(...) Ma c'è, anche, chi all'estero parla di crimine. Da Sofia il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, non trova di meglio che segnalare tre biechi individui, in ordine alfabetico: Biagi, Luttazzi, Santoro che, cito tra virgolette: «Hanno fatto un uso della televisione pubblica - pagata con i soldi di tutti - criminoso. Credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga». Chiuse le virgolette.
Quale sarebbe il reato? Stupro, assassinio, rapina, furto, incitamento alla delinquenza, falso e diffamazione? Denunci.
Poi il Presidente Berlusconi, siccome non prevede nei tre biechi personaggi pentimento o redenzione - pur non avendo niente di personale - lascerebbe intendere, se interpretiamo bene, che dovrebbero togliere il disturbo.
Signor Presidente Berlusconi dia disposizione di procedere, perché la mia età e il senso di rispetto che ho per me stesso, mi vietano di adeguarmi ai suoi desideri.
Sono ancora convinto che in questa nostra Repubblica ci sia spazio per la libertà di stampa. E ci sia, perfino, in questa azienda che, essendo proprio di tutti, come lei dice, vorrà sentire tutte le opinioni. Perché questo, signor Presidente, è il principio della democrazia. Sta scritto, dia un'occhiata, nella Costituzione.
(...) Questa, tra l'altro, viene presentata come televisione di stato, anche se qualcuno tende a farla di Governo, ma è il pubblico che giudica.
(...) Lavoro qui dal 1961 e sono affezionato a questa azienda. Ed è la prima volta che un Presidente del Consiglio decide il Palinsesto, cioè i programmi, e chiede che due giornalisti, Biagi e Santoro, dovrebbero entrare nella categoria dei disoccupati.
L'idea poi di cacciare il comico Luttazzi è più da impresario, quale lei è del resto, che da statista.
Cari telespettatori, questa potrebbe essere l'ultima puntata de «Il Fatto». Dopo 814 trasmissioni, non è il caso di commemorarci. Eventualmente, è meglio essere cacciati per aver detto qualche verità, che restare a prezzo di certi patteggiamenti.
(...) Qualcuno mi accuserà di un uso personale del mio programma che, del resto, faccio da anni, ma per raccontare una storia che va al di là della mia trascurabile persona e che coinvolge un problema fondamentale: quello della libertà di espressione. (stralci da «Il Fatto», 18 aprile 2001) Il Manifesto, 7 novembre 2007
Inevitabile parlare di questa amarissima vicenda dopo le omissioni nei servizi televisivi (Tg1 in testa) e dopo aver sentito le ennesime affermazioni dell'uomo dell'editto bulgaro: «Al di là delle vicende che ci hanno qualche volta diviso, rendo omaggio ad uno dei protagonisti del giornalismo italiano cui sono stato per lungo tempo legato da un rapporto di cordialità che nasceva dalla stima». Certo sarebbe più importante parlare di qualcosa di positivo, ma ancora oggi è purtroppo il caso di sottolineare che l'informazione in Italia non è né completa né corretta. Sono sicura che Enzo Biagi non me ne vorrebbe, anzi.
Se ne è andato un uomo dignitoso. Dignità, che poi è rispetto per sè e per gli altri, è una parola diventata rara in questa appannata e triste Repubblica, nè Prima nè Seconda. Restano in scena Berlusconi e i suoi servi sciocchi e il loro mondo di disonestà intellettuale, di mediocrità arrogante.Auguriamoci che si asciughi l'acqua in cui nuotano, l'acqua sporca dei traffici, delle connivenze, del disprezzo delle regole, ( anche le minime) della convivenza civile. Ricordare Enzo Biagi aiuta a lavorare perchè accada.
RispondiEliminaUn omaggio mozzafiato, grazie davvero. Mi è sempre piaciuta l'asciuttezza dello stile di Biagi; non offensivo, ma sagace come cane da caccia.
RispondiEliminaNon ho commentato in altri blog su Biagi, perchè altre parole non si possono leggere, tranne le sue.
anzi..ci sarebbe bisogno ancora di persona che non si piegano
RispondiEliminaIo l'ho già ricordato nel mio blog, Biagi. L'ho visto una volta, a Milano, a teatro, in una delle ultime recite di Mastroianni, lo stava aspettando a spettacolo finito, mi ha fatto l'impressione tipica del nonno.
RispondiEliminaLorenz
Mi associo volentieri nel commemorare la scomparsa di un grande uomo che ha preferito pagare di persona piuttosto che piegarsi al potente di turno.
RispondiEliminaOgni riferimento a mr. 1816 è puramente e fortemente voluto.
Buon blog, Harmonia e sempre ubuntu.
Ho grande ammirazione per il Sig. Enzo Biagi. E'stato detto gia' molto, tutto, o quasi sulla sua "onorevole vita". E ti ringrazio, mia carissima harmonia, per avermi dato modo di lasciare un piccolo segno, in ricordo...Le tracce che lasci da me mi fanno emozionare, davvero...ma la passione in quel che fai, sempre, e tu ne sai qualcosa;-))))*Ti abbraccio, con calore...**A*
RispondiEliminaArguto e quasi commovente anche Travaglio nel figurare, tra le tante disquisizioni, l'ultima lista da scrivere in coda ...
RispondiEliminabello..dove sei finita ahimsa? stef
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