sabato 21 giugno 2003














UN CALVARIO, DUE CALVARI, QUANTI CALVARI?



"...e nessuno dovrà più affrontare il calvario che ho ho affrontato io". L'uomo della fotografia, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha detto questo. Mi dispiace per le sue sofferenze, un uomo così provato dal destino! Il suo "calvario" è finito, ma i dubbi, non certezze, ma legittimi dubbi sulla correttezza di alcuni suoi affari rimarranno PER SEMPRE nella mente di tutti. Eppure lui avrebbe potuto dissolverli come neve al Sole, usando il suo potere per un'accelerazione straordinaria del o dei suoi processi. Poteva farlo già al tempo di Bruno Vespa e noi cittadini ora saremmo felici e contenti.


Per 'par condicio' si deve ricordare anche il "calvario" della magistratura e dei magistrati Italiani, accusati in blocco, genericamente, senza appello, senza avvocati difensori, soprattutto senza nomi e senza esibizione di prove oggettive della loro colpevolezza.


Per 'par concicio' non si deve dimenticare il 'calvario' di chi si è costituito 'parte civile'. Quanto tempo dovrà aspettare?


Per 'par condicio' è massimamente doveroso considerare il 'calvario' dei cittadini Italiani 'meno uguali degli altri', un calvario di sofferenza civile per giustizia negata. Per legge questo calvario non avrà fine. Questo calvario potrà finire solo per legge, quando l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge sarà di nuovo sancita.


Quando? Appunto. Quando? E nel frattempo?


postato da harmonia | 21/06/2003 07:17 | commenti (1)







Nessun commento:

Posta un commento