lunedì 23 maggio 2016

Legge elettorale Italicum

Legge elettorale

La nuova legge elettorale ha recepito molte delle osservazioni pervenute da varie parti e fatte proprie dalla Corte Costituzionale; e dunque è ora necessaria ed utile.
Non è così; la legge elettorale è stata oggetto di vari ripensamenti e poi costruita sul modello di un partito che vince le elezioni superando il 40% e ottenendo un premio di maggioranza (340 parlamentari in più). Così governerebbe da solo, tanto più che non sarebbe più disturbato dal Senato, privato di reali poteri.
Il cittadino può liberamente esprimersi e non più dipendere dalle scelte dei partiti.
Non è vero: restano 100 capilista che vengono praticamente nominati dai partiti; in più, per essi c'è la possibilità di presentarsi in più circoscrizioni ed esercitare solo in seguito l'opzione, col risultato che sarà eletto, ancora una volta, chi è stato designato dal partito di provenienza. Inoltre, c'è anche il premio di maggioranza, che praticamente distorce la volontà popolare, mutando in modo consistente la composizione della Camera. Le preferenze ci sono (due) ma rappresentano la parte minore e secondaria, restando esclusi comunque, i capilista.
Essendo stato previsto il ballottaggio ed essendo escluse le coalizioni, vincerà comunque il migliore
Non è così: al ballottaggio, non essendo previsto un quorum, vince chi ha più voti e prende il premio di maggioranza anche se i voti sono stati assai pochi (è stato ipotizzato che potrebbe “conquistare” la Camera, con tutte le conseguenze già dette, il partito che ha ottenuto solo il 25 % dei voti; davvero questo rappresenterebbe la volontà popolare?)
La nuova legge rispetta le indicazioni della Corte costituzionale?
No: quanto meno per ciò che attiene al premio di maggioranza ed ai capilista. Tant'è che un Tribunale ha già sollevato la questione di costituzionalità della nuova legge e la Corte deciderà il 3 ottobre prossimo.
Una legge elettorale, però, è necessaria visto che il Porcellum è stato cancellato dalla Corte Costituzionale e quindi si sta procedendo in base a ciò che è sopravvissuto.
Certo, una legge ci vuole, ma democratica e corrispondente alla volontà della Corte; il referendum viene proposto non su tutta la legge, ma sui due punti sopra indicati. Peraltro, si tratta di una legge elettorale solo per la Camera. E il Senato, come verrà eletto?
La legge elettorale non è nella Costituzione e quindi non si tratta di una riforma costituzionale; perché dunque viene praticamente abbinata nella campagna referendaria alla Riforma del Senato?
La ragione è semplice: è un problema di democrazia e di rappresentanza; se due leggi, contemporaneamente, tolgono spazi di rappresentanza ai cittadini, incidono sulla pienezza dell'esercizio della sovranità popolare, alterano il sistema di poteri e contropoteri deliberato dalla Costituzione, finiscono inesorabilmente per influenzarsi a vicenda e soprattutto per porre, unitariamente, un problema di democrazia, che entra sempre in gioco quando si incide sulla rappresentanza e sulla libera manifestazione della volontà dei cittadini, cui spetta, per indicazione della Costituzione, la sovranità popolare.
Questa legge, anche se ha qualche difetto, favorisce la governabilità. Ha il grande vantaggio di far conoscere i risultati la stessa sera delle elezioni consentendo, così, subito, la formazione del governo.
La governabilità non è e non può essere un mito; e soprattutto non può essere garantita da strattagemmi normativi, dipendendo dalla volontà degli elettori e dalla capacità dei partiti di lavorare per il bene comune. D'altronde, la Germania - per fare un esempio – non ha questa legge e in occasione delle ultime elezioni si è creata una situazione di stallo, risolta, peraltro, dalla responsabilità dei due maggiori partiti, che hanno dato luogo ad una coalizione di governo; così rispettando, sostanzialmente, la volontà dei cittadini e non forzandola.

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