domenica 1 marzo 2009


RADIO RADICALE: NON SPEGNETE QUELLA VOCE



L’ULTIMO ATTACCO
Furio Colombo


I radicali hanno aperto ieri a Chianciano il loro congresso. È un annuncio improvviso e alcuni che avrebbero voluto (è il mio caso) non potranno essere presenti. Vedo alcune ragioni per seguire oggi da vicino le iniziative dei radicali. Alcune sono di assenso e alcune di dissenso ma una prevale su tutte. In un mondo politico che appare esausto, e si richiude, in ripetizione alternativa di poche cose sfuocate per chi sta al governo, e di un senso di smarrimento per chi fa (o dovrebbe fare) opposizione, i radicali hanno una vitalità politica che li motiva ad essere presenti, contemporaneamente, in tanti campi e impegni e problemi, dal Tibet ai rom italiani, dai rumeni pestati in carcere ai detenuti in estenuante attesa di processo, dalle campagne già fatte (il tentativo quasi riuscito di rimuovere Saddam Hussein senza distruggere l’Iraq) al successo mondiale della moratoria sulla pena di morte.


A Chianciano avrei detto il mio disaccordo sul modo in cui i radicali propongono di contribuire a risolvere i problemi della giustizia. Manca - avrei insistito - l’ambientazione di un progetto così importante nell’epoca berlusconiana che ha deliberatamente distorto (o distorto in modo più grave) tutto ciò che si riferisce al mondo e agli operatori della giustizia.


Avrei ripetuto che - in un mondo di padronato che chiede e non dà - trovo punitivo l’atteggiamento nei confronti dei sindacati, benché ogni problema posto sia serio, importante e vada discusso a fondo. Farlo con i radicali vale la pena. Ricordiamoci che sono l’unico gruppo politico italiano ad avere dei caduti, come Antonio Russo, sulcampo deidiritti umani e della libera testimonianza giornalistica di fatti destinati a restare altrimenti ignoti. Questo impegno, mantiene un senso e un punto di riferimento per l’intera politica italiana in un’epoca confusa e conflittuale, condannata alla ripetizione continua di eventi spesso inutili o quasi uguali. Ma c’è un’altra ragione oggi, di essere vicini ai radicali, di partecipare al loro lavoro e soprattutto al loro impegno civile.


Nei giorni scorsi, con frivola e immotivata improvvisazione, il sottosegretario Romani ha dato notizia, in una seduta della Camera dei deputati, della intenzione del governo Berlusconi di chiudere Radio Radicale, la voce del Parlamento italiano, di cui trasmette in diretta tutti gli eventi e sedute, oltre alla cronaca completa di quasi ogni altro evento politico, senza riguardo alle diverse valutazioni di quegli eventi, senza rapporti con le convenienze, i desideri e gli ordini degli uni e degli altri. Se c’è una preferenza, a Radio Radicale, è per i senza potere. Chiudere una radio che riceve contributi pubblici in cambio dell’unico vero servizio pubblico che esista in Italia è un gesto grave, carico di minaccia e pericolo. E anche un gesto odioso, se compiuto da un governo guidato dal capo e proprietario di un impero mediatico. Volete sapere se la Rai sarà in grado di subentrare? Invece di correre via dalla televisione quando i telegiornali di regime introducono gli umilianti minuti della «nota politica», fate lo sforzo di guardare e ascoltare almeno una volta. È chiaro che dovremo prepararci a difendere in ogni modo la sopravvivenza dell’ultima finestra che impedisce all’Italia di soffocare nell’anidride carbonica della non notizia. Perciò gli auguri al Partito Radicale per il suo congresso, che meritava partecipazione e presenza, sono auguri all’Italia.  


Aggiornamento del 2 marzo 2009, ovvero


Intorno all'insaziabilità del potere


Non ho avuto  il tempo ieri di scrivere un paio di cose sulla proposta di soppressione di Radio Radicale, ma inanzitutto ho dovuto fare delle ricerche per capire qualcosa. Ho trovato quanto segue: 


 Paolo Romani , sottosegretario alle Comunicazioni all'interno del Ministero dello Sviluppo Economico (FI), ha risposto a un'interrogazione parlamentare dell'onorevole Alessio Butti.


