"NON NOMINARE IL NOME DI DIO INVANO"
Mi sembra giusto oggi ricordare il Secondo dei Dieci Comandamenti delle Tavole della Legge. Penso che lo farò tutte le volte che sarà necessario, cioè tutte le volte che qualche 'potente' (si fa per dire) o qualche 'politico' si servirà blasfemamente del vessillo divino. Ritengo che sia importante assumere una posizione in difesa della religione e dello spirito religioso autentico in questi tempi di uso e abuso delle dottrine religiose per gli scopi più disparati.
Ho letto con interesse, dopo averlo stampato (vista debole, ahimè!), questo lunghissimo articolo in cui mi sono imbattuta per caso.
L'autore è Jim Wallis, direttore di Sojourners: Christians for Justice and Peace [http://www.sojo.net/].
LA TEOLOGIA IMPERIALE DI GEORGE W. BUSH
“La vittoria militare in Iraq sembra aver confermato un nuovo ordine mondiale”, ha scritto recentemente sul Washington Post Joseph Nye, decano della Scuola di Alta Amministrazione Kennedy di Harvard. “Dal tempo di Roma nessuna nazione si è innalzata di tanto al di sopra delle altre. Di fatto, la parola ‘impero’ è uscita allo scoperto”.
L’uso della parola “impero” riferita al potere americano nel mondo un tempo era oggetto di controversia, spesso riservato alle critiche di sinistra dell’egemonia degli USA. Ma ora, negli editoriali e nei discorsi politici della nazione, sempre più si cita il concetto di impero, e perfino l’espressione “pax americana”, senza alcun imbarazzo.
William Kristol, direttore dell’importante Weekly Standard, ammette l’aspirazione all’impero. “Se alla gente fa piacere dire che siamo un potere imperiale, mi sta bene”, ha scritto. Kristol è presidente del Progetto per il Nuovo Secolo Americano (PNAC), un gruppo di politici conservatori che cominciò nel 1997 a tracciare per gli USA una politica estera molto più aggressiva. I documenti del PNAC delineavano i contorni di una “pace americana” basata su una “indiscutibile preminenza militare degli USA”. Questi visionari imperiali scrivono che “l’alta strategia dell’America deve avere l’obiettivo di preservare ed estendere questa posizione di vantaggio il più a lungo possibile nel futuro”. Nella loro concezione gli Stati Uniti devono assolutamente “accettare la responsabilità del ruolo unico dell’America nel preservare ed estendere un ordine internazionale che sia in accordo con la nostra sicurezza, la nostra prosperità e i nostri principi”. E questo, senza dubbio, è impero.
Non c’è nulla di segreto in tutto ciò; al contrario, visuali e piani di questi uomini di potere sono stati resi del tutto espliciti. Si tratta di esponenti e commentatori politici dell’estrema destra americana che sono assurti al potere di governo e che, dopo il trauma dell’11 Settembre 2001, sono stati incoraggiati a mettere in atto il loro programma.
Durante la frettolosa costruzione della guerra con l’Iraq, Kristol mi disse che l’Europa non era adatta a condurla perché “corrotta dal secolarismo”, così come inadatto era il Mondo in via di sviluppo “corrotto dalla povertà”. Per lui, solo gli Stati Uniti potevano fornire “la cornice morale” per governare il nuovo ordine mondiale. Recentemente Kristol ha scritto candidamente: “Ebbene, che c’è di male nel dominare, essendo al servizio di sani principi e di alti ideali?”. Ideali di quale appartenenza? Presumibilmente di ciò che la destra americana definisce come “ideali americani”.
Bush aggiunge Dio
A questa estensione aggressiva del potere americano nel mondo, il Presidente Gorge W. Bush aggiunge Dio, e questo cambia il quadro drammaticamente. Un conto è la rozza affermazione da parte di una nazione del proprio dominio nel mondo; tutt’altra cosa è suggerire, come fa il presidente, che il successo della politica estera e militare americana è connessa ad una “missione” religiosamente ispirata, e addirittura che la sua presidenza può corrispondere ad un incarico divino per un tempo come il nostro. ...
Una missione e un incarico
L’ex scrittore di discorsi di Bush, David Frum, dice del presidente: “In fin dei conti la guerra aveva fatto di lui un crociato”. All’inizio della guerra in Iraq, George Bush ha pregato “Dio benedica le nostre truppe”. Nel suo discorso sullo stato dell’Unione ha promesso solennemente che l’America avrebbe condotto la guerra contro il terrorismo “perché questa vocazione è pervenuta al destinatario giusto, questo paese”. L’autobiografia di Bush è intitolata Un incarico a cui attenersi (A charge to keep) che è una citazione dal suo inno preferito. ...
Sembra che Bush ripeta a non finire questo errore, facendo confusione tra la nazione, la chiesa e Dio. La teologia che ne risulta è più religione civile americana che fede cristiana.
