giovedì 9 giugno 2005

Oltre il referendum,


verso la Repubblica Cattolica Italiana


 


Lo Stato Italiano spende enormi somme di denaro dei contribuenti per organizzare un referendum legittimo secondo la Corte Costituzionale. Poi ci sono le due massime cariche dello stesso Stato, Pera e Casini, nonché ministri e parlamentari vari, che si adoperano perché il suddetto referendum fallisca. Si dice che tale posizione sia legittima, ma io mi permetto di avere i miei dubbi. Una cosa è l'astensione del singolo cittadino, un'altra l'invito all'astensione da parte di autorità detentrici di un potere di persuasione o addirittura di coercizione più o meno grande. La legge elettorale, infatti, considera "REATO" questo comportamento.


Casini si è esposto meno rispetto al presidente del Senato Pera, che ha fatto affermazioni preoccupanti riguardo alla separazione tra Stato e Chiesa. Mi sembra, quindi, che questa consultazione referendaria abbia obiettivi molto più ampi di quelli strettamente legati ai quattro quesiti.


 «Io non andrò a votare, non si sforbiciano i diritti: astenersi in modo deliberato e consapevole non significa lavarsi le mani dei quesiti referendari, piuttosto significa conoscerli, volere che la legge resti così com'è, e soprattutto significa affidare al Parlamento il compito della sua eventuale revisione». (Corriere della sera)


Ma c'è molto di più, come ho letto nell'articolo di Ida Dominijanni pubblicato dal Manifesto di ieri:


Westfalia addio


Non pago di avere aizzato l'elettorato cattolico a seguire il comandamento vaticano astensionista, con ciò violando nella pratica il principio costituzionale della laicità dello Stato, il presidente del senato Marcello Pera ha messo ieri in discussione quel principio anche in teoria, dichiarando finita, si parva licet, l'epoca apertasi nel 1648 con la pace di Westfalia. Il principio della separazione fra Stato e Chiesa va «ripensato», sostiene il nostro, perché il bisogno di religiosità cresce e quindi «il laicismo imposto per legge» non va più. L'argomentazione la dice lunga sulla concezione della laicità del filosofo, prima che del politico: come se essa riguardasse i contenuti legislativi e non la forma dello Stato e la garanzia della sua neutralità rispetto alla libertà d'espressione politica, ideologica nonché religiosa. Ma è inutile fare le pulci al filosofo, perché è il politico che si arrampica sugli specchi e lo sa: siccome criticando lo Stato laico si va a parare facilmente sullo Stato teocratico, e siccome bisogna con una mano benedire le radici cristiane dell'Europa e con l'altra maledire l'Islam, il filosofo ridiventa pragmatico e propone che la soglia della distinzione fra Stato e Chiesa venga stabilita di volta in volta. Per esempio, stavolta, in materia di bioetica, «ciò che oggi sembra una interferenza intollerabile della religione sulla politica o sulla scienza, domani potrà apparire una convivenza opportuna». Tradotto: ingoiate oggi lo statuto ontologico e giuridico dell'embrione e il comandamento astensionista, e domani lo digerirete.

Niente di nuovo sul fronte della propaganda teo-con. Ma sul fronte costituzionale - assai meno frequentato, e colpevolmente, nel dibattito referendario - qualcosa di nuovo c'è. Marcello Pera, che sarebbe la seconda carica istituzionale della Repubblica, parla come se non fosse vincolato ad alcuna norma fondamentale: come se fosse libero di inventarsi l'edificio repubblicano da capo, e nel vuoto.


Il che la dice lunga sull'esperimento di sovversione costituzionale che centrodestra e teocon uniti stanno portando avanti attraverso la legge 40: la cui posta in gioco, da questo non secondario punto di vista, travalica la materia specifica della procreazione assistita. Si tratta - sono parole di Stefano Rodotà, che ieri ha opportunamente riproposto la questione nel convegno sulla Costituzione organizzato dalla Camera di consultazione della sinistra, di cui diamo conto a pagina 4 - del «primo atto di una contesa per l'occupazione dello spazio costituzionale da parte di diversi fondamentalismi», sulla base di un'idea di Stato e di società tutt'affatto diversa da quella delineata nella Carta del `48. Il punto è cruciale, eppure non trova lo spazio che meriterebbe negli argomenti referendari del sì, confinati alla contestazione degli eccessi antiscientisti e proibizionisti del fronte del no sull'embrione e sull'uso delle tecnologie riproduttive. Eppure la campagna per il sì e per il raggiungimento del quorum avrebbe solo da guadagnare dalla sottolineatura della posta in gioco costituzionale del referendum. Bisogna affidare solo ai giuristi - e alle giuriste, stavolta mobilitate in gran forza - la denuncia dei profili di incostituzionalità della legge 40? Spetta solo a loro dire che essa lede principi fondamentali come la dignità della donna, il diritto alla salute, l'uguaglianza di tutti e tutte di fronte alla legge?

