lunedì 2 giugno 2003

2 GIUGNO 2003


Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
































































Italia mia, benché 'l parlar sia indarno


a le piaghe mortali


che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,


piacemi almen che ' miei sospir' sian quali


spera 'l Tevero et l'Arno,                                    5


e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.


Rettor del cielo, io cheggio


che la pietà che Ti condusse in terra


Ti volga al Tuo dilecto almo paese.


Vedi, Segnor cortese,                                       10


di che lievi cagion' che crudel guerra;


e i cor', che 'ndura et serra


Marte superbo et fero,


apri Tu, Padre, e 'ntenerisci et snoda;


ivi fa che 'l Tuo vero,                                       15


qual io mi sia, per la mia lingua s'oda.


......................

























Canzone, io t'ammonisco


che tua ragion cortesemente dica,


perché fra gente altera ir ti convene,                115


et le voglie son piene


già de l'usanza pessima et antica,


del ver sempre nemica.


Proverai tua ventura


fra' magnanimi pochi a chi 'l ben piace.           120


Di' lor: - Chi m'assicura?


I' vo gridando: Pace, pace, pace. -


Francesco Petrarca, Rerum vulgarium fragmenta (Canzoniere), CXXVIII


                               
















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