Alessio Butti, segretario della Presidenza del Senato, autore dell'interrogazione, lo scorso 18 giugno 2008 ha rilasciato il seguente comunicato stampa:


"Ritengo che la spesa di 10 milioni di euro autorizzata dalla Legge Finanziaria 2007 a favore di Radio Radicale per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009 sia inutile oltrechè anacronistica. È dal lontano 1994 infatti che lo Stato finanzia questa rete." - È quanto afferma il senatore del PdL Alessio Butti che ha depositato un'interrogazione parlamentare sulla questione.
"Il finanziamento di una rete nazionale privata
deputata a trasmettere le sedute del Parlamento poteva essere giustificato e tollerato soltanto in una fase transitoria, ovvero fino all'entrata in servizio tale finalità." Argomenta Butti: "Queste erano infatti le intenzioni del Legislatore. Nel momento in cui la Rai, nel rispetto della Legge Mammì, e precisamente dal 2 febbraio 1998, ha iniziato a trasmettere le sedute parlamentari e i relativi approfondimenti attraverso
GR Parlamento (quarto canale radiofonico della RAI), Radio Radicale ha perso la sua peculiarità ed indispensabilità."
"Nulla di personale nei confronti dei professionisti di Radio Radicale - prosegue il senatore pdl- però è del tutto evidente come l'importante emittente radiofonica non si limiti alla riproduzione dei dibattiti parlamentari e
infarcisca il proprio palinsesto anche con rubriche e commenti che definire a senso unico risulterebbe un eufemismo."
"Ragione per cui - conclude Butti- credo che oggi sia assolutamente fuori luogo oltrechè dispendioso tenere in essere la convenzione con Radio Radicale." ( testo reperito QUI )


Un contributo dell'amico blogger Masso57




"Lo stato finanzia l’editoria per circa 700 milioni di euro all’anno. A chi, come, e soprattutto a che titolo vengono spesi questi soldi? Poiché in Italia si legge poco e nessun giornale riesce a vivere di sole vendite, nel 1981 fu approvata una legge, pensata proprio per dare sostegno ai giornali di idee, come i giornali di partito, penalizzati dal mercato e non sorretti dalla pubblicità e allegati.
Ma nell’inchiesta di Bernardo Iovene scopriamo che in realtà i giornali considerati di partito oggi, in tutto prendono il 5% degli stanziamenti. E allora il restante 95% a chi va? I lettori dei quotidiani non lo sanno, mentre lo sanno bene gli editori, che incassano corposi contributi su spese telefoniche, elettriche e costo della carta. Una fetta di finanziamenti va poi a una galassia di giornali che hanno ottenuto l’accesso ai finanziamenti grazie alla firma di due deputati, spesso di schieramento opposto, che hanno dichiarato l’appartenenza della testata a un movimento politico. Come il Giornale d’Italia, ‘Organo del movimento unitario pensionati uomini vivi’, che gira parte dei suoi contributi alla Lega. Ma non sono i soli, ci sono anche le Tv locali, per esempio Teleoggi, con i soldi pubblici ha “ringraziato” l’ex ministro Gasparri per l’attenzione dimostrata. Anche Radio Padania e Radio Maria incassano. E anche il quotidiano “Sportsman, Cavalli e Corse”. Alla fine della fiera i giornali prendono un sacco di soldi ma i giornalisti precari e sottopagati sono sempre di più."




Le obiezioni:




  • "...Obiezione numero uno: maggiore è l`offerta di servizio pubblico (ancorché fornita da privati) meglio è per i cittadini e per lo stesso parlamento. Obiezione numero due: la convenzione con Radio Radicale è stata confermata da vari governi di centrodestra  e di centrosinistra, a riprova che si tratta di un servizio oggettivamente utile, non diciamo "imparziale" (concetto che non esiste), diciamo: "utile". Obiezione numero tre: con tutto il rispetto, Gr parlamento specie negli ultimi anni,- sotto le direzione di un amico di partito di Butti, Bruno Socillo, non si è certo mostrata così superiore a Radio Radicale da giustificare la soppressione della convenzione, anzi, ci sembra il contrario. Obiezione numero quattro: risulta che l’onorevole Butti abbia cointeressenze in attività editoriali che forse potrebbero beneficiare di un taglio della convenzione con Radio Radicale: altro che «esigenze di riduzione della spesa pubblica». Considerazione finale: questo governo ogni tanto minaccia di chiudere giornali e radio di partito, cioè di spegnere voci e annichilire idee. Finora non ci è riuscito, scommettiamo che non ci riuscirà neppure stavolta?" ( QUI )




  • LETTERA APERTA ALL'ON. ALESSIO BUTTI


    Lei, Onorevole, propone la soppressione di RADIO RADICALE.


