giovedì 1 marzo 2007

Donne Afghane




Revolutionary Association of the Women of Afghanistan (RAWA)


C'è anche una sezione italiana del sito di RAWA, Associazione Rivoluzionaria delle Donne dell'Afghanistan. L'ho scoperta per caso, leggendo il Manifesto di ieri. Esiste da trent'anni, ma io non ne ho mai sentito parlare, forse per distrazione, forse perché è poco visibile. Eppure è un'associazione straordinaria, considerato il contesto sociale e politico dell'Afghanistan. E queste donne, oltre ad avere un coraggio senza pari, dimostrano una grande lucidità politica.


"RAWA (Revolutionary Association of Women of Afghanistan), l'Associazione Rivoluzionaria delle Donne d'Afghanistan, nacque nel 1977 a Kabul, in Afghanistan, come organizzazione socio-politica indipendente di donne afghane in lotta per i diritti umani e la giustizia sociale in Afghanistan. Fu fondata da un gruppo di donne intellettuali afghane guidate da Meena, assassinata nel 1987 a Quetta, in Pakistan, dagli agenti afghani dell'allora KGB, in connivenza con i fondamentalisti di Gulbuddin Hekmatyar. L'obiettivo di RAWA era coinvolgere un crescente numero di donne afghane in attività politiche e sociali volte ad ottenere diritti umani per le donne e contribuire alla lotta per la recostituzione in Afghanistan di un governo basato su valori democratici e secolari. Nonostante l'opprimente atmosfera politica, RAWA fu ben presto coinvolta in molteplici attività in ambito socio-politico, comprendenti sia istruzione, sanità ed economia, che attività politica." continua QUI.


Partendo da questi link ho trovato una grande quantità di documenti e informazioni sulla "questione afghana". Un eccezionale mondo di donne, al di là del burqa e delle disumane tradizioni del fondamentalismo islamico. E al di là delle nostre esportazioni di democrazia. In Afghanistan c'è un groviglio inestricabile di cui dobbiamo occuparci, cominciando col sostenere questo tipo di movimenti popolari autoctoni e col porre rimedio ai tragici "errori" di questi anni di guerra. 


3 marzo 2007 - Un suggerimento di linodigianni:


 " Il libraio di Kabul " ci apre la porta di una casa, ci fa penetrare nell'intimità di una famiglia afgana; una famiglia reale, non immaginata da uno scrittore che ha ricostruito ciò che deve essere ricostruito da segni rubati. No, Asne Seierstad, l'autrice - una giornalista norvegese - ha vissuto per un lungo anno nella famiglia di quel libraio, condividendo giorno dopo giorno la quotidianità della sua famiglia per poterne scrivere. Il libro ti prende subito; e quanto mai imperdibile è l'occasione di poter, attraverso gli occhi e le orecchie dell'autrice, vedere e udire ciò che lei ha visto e udito!" ... Qui 

15 commenti:

  1. @Masso57
    L'associazione opera in Pakistan, è vero, perché l'Afghanista è troppo pericoloso e il coraggio richiesto alle donne che ne fanno parte è il coraggio estremo della morte.

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  2. e qualche settimana fa ho visto viaggioa akandahar...
    stef

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  3. bella segnalazione, passerò a vederla, il tema mi piace.stef

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  4. queste sono azioni e informazioni da sostenere! ma quante donne italiane mandano in frantumi la loro dignità solo per snob? queste donne sono da aiutare in tutto e per tutto! sanno quale è il valore della vita e della loro liberta negate! un abbraccio,da claudio

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  5. Periodo incasinatissimo, mi farò perdonare dagli amici in questo fine settimana :-)

    Ci sarebbe una mail da far girare, se puoi vieni a leggerla. Saluti, Mitty

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  6. Tutte le mattine quando mi sveglio il mio pensiero è rivolto a tutte le donne del mondo che vivono queste terribili realtà. Ti ringrazio di questo post che mi ha aiutata a capire meglio!
    Buona giornata

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  7. Mai sentita nominare. Questo prova quanto la politica occidentale verso l'Afganistan e il sistema mediatico siano ciechi e sordi. Del resto, si contrappongono visioni maschiliste del mondo, muscoli e imbecillità. Non potere far nulla è scoraggiante. Ma è già grande merito portare alla luce queste realtà.

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  8. Una donna scomoda..Meena, ma che ora è diventata un vessillo.
    Mi fa fiera, sai, leggere di una donna così che ha pure fondato ( tra tante altre cose) una rivista bilingue.
    Un ottimo post che ci documenta di una realtà lontana, che si fa vicina solo grazie ai Tg.
    Un abbraccio!

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  9. Brava Harmonia... sollevi un velo (è il caso di dirlo) sulla situazione afghana che abbiamo praticamente rimosso se non per usarla strumentalmente come polemica politica.
    Domanda: a parte parlarne, come aiutare queste donne?

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  10. bentrovata!
    complimenti per il tuo blog e per le indicazioni che fornisci. Ci rivedremo sicuramente!
    :)
    mad

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  11. @Pattinando
    Sì, Patti, un coraggio che per me non riesco nemmeno a immaginare.
    @laBuba
    Anche se non c'è nel dizionario, la parola va benissimo. Sciaguratamente per tutti i ginofobi del mondo.
    @stefanomassa
    Conosco il film, ma non l'ho visto...per mancanza di coraggio.
    @claudio
    Sostenere queste donne è tanto vitale quanto difficile per persone come noi. Possiamo sostenere l'associazione e far circolare le notizie. Troppo poco, lo so.
    @Loreanne
    Purtroppo avete ragione: il nodo dell'informazione, incompleta e inesatta se non addirittura falsa, è un problema cruciale.

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  12. conoscevo rawa,ma non sapevo della sezione italiana..un libro di documentazione sul vissuto quotidiano:il libraio di kabul..ciao harmo

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  13. Ciao Harmonia...stiamo "vampirizzando" questo splendido lavoro per parlare anticipatamente dell'otto marzo....
    Grazie!!!!!!

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  14. Ti consiglio, se non lo hai letto già "mai tornerò indietro" di Chavis. E' la biografia di Meena, la donna afghana fondatrice della RAWA! Si legge tutto d'un fiato e alla fine ti senti nelle stesso tempo svuotata ma più forte. Non so, come se fosse una dose vitaminica...

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