mercoledì 30 dicembre 2009


Ayatollah Khamenei guida della Repubblica Islamica



Questo è l'uomo che ha in pugno la vita e la morte di milioni di iraniani. Forse un usurpatore, certo uno dei massimi responsabili degli eventi in Iran: "il suo appoggio incondizionato a Ahmadinejad, ai Pasdaran, ai picchiatori e torturatori Basiji, le sue minacce ai leader di opposizione e l’avallo che viene dal suo Ufficio nei confronti di chi invoca la fucilazione di Mir Hussein Moussavi e di Mahdi Karrubi e l’arresto di Mohammad Khatami e Hashemi Rafsangiani, hanno notevolmente compromesso il prestigio di Khamenei all’interno degli ambienti, associazioni e circoli religiosi." ( QUI )
Quest'uomo si serve del suo Dio quando dichiara "nemici di Dio" i cittadini in rivolta contro un regime durissimo, crudele, soffocante. Al tempo dello shah gli iraniani avevano come controparte un uomo, soltanto un uomo, per quanto imperatore. Con la presa del potere da parte di Khomeini e dei suoi seguaci gli iraniani hanno come controparte Dio, secondo la dottrina dello Stato teocratico islamico. Non so quanto sia immaginabile una cosa del genere per chi non ne ha mai fatto l'esperienza diretta. Tutto è permesso ai detentori del potere teocratico, che non ha remora alcuna nel calpestare i diritti umani, anzi sostiene la giustezza della tortura e delle condanne a morte, come rispondenti alla legge divina.
Ci vuole molto coraggio, forse un'infinita disperazione, per affrontare un simile potere. Ammetto di non esserne provvista. Potrei forse correre il rischio di morire, ma l'idea di cadere viva nelle mani di quei criminali, capaci di infliggere le peggiori torture, mi impedirebbe di ribellarmi. E sono giovani innocenti gli oppositori che riempiono le strade di Tehran e di altre città persiane. Innocenti perché è toccata loro in sorte una vita terribile a causa degli errori dei loro padri e della politica internazionale al tempo della rivoluzione khomeinista. Questi giovani erano bambini allora, forse nn erano ancora nati, ma già su di loro gravava l'oscuro peso di una gerarchia religiosa molto più repressiva e sanguinaria dello shah stesso.

domenica 27 dicembre 2009

Denis Verdini su Eugenio Scalfari


All'articolo "Ecco perché non ci fidiamo di Bersani & C." Verdini ha dato seguito con un altro articolo "Giusto il confronto. Ma il PDL andrà avanti anche da solo". Vale la pena di leggerlo integralmente per capire ben bene verso quale meta tenda il PdL.


" ... Eugenio Scalfari, nel suo sermone domenicale, oltre a cambiarmi la biografia, indicandomi come co-fondatore di Forza Italia ed ex capo di Publitalia (a quei tempi militavo orgogliosamente nel Pri di Spadolini), ha elencato i miei obiettivi:

1. smontare la Costituzione e adeguarla alla Costituzione materiale;

2. cambiare il sistema di elezione del Csm e quello della Consulta;
3. riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati inquirenti da quelle dei giudicanti;

4. concentrare nella figura del premier i poteri dell’esecutivo e sancire che tutti gli altri poteri siano tenuti a collaborare lealmente con lui perché lui solo è l’eletto del popolo e quindi investito della sovranità che dal popolo emana.



Tutti propositi in cui non ho difficoltà a riconoscermi, perché ritengo siano perfettamente legittimi, ma che Scalfari non esita a giudicare addirittura «eversivi». ... "

In effetti questo è il riassunto che Scalfari ha fatto del nocciolo dell'articolo del 18 dicembre. Corrispondeva al vero, tuttavia mi era sembrato un po' azzardato messo così alla maniera della lista della spesa. Mi sbagliavo, purtroppo, perché Verdini nel successivo articolo del 22 dicembre, sempre sul Giornale, ha confermato in pieno il tremendo elenco che mi spaventa a dismisura. Mi domando se l'opposizione tutta riuscirà a fronteggiare questa "cosa". Mi sostiene il pensiero che siamo in Europa. 

domenica 20 dicembre 2009


CON CHI VUOLE FARE L'INCIUCIO D'ALEMA?


