Satyāgraha सत्याग्रह - Ahiṃsā अहिंसा
'Essere speranza, per risvegliare l'anima della democrazia'
"Questa sera, a mezzanotte, inizierò il mio Satyagraha, con uno sciopero della fame, anche per celebrare così, e dar corpo, volto, mano, voce alla solenne “Giornata internazionale della nonviolenza” proclamata dall’ONU. Non a caso giornata ignorata da tutte le Istituzioni e la partitocrazia del Regime, ex-repubblicano ed ex-democratico, italiano che ci opprimono. Spes contra spem. Essere speranza, se non se ne ha!
Come preannunciato, la mia iniziativa Radicale nonviolenta avrà come obiettivi due temi:
La Giustizia e le carceri italiane, diretta riproposizione sociale, morale, istituzionale della Shoah. Riproposizione, anche formale, di una orrenda verità letteralmente accecante, totalmente cieca. Fu (e minaccia di essere) il prevalere storico di un istinto bestiale, assassino e suicida, nella specie umana. Oggi, in un nuovo contesto planetario, scienza e coscienza ci indicano che torniamo a viverlo come evento incredibile, impossibile; un incubo riuscito, dal quale sembrerebbe impossibile svegliare l’umanità, la comunità internazionale.
La ricerca della conoscenza su una tremenda, “incredibile” verità storica, nascosta e negata in primo luogo proprio – oggi - nel e dal nostro mondo libero, “occidentale”, “civile”, dei “diritti umani”.
Accadde, il 18/19 marzo 2003, che Bush e Blair fecero letteralmente scoppiare la guerra sol perché non scoppiassero in Iraq la libertà e la pace; con l’esilio, oramai accettato, da Saddam.
Oggi dobbiamo ambire, purtroppo - come Nonviolent Radical Party transnational and transparty – ad aiutare per primo Obama, la bandiera, l’onore, il popolo americano a uscire dalla scelta di protrarre l’impero della menzogna bushana, storica, civile, morale, ai danni di tutti i popoli oggi viventi: ai danni in primo luogo di quei repubblicani che l’avevano eletto e che più di altri – quindi – sono stati vittime di un tradimento blasfemo, che ha provocato e provoca l’eccidio di milioni fra americani e altri popoli.
Per questo l’obiettivo di una Commissione italiana di inchiesta sulla verità di quegli eventi, è quello di aiutare in primo luogo Governo e Parlamento italiani, la Giurisdizione internazionale, le persone tutte di buona volontà a dare il loro contributo, perché la verità si affermi e ci mondi.
Temo che questo Satyagraha, questo sciopero della fame possa rivelarsi il più duro, il più lungo, fra quanti ne ho praticati, se saprò sostenerlo innanzitutto moralmente. Per questo ho voluto scegliere questa pena, che valga anche per i tanti che l’avvertiranno, perché anch’essi possano farne alimento scegliendo di nuovo di essere speranza, lì dove sembrerebbe che non sia più possibile averne.
Spes contra spem"
Blair ultima occasione (Il fatto quotidiano)
Articolo di Furio Colombo pubblicato su Il Fatto quotidiano, il 03/10/10
A domanda rispondo
Caro Furio Colombo, domenica 3 ottobre l'ospite della trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" sarà l'ex premier britannico Tony Blair. Non è questa l'occasione per porgli una domanda sulla sua scelta "storica" di dichiarare guerra all’Iraq? Matteo Angioli
SE FOSSI Fabio Fazio, nel programma di Raitre “Che tempo che fa” a cui parteciperà Tony Blair, inviterei anche un'altra persona, la sola che ha diritto di chiedere a Blair, in modo diretto e senza finte cortesie, perché ha voluto con tanto fervore la guerra proprio nel momento in cui si poteva evitare la più vasta distruzione di un Paese e il più alto numero di morti dopo la Seconda guerra mondiale.
Quella persona, in rappresentanza dei molti che hanno creduto a una soluzione possibile non per pacifismo ma attraverso un accanito e abile lavoro diplomatico, è Marco Pannella.
Penso che ascoltare le risposte che Tony Blair può dare alla dimostrazione che rimuovere Saddam e non fare la guerra erano due cose possibili, lascerebbe un segno più importante di uno scoop in una buona trasmissione televisiva.
Il caso di Tony Blair è forse unico.
