uccisa a 17 anni dalla mafia e senza giustizia
dal sito RAI fiction
La vita rubata
In onda martedì 27 novembre 2007 alle 21.10 su Rai Uno
In questa storia il valore civile di testimonianza si sposa all'intrattenimento, nel raccontare un "giallo" in piena regola.
Graziella Campagna aveva diciassette anni quando fu assassinata il 12 dicembre 1985, a Villafranca, una paese nel messinese. Graziella era una ragazza tranquilla e serena; la sua unica colpa era stata quella di voler aiutare la famiglia, di modeste condizioni, andando a lavorare in una lavanderia. Qui, per un tragico destino, attraverso un documento lasciato casualmente in un indumento portato a lavare, era venuta a conoscere la vera identità di un pericoloso latitante che si nascondeva nella cittadina.
L'omicidio di Graziella sarebbe rimasto impunito, se non ci fosse stato il sacrificio di chi ha lottato da allora per fare luce su questo crimine: suo fratello Pietro Campagna, il giovane carabiniere, che insieme alla sua famiglia ha speso quasi vent'anni per poter vedere la fine del processo sul delitto di sua sorella.
Nel 2004, finalmente, il tribunale ha condannato i colpevoli dell'omicidio e quelli del favoreggiamento, delle collusioni e dei depistaggi che hanno costellato questa vicenda tragica e amara, un vero specchio di una società avvelenata dal malaffare.
Solo nel 2004, Graziella Campagna è stata riconosciuta vittima di mafia, e per mantenerne il ricordo, si è costituita una fondazione che annovera personalità come lo scrittore Vincenzo Consolo, Carlo Lucarelli e don Ciotti.
All'interno di questa attività di informazione e di memoria, necessaria ad un mondo che "se scorda i suoi errori, è condannato a ripeterli", si colloca l'iniziativa di realizzare un film.
La sceneggiatura è stata scritta l'aiuto della famiglia Campagna e soprattutto di Pietro, e dell'avvocato Fabio Repici che ha curato gli interessi di parte civile della famiglia. I produttori sono Alessandro Jacchia e Maurizio Momi con la loro società Albatross.
Autore della sceneggiatura, e regista del film, è Graziano Diana, al suo debutto nella regia, ma che come sceneggiatore ha al suo attivo film di grande successo popolare e di critica, come Ultrà sul tifo calcistico, La scorta su uno dei momenti più drammatici della lotta dei magistrati contro la mafia nei primi anni '90, Un eroe borghese sulla vicenda dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata di Sindone, ucciso da un killer della mafia nel 1979.
Le riprese sono realizzate nei luoghi veri dove la storia ha avuto luogo: Messina, Villafranca e Saponara, il paese dove viveva Graziella e dove ancora vive la famiglia Campagna, e dove il sindaco ha dedicato la piscina comunale alla sua memoria, e ha aderito con interesse all'iniziativa del film.
Far ragionare, testimoniare e far riflettere le persone: tutti doveri questi che ci appartengono come cittadini e come operatori culturali, e appartengono ad un intrattenimento che voglia essere utile, nella tradizione del nostro migliore cinema civile. Crediamo sia importante soprattutto per i più giovani che oggi hanno vent'anni e non ricordano, non possono ricordare, non ne hanno gli strumenti. Per tanti anni, di Graziella Campagna non si parlava più. È invece importante contribuire perché questa memoria sia sempre più forte.
Con l'obiettivo di ricordare il sacrificio di Graziella Campagna, si sono tenuti nell'Aula Magna dell'Università di Messina, incontri cui hanno partecipato il presidente del Gruppo Abele e di Libera-Associazioni contro le mafie, don Luigi Ciotti; lo scrittore siciliano Vincenzo Consolo; il giornalista conduttore di Blu Notte Carlo Lucarelli; l'imprenditrice anti-racket Pina Maisano Grassi; il magistrato Giambattista Scidà, già in forza al Tribunale dei minori di Catania.
La società civile ha giocato un ruolo importante nella riapertura del processo per individuare i responsabili della sua morte. È come se la cittadinanza si fosse riappropriata una volta per tutte della drammatica storia di Graziella Campagna e la Fondazione intitolata a suo nome ha significato propriamente "una testimonianza per la verità e la giustizia come strumenti indefettibili di progresso sociale".
