sabato 26 marzo 2005

Il silenzio


 



 


«Vi è mai capitato quel momento di grazia in cui, stando nel profondo silenzio, si avverte una specie di sinfonia o di coro dalle innumerevoli voci? Il silenzio non è sempre, come sembra, una assenza di eloquio, potrebbe anche essere un modo di accogliere, tramite le vibrazioni della nostra struttura umana le voci dell'infinito cosmo. 'Vogliamo un tuo discorso', dissero un giorno a Buddha i suoi discepoli. Buddha prese un fiore e si alzò tenendolo in mano in silenzio. Fu quello il famoso 'sermone dei fiori' da cui trasse origine il buddhismo zen, questa grande scuola del silenzio, che prima o poi, in una forma o in un'altra, l'uomo occidentale dovrà decidersi a frequentare.
La parola che illumina nasce dal silenzio come il fulmine nasce dalla nube. Il senso della parola infatti non è di trasmettere, è di comunicare, e cioè di rilevare ciò che sta oltre la parola. Le parole occultano o svelano, trasmettono comandi o comunicano amore. Esse hanno una storia in cui si riflette l'ambivalenza dell'uomo governato da due pulsioni, quella dell'aggressività e quella della comunione.
"In principio era il logos, la parola", sta scritto. Ma si potrebbe dire altrettanto bene che in principio era il sighé, il silenzio, che è l'altro nome di Dio. Ma anche parlando dell'uomo si può dire che in lui il principio è, insieme, la parola e il silenzio. "Noi siamo doppi a noi stessi", scriveva Montaigne, nel senso che noi portiamo in noi stessi una doppia identità; siamo, come io amo dire, editi ed inediti. L'uomo inedito è l'uomo come insieme di possibilità in attesa di adempimento, di trasformarsi cioè in realtà, diventando così dicibili a tutti. Perché come Dio è un Deus abscunditus, così anche l'uomo è a se stesso abscunditus. Nascosto, ma non del tutto, perché, come dice etimologicamente la parola coscienza (con-scientia), c'è una presenza dell'io a se stesso che ha l'unico limite di non potersi esprimere con parole, ma appunto perché le parole sono gli strumenti forgiati dall'uomo edito. L'uomo edito è quello che si ritaglia nella cultura in cui si è svolta la sua formazione, che è sempre una cultura governata dalle esigenze del gruppo di appartenenza. L'uomo inedito predilige il silenzio e, anche quando parla, le sue parole si caricano dell'ispirazione alla totalità, come dire a un mondo che non è quello della cultura espressa dai vocabolari, è la vera patria dell'essere. Diceva ancora Montaigne che per quanto l'uomo perlustri il suo perimetro "non si dà comunicazione all'essere". Se mi chiedi chi è Dio, diceva Agostino, non lo so, ma se non me lo chiedi, lo so. Restare fedeli a questo versante inedito della nostra realtà umana vuol dire, poi, saper entrare nella conversazione degli uomini senza alterigia, con umiltà, accettandone le regole, ma restando in qualche modo estranei, capaci, proprio per questo, di svegliare negli altri le segrete affinità elettive e cioè la dimensione inedita che resta repressa e soffocata nella chiassosa convivenza della piazza.
La parola veramente comunicativa fiorisce ai confini dell'uomo nascosto. Solo chi ha orecchi da intendere intende e ha orecchi da intendere chi a sua volta abita nel silenzio. Nel silenzio fioriscono le immagini in cui si riflettono le nostre possibilità che non hanno né possono avere cittadinanza nella città comune, la cui legge più severa è la discriminazione tra il possibile e l'impossibile. I sogni ad occhi aperti, quelli che nascono dal silenzio in cui lo spirito si concentra al massimo in se stesso, sono le traduzioni immaginative delle possibilità che fervono in noi in attesa del loro tempo.
Ma anche Dio è, a sua volta, edito ed inedito, conosciuto e sconosciuto. Nessun nome è più funesto di quello di Dio quando diventa dio edito, il dio del gruppo, della città, emblema e garanzia di ogni potere. L'uomo inedito lo sa e non ama nominarlo. Il vero Dio è un Deus abscunditus, l'estremo corrispettivo dell'homo abscunditus. La preghiera è, nella sua intima essenza, una silenziosa corrispondenza tra l'uomo sconosciuto e il Dio sconosciuto. Non si parla di Dio, dunque, si parla a Dio, e parlando di lui le parole sono di inciampo. Nominare significa possedere, e un Dio posseduto è un idolo fatto a immagine e somiglianza dell'uomo. Il limite dell'ateo è di essere a suo modo del tutto conforme alle misure dell'uomo edito, il corrispettivo dialettico del bigotto o del clericale che fanno di Dio un punto di sostegno delle loro sicurezze pubbliche e delle loro aspettative maturate sulle pulsioni della società in cui si sono integrati. La religione è loquace e scrive il nome di Dio sui muri, la fede silenziosa lo cancella: la verità di Dio è nel momento in cui il suo nome si cancella. La preghiera è il respiro dell'uomo nascosto che si protende verso Colui che è nascosto: l'incontro, se c'è, non è dicibile. Dio non si dimostra, Dio si mostra e si mostra a chi, rinunciando a quella sottile forma di potere che è la parola, si mostra a sua volta».


