domenica 2 settembre 2007

TASSE LAVAVETRI SERVIZI


Avevo intenzione di parlare di: TASSE per dire che io le voglio pagare; di LAVAVETRI per dire che è giustissimo che tutti rispettino la legge, ma anche che tutti vengano puniti se trasgrediscono; di SERVIZI per dire che la loro efficienza dovrebbe essere l'obiettivo di tutti, o almeno di chi come me non può permettersi di pagare i celeberrimi PRIVATI che certo funzionano benissimo per i loro interessi privati e non per quelli pubblici degli utenti (non ci casco). Ma ho trovato bello e pronto l'editoriale domenicale di Furio Colombo:


Il distacco


Dove tace la sinistra, parla un grande banchiere. Ecco che cosa ha detto al «New York Times» del 31 agosto: «L’Italia, come la Germania, il Giappone, la Francia, è uno dei Paesi più pessimisti. Un sondaggio recente rivela che l’80 per cento dei cittadini di quei Paesi si aspetta un futuro peggiore. Sembra evidente che il problema sociale più grave con cui questi Paesi si misurano è la combinazione del capitalismo di mercato con la globalizzazione. Ciò rende la ricchezza di alcuni sempre più grande mentre la gran parte dei cittadini vive in un mare di ansia per tre grandi gruppi di problemi: la certezza, o qualche forma di continuità del posto di lavoro, la scuola dei figli, l’inclusione di un numero crescente di immigrati». Il banchiere si chiama Felix Rohatyn, è stato il numero uno della Banca d’affari Lazard Frères di New York, è stato ambasciatore americano in Francia, è stato l’uomo che - negli anni Settanta - ha salvato New York dalla bancarotta con grande e celebrata perizia finanziaria e senza lacrime e sangue. Ovvero senza licenziamenti di massa. In altre parole un liberal, della cui competenza e capacità di vedere le cose in grande avrà bisogno il prossimo presidente degli Stati Uniti, se sarà un democratico. La lezione di Rohatyn, come quella di altri grandi economisti che il mondo delle notizie italiano continua a ignorare, è: non perdetevi nei dettagli. Succedono cose grosse nel mondo: cercate di vederle, per governare. La vicenda dei lavavetri in Italia è umiliante per la sua piccolezza. Diciamo che saranno alcune centinaia in tutto il Paese di cui, come constata ogni giorno ciascuno di noi, la stragrande maggioranza rassegnati e gentili, pronti a rinunciare. Eppure la tv di Stato ci mostra l’assessore Cioni mentre, come un governatore inglese dell’altro secolo, assegna benevolmente un posto fisso a un anziano marocchino che ripetutamente ringrazia la telecamera. Alcuni sindaci di sinistra coraggiosamente si schierano a testuggine per salvare le loro città e il Paese dal nuovo pericolo.

Nessuno gli racconta che anche adesso, mentre Cioni tuona a Firenze per la salvezza dell’Italia spalleggiato dai più autorevoli editorialisti italiani, anche adesso, a New York, all’angolo di Canal Street con West Broadway, non si passa al semaforo senza una piccola transazione con il lavavetri del posto che, in quella città, è povero come in Italia, ma americano. E tutto ciò dopo che New York è stata governata dal famoso sindaco repubblicano Giuliani detto “tolleranza zero”. E tutto ciò sotto il governo del sindaco repubblicano Bloomberg che di recente, senza imbarazzo ha detto a una tv newyorchese: «Dopotutto si tratta di una piccola impresa».

Ma, da noi, il Corriere della sera dedica un vibrato editoriale al «vuoto valoriale» ( è scritto proprio così, «vuoto valoriale» ) di chi, nella stampa italiana, (leggi: «l’Unità», «il Manifesto») cinico o cieco o sovietico, non vede il problema dei lavavetri e non crede che, nel Paese della ‘ndrangheta, la legalità cominci con tre mesi di carcere, comminati da un assessore che sembra uscito da un film di Vanzina, e comunque decide al di fuori della Costituzione.

Forse esistono degli occhiali speciali per ingigantire problemi così piccoli, non solo al punto da istituire una giustizia sommaria dei semafori, ma anche per dividere l’Italia in due, fra il «pieno valoriale» dell’assessore Cioni e il «vuoto valoriale» di chi si stupisce e vorrebbe spiegazioni.