È un grande leader carismatico che viene da sinistra ma è ammirato anche a destra per il suo slalom abile ed elegante fra socialismo e buon senso. Improvvisamente diventa, con l'enfasi ispirata di un profeta, co-autore della una guerra folle e inutile in Iraq. Rende inevitabile quella guerra con due mosse ben calcolate: offre con febbrile intensità notizie false (“Saddam Hussein ha armi che possono distruggerci in 45 minuti”) ; e provvede personalmente a far precipitare gli eventi in modo da bloccare la delicata manovra di soluzione diplomatica senza la guerra che era sul punto di compiersi.
Questa sera Tony Blair viene nel programma di Fazio come venditore del suo libro, mestiere che gli riesce sempre più difficile nel suo Paese. È l'occasione perfetta per chiedergli perché ha voluto schiacciare in modo così risoluto, con un costo immenso di vite umane e nessun risultato, una soluzione senza guerra al cui compimento mancava un giorno.
C'era chi aveva lavorato e tramato con perizia e bravura per evitare le armi non per pacifismo ma perché, parafrasando Einstein “Si poteva fare e dunque si doveva fare”.
L'ha detto e dimostrato (e lo proverebbe stasera) Marco Pannella, che vi aveva lavorato assieme a centinaia di parlamentari, italiani ed europei, ma anche assieme a molta diplomazia araba. Il piano, già quasi perfezionato, era indurre Saddam Hussein a lasciare l'Iraq a certe condizioni (danaro) che non erano né potere né perdono ma solo salvezza. Che colpo memorabile, più storico che giornalistico, dare a Tony Blair, che non riesce più a parlare nel suo Paese, l'occasione (l'ultima occasione) di rispondere a Pannella, di dire a lui e a noi perché ha buttato e bruciato tutto il suo prestigio in una tremenda guerra inutile che era sul punto di essere evitata.
*
2003: Il sabotaggio di “Iraq Libero, unica alternativa alla guerra”
Quando nel silenzio dei media e contro la maggioranza del Parlamento italiano, il Governo impedì l’affermazione del progetto radicale per l’esilio di Saddam Hussein
Nel gennaio 2003 il Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito tentò di convincere l’opinione pubblica italiana, europea e mondiale che in Iraq e per l'Iraq, cosi come per l'insieme del Medio Oriente ed del mondo intero, la vera e duratura alternativa, non fosse "la guerra o la pace", ma "la guerra o la libertà, il diritto, la democrazia e la pace". Si rivolse quindi alla Comunità internazionale, alle Nazioni Unite, al Parlamento italiano in primo luogo, perché facessero proprie, immediatamente, le affermazioni secondo cui l'esilio del dittatore Saddam Hussein avrebbe cancellato, per gli Stati Uniti stessi, la necessità della guerra, costituendo il punto di partenza per una soluzione politica della questione irachena. Altro obiettivo del progetto radicale consisteva nel far succedere ai decenni del regime un’Amministrazione fiduciaria internazionale (un governo democratico), affidando ad un uomo di stato di altissimo livello il compito di predisporre, entro un termine di due anni, le condizioni per un pieno esercizio dei diritti e delle libertà per l'insieme degli iracheni, donne ed uomini, come sancito dalla Carta dei Diritti fondamentali delle Nazioni Unite.
In un mese l'appello fu sottoscritto da 27.344 cittadini di 171 nazioni, da 46 membri del Parlamento Europeo e in Italia da 501 parlamentari corrispondenti al 53,5% delle Camere.
Il 19 febbraio il Parlamento italiano con l'adesione del Governo votò la proposta Radicale (345 sì, 38 no, 52 astenuti) che impegnava il Governo «a sostenere presso tutti gli organismi internazionali e principalmente presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l'ipotesi di un esilio del dittatore iracheno e sulla base dei poteri conferitigli dalla Carta dell'ONU della costituzione di un Governo provvisorio controllato che ripristini a breve il pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti gli iracheni». Nel dibattito Berlusconi afferma che il Governo italiano “sta operando per questa soluzione nell'ambito di riservatezza che è d'obbligo e tiene costantemente informato il governo americano e il Presidente del Consiglio dell'Ue dei progressi che si vanno registrando”.
D'intesa con Bush, Berlusconi nello spazio di pochi giorni ottiene da Gheddafi l'informazione che Saddam è ormai deciso a passare alla fase di attuazione delle dimissioni e dell'esilio.
Già l'8 febbraio il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi aveva inviato un importante, ... continua: LEGGI IL DOSSIER (PDF) »
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