domenica 8 gennaio 2012

Keynes aveva ragione

"E' L'espansione e non la recessione, il momento giusto per l'austerità fiscale."


Così dichiarò John Maynard Keynes nel 1937, proprio mentre Franklin Delano Roosvelt stava per dargli ragione cercando, troppo di fretta, di pareggiare il bilancio e spingendo l'economia degli Stati Uniti — che stava costantemente recuperando fino a quel punto — in una grave recessione. Ridurre la spesa pubblica in un'economia depressa, deprime ulteriormente l'economia; l'austerità dovrebbe essere rimandata fino a che una forte ripresa dell'economia è ben avviata.


Purtroppo, a fine 2010 e inizio 2011, politici e istituzioni in gran parte del mondo occidentale credevano di saperla lunga, dicendo che dovremmo concentrarci sul deficit, non sul lavoro, anche se le nostre economie avevano appena iniziato a recuperare dal crollo che seguì alla crisi finanziaria. E facendo leva su tale credenza anti-Keynesiana, hanno finito per dimostrare ancora una volta che Keynes aveva ragione.


Nel rivendicare l'economia keynesiana io sono, naturalmente, in contrasto con la vulgata convenzionale. A Washington, in particolare, il fallimento del pacchetto di incentivi di Obama per produrre un boom occupazionale viene generalmente visto come la prova che la spesa pubblica non può creare posti di lavoro. Ma chi ha fatto i calcoli ha realizzato, fin dall'inizio, che il recupero e il reinvestimento del 2009 (più di un terzo dei quali, tra l'altro, ha preso la forma relativamente inefficace dei tagli fiscali) erano troppo ridotti data la profondità della crisi economica. E abbiamo anche previsto il contraccolpo politico risultante.


Così la vera conferma dell'economia keynesiana non è venuta dagli sforzi timidi del governo federale degli Stati Uniti per rilanciare l'economia, che sono stati ampiamente compensati dai tagli a livello statale e locale. E', invece, venuta dai casi di nazioni europee come la Grecia e Irlanda che ha dovuto imporre una selvaggia austerità fiscale come condizione per ricevere prestiti d'emergenza — e hanno sofferto del crollo economico passando alla depressiva, con il prodotto interno lorod reale di entrambi i paesi giù di due cifre.


Questo non si supponeva che accadesse, secondo l'ideologia che domina gran parte del nostro discorso politico. Nel marzo 2011, il personale repubblicano della Commissione economica mista del Congresso ha pubblicato un rapporto dal titolo 'Meno spesa, meno debiti, rilancio dell'economia'. In questo documento venivano ridicolizzate le preoccupazioni che tagliando la spesa in una fase di depressione si peggiorerebbe la crisi economica, sostenendo che i tagli alla spesa aumenterebbero la fiducia dei consumatori e delle imprese, e che questo potrebbe portare ad una più rapida, e non ad una più lenta crescita...


Lo avrebbero dovuto sapere meglio anche al momento: i presunti esempi storici di 'austerità espansiva' che hanno usato per sostenere questa teoria sono già stati accuratamente ridimensionati. E c'era anche il fatto imbarazzante che molti esponenti di destra avevano affrettatamente parlato dell'Irlanda come di una storia di successo che provava le virtù dei tagli alla spesa, , nell'anno 2010, salvo poi vedere il crollo dell'economia irlandese approfondirsi ulteriormente facendo evaporare qualunque fiducia degli investitori.
Sorprendentemente, tra l'altro, è successo tutto quest'anno. Ci sono state diffuse dichiarazioni che l'Irlanda aveva superato la crisi, a dimostrazione che l'austerità funzionava — poi si sono guardati i numeri ed erano tanto impietosi come prima.


Eppure l'insistenza sulla necessità di tagli di spesa immediati continua a dominare il panorama politico, con dannosi effetti sull'economia degli Stati Uniti. Certo, non c'erano grandi nuove misure di austerità a livello federale, ma c'era un sacco di austerità 'passiva' come i flebili incentivi di Obama e la scarsa liquidità, cosicchè i governi locali hanno continuato a tagliare.


Ora, si potrebbe sostenere che Grecia e Irlanda non ebbero altra scelta che 'imporre di austerità, o, in ogni caso, non avessero altra scelta che dichiarare l'insolvensa nel pagare il loro debito e abbandonare l'euro. Ma un'altra lezione che traiamo dal 2011 era che l'America ha fatto e sta facendo una scelta; Washington potrebbe essere ossessionata con il deficit, ma i mercati finanziari, al contrario, ci stanno segnalando che noi dovremmo chiedere più prestiti.


Ancora una volta, questo non doveva per accadere. Siamo entrati nel 2011 in mezzo a terribili avvisi relativi a una crisi del debito in stile greco che sarebbero accaduti appena la Federal Reserve avesse smesso di comprare obbligazioni, o le agenzie di rating avesserero chiuso il nostro status di tripla A, o il superdupercommittee non fosse riuscito a raggiungere un accordo, o qualcosa del genere. Ma la Fed ha finito il suo programma di acquisto di obbligazioni in giugno; Standard's and Poors ha declassato l'America nel mese di agosto; il supercommittee deadlock nel mese di novembre; e gli oneri finanziari cominciavano allora a cadere. Infatti, a questo punto, i bond statunitensi indicizzati all'inflazione pagano interessi negativi: gli investitori sono disposti a pagare l'America per tenere i loro soldi.


