martedì 8 marzo 2005

U.S. Checkpoints Raise Ire in Iraq
Chris Hondros/Getty Images


Two children are held by G.I.'s after their parents were killed when soldiers fired on the family's car near Tal Afar, Iraq, on Jan. 18.


By JOHN F. BURNS

Published: March 7, 2005


BAGHDAD, Iraq, March 6 - When an Italian journalist was driven up Baghdad's airport road toward an American military checkpoint on Friday night, she was driving into a situation fraught with hazards thousands of Iraqis face every day.


The journalist, Giuliana Sgrena, 56, ran into fierce American gunfire that left her with a shrapnel wound to her shoulder and killed the Italian intelligence agent sitting beside her in the rear seat. She had been released only 35 minutes earlier by Iraqi kidnappers who had held her hostage for a month, and the car carrying them to the airport was driving in pitch dark.


But the conditions for the journey, up a road that is considered the most dangerous in Iraq, were broadly the same as those facing all civilian drivers approaching American checkpoints or convoys. American soldiers operate under rules of engagement that give them authority to open fire whenever they have reason to believe that they or others in their unit may be at risk of suicide bombings or other insurgent attacks.


Next to the scandal of prisoner abuse at Abu Ghraib, no other aspect of the American military presence in Iraq has caused such widespread dismay and anger among Iraqis, judging by their frequent outbursts on the subject. Daily reports compiled by Western security companies chronicle many incidents in which Iraqis with no apparent connection to the insurgency are killed or wounded by American troops who have opened fire on suspicion that the Iraqis were engaged in a terrorist attack.


Accounts of the incidents vary widely, as they have in the incident involving Ms. Sgrena, with the American command emphasizing aspects of drivers' behavior that aroused legitimate concerns, and survivors saying, often, that they were doing nothing threatening. Since few of the incidents are ever formally investigated, many families are left with unresolved feelings of bitterness.


American and Iraqi officials say they have no figures on such casualties, just as they say they have no reliable statistics on the far higher number of civilian deaths in the fighting that began with the American-led invasion nearly two years ago. But any Westerner working in Iraq comes across numerous accounts of apparently innocent deaths and injuries among drivers and passengers who drew American fire, often in circumstances that have left the Iraqis puzzled as to what, if anything, they did wrong.


The confusion arises, in most cases, from a clash of perspectives. The American soldiers know that circumstances erupt in which a second's hesitation can mean death, and say civilian deaths are a regrettable but inevitable consequence of a war in which suicide bombers have been the insurgents' most deadly weapon. But Iraqis say they have no clear idea of American engagement rules, and accuse the American command of failing to disseminate the rules to the public, in newspapers or on radio and television stations.


The military says it takes many precautions to ensure the safety of civilians. But a military spokesman in Baghdad declined in a telephone interview on Sunday to describe the engagement rules in detail, saying the military needed to maintain secrecy over how it responds to the threat of car bombs.


The spokesman, as well as a senior Pentagon official who discussed the issue in Washington on Sunday, said official statements issued after the Friday shooting offered a broad outline of the rules. In those statements, the military said it tried to slow Ms. Sgrena's vehicle with hand signals, flashing lights and warning shots before firing into the car's engine block.


But many Iraqis tell of being fired on with little or no warning.


Basman Fadhil, 29, a taxi driver interviewed Sunday in Baghdad, described driving home to the southern Doura neighborhood on Jan. 13. The power was out, as it often is in the capital, and the streets were very dark. He was only a block or so from his house when bullets shattered his windshield. "I thought it was thieves trying to steal my car, so I drove faster," he said.


One bullet struck him in the shoulder, causing him to crash into a concrete barrier. Getting out of the badly damaged vehicle, he staggered a few steps until American and Iraqi soldiers began yelling at him from the darkness not to move. When he asked the soldiers why they had shot at him, Mr. Fadhil said, they told him there had been gunmen in the area shortly before. continua: http://www.nytimes.com/2005/03/07/international/middleeast/07patrols.html 


Dopo l'uccisione di Nicola Calipari, in questo articolo, lunghissimo, il New York Times spiega e critica le regole di ingaggio che sono causa di molti casi simili. La fotografia dei bambini, i cui genitori sono stati uccisi a un posto di blocco americano, documenta la situazione di pericolo che gli Iracheni devono affrontare ogni giorno. In pratica devono convivere con il terrore dei kamikaze e delle loro autobombe, dei guerriglieri di ogni tipo e, infine, del possibile tragico errore dei soldati americani.


