martedì 19 febbraio 2008

DEMOCRAZIA


"La democrazia è un sistema politico mutevole e insieme vulnerabile. Per rivitalizzarla oggi è indispensabile connettere rappresentanza e partecipazione, economia e politica, famiglia e istituzioni."


Paul Gingsborg, docente di Storia dell'Europa contemporanea a Firenze, ha scritto un paio d'anni fa "La democrazia che non c'è", un librino smilzo in cui ragiona intorno alla necessità di adeguare la democrazia ai problemi posti dall'attuale momento storico e di proteggerne i valori più preziosi. Dopo aver analizzato la "democrazia come sistema politico", Gingsborg individua le cause  non esclusivamente politiche della crisi di questo periodo.


"Uno dei fattori più importanti è l'economia.  Gran parte parte della letteratura sulla democrazia, in particolare quella di stampo liberale, condivide la tesi che le evidenti disparità di ricchezza e potere tra i singoli cittadini nelle moderne democrazie abbiano scarso peso sulla qualità di queste ultime. E' vero esattamente l'opposto. Se i cittadini godono di pari diritti nella sfera politica ma vivono manifeste sproporzioni in quella economica, la democrazia rischia di uscirne profondamente incrinata. Spesso le democrazie di più lunga data vengono definite "mature". Ma se, come nel caso americano, sono caratterizzate da drastiche diseguaglianze economiche che si ripercuotono direttamente e incisivamente sulla democrazia politica attraverso meccanismi quali i finanziamenti elettorali e le lobby imprenditoriali, meglio forse allora definirle "troppo mature". [ pag. 97-98]


"Democrazia e genere. Oggi 'L'asservimento delle donne' è uno dei testi di John Stuart Mill più ampiamente tradotti, discussi e studiati. Dietro questo rinnovato interesse s cela il pressante interrogativo circa il rapporto tra genere e democrazia. L'atto di reinventare e, si potrebbe dire, rianimare la democrazia è ad esso intimamente connesso. [...] Il genere non si limita a permeare la sfera politica ed economica, ma sotto molti aspetti ne determina la specifica forma e configurazione." [pag. 115]


Un paio di citazioni, con tutti i difetti delle citazioni staccate dal contesto, solo per riflettere su due fattori che limitano la cultura democratica. Un altro fattore di crescente complessità è l'attenzione che le singole persone riservano ai temi di pubblico interesse, e la possibilità concreta di partecipare. La tecnologia della rete, con i suoi rischi e i suoi vantaggi, può essere uno strumento efficace per superare le difficoltà oggettive di una rappresentanza che la vastità delle nostre società rende necessariamente indiretta. Rappesentanza particolarmente indiretta in queste elezioni italiane che stanno sancendo una distanza tra cittadini e loro rappresentanti tanto abissale quanto incolmabile.


 A proposito di Internet


Life must go on in Gaza and Sderot


JERUSALEM (Reuters) - "Peace man" is from the Gaza Strip. "Hope man" lives across the Israeli border in Sderot.




Both yearn for an end to violence and have grand dreams of nurturing Palestinian-Israeli friendship and promoting peace.

But since Hamas Islamists seized control of Gaza in June and Israel shut its frontier, the two have been unable to meet, let alone work on plans for a Gaza-Sderot children's summer camp. So they decided to keep their friendship alive in cyberspace by creating a joint blog in English that explores daily life on both sides of Israel's conflict with Hamas and pushes for an end to the violence.


"We wanted to open our lives and suffering to the world and show this isn't just a political issue, there are real people involved," Hope man, a 42-year-old father of three, told Reuters by telephone.


"We wanted to show there are ordinary people who are looking for alternatives to violence."


Both bloggers keep their identities secret for fear of harassment or perhaps worse in Gaza, where dialogue might be viewed as collaboration. They use the "Peace man" and "Hope man" nicknames on their site, www.gaza-sderot.blogspot.com. [...]