In sostanza il 2011 è stato l'anno in cui la nostra élite politica si è ossessionata sui deficit a breve termine che non sono in realtà un problema e, nel processo, hanno diventati — un'economia depressa e la disoccupazione di massa — il vero problema peggiore.


La buona notizia, come è, è che il Presidente Obama è finalmente tornato alla lotta contro l'austerità prematura — e sembra che sia vincendo tale battaglia politica. E uno di questi anni potremmo in realtà finire per accogliere il consiglio di Keynes, che è valido oggi come lo era 75 anni fa.


Keynes Was Right  by Paul Krugman - New York Times, December 30, 2011

1 commento:

  1. Ma cosa vuoi aspettarti da gente come Monti? Professori da due soldi (non proprio due ma molti di più quelli che racimola ogni anno), che sono cresciuti coltivando l'illusione reaganiana prima e di un liberismo ideologico sconnesso dalla realtà e dall'evidenza empirica.
    Negli anni Trenta, gli Stati Uniti fecero fronte alla crisi post-29 concentrandosi sulla piena occupazioneo, con piani straordinari per il pieno impiego, agevolando il credito e rimettendo in moto l'economia con una forte presenza statale che portò ad un vero boom economico.
    Oggi ci ritroviamo nei posti di potere o come consulenti economici, dei saccenti economisti che sono cresciuti con la mania di contrapporsi sempre e comunque, al loro grande predecessore Keynes. Invidiosi del suo successo, della sua fama. E con il solo obiettivo di dirla più grossa, contro chi li aveva preceduti, solo per distinguersi, solo per scavarsi una nicchia di pseudo-originalità.
    Lo dico perchè li ho frequentati questi Economisti, questi tuttologi, questi tecnici che hanno sostenuto e appoggiato a più non posso la finanziarizzazione dell'economia a scapito della produzione reale di beni e servizi
    Ho dato esami con loro, prima di laurearmi in Economia, e so cosa significa una ideologia al posto dell'osservazione della realtà economica. Laddove più sparavi a zero contro Keynes e più ti alzavano la media.
    E oggi, questi occupano i posti che io chiamo "posti di RESPONSA-VILTA'" le poltrone del potere, siedono in infiniti consigli di amministrazione e i loro risultati fallimentari sono sotto gli occhi di tutti.
    Ti risulta che Monti abbia anche solo accennato al bisogno di riformare i meccanismi della finanza internazionale per far pagare gli errori colossali che hanno generato la bolla dei titoli tossici, quella dei subprime, e quella dei "derivati" che non sono altro che scatole vuote diffuse a piene mani da tutto il sistema bancario.
    Nessun accenno ai veri responsabili di questo sfacelo, nè al bisogno di moralizzare un ambiente finanziario dove vi sono personaggi che hanno intascato retribuzioni assurde, del tutto svincolate da una loro effettiva produttività.
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    Negli Stati Uniti qualcosa in questo senso è stato fatto, mentre in Europa è un argomento tabù. Poi si va in televisione a predicare e a diffondere "buonismo" a piene mani. Bello cucirsi addosso il ruolo di "salvatore della patria".
    Mio nonno nella sua ignoranza però certe cose le capiva al volo e bollava questi atteggiamenti con "l'è fazil fè la putèna cun e cul d'un etar" che pressapoco significa " è facile fare la puttana con il culo d'un altro"
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    Come il delirio di onnipotenza di Berlusconi era una danno per il nostro paese, anche l'orgoglio e le decrepite ricette di questi tecnici massoni sono velenose per una economia italiana che avrebbe invece bisogno di un piano straordinario per l'occupazione, così come di un piano altrettanto straordinario contro la corruzione e di un altro per la messa in sicurezza del nostro territorio, piuttosto che di nuove tasse di aumenti delle accise e dell'Iva
    Di questo passo ci ritroveremo fra qualche mese in un paese strangolato contemporaneamente da inflazione e recessione.
    Perchè non si è fatta una patrimoniale sui grandi patrimoni? quelli delle società immobiliari costituite ad arte per sottrarsi alla normale imposizione delle persone fisiche
    Le vogliamo dire queste cose?
    Come mai in Italia il 70% delle società dichiara o perdite o utili per meno di 10.000 euro?

    Ma se una società chiude in perdita per più tdi tre anni di seguito non ci vuole un genio per capire che è solo un contenitore di comodo per nascondervi dentro la ricchezza immobiliare?
    Per sottrarla alla normale imposizione
    .
    Per questo vi sono MACIGNI sulla strada di una possibile ripresa. Mi spiace ma io la vedo molto nera:MONTI di guai in vista! Sempre meglio di quell'azzeccagarbugli di TREMONTI ma MONTI rimangono.

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