Questo apprezzo di molta stampa americana. C'è sempre qualcuno che non tace e racconta le cose nei dettagli e critica ciò che c'è da criticare. E noi?

43 commenti:

  1. "she was driving into a situation fraught with hazards thousands of Iraqis face every day"

    Appunto. La morte di Calipari è una delle tante tragedie che costellano questa guerra, come tutte le guerre. Non può essere bollato come un episodio sfortunato, un errore, un "uno-su-un-milione".
    Ce ne saranno sempre di continuo, finché ci saranno le guerre.
    Basta guerra, basta guerre!

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  2. "she was driving into a situation fraught with hazards thousands of Iraqis face every day"

    Appunto. La morte di Calipari è una delle tante tragedie che costellano questa guerra, come tutte le guerre. Non può essere bollato come un episodio sfortunato, un errore, un "uno-su-un-milione".
    Ce ne saranno sempre di continuo, finché ci saranno le guerre.
    Basta guerra, basta guerre!

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  3. "she was driving into a situation fraught with hazards thousands of Iraqis face every day"

    Appunto. La morte di Calipari è una delle tante tragedie che costellano questa guerra, come tutte le guerre. Non può essere bollato come un episodio sfortunato, un errore, un "uno-su-un-milione".
    Ce ne saranno sempre di continuo, finché ci saranno le guerre.
    Basta guerra, basta guerre!

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  4. non solo giornali semi-clandestini ma anche testate importanti come il nyt, speriamo che serva a qualcosa;
    voglio mettere anch'io questa foto sul blog

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  5. non solo giornali semi-clandestini ma anche testate importanti come il nyt, speriamo che serva a qualcosa;
    voglio mettere anch'io questa foto sul blog

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  6. non solo giornali semi-clandestini ma anche testate importanti come il nyt, speriamo che serva a qualcosa;
    voglio mettere anch'io questa foto sul blog

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  7. Era necessario questo post, sai Harmonia: è giusto che si sappia ciò che , come stampa, fanno di positivo rispetto a noi..sennò cadiamo nel manicheismo.

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  8. Negli Usa l'informazione televisiva è più o meno controllata come la nostra...ed è allineata alle posizioni del Governo; la stampa invece mantiene una certa indipendenza ma soprattutto i giornalisti hanno una dignità professionale che da noi ormai è a livello zero.

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  9. carissima se queste cose le dicessi in Italia saresti accusata di antiamericanismo....ritorno anch'io sull'argomento. Bacio della buona notte. Alain

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  10. "...è la stampa, bellezza...".
    Assolutamente d'accordo, un articolo cosi sarebbe bocciato dai nostri spettacolari burattini di regime come "comunista": che tristezza vedere sedicenti ministri della Repubblica Italiana correre in soccorso degli Usa a danno dei cittadini italiani che li hanno eletti e di cui dovrebbero essere rappresentanti, con la loro corte dei miracoli di pennivendoli (o pennivenduti?) pronti ad esaltarne le gesta.
    Quando la stampa non è libera, la democrazia è in serio pericolo.
    E viceversa.
    Per questo ribadisco che in Italia c'è un allarme democrazia, oggi.
    Grazie, amica cara, tpnO.

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  11. "...è la stampa, bellezza...".
    Assolutamente d'accordo, un articolo cosi sarebbe bocciato dai nostri spettacolari burattini di regime come "comunista": che tristezza vedere sedicenti ministri della Repubblica Italiana correre in soccorso degli Usa a danno dei cittadini italiani che li hanno eletti e di cui dovrebbero essere rappresentanti, con la loro corte dei miracoli di pennivendoli (o pennivenduti?) pronti ad esaltarne le gesta.
    Quando la stampa non è libera, la democrazia è in serio pericolo.
    E viceversa.
    Per questo ribadisco che in Italia c'è un allarme democrazia, oggi.
    Grazie, amica cara, tpnO.