Evidentemente alcuni di noi, sbagliando, si ostinano a non rendersi conto che la vera illegalità, una enormità che avrebbe dovuto far trasalire un Paese civile da destra a sinistra, sono le parole di un capo partito potente (perché ex ministro e perché sostenuto in tanti modi da Berlusconi) quando annuncia: «Contro le tasse prenderemo il fucile».

Ma che cosa volete che sia la minaccia delle armi contro le leggi del suo Paese da parte di un leader politico che ha governato e potrebbe ancora governare, a confronto con la spugna dei lavavetri? Il «pieno valoriale» del vice direttore Pier Luigi Battista e dei suoi sindaci (non uno dei quali si è accorto di Bossi) sta nel gettarsi, a proprio rischio e pericolo, contro le spugne. Bossi avrà anche straparlato, ma dalla sua parte c’è Berlusconi e non si conoscono protagonisti della vita pubblica italiana che vogliamo esporsi al rischio di indispettirlo. Berlusconi non sarà più presidente del Consiglio, ma certo resta uno di buona memoria per il futuro. E anche nel presente è un editore in grado, quando vuole, di bloccare carriere o anche solo notizie su chi non gli piace.


***


Come vedete, con tutta questa inesistente questione, che ha occupato pagine doppie e quadruple di grandi quotidiani (e ringraziate il cielo che non c’era «Porta a Porta», altrimenti anche il criminologo sarebbe apparso accanto a un compatto schieramento politico destra-sinistra) siamo caduti in una piccolissima fenditura della realtà.

Sulla scena grande, quella occupata dagli adulti, Montezemolo ha annunciato la «emergenza fiscale». Si tratta di una denuncia grave e drammatica e - invece di ridicolizzarla - vorremmo avere l’autorità di chiedere quando, come, perché, rispetto a quale altro Paese si è creata questa “emergenza” che - tutto fa pensare nelle parole di Montezemolo - è unica al mondo. Montezemolo conosce bene, come lo conosco io, Felix Rohatyn. Sa che nel testo del «New York Times» che ho appena citato, uno degli uomini di finanza più influenti del mondo, esaminando il contesto della vita economica internazionale, dice: «L’Europa avrebbe difficoltà ad accettare un capitalismo senza vincoli come in America, perché il nostro sistema è troppo speculativo e permette una accumulazione senza limiti della ricchezza, un tipo di accumulazione rispetto a cui l’Europa prova disagio. L’improvvisa accumulazione di ricchezza degli “hedge funds” in così poco tempo, in così poche mani, è vista da molti con disgusto».

E poi racconta ai suoi lettori americani che in certi Paesi europei «un capitalismo più frenato (vuol dire più tassato, ndr) permette servizi e interventi sociali che negli Stati Uniti non esistono». Forse il presidente della Confindustria ricorderà che Felix Rohatyn è stato in prima fila fra gli economisti americani che più si sono battuti contro il famoso drastico taglio delle tasse ai ricchi che è stato il fiore all’occhiello del governo Bush. Forse si ricorderà che Felix Rohatyn è stato fra coloro che hanno denunciato il terribile destino toccato alla città di New Orleans (tutta la parte povera di quella città è stata distrutta dall’uragano Kathrina e non è stata mai ricostruita) per mancanza di fondi federali, a causa del famoso taglio.

Vorrei fare amichevolmente una proposta a Montezemolo. Propongo di invitare il banchiere americano (che, come è noto, conosce bene il nostro Paese) a partecipare con noi a un incontro con una sola domanda: «Ma in Italia, rispetto a tutte le altre grandi democrazie industriali, esiste davvero una emergenza fiscale, tenuto conto di tutti gli aspetti in cui, nelle varie legislazioni, si compone un bilancio, si deducono spese, si ottengono sostegni e vantaggi, si cancellano debiti e si ottengono remissioni e sconti»?

