giovedì 20 settembre 2007




Il diritto di morire di fame


di


Chiara Saraceno


.




.






Sarebbe facile trovare contraddizioni sorprendenti nel documento vaticano che nega la liceità morale di qualsiasi atto ponga fine a una vita anche ridotta allo stato vegetativo.



La più vistosa riguarda l’eccezione concessa in casi di «regioni molto isolate o di estrema povertà» che non consentirebbero l’alimentazione e l’idratazione artificiale. Non solo sembra che la vita umana abbia in questi casi meno valore, non debba essere difesa a ogni costo. In questa eccezione si nasconde il dilemma che si pretende di risolvere una volta per tutte: che fare quando è la tecnica a mantenere forzatamente in vita al di là della vita stessa, quando un processo avviato a fini curativi prosegue al di là dello scopo iniziale. I poveri, i molti che vivono lontani da ogni ospedale tecnologicamente avanzato, rischiano di morire anche quando potrebbero essere curati (è questo il vero scandalo); ma certo non rischiano d’essere mantenuti in vita anche quando sono ridotti allo stato vegetale. Non è chiaro neppure come un essere in stato vegetale possa far valere una delle altre eccezioni previste: quando «l’alimentazione e l’idratazione artificiali possano comportare per il paziente un’eccessiva gravosità o un rilevante disagio fisico».

Al di là delle contraddizioni e dell’inconciliabilità delle diverse posizioni su che cosa s’intenda per vita umana, sul suo inizio e sulla sua fine, la questione di quando cessare il mantenimento in vita a ogni costo, quindi anche dell’alimentazione forzata, pone questioni molto simili a quelle che si sono presentate in occasioni che non avevano a che fare con la definizione di vita umana, ma con problemi di libertà e dignità individuale anche in condizioni estreme. Ricordo due casi scoppiati in Inghilterra, patria del diritto che sta alla base d’ogni altro diritto civile: l’habeas corpus, il diritto alla propria integrità fisica.


Il primo caso riguarda alcune femministe inglesi incarcerate all’inizio del ’900 con l’accusa di terrorismo in seguito alle loro azioni violente per rivendicare il diritto di voto. Quelle che in carcere fecero lo sciopero della fame vennero sottoposte ad alimentazione forzata suscitando pubbliche proteste perché tale procedimento si configurava come una violazione sia della libertà interiore delle prigioniere che della loro integrità corporea. Anche una prigioniera ha diritto a non essere violata nei confini del proprio corpo.

Lo stesso principio negli Anni 70 fu alla base d’un drammatico conflitto tra i prigionieri per terrorismo irlandesi nelle carceri inglesi e il governo inglese, allorché i primi iniziarono uno sciopero della fame di massa contro le condizioni di prigionia e si trovarono a dover combattere anche contro l’alimentazione forzata. I prigionieri irlandesi ottennero, sulla base del principio dell’habeas corpus, il diritto a non essere alimentati contro la loro volontà e quindi anche a morire. Non risulta che l’episcopato inglese e lo stesso Vaticano appoggiassero il governo di Londra in nome del principio dell’obbligo a non lasciar morire di fame. Anzi, gran parte della Chiesa irlandese era dalla parte dei prigionieri.

Perché non possiamo concedere a un essere umano che non ha altra colpa che quella di non poter più essere tale il diritto a non essere alimentato forzatamente concesso ai prigionieri terroristi irlandesi e rivendicato prima di loro dalle prigioniere femministe inglesi? Nutrire gli affamati è un obbligo umano fondamentale. Ma non prevaricare su chi - per circostanze diverse - non è in grado di rifiutare ciò che non vuole è un obbligo altrettanto forte. Almeno per chi, in possesso delle proprie capacità intellettive, dichiara esplicitamente di non voler più essere nutrito e tenuto in vita in casi di riduzione allo stato vegetale o di gravissime sofferenze prodotte dalle stesse procedure di mantenimento in vita, cessare l’alimentazione e idratazione forzata, e più in generale cessare l’invasività delle macchine, non è solo un atto di carità e forse un gesto estremo di autentico accudimento. È anche il rispetto del principio dell’habeas corpus, uno dei diritti di base della civiltà occidentale. Perciò, più che discutere di eutanasia, occorre urgentemente porre la questione del testamento biologico. [
La Stampa, 19/9/2007 ]