Con il Popolo della Libertà, anzi con il leader eletto dal suddetto popolo, pro tempore Presidente del Consiglio. Guidata da Eugenio Scalfari nel suo editoriale di oggi, sono andata a leggermi l'articolo integrale di Denis Verdini, Coordinatore nazionale del PdL, pubblicato su "Il Giornale" del 18 dicembre 2009. Intenti e obiettivi del PdL sono esposti con grande chiarezza.


Ecco perché non ci fidiamo di Bersani & C. di Denis Verdini



"...il Pdl non è un partito populista. È semplicemente un partito con una forte leadership, e - come sostiene Panebianco - tramontata l’era dei partiti ideologici, è solo la leadership che può ridare forza alla politica.
Un partito moderno ha due doveri primari: sostenere il suo leader e rispettare gli impegni assunti con gli elettori. Punto. Spetta ai suoi uomini nelle istituzioni portare poi avanti le necessarie mediazioni." ...


"Dire che la Costituzione è stata concepita in un’epoca ormai arcaica e che va riformata è un peccato mortale o un diritto della maggioranza di governo?
Dire che la Corte Costituzionale è formata in un certo modo che ha portato a squilibrarla a sinistra è un attacco alle istituzioni o la semplice descrizione della realtà? ...
E affermare che la volontà popolare è la base fondante della democrazia, e che la Costituzione materiale della seconda Repubblica ha inserito nel nostro ordinamento un’elezione di fatto del premier che gli conferisce non solo il diritto di governare, ma un surplus di legittimazione rispetto ai presidenti del consiglio della prima Repubblica, è un attentato alla Costituzione?
E soprattutto: mettere in chiaro che un ordine dello Stato, quello giudiziario, da Tangentopoli in poi, ha pesantemente condizionato la vita dei governi, di destra e di sinistra, diventando il dominus della vita politica e degli equilibri istituzionali è un’esagerazione o una verità che tutti hanno sotto gli occhi? ...

"Io sostengo convintamente che un partito ha il diritto e il dovere di raccogliere l’impulso che gli viene dal suo elettorato e di lavorare conseguentemente per il cambiamento - che gli è stato richiesto - della politica e delle istituzioni." ...

L'INCIUCIO cosa non buona e ingiusta di EUGENIO SCALFARI

L'INCIUCIO DA TOGLIATTI A D'ALEMA

*

D'Alema elogia l'"inciucio"


L'articolo sull'inciucio dà conto delle diverse posizioni nel PD, da Togliatti a D'Alema. In Micromega ho trovato due provvidenziali citazioni del pensiero di Paolo Sylos Labini sulla bicamerale e di Calamandrei sull'Art. 7 della Costituzione Italiana. Eccole qui, tanto per ragionare sulle cose. Massimalisti o azionisti?

"La legittimazione politica scattò automaticamente quando fu varata la Bicamerale: non era possibile combattere Berlusconi avendolo come partner per riformare, niente meno, che la Costituzione, con l’aggravante che l’agenda fu surrettiziamente allargata includendo la riforma della giustizia, all’inizio non prevista. E la responsabilità dei leader dei Ds è gravissima." Sylos Labini