( Editing by Robert Woodward - QUI - La Stampa, 19 febbraio 2008: Un blog dove i confini non contano - QUI )


13 commenti:

  1. Miao...miao...

    Un sorriso enigmatico

    Lo Stregatto

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  2. Miao...miao...

    Un sorriso enigmatico

    Lo Stregatto

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  3. Miao...miao...

    Un sorriso enigmatico

    Lo Stregatto

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  4. Miao...miao...

    Un sorriso enigmatico

    Lo Stregatto

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  5. Una analisi acuta quanto giusta. Dietro la parola democrazia cominciano a nascondersi forze che di democratico hanno niente, e non basta il mito delle "libere elezioni" a riempire la parola. In quanto allasituazione italiana, speriamo che lavigorosa sterzata del Partito Democratico consenta di attenuare il distacco che dici tra classe politica e cittadini. Senza sognare forme di democrazia all'ateniese, che sono impossibili in una Nazione moderna, basterebbe una buona informazione e la possibilità di scegliere la rappresentanza. la Rete può dare una mano in questo senso.

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  6. Già, parole profonde, in contrasto con quelle che scorrono a fiumi, in queste serate di propaganda elettorale, senza dire assolutamente nulla; concetti altissimi affidati a persone bassissime, che le usano troppo spesso senza saperne il senso reale. Il tutto, in una situazione elettorale in cui comunque il candidato diventa un nominato dal partito, e noi col nostro voto possiamo solo attestare ma non scegliere.
    Ed il peggio, temo, deve ancora arrivare, dato che dove non si arriva alla testa (per mancanza di materia prima...) si colpisce allo stomaco: ieri sera anche un bambino avrebbe notato la differenza, a "Ballarò", tra le idee illustrate da Finocchiaro, rispetto al pappagallismo della badante di Arcore, che al di là di un "il presidente B. ha detto...ha fatto..farà.." nulla di personale ha saputo infondere. Che tristezza.....

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  7. ... che la chiave di tutto stia in quegli aggettivi "mutevole" e "vulnerabile"?

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  8. siamo all'ultimo stadio della cosa, cosa verrà dopo è un bel rebus. più che altro è per chi è ragazzo che non sa chi cavolo votare che è un casino.

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  9. ciao Le tue affermazioni sono giuste. Ma quale democrazia? se ognuno tira l'acqua al suo mulino. Basta sentire le varie reti, che ti propinano i programmi elettorali, con un linguaggio, a dir poco assurdo, senza costrutto, si capiscono solo loro. Ma si sa, se il popolo non capisce meglio, così si frega di più. Questa la chiami democrazia. Spero in un cielo dove spunta l'arcobaleno dopo la tempesta. ciao penny

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  10. Non basta dire "democrazia" perchè democrazia sia, e non basta votare.Ho letto anch'io il libro che citi ed è bella la tua analisi, Giulia

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  11. Il vecchio detto ...il tuo è mio ed il mio è mio...che negli anni 50 veniva riferito ai partiti di chiara matrice comunista, è diventato il credo politico di tutti coloro che ci governano. Questo è il filo conduttore che si intravede nei discorsi che tutti i politici , ornandoli con belle parole e con false promesse, sottindendono nei loro programmi.Spero solamente che i cittadini di oggi, attraverso la rete, riescano a intravedere quale possa essere la strada giusta affinchè la democrazia, quella vera, che come giustamente fai emergere dal tuo post, possa finalmente portare giustizia sociale nel nostro paese.

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  12. Rousseau rifiutava la democrazia rappresentativa...in effetti le repubbliche "virtuose" all'inizio erano di poche migliaia di abitanti...si votava per alzata di mano....

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  13. anni orsono con un pentapartito si riusciva perlomeno a tamponare un emorragia temporanea, e la democrazia veniva aspersa quasi fosse acqua benedetta per capire se si era stati ingegnosi o se si era andati alla "speranzella". E comunque qualche stilla veniva sempre recuperata, mentre oggi prevedo il suo recupero più complicato, ricondotto ad un ruolo più soggettivo che proponitivo.

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