Il problema del male
A partire dall’11 Settembre il Presidente Bush ha trasformato il “pulpito aggressivo” della Casa Bianca effettivamente in un pulpito pieno di “chiamate”, “missioni” e “incarichi a cui attenersi” riferiti al ruolo degli Stati Uniti nel mondo. George Bush è convinto che siamo impegnati in una battaglia morale tra il bene e il male, e che quelli che non sono con noi stanno dalla parte sbagliata in questo confronto divino.
Ma chi sono i “noi”? E il male non abita forse in “noi”? Il problema del male è un punto classico della teologia cristiana. Senza dubbio, chi non riesce a vedere il volto stesso del male negli attacchi terroristici dell’11 Settembre è gravemente ammalato di relativismo postmoderno. Evitare oggi di parlare del male nel mondo significa costruire una cattiva teologia. Ma parlare di “loro” come il male e di “noi” come il bene, dire che il male è tutto là fuori e che nella lotta tra il bene e il male gli altri sono o con noi o contro di noi, anche questo è cattiva teologia. Sfortunatamente questa è diventata la teologia di Bush. ...
Nella teologia cristiana non sono le nazioni che liberano il mondo dal male: esse sono troppo spesso invischiate in complicate ragnatele di potere politico, interessi economici, scontri culturali, sogni nazionalistici. Il confronto con il male è un ruolo riservato a Dio e al popolo di Dio quando esercita fedelmente la coscienza morale. Ma Dio non ha dato ad una nazione-stato la responsabilità di vincere il male, né tanto meno l’ha data ad una super-potenza che ha enormi ricchezze e particolari interessi nazionali. Confondere il ruolo di Dio con quello della nazione americana, come sembra fare George Bush, costituisce un serio errore teologico che taluno potrà dire sfiori l’idolatria e la bestemmia.
E’ facile demonizzare il nemico e pretendere che siamo dalla parte di Dio e del bene. Ma il ravvedimento è meglio. Secondo quanto afferma il Christian Science Monitor, parafrasando Alexander Solgenitsyn: come alcuni evangelicali sono pronti a dire,“l’evangelo insegna che la linea di separazione tra il male e il bene non corre tra le nazioni, ma all’interno di ogni cuore umano”.
Una via migliore
La Destra religiosa, così spesso pubblicizzata, è oggi un fattore politico in declino nella viata americana. Sul New York Times Bill Keller recentemente osservava che “altisonanti mediatori evangelici del potere, come Jerry Falwell e Pat Robertson sono invecchiati fino a diventare irrilevanti e ora esistono soprattutto come risibile contraltare”. Il vero problema teologico negli Stati Uniti oggi non è più la Destra religiosa, bensì la religione nazionalista dell’amministrazione Bush, una religione che confonde l’identità della nazione con la chiesa, e le finalità di Dio con la missione dell’impero americano.
La politica estera degli USA è più che preventiva, è teologicamente presuntuosa; non è solo unilaterale, ma pericolosamente messianica; non soltanto arrogante, ma ai limiti dell’idolatria e della bestemmia. La fede personale di George Bush ha promosso la profonda fiducia nella sua “missione” nel “combattere l’asse del male”, la sua “chiamata” ad essere il comandante in capo nella guerra contro il terrorismo, e la sua definizione della “responsabilità” dell’America nel “difendere le speranze dell’umanità intera”. Questo è un pericoloso miscuglio di cattiva politica estera e cattiva teologia.
Ma la risposta alla cattiva teologia non è il secolarismo; è piuttosto la buona teologia. Non è sempre sbagliato invocare il nome di Dio e dar voce alle esigenze religiose nella vita pubblica di una nazione, come alcuni secolarizzati affermano. Dove saremmo senza la guida morale e profetica di Martin Luther King Jr, di Desmond Tutu, e di Oscar Romero?
Nella nostra storia americana la religione è stata rivendicata per la vita pubblica in due modi diversi. Secondo il primo il nome di Dio e la fede sono invocati per renderci responsabili nei confronti delle intenzioni di Dio, per chiamarci alla giustizia, alla compassione, all’umiltà, al ravvedimento, alla riconciliazione. Abraham Lincoln, Thomas Jefferson, e Martin Luther King sono i migliori esempi di questo modo. Lincoln usava regolarmente il linguaggio della Scrittura, ma in modo tale da chiamare le due parti della Guerra civile alla contrizione e al pentimento. Jefferson è famoso per aver detto: “Tremo per il mio paese, quando penso che Dio è giusto”.
L’altro modo invoca la benedizione di Dio sulle nostre attività, le nostre intenzioni, i nostri programmi. Molti presidenti e leader politici hanno usato il linguaggio della religione in questo senso, e George W. Bush è preda della stessa tentazione.
