BERLUSCONISMO
Articolo 90. Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione.
In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune [cfr. art. 55 c.2], a maggioranza assoluta dei suoi membri [cfr. artt. 134, 135 c.7 ].
Articolo 96. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ed i Ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale.
ROMA - L'avvocato del premier, Gaetano Pecorella, ha difeso davanti alla Consulta la costituzionalita' del Lodo Alfano. Pecorella ha escluso che il lodo introduca elementi di disparita' tra i cittadini di fronte alla giustizia. "Con le modifiche apportate alla legge elettorale - ha argomentato il legale - il presidente del Consiglio non puo' piu' essere considerato uguale agli altri parlamentari, ossia non e' più 'primus inter pares' , ma deve essere considerato 'primus super pares' ". (RCD) Corriere della Sera, 6 ottobre 2009
«La legge è uguale per tutti, ma non necessariamente la sua applicazione, come del resto giá ribadito dalla Corte Costituzionale». Partendo da questa motivazione, l'avvocato Niccolò Ghedini, che rappresenta il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nella seduta in corso al Palazzo della Consulta, chiede la conferma della costituzionalitá del cosiddetto
lodo Alfano.
Ghedini cita come esempio «le norme sui reati ministeriali, dove la legge ordinaria distingue il comune cittadino dal ministro e dal suo eventuale concorrente privato», nonchè la fattispecie di legittimo impedimento e della separazione dei processi. «Se il legittimo impedimento si applicasse solo ad alcuni processi e ad altri no, si creerebbe una situazione incostituzionale e irragionevolmente al di fuori del sistema». Per Ghedini, dunque, la legge sul lodo Alfano «è assolutamente coerente con i dettati costituzionali e con i principi emanati dalla Corte Costituzionale».
Chi riveste un'alta carica dello Stato non può fare al tempo stesso l'imputato. Così l'avvocato Piero Longo, difensore di Silvio Berlusconi, nel difendere la costituzionalitá del Lodo Alfano davanti ai giudici della Consulta, sottolinea che «un'alta carica dello Stato deve rendere
disponibile il suo tempo per i doveri e gli obblighi» che comporta la sua carica. Per cui, afferma l'avvocato Longo nel chiedere ai giudici della Consulta che venga dichiarata la costituzionalitá della legge che garantisce l'immunitá alle prime quattro cariche dello Stato, sottolinea che «non è possibile rivestire la duplice veste di alta carica dello Stato e di imputato per esercitare appieno il proprio diritto di difesa e senza il sacrificio di una delle due». Diversamente ragionando, per Longo «si adempirebbero male gli impegni con un conseguente vulnus alla Costituzione». ILSOLE24ORE, 6 Ottobre 2009
Una pagina difficile per il mio diario. Giornalisti e giuristi sosterranno opposte tesi. Da "cittadina comune" registro queste richieste dei legali berlusconiani, che a mio parere superano e calpestano il dettato costituzionale sull'uguaglianza dei cittadini, nel merito e nella forma.
lodo Alfano.
Ghedini cita come esempio «le norme sui reati ministeriali, dove la legge ordinaria distingue il comune cittadino dal ministro e dal suo eventuale concorrente privato», nonchè la fattispecie di legittimo impedimento e della separazione dei processi. «Se il legittimo impedimento si applicasse solo ad alcuni processi e ad altri no, si creerebbe una situazione incostituzionale e irragionevolmente al di fuori del sistema». Per Ghedini, dunque, la legge sul lodo Alfano «è assolutamente coerente con i dettati costituzionali e con i principi emanati dalla Corte Costituzionale».
Chi riveste un'alta carica dello Stato non può fare al tempo stesso l'imputato. Così l'avvocato Piero Longo, difensore di Silvio Berlusconi, nel difendere la costituzionalitá del Lodo Alfano davanti ai giudici della Consulta, sottolinea che «un'alta carica dello Stato deve rendere
disponibile il suo tempo per i doveri e gli obblighi» che comporta la sua carica. Per cui, afferma l'avvocato Longo nel chiedere ai giudici della Consulta che venga dichiarata la costituzionalitá della legge che garantisce l'immunitá alle prime quattro cariche dello Stato, sottolinea che «non è possibile rivestire la duplice veste di alta carica dello Stato e di imputato per esercitare appieno il proprio diritto di difesa e senza il sacrificio di una delle due». Diversamente ragionando, per Longo «si adempirebbero male gli impegni con un conseguente vulnus alla Costituzione». ILSOLE24ORE, 6 Ottobre 2009
Una pagina difficile per il mio diario. Giornalisti e giuristi sosterranno opposte tesi. Da "cittadina comune" registro queste richieste dei legali berlusconiani, che a mio parere superano e calpestano il dettato costituzionale sull'uguaglianza dei cittadini, nel merito e nella forma.
E con questo ce lo metteranno in tasca alla grande.
RispondiEliminaLupi travestiti da... pecorella.
Ghedini e Pecorella hanno anche inventato il "legittimo impedimento" per Berlusconi.. come farebbe, infatti, ad assolvere il compito di Presidente se è continuamente chiamato in tribunale?
RispondiEliminaSemplice... dimettendosi!
Siamo una "seconda" Repubblica fondata sul "papello" e sulla corruzione
Baci
Il lodo è giusto ma come fa il presidente del consiglio a rispondere ad un tribunale con tutte le sue priorità? La fininvest, le escort, Noemi e minorenni varie, Apicella e le sue canzonette etc. etc.; ergo: decisamente non ha tempo neppure per fare il primo ministro ed il suo lavoro è delegato ai suoi amici-avvocati portati in parlamento a fare ciò che vogliono ma sempre che non sia in contrasto con i suoi interessi.
RispondiEliminaBuon blogging, Harmonia.