da Seba, nel Sud della Libia, dove sono stati trasferiti dal centro di detenzione per migranti di Misurata dopo una rivolta.

mercoledì 30 giugno 2010


Compleanno


 

 



..."Innocenza"...



... non violenza ...



... assenza del desiderio di



    nuocere a qualsiasi essere



    vivente.



"Scopo degli esseri viventi è assistersi l’un l’altro"



 Tattvarth-Sutra (Capitolo 5, Sutra 21)

domenica 27 giugno 2010


   LUTTO



Lutto non solo per la minacciata legge-bavaglio. Il berlusconismo, come ideologia e pratica politica (si fa per dire), mi mette la morte nel cuore ogni giorno, quasi per ogni cosa che mette in atto. Quale sarà la prossima onta dopo il ministero "al nulla" di Brancher? Non so che cosa fare, se non firmare appelli, partecipare a manifestazioni e disperarmi.

Il boomerang finale dell'Aldo longobardo di Eugenio Scalfari



*
Difendo la Costituzione




File:Nelumbo lutea blossom.jpeg - da Wikipedia




Art. 54.
 



Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle, con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

 



Art. 92.
 



Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.



Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

martedì 15 giugno 2010





E' la volta dell'Art. 21

Attacco alla Costituzione Italiana
parola per parola, virgola per virgola
*


XVI LEGISLATURA - Scheda lavori preparatori
Atto parlamentare: 3317 (pdl costituzionale)
(Fase iter Camera: prima deliberazione - 1^ lettura)



PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE TORRISI: "Modifica all'articolo 21 della Costituzione in materia di divieto di pubblicazioni lesive della dignità della persona e del diritto alla riservatezza" (3317) - Presentata il 16 marzo 2010. Assegnata alla I Commissione Affari Costituzionali l'11 maggio 2010
 



  PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE
Art. 1.




      1. Al sesto comma dell'articolo 21 della Costituzione dopo le parole:  «contrarie al buon costume» sono inserite le seguenti: «o lesive della dignità della persona o del diritto alla riservatezza».
*