I cristiani dovrebbero sempre sentirsi a disagio con l’impero, che costantemente minaccia di diventare idolatrico e di sostituire finalità secolari al posto di quelle di Dio. E mentre riflettiamo sulla nostra risposta all’impero americano e a ciò che rappresenta, è istruttivo formulare una riflessione sulla chiesa primitiva e l’impero.
Il libro dell’Apocalisse, per quanto scritto con un linguaggio e un immaginario apocalittico, è considerato da molti esegeti come un commento all’Impero romano, il suo dominio sul mondo, e la sua persecuzione della chiesa. In Apocalisse 13 è descritta una “bestia” e il suo potere. In The Message, Eugene Peterson lo esprime con un linguaggio colorito: “La terra intera era eccitata e impaziente guardando la bestia a bocca aperta. Adoravano il dragone che aveva dato autorità alla bestia, e quindi adorarono la bestia esclamando: ‘Non c’è mai stato niente di simile alla bestia! Nessuno oserebbe far la guerra alla bestia!’. Essa deteneva un dominio assoluto su tutte le tribù, i popoli, le lingue e le razze”. Ma la visione di Giovanni a Patmos prevede anche la disfatta della bestia. In Apocalisse 19 un cavallo bianco con un cavaliere il cui nome è “la Parola di Dio” e “Re dei re e Signore dei signori” cattura la bestia e il suo falso profeta.
Come per la chiesa primitiva, la nostra risposta ad un impero che detiene un “dominio assoluto” contro il quale “nessuno oserebbe far guerra”, è l’antica confessione di fede: “Gesù è il Signore”. Ed è vivere nella promessa che gli imperi non durano, che la Parola di Dio alla fine sopraviverà alla Pax americana come è sopravissuta alla Pax romana.
Nel frattempo, i cristiani americani dovranno fare alcune difficili scelte. Saremo solidali con la chiesa del mondo intero, il corpo internazionale di Cristo, o con il nostro governo americano? Non ci sorprende il fatto che la chiesa globale generalmente non sostiene gli scopi della politica estera dell’amministrazione Bush, in Iraq, nel Medio Oriente, o nella più ampia “guerra al terrorismo”. Solo all’interno di alcune delle nostre chiese si possono trovare voci che sono consonanti con le visioni dell’impero americano.
Una volta c’era Roma; ora c’è una nuova Roma. Una volta c’erano dei barbari; ora ci sono molti barbari che sono i Saddam di questo mondo. E allora c’erano i cristiani la cui lealtà non andava a Roma ma al regno di Dio. A chi presteranno la loro lealtà i cristiani oggi?
Jim Wallis
(Traduzione di Franco Giampiccoli) - [1] Riferimento al programma degli Alcolisti Anonimi (N.d.T.)
dalla lettura traggo delle riflessioni che forse esulano un po dal testo proposto,che apprezzo,ma sicuramente riconducono alla tua premessa...
RispondiEliminail dialogo tra le religioni ispirato dalla necesità di raggiungere l'obiettivo unico che racchiude in se valori come ugualgianza giustizia e libertà e che riconduce alla pace simbolicamente e sostanzialmente è un segno importante della "comunione d'intenti" per una crescita umana e spirituale...nel rispetto della diversità di sentimenti che legano l'uomo alla divinità.
la strumentalizzazione della religione ... per scopi contrari ai "principi" che alimentano la vita interiore è un espediente che purtroppo trova terreno fertile nei momenti di grande tensione e coinvolgimento delle "masse" suscitando sentimenti "miracolistici" per il raggiungimento di quegli obiettivi che hanno il solo scopo di dominare anche psicologicamente la vita umana...
quante "guerre sante"!!!... di cui oggi si è chiesto il "perdono"...
vorrei fare un altro riferimento,cara harmonia, che si aggiunge alla citazione da te espressa...
"ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore l'anima e la mente,ama il prossimo tuo come te stesso"...
solo una realtà d'amore ,a cui tende ogni esperienza religiosa e spirituale,può dare un significato profondo e un concreto valore ad ogni nostra azione...
quelli che pensano di essere i grandi i potenti...ancora non hanno capito...o non hanno interesse a comprenderlo...
utopia...si forse...ma nonostante tutto continuo a crederci perchè lo vivo nei piccoli gesti della quotidianità che tanti uomini ancora compiono per costruire un futuro migliore...
un saluto di pace
Sil
dalla lettura traggo delle riflessioni che forse esulano un po dal testo proposto,che apprezzo,ma sicuramente riconducono alla tua premessa...