C’è qualcosa che non va, o almeno qualcosa da chiarire se, il 29 agosto, il presidente della Confindustria, nella sua lettera a piena pagina al «Corriere della Sera», chiede una tregua fiscale, e il giorno dopo, sullo stesso giornale, a partire da pag. 1, l’economista di sinistra Nicola Rossi interviene con un articolo dal titolo: «La tregua fiscale? Non basta». È come se fosse esplosa in tutte le teste, in tutte le coscienze, in tutto il Paese, dal grande imprenditore all’ultimo contribuente in busta paga, la persuasione che le tasse sono solo una rapina per finanziare la politica. Gira e rigira, anche le nobili e grandi denunce sui privilegi di chi legifera e di chi governa sono andate a finire nel pentolone cannibalesco della Lega. Ed è anche per questo, forse, che Valentino Rossi, con i suoi 126 milioni di euro sottratti - a quanto ci dicono - al fisco, appare meno ma molto meno deplorevole del barbiere di Montecitorio.

È come se ci si fosse dimenticati che, nonostante problemi gravi e disservizi ingiustificabili, le tasse tengono in vita in Italia una vasta rete di sostegno pubblico che gli americani in visita nel nostro Paese non considerano né inutili né spregevoli, dagli ospedali ai treni. In America molti ospedali sono chiusi ai poveri, i treni quasi non esistono, e molti giornali americani stanno denunciando proprio in questi giorni ritardi e confusione sempre più grave per gli aerei di linea a causa della grande quantità di jet privati che in molti aeroporti americani hanno la precedenza.

Leggete, infatti, i due editoriali del «New York Times» del 30 agosto. Nel primo si analizza un dato di cui si vanta la Casa Bianca: le famiglie con il reddito più basso, nel 2006 hanno guadagnato qualche centinaio di dollari in più all’anno. La ragione di questo piccolo apparente incremento, spiega il quotidiano, è che molti anziani tornano a fare lavori occasionali perché i più giovani della famiglia guadagnano troppo poco e non ce la fanno.

Il secondo editoriale lancia un nuovo allarme sulle cure mediche negli Stati Uniti. Sempre più aziende hanno tagliato l’assistenza sanitaria. Sempre meno persone sono in grado di pagare i 1000 dollari mensili dell’assicurazione privata. Coloro che non hanno alcuna assistenza medica - nel Paese più ricco del mondo - erano 36 milioni di uomini, donne, bambini negli anni Novanta (quando Clinton ha tentato invano di far approvare il suo progetto «comunista» di assistenza per tutti). Erano diventati 44 milioni nel 2005. Hanno superato i 46 milioni nel 2006 (ultimo dato). Il giornale ricorda le due cause: il drastico taglio di tasse a favore dei redditi alti (che, tra l’altro, ha diminuito gli incentivi alle donazioni a favore degli ospedali, donazioni che, negli Usa, sono esenti dalle tasse) e la totale flessibilità concessa alle imprese, che possono assumere anche a tempo indeterminato senza alcuna assicurazione. Pesa anche la abolizione di fondi federali, statali e cittadini per le strutture ospedaliere.

Il danno sociale è immenso. E questo afferma il «New York Times» come drammatico avvertimento al prossimo presidente degli Stati Uniti. Il Paese che forma più ricchezza nelle mani di alcuni, crea, allo stesso tempo, più rischio di malattia (poiché manca la prevenzione e ogni rete di protezione) per tutti gli altri cittadini. Quanto il rischio sia grave lo dimostra, adesso, l’annuncio dei due ultimi giganti dell’industria Usa: General Motors e Ford stanno annunciano tagli drastici alle loro residue assicurazioni sanitarie, perché gli affari vanno male.


***


Tutto ciò ci dice - con voce molto autorevole - che non è saggio spingere un Paese a una rivolta basata sul distacco, ciascuno per se, alcuni forti abbastanza da esigere ciò che vogliono, altri disposti al ricatto politico, altri ancora pronti a partecipare a una rivolta che stroncherà tutti i servizi.

La rivolta delle tasse è una grande trovata di destra. La rivolta contro i lavavetri è un piccolo servizio (acclamato non so perché dalla grande stampa) tributato alla cultura fascistoide della Lega. Una emergenza c’è. È nel distacco, nella solitudine, nel rischio di una cultura che rende sempre più vasti i due fenomeni.

