Il Senato
 
      
- Si dice che sono molti anni che si discute e non si è mai fatto 
nulla. Perché opporsi adesso, quando si decide, finalmente, di fare 
qualcosa di positivo per l'aggiornamento della Costituzione?
 
- Non si tratta di fare a tutti i costi, ma di fare bene, aggiornando 
quando occorre, ma rispettando lo spirito e i valori della Costituzione
 
- Dunque, contrarietà ad ogni modifica del sistema parlamentare?
 
-  Niente affatto: si può correggere il “bicameralismo perfetto” in 
modo molto semplice e rapido: differenziando, almeno in parte, il lavoro
 delle Camere (ad esempio, riservando la fiducia al Governo, solo alla 
Camera, e il controllo sull'esecutivo e sull'attuazione ed efficacia 
delle leggi, al Senato). E poi creando un sistema che consenta di 
approvare insieme le leggi più importanti e che affidi le altre ad un 
solo ramo del Parlamento, con la facoltà di intervento da parte 
dell'altro ramo. Questa riforma si sarebbe potuta fare in poco tempo, 
già col Governo Letta, invece di mettere mano a modifiche molto estese e
 controverse.
 
- Ma questo che viene configurato è il Senato delle autonomie?
 
- Non è vero, perché non rappresenta le Regioni, ma assegna solo 
determinati poteri a Consiglieri regionali e a Sindaci. In Paesi come la
 Germania, è il governo dei Lander (Regioni) che elegge il Senato e così
 nasce una vera rappresentanza delle autonomie.
 
- Ma non c'è il lato positivo del risparmio di spesa, visto che la funzione dei Senatori è prestata a titolo gratuito?
 
- Se si pensa che occorre ridurre il numero dei parlamentari, si può 
ridurre proporzionalmente il numero dei Deputati e quello dei Senatori. 
Se invece si riduce drasticamente solo il numero dei Senatori, 
squilibrando il sistema, vuol dire che il disegno è un altro: 
praticamente “azzerare” il Senato e dare tutto il potere ad una sola 
Camera ed a chi la governa. Questo è grave e pericoloso perché elimina 
il sistema di pesi e contrappesi giustamente disegnato dalla 
Costituzione. Quanto al “compenso”, a prescindere dal fatto che nessuno 
può credere che si faccia un lavoro in più, gratuitamente, il problema è
 che non si possono fare due mestieri contemporaneamente. Quindi la 
gratuità è solo una finzione.
 
- Ci sarà uno snellimento al procedimento legislativo.
 
- Non è vero, perché sono previsti molti tipi e molte modalità di 
esercizio della funzione legislativa (secondo alcuni, sette, secondo 
altri, assai di più); l'art. 70 della Costituzione si risolveva in una 
riga e mezzo, quello “nuovo” si protrae per tre pagine ed è indice solo 
di confusione, conflitti, rallentamento.
 
- Comunque si deve riconoscere che il Senato è eletto dal popolo.
 
- Non è vero: è eletto dai Consigli regionali e da alcuni Sindaci, con
 modalità non ancora definite e rinviate ad una legge ordinaria (che 
ancora non c'è).
 
- Ma perché si raccolgono le firme se il referendum è stato già chiesto da parlamentari e dal Governo?
 
- Le firme si raccolgono per vari motivi: 1. perché si coinvolgono i 
cittadini, informandoli e rendendoli consapevoli dei problemi di cui si 
sta discutendo; 2. perché è sempre bene entrare in gioco in modo attivo e
 non solo operando di rimessa, specialmente quando è in campo il 
Governo, che non dovrebbe occuparsi di riforme costituzionali, ma ha 
strumenti rilevanti per informare e convincere gli elettori; 3) perché 
raggiungendo il numero di firme necessarie e depositate in Cassazione, 
si acquisisce il diritto a spazi televisivi, radiofonici ed a rimborsi 
in caso di successo. Questo è importante per partecipare, a pieno 
titolo, alla fase decisiva della campagna referendaria ed anche per 
avere rimborsi delle spese sostenute e spesso volontariamente anticipate
 da cittadini volonterosi; ai quali potrebbero essere restituite.
 
- Cosa accadrà se vincerà il NO? Sarà il caos?
 
- Trattandosi di riforma costituzionale, non succederà nulla. Tutto 
resterà come prima, sul piano costituzionale, essendosi però evitato uno
 stravolgimento del sistema costituzionale e restando ben aperta la 
possibilità di apportare quelle opportune modifiche, ritenute necessarie
 per correggere il cosiddetto “bicameralismo perfetto”. Quanto alle 
conseguenze politiche, ne ha parlato solo il Presidente del Consiglio. 
Noi siamo di diverso avviso e non lasciamo entrare la politica-partitica
 nella campagna referendaria. Escludiamo, in ogni caso, il caos; il 
Governo andrà avanti fino a che il Parlamento gli darà la fiducia. E 
questo non c'entra nulla con le riforme costituzionali.
 
- Ci sono altre misure, nella legge sulla riforma del Senato. Anche su queste avete da ridire?
 
- Certamente: a) mentre si parla di partecipazione e della necessità 
di rafforzarla, si triplica il numero delle firme necessarie per i 
progetti di legge di iniziativa popolare; si rimanda alle “calende 
greche” la trattazione, da parte del Parlamento, che invece dovrebbe 
essere tempestiva e certa; b) c'è un rafforzamento dei poteri 
dell'esecutivo, che può fortemente incidere sull'agenda del Parlamento, 
fissando termini perentori per la trattazione di temi ritenuti 
importanti dal Governo, col rischio di restringere o addirittura 
eliminare il dibattito in Aula; e non è poco. Senza contare tutta la 
parte relativa alle autonomie, sulla quale avremo occasione di tornare; 
c) non si capisce il senso dei cinque senatori nominati dal Presidente 
della Repubblica; il quale, poi, può nominarne altri, per una durata 
diversa (sette anni) da quella del normale mandato dei senatori.
 
 
 
 
 
 
          
      
 
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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