Non si tratta di lesioni puntiformi. E' sempre Rodotà ad osservare che per questa via, il centrodestra mette in atto un attacco complessivo alla Costituzione che non si limita più a riformularne la seconda parte, quella sull'ordinamento istituzionale, ma ne riscrive coerentemente la prima, quella sui principi, fin qui dichiarata formalmente intoccabile da tutti i progetti di Grande Riforma, dagli anni 80 a oggi.

Quella rassicurante divisione, nella quale anche la sinistra si era adagiata, salta per mano di una legge che obbliga tutti, destra e sinistra, a parlare di questioni biopolitiche e di come - e se, e in quale misura - vadano normate da uno Stato che, Pera e Casini permettendo, è ancora uno Stato laico. I politici del sì si sveglino. Gli strappi della Costituzione vanno evitati di volta in volta, anche quando arrivano per vie traverse. Altrimenti non saranno credibili gli appelli alla difesa della Carta che si alzeranno quando si tratterà di tornare alle urne per un altro referendum, quello contro la riforma costituzionale firmata Berlusconi.



Mi chiedo se la giornalista abbia esagerato, ma devo riconoscere che queste ansie le avevo già da tempo.


D'altra parte non è più rassicurante l'articolo del Sole 24Ore, dal titolo significativo: "L'influenza dei vescovi alla prova del quorum ". Vi si legge:


"Questa volta, poi, potrebbe essere l'invito all'astensione sostenuto dalla Conferenza episcopale italiana la chiave di volta per abbassare fino al 34% l'affluenza alle urne, domenica e lunedì prossimi. Attorno a questo dato, sostiene uno studio dell'Istituto Cattaneo di Bologna, si giocherà anche la niente affatto secondaria partita dell'influenza esercitata dalla Chiesa sul corpo elettorale."


L'intero articolo qui: lhttp://www.ilsole24ore.com/fc?cmd=art&artId=675620&chId=30&artType=Articolo&back=0

19 commenti:

  1. Quanto a questa gentaccia, l'augurio è che questo appello al non esercizio di un diritto diventi un boomerang dolorosissimo.
    Per la chiesa sarebbe cosa gradita se si riconsiderasse il famoso otto per mille..dal momento che i quattrini di chi lo ha versato sono stati utilizzati per una criminosa campagna pro astensionismo. Vogliono farci tornare al medioevo?Ok, ma i prelati lo facciano con i loro soldi!

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  2. Quanto a questa gentaccia, l'augurio è che questo appello al non esercizio di un diritto diventi un boomerang dolorosissimo.
    Per la chiesa sarebbe cosa gradita se si riconsiderasse il famoso otto per mille..dal momento che i quattrini di chi lo ha versato sono stati utilizzati per una criminosa campagna pro astensionismo. Vogliono farci tornare al medioevo?Ok, ma i prelati lo facciano con i loro soldi!

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  3. Non credo, purtroppo, che la giornalista abbia esagerato e la mia ansia ha raggiunto il limite di guardia, Harmonia. Ma perché nessuno si scandalizza? Perché nessuno della sinistra del palazzo muove un dito? Perché non riusciamo più a scendere in piazza e far sentire la nostra voce, il nostro grido? Più l'attacco allo Stato é forte e più é assordante il silenzio di chi dovrebbe invece impedire la tracimazione di ogni forma di revisionismo e integralismo. La destra fa il suo dovere ovvero quello di smantellare lo stato italiano dandolo in pasto alla monarchia vaticana: ma perché la sinistra (o quel che ne rimane) non fa più il suo?
    Quale patto di desistenza ci stanno tacendo?
    Un saluto.