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  12. "...è la stampa, bellezza...".
    Assolutamente d'accordo, un articolo cosi sarebbe bocciato dai nostri spettacolari burattini di regime come "comunista": che tristezza vedere sedicenti ministri della Repubblica Italiana correre in soccorso degli Usa a danno dei cittadini italiani che li hanno eletti e di cui dovrebbero essere rappresentanti, con la loro corte dei miracoli di pennivendoli (o pennivenduti?) pronti ad esaltarne le gesta.
    Quando la stampa non è libera, la democrazia è in serio pericolo.
    E viceversa.
    Per questo ribadisco che in Italia c'è un allarme democrazia, oggi.
    Grazie, amica cara, tpnO.

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  13. leggo attenta...grazie dell'articolo..
    un sorriso
    veradafne

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  14. leggo attenta...grazie dell'articolo..
    un sorriso
    veradafne

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  15. leggo attenta...grazie dell'articolo..
    un sorriso
    veradafne

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  16. corpo bruciato a Baghdad ( www.middle-east-online.com/ english/?id=5101)


    Ecco l'Iraq ora.

    feAu

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  17. corpo bruciato a Baghdad ( www.middle-east-online.com/ english/?id=5101)


    Ecco l'Iraq ora.

    feAu

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  18. corpo bruciato a Baghdad ( www.middle-east-online.com/ english/?id=5101)


    Ecco l'Iraq ora.

    feAu

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  19. un caro saluto e un abbraccio, sei sempre lucida e puntuale
    henry

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  20. un caro saluto e un abbraccio, sei sempre lucida e puntuale
    henry

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  21. un caro saluto e un abbraccio, sei sempre lucida e puntuale
    henry

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  22. E noi? Noi continuiamo a litigare ad assumere la paternità delle vittime a non lottare a sufficienza per arrivare a capire. Quello che molti hanno detto su Calipari e la Sgrena in questi giorni mi ha rattristato. Spero che si arrivi a capire, ci vorrà tempo, nel mentre la gente crepa.

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  23. un balletto bestiale.

    ciao harmonia

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  24. un balletto bestiale.

    ciao harmonia

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  25. un balletto bestiale.

    ciao harmonia

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  26. ciao, harmonia, ho trovato questo sito con dei passaggi del sergente jimmy massey, il sito mi pare molto critico ma la testimonianza è interessante
    http://dustinthelight.timshelarts.com/lint/000567.html

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  27. ciao, harmonia, ho trovato questo sito con dei passaggi del sergente jimmy massey, il sito mi pare molto critico ma la testimonianza è interessante
    http://dustinthelight.timshelarts.com/lint/000567.html

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  28. Grazie, come sempre, anche quando non so soffermarmi a riflettere, presa da problemi che avrei già dovuto risolvere da molto tempo, mi ritrovo in quello che scrivi e tutto quello che mi preoccupa diventa così relativo..
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  29. Grazie, come sempre, anche quando non so soffermarmi a riflettere, presa da problemi che avrei già dovuto risolvere da molto tempo, mi ritrovo in quello che scrivi e tutto quello che mi preoccupa diventa così relativo..
    Un abbraccio

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  30. Grazie, come sempre, anche quando non so soffermarmi a riflettere, presa da problemi che avrei già dovuto risolvere da molto tempo, mi ritrovo in quello che scrivi e tutto quello che mi preoccupa diventa così relativo..
    Un abbraccio

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  31. Mia cara ....credo che questa disgrazia sia dovuta alle rigide procedure degli amaericani ed alle poca attenzione da parte degli italiani arispettarle....Un abbraccio e buona domenica

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  32. ciao Harmonia, un bacio per un sereno w-e. Alain