E' la prima volta che sento tirare in ballo il principio dell' habeas corpus, a me non era mai venuto in mente. Mi sembra un argomento di legge forte e ineccepibile. 



E' andato in onda l'ultimo atto, in ordine di tempo, del dibattito sul diritto della persona di decidere che cosa fare se dovesse trovarsi in quella terra di nessuno tra la vita e la morte, i cui confini si sono allargati in virtù dei progressi della medicina e della tecnologia. Nel documento "Risposte a quesiti della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti circa l'alimentazione e l'idratazione artificiali" il Vaticano ha affermato in via definitiva e assoluta che la persona "in stato vegetativo permenente" rimane sempre tale (c'è forse qualcuno che dice il contrario, magari fra gli orridi laicisti?) e che l'alimentazione e l'idratazione artificiali sono "mezzi ordinari e proporzionati di conservazione della vita" e quindi non è mai lecito interromperli.


 


Il Vaticano ha ovviamente tutto il diritto di diffondere la dottrina che ritiene fondata sulle sue verità assolute, pertanto il problema italiano è tutto nostro e dei nostri legislatori. Non ho notizie recenti sull'iter del testamento biologico, ma temo le pressioni del Vaticano sui nostri parlamentari e allo stesso tempo spero che i miei timori siano infondati. Per me questo è un problema grande che ho deciso di risolverlo, per quanto mi è concesso, seguendo i suggerimenti della Fondazione Veronesi [ modulo per il testamento biologico ]


 




Come dice il Vaticano, sono convinta che anche "in stato vegetativo permanente" continuerei a essere una persona e avrei il diritto di essere trattata come tale. E' evidente che in quello stato non potrei dare alcun consenso informato, quindi, per ovviare a questo "inconveniente", mi premuro di affermare la mia volontà e le mie decisioni nel momento in cui sono in salute, lucida e pienamente responsabile di ciò che penso e faccio. Il testamento biologico eviterebbe i temuti abusi sulla persona e solleverebbe i curatori dalla immane responsabilità della scelta sulla prosecuzione dell'accanimento terapeutico. Ai nostri legislatori indico il ragionamento legale della Saraceno e faccio sapere che rivendico con tutta la determinazione possibile il mio inviolabile diritto all' habeas corpus.


 




Non appartengo allo Stato e tantomeno a una qualsivoglia Chiesa. E dicendo questo voglio ricordare Piergiorgio Welby e Giovanni Nuvoli, due eroi del nostro tempo.


.


Ieri a Roma si è celebrato l'anniversario del 20 settembre 1870 all'insegna di una parafrasi azzeccatissima del motto "Libera Chiesa in Libero Stato".


.



LIBERI TUTTI IN LIBERO STATO


.




 


Un post interessante sul 20 settembre 2007 da Rosalba Sgroia:  QUI

12 commenti:

  1. Salute anche a te...
    Lorenz
    Its been a long long drought baby...
    (Springsteen)

    RispondiElimina
  2. Potrei cavarmela con la solita battuta, quella che a Porta Pia non si capisce bene chi abbia invaso chi...Nell'antica Roma tutti i cittadini romani, senza eccezione alcuna, conoscevano il principio dell'"habeas corpus" perchè era il primo dei diritti umani d'allora; la base di tutta la giurisprudenza.Se il primo dei diritti dei cittadini è misconosciuto dai cittadini stessi, cioé dai suoi beneficiari, da coloro per i quali è stato formulato e codificato, è facile allora che possa essere misconosciuto e violato da chi è tenuto ad applicarlo, cioé dallo Stato. Basta il minimo pretesto, oggi, perché degli esseri umani vengano privati della libertà. La lotta al terrorismo, ad esempio, viene considerata ragione sufficiente per arrestare dei cittadini senza che vi siano delle accuse precise nei loro confronti.
    Se poi i cittadini vengono turlupinati da un legislatore pronto ad inchinarsi a volontà extrastatuali, attentando alla stessa Costituzione, dovrebbero poterlo cacciare con infamia.....