Già adesso è un aspetto della vita americana, dove le tasse sono più basse ma si chiudono le porte degli ospedali. Per questo a Venezia George Clooney, l’attore, ha detto a chi gli chiedeva del suo Paese: «Voglio un presidente democratico, non uno ricco». E a chi gli chiedeva del nostro Paese (in cui vive per molti mesi all’anno) George Clooney ha detto «Almeno voi avete gli ospedali aperti per tutti». Ha dichiarato, in modo insolito e sorprendente, di avere fiducia in Walter Veltroni. Evidentemente lo associa alle figure che spera di veder prevalere nelle primarie Usa. E lo vede lontano dalla rissa umiliante sui lavavetri. Mi domando che cosa penserà l’intelligente attore e regista americano dell’Italia che ammira appena gli diranno che il ceto privilegiato del Paese dichiara «emergenza fiscale» due giorni dopo che il peggior leader xenofobo d’Europa Umberto Bossi ha chiamato i suoi fedeli alla rivolta fiscale contro l’Italia, il paese in cui Bossi è uno dei capi della opposizione.

George Clooney e molti italiani continuano ostinatamente a condividere la speranza di uscire presto dall’incubo di una politica così squallida per approdare a un poco di civiltà.

Pensano che così finirà l’epoca triste della solitudine e del distacco.



colombo_f senato.posta.it - L'Unità, 2 settembre 2007 - Pubblicato il: 02.09.07 - Modificato il: 02.09.07 alle ore 13.01


aggiornamento 3 settembre 2007


LAVAVETRI. E' mia opinione che il Comune di Firenze abbia fatto bene, anche se in parte ha esagerato. Per mantenere la concordia e l'accoglienza è necessario che tutti rispettino le regole, compresi i poveri e gli immigrati, ai quali uno status economicamente svantaggiato non concede libertà particolari. Ma è necessario anche che tutti abbiano la possibilità di svolgere lavori legali. Colombo ha il torto di mescolare argomenti diversi: l'esistenza delle organizzazioni criminali non giustifica e nemmeno attenua le infrazioni varie che pure al confronto sembrano di minore peso. Ai criminali deve pensare soprattutto lo Stato con tutto il suo peso, delle infrazioni che turbano la vita dei cittadini all'interno dei comuni è giusto che si occupino gli amministratori locali. Senza paternalismi o ipocriti pietismi. Con l'obiettivo di assicurare una convivenza civile pacifica, offrendo a tutti le garanzie proprie di uno stato democratico. Per questo mi sento di concordare con quanto afferma il sindaco di Firenze in una intervista al Corriere della Sera.


«La sinistra e in genere la politica hanno bisogno di una rivoluzione concettuale. Litigare su un'espressione linguistica come «tolleranza zero» è fuorviante. È logico che se sento parlare di tolleranza penso a Voltaire o a Beccaria, non a Rudolph Giuliani. Ma dobbiamo andare alla sostanza delle cose, e cambiarla. Abbiamo bisogno di una legge, una legislazione, una politica, per riportare il rispetto delle regole nelle nostre città. Ci occorrono nuovi strumenti per la legalità, e non solo verso i lavavetri. Penso ai graffitari. Agli abusivi che vendono merci contraffatte. Ai parcheggiatori. Ai rumori dei locali notturni. All'ubriachezza molesta. E penso alla prostituzione: non si può pensare che la clientela sia esclusa da provvedimenti di sanzione».  Leonardo Domenici, Sindaco di Firenze - QUI


Delle TASSE e dei SERVIZI parlerò in un altro post, perché questo è diventato troppo lungo, riprendendo l'editoriale di Colombo.



21 commenti:

  1. anche l'editoriale di diego novelli,ex sindaco comunista di torino nel 1976, dice che la tolleranza zero bisognerebbe applicarla agli idioti dentro la sinistra..(ps. appena puoi, guarda sicko di roger moore, sulla sanità americana..fa capire la profonda differenza tra europa e usa

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  2. uff..una dimenticanza e un errore:l'editoriale di diego novelli è sul manifesto di oggi, 2 settembre
    il resgista naturalmente è Michael Moore

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  3. mah...l'ultimo colombo mi convince poco o nulla, ma l'articolo è bello..
    rispondo al precedente amico...Novelli? preferisco vivere....
    un saluto abbraccioso stef
    ps di dove 6?