Difficile dunque dire quale parte sia stata vittoriosa. Ma forse la vera sconfitta è stata, insieme colla sovranità italiana, la democrazia parlamentare.
Alla base della democrazia e del sistema parlamentare sta un principio di lealtà e di buona fede: le discussioni devono servire a difendere le proprie opinioni e a farle prevalere con argomenti scoperti, e i voti devono essere espressione di convinzioni maturate attraverso i pubblici dibattiti. Quando i voti si danno non più per fedeltà alle proprie opinioni, ma per calcoli di corridoio in contrasto colla propria coscienza, il sistema parlamentare degenera in parlamentarismo e la democrazia è in pericolo.
Proprio per questo il voto sull’art. 7 lasciò alla fine, in tutti i sinceri amici della democrazia, un senso di disagio e di mortificazione. L’on. Togliatti, in un articolo dedicato al partito di azione (sull’«Unità» del 2 aprile), ha espresso l’opinione che la fondamentale debolezza di questi «ultimi mohicani» consista nella mancanza del «senso delle cose reali, che dovrebbe invece essere ed è la qualità prima di chi vuole impostare e dirigere un’azione politica». Ma quali sono le «cose reali?». Qualcuno pensa che anche certe forze sentimentali e morali, che hanno sempre diretto e sempre dirigeranno gli atti degli uomini migliori, come potrebb’essere la lealtà, la fedeltà a certi principi, la coerenza, il rispetto della parola data e così via, siano «cose reali» di cui il politico deve tener conto se non vuole, a lunga scadenza, ingannarsi nei suoi calcoli.
Potrebbe darsi che i comunisti, quando hanno compiuto con estremo virtuosismo quell’abilissimo esercizio di acrobazia parlamentare che è stato il voto sull’art. 7, non abbiano calcolato abbastanza l’impressione di disorientamento e di delusione ch’esso avrebbe prodotto sulla coscienza del popolo ingenuo, che continua a credere nella democrazia. E non abbiano pensato che anche la delusione e il disgusto sono stati d’animo idonei a produrre nel mondo certe conseguenze pratiche, dei quali il politico, se non vuole andare incontro ad acerbi disinganni, deve tener conto come di «cose reali». [da: ART. 7: STORIA QUASI SEGRETA DI UNA DISCUSSIONE E DI UN VOTO, «Il Ponte», anno III, n. 4, aprile 1947] Calamandrei

Micromega: QUI
Carrteggio Sylos Labini-D'Alema: QUI e QUI
Art. 7: Storia quasi segreta di una discussione e di un voto -
QUI

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lunedì 14 dicembre 2009

CONTRA VIOLENTIAM

Lorenzetti_Allegoria uono e cattivo governo_Siena


La violenza contro un uomo mai. M'indigna l'attacco fisico contro il presidente del Consiglio, al quale con spirito di solidarietà auguro di guarire presto da un colpo inferto al suo volto e alla sua persona.  Il contrasto fra le idee di Berlusconi e le mie è quasi totale, per questo tanto più considero dolorosa e sciagurata a un tempo questa vicenda.
Ieri ho seguito con ansia il discorso del cosiddetto "predellino 2". Mentre seguivo la diretta, guardando l'immagine sorridente e paciosa del premier, pensavo al suo desiderio di riuscire simpatico, di essere amato. Quasi mi dispiaceva non potergli offrire altro che la mia simpatia umana, nonostante la forte avversione alla sua politica. I suoi sorrisi e i toni gioviali dell'inizio mi hanno fatto sperare che non avrebbe ripetuto il discorso di Bonn.
E, invece, l'ha fatto, alternando la benevolenza verso il "suo popolo" a invettive violente contro l'altra parte, la "minoranza" avversa e avversata, "certa" magistratura e certi sostenitori della Costituzione, riaffermando ancora una volta un conflitto profondo non solo tra idee o partiti, ma addirittura tra le massime istituzioni dello Stato.
Il "suo popolo" era felice, entusiasta, completamente affidato a lui, il capo. Ho pensato che una tale fiducia debba essere rassicurante e proteggere dai dubbi, dalle preoccupazioni, dai ragionamenti in cui sia contemplato il punto di vista altrui. Un po' li ho invidiati (a proposito dell'invidia che secondo B. genera la perfidia degli oppositori), moralmente rattrappita nella mia sofferenza di cittadina.
Poi, improvviso, l'imprevisto, da paventare sempre in situazioni come questa. 
Un gesto violento raggiunge il premier, un colpo che lo ferisce nel corpo e nell'anima. E ferisce anche la nostra in-nocenza
Ora è il momento della solidarietà per l'uomo, ma non basta. E' il momento di fermarsi e riflettere su questa nostra situazione politica che degenera di giorno in giorno verso l'assoluta incomunicabilità. Non è certo il momento, tuttavia, di abbandonare la resistenza a sostegno dei fondamenti costituzionali della nostra vita nazionale.

venerdì 11 dicembre 2009

COMPOS SUI?