Padre Ernesto Balducci, 1992


Fonte: http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_10295.html


Dal caro amico Alain (zenblog.splinder.com) mi arriva questa splendida testimonianza:


 




"Il Buddha dichiarò: “Possiedo l’occhio del tesoro della vera legge, dell’autentico dharma, lo spirito sereno del nirvana, ed ora è trasmesso a Mahakasyapa”. Fu la prima trasmissione i shin den shin (da cuore a cuore) di questa “saggezza del Risveglio assolutamente pura, che non contiene nulla sul quale appoggiarsi". Appunto nulla, tantomeno le parole.

19 commenti:

  1. di balducci ho letto "adoratoriu del diavolo e rock satanico" e devo dire che non mi è parso tanto male; di certto migliore dei tanti che vedono il dmeonio ovunque!

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  2. Balducci ha ragione...la parola uccide Dio o ciò che intendiamo con assoluto. Mi fa piacere che Balducci citi all'inizio il famoso episodio del fiore di Buddha nel quale trasmise l'insegnamento a Mahakasyapa (che, solo sorridendo, l'aveva compreso).

    Il Buddha dichiarò: “Possiedo l’occhio del tesoro della vera legge, dell’autentico dharma, lo spirito sereno del nirvana, ed ora è trasmesso a Mahakasyapa”. Fu la prima trasmissione i shin den shin (da cuore a cuore) di questa “saggezza del Risveglio assolutamente pura, che non contiene nulla sul quale appoggiarsi". Appunto nulla, tantomeno le parole.

    Serena Pasqua Harmonia a te e famiglia, e grazie d'avermi dato la possibilità di parlare, seppur brevemente, di cose che, sai, a me molto care. Un caro abbraccio. Alain

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  3. Ho avuto il privilegio di conoscerlo di persona alla Badia Fiesolana... una persona eccelsa, Balducci!.. una persona 'controcorrente', anche per la chiesa!
    Stupenda omelia pasquale, questa!!!!!

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  4. Carissima Harmonia, Padre Balducci, quando facevo il liceo, veniva spesso nella mia scuola--gestita dai Padri Scolopi, e Balducci apparteneva appunto a quell'ordine religioso--a discutere di filosofia e di religione con gli studenti. E' stato una stella polare per me.

    La meditazione che hai riprodotto è assulutamente perfetta e illuminante. Mi ha dato un brivido di commozione (ho letto varie cose di Padre Balducci, ma questa non la conoscevo. Pertanto grazie di cuore.

    A te e alle persone che ti sono care un grande, caloroso augurio di Buona Pasqua!

    Roberto

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  5. Ti auguro buoni giorni harmonia, a te e tutto ciò che hai di più caro.

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  6. un bacio dolce per te cara ahimsa che siano giorni sereni e di silenzi colmi di pace.

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  7. Mi piace evidenziare questo passaggio..è straordinario!
    " Il senso della parola infatti non è di trasmettere, è di comunicare, e cioè di rilevare ciò che sta oltre la parola. Le parole occultano o svelano, trasmettono comandi o comunicano amore."

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  8. ..che la colomba rituale porti in bocca un ramoscello amorevole..

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  9. nel silenzio di Dio possiamo accogliere il mistero della sua presenza ...
    che la Pasqua sia quel mistero che si rivela nella Resurrezione...
    con affetto Harmonia Auguri!
    Sil

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  10. Un abbraccio e un caro Augurio di Buona Pasqua.
    Vado troppo di fretta per commentare scusa....

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  11. il silenzio mi terrorizza..
    forse non sono pronta ad ascoltarlo, ancora..

    feau

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  12. "Ascolta, figlio, il silenzio.
    E' un silenzio ondulato,
    un silenzio,
    dove scivolano valli ed echi
    e che piega le fronti
    al suolo."
    (Federico Garcia Lorca)
    ______
    Amica carissima, non sono riuscito prima a passare per leggere questo post di rara intensità: ti lascio questi versi come pegno.
    TpnO.

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  13. Forse, in questi momenti così 'densi' di avvenimenti, un pò di silenzio... -per ricentrarsi, per ascoltarsi ed ascoltare-... forse... è l'unica cosa che resta da fare.

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  14. Uo scritto straordinario; padre Balducci, che ho avuto modo di ascoltare e di leggere ( scriveva su Testimonianze, un importantissimo periodico a Firenze) fa parte delle voci consolanti di una Chiesa davvero salvifica.

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