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  4. Colombo esprime sentimenti ampiamente condivisi sulla questione tasse e costi della politica (mi sto sgolando a dire che il problema non è il costo della politica, ma i previlegi di certi politici..)
    Sulla questione lavavetro, sono abbastanza in linea con Cioni, per un verso: fermo restando che è un provvedimento che fa parte di un pacchetto che i cittadini avevano chiesto a fronte delle continue taglie spesso sfociate in vere eproprie aggressioni morali o verbali (per ora, almeno), credo che il provvedimento abbia anche una sua funzione preventiva, prima che le cose degenerino. Ed è giusto che i comportamenti violenti ed illegali vadano affrontati e contrastati;in fondo è per questo che esistono le leggi. Quello che mi mette paura, invece, è la presunzione di colpevolezza a priori, l'equazione lavavetri= delinquente, a prescindere.
    Sarà perchè a me, d'istinto, quando ne vedo uno -ma qui da me ce ne saranno tre in tutto- viene sempre da pensare che sia una persona che, in quel momento, sta solo cercando di che vivere.

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  5. Mia carissima, torno ora e vedo questo post corposo...ma non ho la lucidità ( ho aiutato mia sorella con i tre figli oggi) necessaria per lasciarti commenti intelligenti.
    Domani provo a trovarti ancora.
    Sono giorni di trambusto per me..so che comprenderai.
    (Splinder pare si sia assestato. Che sia la volta buona?)

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  6. Ma siamo alle solite. Davanti a certe problematiche rasentiamo il ridicolo.
    Ma come nel paese della corruzione, delle bustarelle dove amministratori senza arte ne' parte fanno il c...o del comodo loro alle spalle della collettivita' andiamo a controllare dei disgraziati che cercano di sbarcare il lunario lavando i vetri?
    Ancora una volta vorrei ripetermi e ricordare che neppure tanti anni fa erano i nostri nonni che emigravano
    per poter sostenere la propria famiglia. Ce lo siamo dimenticati?
    Se questi poveracci sono in mano a racket non e' colpa loro semmai di un insieme di circostanze che permettono una crescente illegalita' nel nostro paese dove le varie mafie, andranghete e chi ne ha piu' ne metta la fanno da padroni ma non solo ai semafori.
    Quanto alla questione delle tasse vorrei ricordare al sig. bossi come nei paesi scandinavi c'e' una piccola e fisiologica percentuale di evasione in quanto culturalmente questa gente paga volentieri le tasse avendo un senso del sociale piu' spiccato rispetto alla nostra logica di furbetto del quartiere tanto per rievocare uno slogan in voga sui mass media di oggi.
    Sia ben chiaro non sto difendendo uno status quo relativo a situazioni di illegalita' di qualsivoglia genere, dico solamente di dare le giuste priorita' ai problemi. Prima di togliere le pagliuzze sarebbe opportuno e giusto rimuovere le travi che sono oltremodo e statisticamente in numero maggiore. Scusa lo sfogo ma questa questione dei lavavetri mi indigna e la penso esattamente come Massimo.
    Un abbraccio, cara Harmonia, e sempre ubuntu.

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  7. In privato c'è un piccolo dono per te..

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  8. Come sempre hai postato qualcosa di interessantissimo che merita più di una riflessione..ci tornerò su parecchie volte.
    Il collegamento fra diritti e doveri è una delle tematiche più attuali ed in continua evoluzione..
    Come dici tu, è giusto che le regole vadano rispettate, ma sarebbero auspicabili "regole più giuste" o, quanto meno, che ai doveri (legittimi) seguano necessariamente dei diritto riconosciuti.
    Più aumenta lo scarto fra le due categorie, più la gente sarà profondamente insoddisfatta e pessimista.

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  9. Mia carissima, peccato che io abbia lo scanner al paese: ho qui davanti agli occhi un delizioso articolo di Diego Gabutti su "Italia Oggi" relativo ai lavavetri.
    Conto di fartene una scansione...