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  33. cara Harmonia, purtroppo questa è la situazione in cui vivono i bimbi in Iraq oggi: prima si dovevano difendere da una minoranza che al governo disponeva della vita della popolazione a proprio piacimento, ora si devono guardare da tutti, compreso dai "liberatori". Tra le cose più tristi dell'intervento militare in Iraq, è che a tutt'oggi la popolazione assiste inerme all'assassinio di uomini donne e bambini.
    E noi?
    Noi ormai non ne possiamo più di sentir parlare di guerre, di Iraq, di sofferenza, ..vogliamo ritornare a pensare ai nostri tranquilli weekend, alle nostre serate in compagnia di amici o della TV, ....vogliamo il tanto meritato relax...
    Ci stiamo abituando a non ascoltare più il grido del mondo che soffre.
    ...
    purtroppo...
    un caro saluto da claudio

    RispondiElimina
  34. cara Harmonia, purtroppo questa è la situazione in cui vivono i bimbi in Iraq oggi: prima si dovevano difendere da una minoranza che al governo disponeva della vita della popolazione a proprio piacimento, ora si devono guardare da tutti, compreso dai "liberatori". Tra le cose più tristi dell'intervento militare in Iraq, è che a tutt'oggi la popolazione assiste inerme all'assassinio di uomini donne e bambini.
    E noi?
    Noi ormai non ne possiamo più di sentir parlare di guerre, di Iraq, di sofferenza, ..vogliamo ritornare a pensare ai nostri tranquilli weekend, alle nostre serate in compagnia di amici o della TV, ....vogliamo il tanto meritato relax...
    Ci stiamo abituando a non ascoltare più il grido del mondo che soffre.
    ...
    purtroppo...
    un caro saluto da claudio

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  35. cara Harmonia, purtroppo questa è la situazione in cui vivono i bimbi in Iraq oggi: prima si dovevano difendere da una minoranza che al governo disponeva della vita della popolazione a proprio piacimento, ora si devono guardare da tutti, compreso dai "liberatori". Tra le cose più tristi dell'intervento militare in Iraq, è che a tutt'oggi la popolazione assiste inerme all'assassinio di uomini donne e bambini.
    E noi?
    Noi ormai non ne possiamo più di sentir parlare di guerre, di Iraq, di sofferenza, ..vogliamo ritornare a pensare ai nostri tranquilli weekend, alle nostre serate in compagnia di amici o della TV, ....vogliamo il tanto meritato relax...
    Ci stiamo abituando a non ascoltare più il grido del mondo che soffre.
    ...
    purtroppo...
    un caro saluto da claudio

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  36. Un saluto per Harmonia. Adesso provo ad entrare nel "banchetto" per vedere secisono novita'. Ciao

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  37. L'Iraq sembra proprio un nuovo Vietnam...

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  38. casomai Libano, Luca!
    e comunque, visto come è finito il Vietnam, meglio la presennza americana in Iraq;

    gli americani affrontarono il Vietnam, xk la perdita del Vietnam del Sud avrebbe significato il crollo dell'intera area del Sud Est asiatico, cosa puntulamente verificata, basta ascolatre le proteste dei radicali a favore dei montagnard.

    Il libano e la rivoluzione in Iran sono più simili, anche se per Al Qaeda l'Iraq è un problema: la capitale del califfato è irrimediabilmente apostata.

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  39. casomai Libano, Luca!
    e comunque, visto come è finito il Vietnam, meglio la presennza americana in Iraq;

    gli americani affrontarono il Vietnam, xk la perdita del Vietnam del Sud avrebbe significato il crollo dell'intera area del Sud Est asiatico, cosa puntulamente verificata, basta ascolatre le proteste dei radicali a favore dei montagnard.

    Il libano e la rivoluzione in Iran sono più simili, anche se per Al Qaeda l'Iraq è un problema: la capitale del califfato è irrimediabilmente apostata.

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  40. casomai Libano, Luca!
    e comunque, visto come è finito il Vietnam, meglio la presennza americana in Iraq;

    gli americani affrontarono il Vietnam, xk la perdita del Vietnam del Sud avrebbe significato il crollo dell'intera area del Sud Est asiatico, cosa puntulamente verificata, basta ascolatre le proteste dei radicali a favore dei montagnard.

    Il libano e la rivoluzione in Iran sono più simili, anche se per Al Qaeda l'Iraq è un problema: la capitale del califfato è irrimediabilmente apostata.

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