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  4. Non credo, purtroppo, che la giornalista abbia esagerato e la mia ansia ha raggiunto il limite di guardia, Harmonia. Ma perché nessuno si scandalizza? Perché nessuno della sinistra del palazzo muove un dito? Perché non riusciamo più a scendere in piazza e far sentire la nostra voce, il nostro grido? Più l'attacco allo Stato é forte e più é assordante il silenzio di chi dovrebbe invece impedire la tracimazione di ogni forma di revisionismo e integralismo. La destra fa il suo dovere ovvero quello di smantellare lo stato italiano dandolo in pasto alla monarchia vaticana: ma perché la sinistra (o quel che ne rimane) non fa più il suo?
    Quale patto di desistenza ci stanno tacendo?
    Un saluto.

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  5. trovo che il nuovo Papa non poteva iniziare il suo percorso in momento meno felice... dove le basi del suo Papato verranno sicuramente influenzate da questo marasma politico che lo vede coinvolto...

    feau

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  6. trovo che il nuovo Papa non poteva iniziare il suo percorso in momento meno felice... dove le basi del suo Papato verranno sicuramente influenzate da questo marasma politico che lo vede coinvolto...

    feau

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  7. ma io ticonoscevo da tempo, magari ero silenziosa!
    il tuo post è tragicamente vero, mi associo al commento di stepa: ma dov'è la sinistra?

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  8. ma io ticonoscevo da tempo, magari ero silenziosa!
    il tuo post è tragicamente vero, mi associo al commento di stepa: ma dov'è la sinistra?

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  9. io do io numeri: Ruini "vale" al massimo il 10%; se il 90% delle persone rimanenti non va a votare, è colpa loro, non "merito" di Ruini.

    buon voto, io confido nel 45%, sarebbe un segnale.

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  10. io do io numeri: Ruini "vale" al massimo il 10%; se il 90% delle persone rimanenti non va a votare, è colpa loro, non "merito" di Ruini.

    buon voto, io confido nel 45%, sarebbe un segnale.

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  11. Grazie Harmonia per queste tue sollecitazioni che fanno riflettere e danno il polso della situazione. Io sono scandalizzata. ( in Ot: da me ci sono riuscita e ti dedico quei versi.Inoltre ti ringrazio: per la tua dritta in famiglia abbiamo scelto la teleconomy e relativa fascia oraria.Potrò mai sdebitarmi?)

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  12. Parto da un presupposto: perchè chi studia (o insegna) filosofia deve essere definito a sua volta "filosofo"? Pera, come Buttiglione, come il sindaco tuo NON sono filosofi, ma studiosi prestati (qualcuno per scelta, come Cacciari, altri per esigenze alimentari) alla politica. E qui perseguono il fine per cui sono stati assoldati: la nomina di Pera alla presidenza del Senato non fu casuale, e neppure i suoi primi interventi pubblici in questa veste.Il cerchio, ora, sta per chiudersi.

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  13. Ciao Harmonia. Le difficoltà della laicità mi sembrano causate più dalla mollezza dei laici che dalla forza della CEI -non per questo c'è da essere meno proccupati, anzi: se i concetti e i soggetti politici diventano amebe al servizio delle circostanze anche gli spazi di discussione seri diventano sfuggenti e velleitari; peraltro, non credo che l'influenza delal chiesa sull'elettorato sarà veramente misurabile dall'esito del referendum: c'è troppa confuzsione e sovrapposizione di interessi tra propaganda fide e propaganda pre elettorale. A presto e avanti anche con il mare brutto. Paolo

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  14. Non c'è da meravigliarsi se la Costituzione del 1948 e la peggiore destra italiana entrano in conflitto. Tocca ai cittadini difenderla. E tocca a quei politici che ci credono indicare le linee di difesa. E è fondamentale che questa situazione di scontro finale emerga. Merito averla sollevata, cara harmonia.

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  15. Harmonia, sono abbastanza scettico, la Chiesa ha schierato tutte le sue truppe. Ho paura dell'Italia dei mille campanili dove il condizionamento cattolico è ancora fortissimo. Un caro abbraccio. Alain

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  16. Grazie per la lucidità, come sempre.

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  17. ciau, volevo segnalarti un nuovo blog sui migranti..un abbraccio

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