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  10. Sintetico per forza di cosa, cara harmonia, ma sono d''accordo con le tue valutazioni. Quel pezzo di Colombo merita, comunque, di essere letto, ma sulla sicurezza nelle città non si può più transigere e, se i lavavetri hanno offerto lo spunto, ben venga tutto il resto per il ripristino di diritti e doveri.
    Un caro abbraccio

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  11. Sintetico per forza di cosa, cara harmonia, ma sono d''accordo con le tue valutazioni. Quel pezzo di Colombo merita, comunque, di essere letto, ma sulla sicurezza nelle città non si può più transigere e, se i lavavetri hanno offerto lo spunto, ben venga tutto il resto per il ripristino di diritti e doveri.
    Un caro abbraccio

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  12. Sintetico per forza di cosa, cara harmonia, ma sono d''accordo con le tue valutazioni. Quel pezzo di Colombo merita, comunque, di essere letto, ma sulla sicurezza nelle città non si può più transigere e, se i lavavetri hanno offerto lo spunto, ben venga tutto il resto per il ripristino di diritti e doveri.
    Un caro abbraccio

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  13. Carissima, ti ho scritto tramite Splinder ma dall'altra parte.
    Qui ti lascio un abbraccio mediterraneo

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  14. Carissima, ti ho scritto tramite Splinder ma dall'altra parte.
    Qui ti lascio un abbraccio mediterraneo

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  15. Carissima, ti ho scritto tramite Splinder ma dall'altra parte.
    Qui ti lascio un abbraccio mediterraneo

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  16. Carissima, ti ho scritto tramite Splinder ma dall'altra parte.
    Qui ti lascio un abbraccio mediterraneo

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  17. Il problema lavavetri non è tanto nella dimensione del fenomeno quanto nel fatto che contribuiscono ad aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. E' un problema da gestire in sede locale con misure amministrative, solo la politica italiana è capace di farne un caso politico.
    Piccola differenza con New York, da noi raramente sono gentili e dietro ai ragazzi dei semafori c'è quasi sempre un racket.

    Riguardo alle altre questioni sollevate da Colombo, in particolare sulle tasse..che devo dire sfondano una porta aperta,
    ... personalmente sarei per la pena di morte per chi non le paga, ma essenbo buono e democratico direi di commutare la pena in un qualche anno di gulag :D

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  18. Il problema lavavetri non è tanto nella dimensione del fenomeno quanto nel fatto che contribuiscono ad aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. E' un problema da gestire in sede locale con misure amministrative, solo la politica italiana è capace di farne un caso politico.
    Piccola differenza con New York, da noi raramente sono gentili e dietro ai ragazzi dei semafori c'è quasi sempre un racket.

    Riguardo alle altre questioni sollevate da Colombo, in particolare sulle tasse..che devo dire sfondano una porta aperta,
    ... personalmente sarei per la pena di morte per chi non le paga, ma essenbo buono e democratico direi di commutare la pena in un qualche anno di gulag :D

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  19. Il problema lavavetri non è tanto nella dimensione del fenomeno quanto nel fatto che contribuiscono ad aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. E' un problema da gestire in sede locale con misure amministrative, solo la politica italiana è capace di farne un caso politico.
    Piccola differenza con New York, da noi raramente sono gentili e dietro ai ragazzi dei semafori c'è quasi sempre un racket.

    Riguardo alle altre questioni sollevate da Colombo, in particolare sulle tasse..che devo dire sfondano una porta aperta,
    ... personalmente sarei per la pena di morte per chi non le paga, ma essenbo buono e democratico direi di commutare la pena in un qualche anno di gulag :D

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  20. Il problema lavavetri non è tanto nella dimensione del fenomeno quanto nel fatto che contribuiscono ad aumentare il senso di insicurezza dei cittadini. E' un problema da gestire in sede locale con misure amministrative, solo la politica italiana è capace di farne un caso politico.
    Piccola differenza con New York, da noi raramente sono gentili e dietro ai ragazzi dei semafori c'è quasi sempre un racket.

    Riguardo alle altre questioni sollevate da Colombo, in particolare sulle tasse..che devo dire sfondano una porta aperta,
    ... personalmente sarei per la pena di morte per chi non le paga, ma essenbo buono e democratico direi di commutare la pena in un qualche anno di gulag :D

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