    RispondiElimina
  3. sono con te , chiuqnue tu sia
    un abbraccio forte

    per una rivoluzione , non violenta , liberale , libertaria , laica..

    RispondiElimina
  4. Trovo il tema estremamente complicato. Un esempio di impiego disinvolto, da parte di tutti, di termini non definiti univocamente, come "uomo", "vita", "vita vegetativa", " accanimento terapeutico"e via così. Mi ricorda il dialogo tra sordi di toscana tradizione ( passa un uomo con un carretto.Passante: o dove vai? Uomo: le son cipolle!) Perdonerai, cara Harmonia, l'umorismo; qui diventa macabro. Però una cosa è sicura: comunque evolva il dibattito nessuno può impedirmi, in uno Stato laico di diritto, di decidere i limiti della cura secondo la mia personale insindacabile valutazione. Se non voglio essere curato, si cessino le cure. C'è un "habeas dignitas" che dovrebbe ormai superare l'habeas corpus, opportunamente richiamato. Poi i conti con Dio li faccio da me; e in caso di accanimento servirebbe dar mandato ad un buon avvocato di farli lui, i conti, coi medici. Il testamento biologico mi pare sacrosanto.

    RispondiElimina
  5. @pistorius
    Bentornato, ciao!
    @Masso57
    Hai fatto bene a ricordare che la paura del terrorismo è stata usata per limitare la portata appunto dell'habeas corpus, in particolar modo negli USA. C'è una tale confusione in giro che i cittadini sono troppo facilmente pronti a rinunciare a diritti conquistati con secoli di terribili sacrifici. Quanto a Porta Pia, è tristemente evidente che il lavoro rimase incompiuto, con i successivi concordati, il mussoliniano e il craxiano. Ma noi dobbiamo imparare a non dare più ascolto alle continue interferenze vaticane e a pretendere il giusto dai nostri "rappresentanti".

    RispondiElimina
  6. anche io, come Acrylic...

    passare di qui solo per un saluto ( che ti faccio ovviamente) non è possibile :-)
    Le tue segnalazioni di articoli e le argomentazioni sono talmente pregnanti, talmente profonde che non si possono sorvolare.
    D'accordo con te...lo sai e più passa il tempo è più le contraddizioni delle gerarchie cattoliche si fanno sempre più evidenti e insopportabili.
    Insopportabile la loro pretesa di omologare questioni importanti e personali e ingabbiarle e pietrificarle nei dogmi.
    In quanto al XX settembre, su nero assenso c'è il resoconto della giornata trascorsa a Roma e anche un video da Pisa.
    CIAOOOO!
    Ros

    RispondiElimina
  7. Ciao carissima.
    Non commento questo post perchè non ho la necessaria tranquillità.
    Ti scrivo tramite Splinder.

    RispondiElimina
  8. Il post come sempre interessantissimo ha risolto anche un mio problema.
    Scarico il modello e ne metterò una copia insieme alla tesserina della SOCREM alla quale sono iscritta da ben 40 anni ( scomunicata) perchè la chiesa allora non riconosceva il diritto della cremazione.

    Ti invio un bacio
    Angela

    RispondiElimina
  9. Il commento anonimo è il mio.
    Splinder fa i capricci.

    RispondiElimina
  10. è vero, è importante quella iniziativa di Veronesi sul testamento biologico.Non la conoscevo,grazie

    RispondiElimina