domenica 4 gennaio 2009

GUERRA, VITA, MORTE


http://it.wikipedia.org/wiki/Striscia_di_Gaza



«Per il nuovo anno vorrei che Israele si rendesse conto che il conflitto non può essere risolto con mezzi militari. E che Hamas capisse che non è suo interesse servirsi della violenza». Daniel Barenboim, direttore d'orchestra, ha semplicemente evidenziato il carattere irresolvibile del conflitto armato che dura dal 1948. Più di sessant'anni. Una guerra che richiama quella dei Cento anni: quanti ne ricordano i motivi? Immane stupidità. Annidata nel nostro cervello, come sostiene Rita Levi Montalcini: "Il cervello spiega tutto. Bisogna partire da qui. Il nostro modo di comportarci è più emotivo che cognitivo. Esiste un centro arcaico del cervello, limbico: non ha avuto nessuno sviluppo dall’australopiteco ad oggi, è identico. È la sede dell’aggressività. Il cervello limbico ha salvato l’uomo quando è sceso dagli alberi, gli ha consentito di difendersi e combattere. Oggi può essere la causa della sua estinzione."



Continua la tragedia di Gaza e, in generale, dei due popoli costretti a convivere. Già la parola "striscia" mi provoca una sindrome claustrofobica. Se al dato geografico e politico aggiungo l'odio e l'impossibilità di una vita pacifica di due popoli l'uno accanto all'altro, sfioro la follia dell'animale in gabbia. Quando tento di immedesimarmi ora in un israeliano ora in un palestinese, non riesco a uscire dal mio schema mentale che rifiuta la guerra: rifiuterei tanto la logica del governo israeliano quanto quella di Hamas e vorrei costringerli a ragionare. Ma sarei sicuramente fuori della realtà umana che ancora contempla ancora la guerra come "soluzione" più o meno finale dei conflitti.



*


Riporto con orrore un breve pezzo di un lungo e complicato libro di psicoanalisi della guerra. Con orrore perché la guerra appare inscritta nei nostri archetipi e con speranza perché il progresso culturale ci consentirebbe di eliminarla dalla nostra storia.


"Non esiste una soluzione pratica alla guerra perché la guerra non è un problema risolvibile con la mente pratica, la quale è più attrezzata per la sua conduzione che per la sua elusione o conclusione. La guerra appartiene alla nostra anima come verità archetipica del cosmo. E' un'opera umana e un orrore inumano, e un amore che nessun altro amore è riuscito a vincere. Possiamo aprire gli occhi su questa terribile verità e, prendendone coscienza, dedicare tutta la nostra appassionata intensità a minare la messa in atto della uerra, forti del coraggio che la cultura possiede, anche nei secoli bui, di continuare a cantare mentre resiste alla guerra. Possiamo comprenderla meglio, differirla più a lungo, lavorare per sottrarla via via al sostegno di una religione ipocrita." (James Hillman, Un terribile amore per la guerra, Adelphi, pag. 259)



*


La guerra e l'etica della morte e della vita di Eugenio Scalfari (La Repubblica, 4 gennaio 2009)

5 commenti:

  1. Ciao,
    spero che tu abbia passato delle festività serene.
    Ti prego di visitare il mio blog e prendere lettura dell'appello che lì si trova.
    Grazie e scusa l'eventuale disturbo.

    RispondiElimina
  2. la gente si uccide e sa che poi dovrà fare la pace. Si stanno massacrando per avere più potere al tavolo delle trattative. Assurdo hai pienamente ragione

    RispondiElimina
  3. E' tutto così triste ed assurdo che risulta difficile perfino fare un semplice commentino senza evitare i soliti ammonimenti. Se l'aggressività è la stessa dai tempi dei tempi deve considerarsi giocoforza una invincibile patologia e, vista la premessa, dobbiamo convenire che allora, ahinoi, le guerre non finiranno mai.
    Ciao, harmonia, ma intanto seguitiamo a dire ubuntu...hai visto mai....

    RispondiElimina
  4. Sacrosante parole quelle della Montalcini che calzano come un guanto in questa ed in altre situazioni tragiche.
    Vengo fuori da una esperienza che credevo pacifica, perciò rimango una disincantata.
    Ti bacio

    RispondiElimina
  5. Sacrosante parole quelle della Montalcini che calzano come un guanto in questa ed in altre situazioni tragiche.
    Vengo fuori da una esperienza che credevo pacifica, perciò rimango una disincantata.
    Ti bacio

    RispondiElimina