RispondiEliminail dialogo tra le religioni ispirato dalla necesità di raggiungere l'obiettivo unico che racchiude in se valori come ugualgianza giustizia e libertà e che riconduce alla pace simbolicamente e sostanzialmente è un segno importante della "comunione d'intenti" per una crescita umana e spirituale...nel rispetto della diversità di sentimenti che legano l'uomo alla divinità.
la strumentalizzazione della religione ... per scopi contrari ai "principi" che alimentano la vita interiore è un espediente che purtroppo trova terreno fertile nei momenti di grande tensione e coinvolgimento delle "masse" suscitando sentimenti "miracolistici" per il raggiungimento di quegli obiettivi che hanno il solo scopo di dominare anche psicologicamente la vita umana...
quante "guerre sante"!!!... di cui oggi si è chiesto il "perdono"...
vorrei fare un altro riferimento,cara harmonia, che si aggiunge alla citazione da te espressa...
"ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore l'anima e la mente,ama il prossimo tuo come te stesso"...
solo una realtà d'amore ,a cui tende ogni esperienza religiosa e spirituale,può dare un significato profondo e un concreto valore ad ogni nostra azione...
quelli che pensano di essere i grandi i potenti...ancora non hanno capito...o non hanno interesse a comprenderlo...
utopia...si forse...ma nonostante tutto continuo a crederci perchè lo vivo nei piccoli gesti della quotidianità che tanti uomini ancora compiono per costruire un futuro migliore...
un saluto di pace
Sil
Ho scorso questo lunghissimo articolo... e spero di aver recepito più o meno tutto.
RispondiEliminaMa non c'è niente che mi meravigli più dopo l'intervista che ho sentito fare, in questi giorni, al capo religioso della chiesa amish..
"Gli amish ortodossi non votano... ma quelli di noi che non sono ortodossi possono andare a votare...Se io non fossi ortodosso voterei Bush ..." Il perchè mi è rimasto misterioso e incomprensibile, visto da dove veniva... era un misto di rispetto verso la sua fede( di Bush) e il suo modo di credere nella divinità e di 'improntarvi' le scelte(sempre di Bush).... una cosa OSCENA!!!!
Ho scorso questo lunghissimo articolo... e spero di aver recepito più o meno tutto.
RispondiEliminaMa non c'è niente che mi meravigli più dopo l'intervista che ho sentito fare, in questi giorni, al capo religioso della chiesa amish..
"Gli amish ortodossi non votano... ma quelli di noi che non sono ortodossi possono andare a votare...Se io non fossi ortodosso voterei Bush ..." Il perchè mi è rimasto misterioso e incomprensibile, visto da dove veniva... era un misto di rispetto verso la sua fede( di Bush) e il suo modo di credere nella divinità e di 'improntarvi' le scelte(sempre di Bush).... una cosa OSCENA!!!!
Harmonia...ho scorso l'articolo, siccome però ho difficoltà a gustarmelo sul mionitor me lo copio e me lo stampo (carattere 12). Sempre splendida nel donarci cose sempre interessanti. Un bacio. Alain
RispondiEliminaCara harmonia, forse noi non sopravviveremo a tutto questo, ma i nostri figli sì;noi faremo di tutto perchè imparino ad amare e a credere nella vita di tutti per tutti.
RispondiEliminaProponi sempre argomenti che sono spunto di riflessione personale e di interazione.
RispondiEliminaUn saluto di pace, quella pace che riempie le speranze quotidiane.
Un abbraccio, nupina
Proponi sempre argomenti che sono spunto di riflessione personale e di interazione.
RispondiEliminaUn saluto di pace, quella pace che riempie le speranze quotidiane.
Un abbraccio, nupina
Ottima segnalazione. In effetti è nauseante l'(ab)uso che Dubbya fa del ricorso a Dio. Ci ho fatto caso anche di recente sentendolo in uno dei dibattiti con Kerry, ha nominato il termine God decine di volte. Ed è un uso palesemente strumentale e populistico. Del resto, da sempre i sovrani si sono detti dèi o loro emissari, fa molto più effetto sulla gente.
RispondiEliminaQuesto poi si ricollega anche al tuo post precedente, ed all'assurdità di tirare in ballo, di fronte alla "presunta" barbarie islamica il cristianesimo anziché i diritti laici che sono sorti in parte da esso ma in parte in contrapposizione ad esso.
Ottima segnalazione. In effetti è nauseante l'(ab)uso che Dubbya fa del ricorso a Dio. Ci ho fatto caso anche di recente sentendolo in uno dei dibattiti con Kerry, ha nominato il termine God decine di volte. Ed è un uso palesemente strumentale e populistico. Del resto, da sempre i sovrani si sono detti dèi o loro emissari, fa molto più effetto sulla gente.
RispondiEliminaQuesto poi si ricollega anche al tuo post precedente, ed all'assurdità di tirare in ballo, di fronte alla "presunta" barbarie islamica il cristianesimo anziché i diritti laici che sono sorti in parte da esso ma in parte in contrapposizione ad esso.