FIGLI DI UNA MORALE MINORE
Ritorno a Socrate
La persona ha valore in sé e per questo non ha prezzo. Quando si sente parlare più o meno esplicitamente della prostituzione come attività cui ci si può dedicare senza remore, la mente barcolla. Siamo forse diventati figli di una morale minore?
Certo, la prostituzione di lusso, quella ben pagata, nelle magioni avvolte nel velo splendente della ricchezza, è ben tollerata, anzi considerata con benevolenza e sorrisis di complicità per gli utilizzatori finali.
La prostituzione povera, invece, quella esercitata preferibilmente sui marciapiedi delle periferie, lontano dagli occhi pudichi dei benpensanti, è quasi universalmente considerata un disvalore.
Il cliente, normalmente maschio, è protagonista della compravendita, ma lo si guarda con indulgenza, soprattutto se potente e ricco: non è forse il mestiere più antico del mondo? La dissociazione è evidente, ma il paradosso viene dissimulato o non viene colto affatto.
In tutto questo mi fa orrore moralmente la teorizzazione della pratica che viene omologata a un qualsiasi altro lavoro. Mi fa orrore l'autentico relativismo etico dei maestri di morale universale. Mi fanno orrore la confusione e la condivisione e la corruzione dei ragionamenti fatti dovunque, diffusi a mezzo stampa e televisione, con urla e violenze verbali contro chi afferma che la persona ha valore in sé e per questo non ha prezzo.
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