Il discorso di Mario Luzi al Senato
"Signor presidente, onorevoli colleghi, sento di dovere un ringraziamento dal profondo del cuore a quanti, e sono molti, si sono adoperati per questa nomina che mi onora superlativamente. Con pubbliche petizioni sottoscritte da molti cittadini famosi o oscuri, con appelli radio e giornalistici si è prodotta una mozione di simpatia più diffusa di quanto potessi aspettarmi. A tutti indistintamente un saluto riconoscente nella speranza di non deludere completamente l'aspettativa.
Con particolare affetto e devozione rivolgo il pensiero al presidente della Repubblica che mi ha ritenuto degno di sedere in questo seggio. Misuro infatti l'altezza dell'onore fattomi dalla statura culturale e civile di coloro, senatori a vita, che mi siedono accanto in questo consesso. La lista dei nomi ai quali il mio va ad aggiungersi è impressionante e mi fa dubitare di essere vittima di un abbaglio.
No, non è un abbaglio, devo convincermi, e dunque io siedo veramente dove hanno seduto Manzoni, Carducci, Montale, ma anche Garibaldi, Verdi, Verga.
La storia dell'Italia è salita fin qua, e addirittura qua è stata fatta. Il che è avvenuto non infrequentemente.
L'istituzione ha un grande prestigio e ha, allo stesso tempo, una parte incisiva e determinante nella vita politica nazionale. Mi permetto di insistere su questo vocabolo che voglio sia inteso nella pienezza che le aspirazioni tribolate e appassionate delle vicende risorgimentali e postrisorgimentali gli hanno dato, senza diminuzioni palesi o surrettizie.
Non sono un uomo di parte, né di partito e spero neppure di partito preso. Sono qui, suppongo, aldilà dei miei meriti, non dico a rappresentare, ma almeno a significare un lato della nostra realtà troppo spesso trascurato e maltrattato, quando dovrebbe essere privilegiato e sostenuto in tutte le sue manifestazioni di splendore e di bisogno. E' il settore, ma dispiace chiamarlo così, della cultura, dell'arte, della loro storia, dei loro documenti e monumenti, della loro attualità.
Non sono un uomo di parte, dicevo, sono però un uomo di pace e tutto quanto si fa per promuoverne e assecondarne il processo e la durata lo considero sacrosanto, inclusa qualche inopportunità, qualche errore controproducente perdonabile con la buona fede.
Non devo dire molto di più su me stesso se non confermarmi nell'atavico sentimento comune a tutti gli uomini della mia generazione e delle antecedenti alla mia che l'Italia è un grande paese in fieri, come le sue cattedrali.
Lo è secolarmente, non discende da una potestà di fatto come altre nazioni europee, viene da lontani movimenti sussultori fino alla vulcanicità dell'Otto e del Novecento. La nazione si unisce e ascende a se stessa, la sanzione di quella ascesa è lo Stato, per il quale penso si debbano avere, data la nostra storia, speciali riguardi. Revolution e amelioration possono equamente curarlo, ma tradirlo e spregiarlo non dovrebbe essere consentito a nessuno. Con questi pensieri e convincimenti mi associo a questo illustre consesso".
Consegnato al Presidente del Senato pochi giorni prima di morire, non ha fatto in tempo a pronunciarlo.
L'ultima poesia di Mario Luzi
Il termine, la vetta
di quella scoscesa serpentina
ecco, si approssimava,
ormai era vicina,
ne davano un chiaro avvertimento
i magri rimasugli
di una tappa pellegrina
su alla celestiale cima.
Poco sopra
alla vista
che spazio si sarebbe aperto
dal culmine raggiunto...
immaginarlo
già era beatitudine
concessa
più che al suo desiderio al suo tormento.
Sì, l' immensità, la luce
ma quiete vera ci sarebbe stata?
Lì avrebbe la sua impresa
avuto il luminoso assolvimento
da se stessa nella trasparente spera
o nasceva una nuova impossibile scalata...
Questo temeva, questo desiderava
FIRENZE - La sua ultima poesia, battuta al computer da Caterina Trombetti, sua assistente e amica, domenica sera, poche ore prima della morte. Gli ultimi versi di Mario Luzi, grande poeta del Novecento.
Fonte: La Repubblica, 2 marzo 2005 http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/spettacoli_e_cultura/marioluzi/ultimomess/ultimomess.html; http://www.repubblica.it/2005/b/sezioni/spettacoli_e_cultura/marioluzi/ultimapoe/ultimapoe.html
Già, "tradirlo e spregiarlo non dovrebbe essere consentito a nessuno". E invece sta diventando la prassi...
RispondiEliminami ha fatto piacere rileggere il discorso...Un bacio. Alain
RispondiEliminaBellissimo discorso su cui in parecchi dovrebbero riflettere.
RispondiEliminaciao rosi
Bellissimo discorso su cui in parecchi dovrebbero riflettere.
RispondiEliminaciao rosi
Bellissimo discorso su cui in parecchi dovrebbero riflettere.
RispondiEliminaciao rosi
..mi sono commossa..sai..non conoscevo il testo...
RispondiEliminaBuon viaggio Mario..mi sembra di vedetti volare lassù nell'immensità che, quaggiù, hai cercato e regalato coi tuoi versi..
RispondiEliminaBuon viaggio Mario..mi sembra di vedetti volare lassù nell'immensità che, quaggiù, hai cercato e regalato coi tuoi versi..
RispondiEliminaBuon viaggio Mario..mi sembra di vedetti volare lassù nell'immensità che, quaggiù, hai cercato e regalato coi tuoi versi..
RispondiEliminagrazie..un abbraccio
RispondiEliminagrazie non lo conoscevo
RispondiEliminaMi piace pensare che a Mario Luzi sia dato scegliere, se dissolversi nella beatitudine di una pace finalmente perfetta o tornare giù a dare una mano. Quella sarebbe "una nuova impossibile scalata"
RispondiEliminaun saluto. Alain
RispondiEliminafantastica, anche l'occasione. poeta della sua vita fino in fondo.
RispondiEliminaGrazie per avermela fatta leggere. Un baciotto*
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