E, invece, NO, stasera NON VEDREMO "La vita rubata". Al suo posto: Donna detective. La seconda puntata in onda martedì 27 novembre alle 21.10 su Rai Uno.
Le ragioni sono spiegate in diversi articoli nel sito Articolo 21. Chiedo scusa se non mi sento nemmeno di riassumerle. Il post è dedicato a Graziella Campagna e alla sua memoria, come piccola riparazione.
Si potrebbe tentare di seguirla. Intanto tu con la tua proposta già fai un bel tributo.
RispondiElimina@Mel
RispondiEliminaScusa tanto, Mel, purtroppo il post non era finito. Non la vedremo stasera, non sappiamo quando la vedremo. Che tristezza!
@Mel
RispondiEliminaScusa tanto, Mel, purtroppo il post non era finito. Non la vedremo stasera, non sappiamo quando la vedremo. Che tristezza!
mi unisco nel ricordo...^^
RispondiEliminaVuol dire che la ricorderemo noi, Graziella Campagna...
RispondiEliminaNon ricordavo il nome ma conosco bene la storia di questa sfortunata ragazzina per averla letta su un libro di Lucarelli. Rammento anche di essere rimasto colpito dalla casualità del caso e dall'efferratezza con la quale la mafia agisce senza il minimo scrupolo anche contro una innocente ragazza il cui unico torto fu quello di andare a cercare lavoro quella triste mattina di una ventina di anni fa. Non accetto censure per qualsivoglia motivo e resto convinto invece che la gente dovrebbe sempre essere informata bene a scopo educativo sulla malvagità degli omicidi di mafia quali quello di questa povera ragazza in questione.
RispondiEliminaBel post, grazie e sempre ubuntu.
ma dai, raccontare di mafia in tv, e in prima serata, poi, che ci smoscia il morale rialzatosi con i pacchi.
RispondiEliminae no, dai
un precedente ministro, lunardi, disse che bisognava imparare a convivere con la mafia.Ecco, non disturbare il manovratore..bene hai fatto a segnalare qui, fatti apparentemente di cronaca, in realtà di morale pubblica
RispondiEliminaEro convinta che le censure appartenessero ad altre realtà politiche,
RispondiEliminase non, addirittura, ad altri paesi...
eppure, eppure
devo crudamente ricredermi :-(
Non abbassiamo la guardia: stiamoci vicini
e attenti.
ciao.
Anne
leggevo ieri, sul corriere della sera, della sospensione della"vita rubata"ma invece dico, che va vista, proprio come insegnamento ai giovani, che molte volte, danno importanza a cose inutili,mentre forse potrebbero imparare qualcosa di grande dalla storia, della povera ragazza.Meglio lasciarle guardare ciao penny
RispondiEliminasiamo alla disperazione, pochi giorni fa ho anche appreso che nessuna casa distributrice italiana vuol acquistare e doppiare "Control" - sulla vita di Ian Curtis e sulal storia dei Joy Division. Non si finisce mai .. non si finisce più ...
RispondiEliminaalmeno lì non c'è dietro Mastella.
RispondiElimina"una testimonianza per la verità e la giustizia come strumenti indefettibili di progresso sociale".
Lui nemmeno lo conosce quel significato. E' acqua liscia ...
sinceramente, mi sembra una grande stronzata non trasmetterla... ma smettiamola con questo falso buonismo (???)!
RispondiEliminap.s. sono anne h., mi sono trasferita qui: http://littlestthings.iobloggo.com
Fortunatamente alcune cose non le dimenticano Tutti.
RispondiEliminaUn abbraccio
A
Mi sembra che, come dice anche il fratello della povera bimba, questa richiesta del Tribunale di posticipare il racconto abbia riportato alla ribalta questo terribile caso. La terribilità è ovviamente la morte di Graziella, ma anche l'impotenza della comunità nazionale di combattere efficacemente, attraverso la Legge, l'impudenza mafiosa. Graziella riposi in pace, ma noi tutti come potremmo?
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