    E allora Le dirò, come premessa, che ritengo un' offesa all'intelligenza, mia e anche Sua on. Butti, l'equiparazione che Lei fa di questa emittente con GR Parlamento. Offesa che, per quanto mi riguarda, non intendo accettare. Da molteplici anni sono ascoltatore di quello che non esito a definire forse, ma senza il forse,  il più importante strumento di conoscenza socio-politica del nostro (martoriato) Paese. E non pensi ch'io sia persona disattenta nei confronti degli altri media: seguo dei telegiornali e acquisto da almeno una ventina di anni, giornalmente, due quotidiani che in buona parte leggo. Se poi con l'ascolto di "Stampa e regime" del bravissimo direttore Massimo Bordin rimango coinvolto e interessato da qualche articolo presente su altri giornali, ne acquisto pure un terzo. Rinunciando non poche volte al caffè della mattinata, data la mia condizione di pensionato... Non posso che portare la mia esperienza (anche se è ragionevole pensare che siano decine di migliaia le persone che potrebbero sottoscrivere), e allora Le dirò che, personalmente, per e con questa Radio sono cresciuto culturalmente come persona e come cittadino. Pensi, caro Onorevole, che, per esempio, ho saputo della Sua esistenza politica proprio grazie a Radio Radicale...Con tutto il rispetto per Lei parlamentare, non sarà poi molto, ma vorrà pur ben dire qualcosa. O no? Anche se a Lei certamente non interesserà, potrà pur capire, comunque, che il sottoscritto avverte nel suo profondo di essere in debito nei confronti di una Radio a cui tutto il Paese consapevole non può non essere riconoscente. Tutti i politici, noti e meno noti, insieme alle più diverse intellettualità mondiali hanno trovato e trovano spazio, non filtrato!, nei suoi microfoni. E Lei vorrebbe sopprimere una voce culturale tanto pregnante e densa di significato? Sta scherzando, vero? Perchè altrimenti dovrei pensare che alla stregua dei più banali dittatori o, più semplicemente, dei più volgari detentori di un illusorio potere, teme che altri cittadini possano, come me, esprimersi nei termini con cui mi sto esplicitando con Lei?


    Non posso ancora e, mi creda davvero, non voglio pensarlo. D'altronde si potrà per il soffio limitato dei nostri più immediati e grossolani interessi, ritardare di un...niente l'avvento di un mondo più consapevole e, quindi, migliore, ma il pensiero e le idee non si possono più di tanto recingere! Non siate, Voi che per la vostra funzione siete delegati a legiferare, strumenti di conservazione, stagnazione e, quindi, cristallizzazione. Altrimenti, avete e abbiamo già perso tutti. Con i miei più distinti saluti,  Renato Patelli









Così, dopo aver faticosamente riscostruito e compreso la vicenda, posso in piena coscienza accodarmi ai difensori di Radio Radicale, di cui anch'io sono indefessa ascoltatrice. Mi dispiace per la RAI, ma i suoi servizi d'informazione non reggono il confronto.

Potrei qui aggiungere il titolo per un altro capitolo per il mio fantomatico libro sull'ideologia berlusconista: "L'insaziabilità".

4 commenti:

  1. Sarei curioso di leggere la motivazione della chiusura. Ma a che titolo? E lo possono fare? Ma allora siamo già sotto un regime.
    Se passano il servizio alla rai ci saranno sempre meno voci indipendenti nel paese proprio come auspicava Gelli e come vuole quel signore di Arcore. Auguri per il congresso nella speranza che in materia di giustizia prevalga la corrente contro le leggi di quel signore che a chiacchiere si autodefinisce un pragmatico ma con i risultati che vediamo. Ubuntu, cara Harmonia.

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  2. Credo che sia molto difficile non essere d'accordo con te, Harmonia.. solo persone consapevolmente faziose possono sostenere siffatta iniziativa... un'altra delle malefatte di questo governo... ma quando si arriverà al fondo???

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  3. eh, una radio che semplicemente trasmetta in diretta dal parlamebto..ma vogliamo scherzare?La verità non è adatta tutti, pensa questo governo

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  4. ciao. ecco si comincia così, chiudere radio radicale, perchè', forse non ce ne siamo accorti, ma stiamo già in pre- dittatura.
    Mi auguro che il congresso vada bene. Certo i radicali sono scomodi, se penso alle battaglie che hanno fatto in passato, e che senza di loro, diciamocelo, non sarebbero passate. Spero, nel meglio. un abbraccio penny

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