Il Corriere Adriatico- http://www.corriereadriatico.it/fotogallery.php?id_fg=3855&id_news=83738

 

 

La risata 


Siamo nelle mani di quest'uomo che si diverte e ride e mènte?  


Almeno una menzogna la dice l'uomo, come chiarisce il Presidente emerito Ciampi:

«Faccio fatica a commentare sortite co­sì inqualificabili, che riflettono tempi molto tristi. Certo, ognuno è responsabi­le di ciò che fa e dice e, nel caso di un politico, sta ai cittadini esprimere un giu­dizio. Ma stavolta ci sarebbe quasi da va­lutare anche se chi lancia questo genere di accuse sia davvero 'compos sui', vale a dire pienamente padrone di sé. Per quel che mi riguarda, poi, mi verrebbe voglia di rivolgere una domanda al premier: per­ché mai venne nel mio studio, il pomerig­gio del 3 maggio 2006, accompagnato da Gianni Letta, a implorarmi di accettare il rinnovo del mandato da capo dello Stato? Perché lo fece, se mi considerava un uo­mo di parte, di sinistra?». [da La Stampa, 11 dicembre 2009: qui]

martedì 8 dicembre 2009

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Berlusconismo - Cattolicismo - Leghismo - Particularismo
versus

.........



Venti di cattiveria in Longobardia. I leghisti oppongono la propria visione del mondo anche a chi rappresenta i valori cattolici, che nel loro populismo dicono di voler difendere con le buone e con le cattive. Appunto. Ho riunito 4 tendenze ideologiche che si tengono tra loro nell'affermazione di una morale civile e politica del tutto "particulare".

La religione senza Dio di Ilvo Diamanti

La corona longobarda di Gad Lerner


giovedì 3 dicembre 2009


Mi piace quel "popolo del 5 dicembre", prima di tutto perché non pretende di essere "il popolo" tout court o "il popolo italiano. Tanto per la chiarezza.



 

Partecipo virtualmente come blogger. Non potrò partecipare di persona con mio grande dispiacere.

 

 

martedì 1 dicembre 2009


Sono entrati in vigore oggi. Per me è un giorno di festa, preludio di nuovi sviluppi di libertà, di giustizia e di pace per noi europee ed europei e il mondo intero.



* In varietate concordia *


 

"Dal punto di vista degli assetti politici e di governo, l'avvio della nuova stagione europea non è certo esaltante. Resta vero che l'Europa è un gigante economico e un nano politico, che l'Unione «non ha un numero di telefono» e non è una potenza militare. Ed è vero che la coppia Van Romuy - Lady Ashton è debole - la situazione non sarebbe stata migliore con Blair, che sulla Carta dei diritti ha sempre espresso pesanti riserve e come inviato in Medioriente ha dimostrato una capacità politica pari a zero, mentre sarebbe stata certamente migliore con D'Alema, che nel ruolo di Mr. Pesc sarebbe riuscito a dare un segno positivo alla politica estera dell'Unione. Nomine a parte, pensare che nella temperie internazionale di oggi l'Europa possa ambire a un ruolo politico e militare di peso rispetto alle vere superpotenze è del tutto irrealistico. Ma se ha una chance, questa sta proprio nella cultura e nella politica dei diritti. L'Europa è la regione del mondo dove la tutela dei diritti è più alta, e questa è una risorsa da giocare e far valere sulla scena internazionale, dove infatti la Carta è già diventata un punto di riferimento. Oggi che le grandi narrazioni novecentesche sono finite, l'unica narrazione che percorre il mondo globale è quella dei diritti fondamentali. Il dissidente birmano, il ragazzo cinese, la donna africana che rivendicano diritti vecchi e nuovi sono i protagonisti di un universalismo tendenziale che si afferma a partire dalla lotte sul campo. In questo processo, un'Europa che sappia mantenere e giocare la sua cultura del diritti oltre l'impronta eurocentrica che storicamente li connota può avere sì un ruolo importante." Stefano Rodotà ( QUI )