TESTAMENTO BIOLOGICO
DDL IN PARLAMENTO PER LA DISCUSSIONE
Il Ddl ai blocchi di partenza secondo le previsioni del presidente della Commissione Antonio Tomassini potrebbe essere consegnato all'aula entro maggio: «Daremo la parola a tutti, se necessario siamo pronti a sedute straordinarie. Ma su temi del genere non si deve correre».
Il testo richiama i principi fondamentali del nostro ordinamento che garantisce il diritto alla vita «inviolabile e indisponibile» anche nella fase terminale dell'esistenza e nell'ipotesi che il titolare non sia più in grado di intendere e di volere.
Viene sottolineato il principio dell'alleanza terapeutica tra medico e paziente e l'impegno del medico ad astenersi da accanimento terapeutico «senza però porre in essere pratiche dirette o indirette di eutanasia o abbandono terapeutico».
È possibile accettare dichiarandolo nel testamento biologico cure sperimentali, invasive o ad alto rischio.
No, invece, ad indicazioni finalizzate a eutanasia attiva o omissiva o che possano configurarsi come suicidio assistito. Il fiduciario deve essere maggiorenne e in collaborazione col medico si impegna a far sì che le disposizioni di fine vita vengano «attualizzate». Esempio: il paziente ha chiesto lo stop alle terapie ma nel frattempo si è resa disponibile una nuova tecnica per intervenire. In questo caso medico e fiduciario possono decidere di provare
La volontà espressa nel testamento non è vincolante ma è «attentamente presa in considerazione dal medico» che annota nella cartella clinica le ragioni per cui ritiene o meno di eseguirla.
E in vista della discussione il presidente della commissione, il pd Ignazio Marino lancia un appello. «Mi auguro che si iscrivano a parlare molti senatori del Pd, non per puro ostruzionismo nei confronti dell'annunciato testo base Calabrò, ma per avviare una discussione che tenga conto delle posizioni di tutti.
L'urgenza di una legge sul testamento biologico non discende solo da drammatiche vicende quali quelle di Eluana Englaro o Piergiorgio Welby.
Qui è il Paese che chiede con forza una legge che tuteli il diritto alla cura, ma non il dovere alle terapie, nel solco dell'articolo 32 della nostra Costituzione».
Margherita De Bac, Corriere della Sera, 27 gennaio 2009
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Il diritto di decidere da soli
di IGNAZIO MARINO*
Purtroppo, fa male ammetterlo, il rispetto delle regole come il rispetto delle persone, non è un valore che appartiene alla nostra società e alla nostra epoca. I riflettori si accenderanno fuori dalla clinica di Udine che ha accolto Eluana e le grida si faranno assordanti, coprendo rumorosamente le riflessioni pacate e intime che questa drammatica vicenda dovrebbe indurre in ognuno di noi.
I riflettori si accenderanno anche in Senato, dove da una settimana si discute della legge sul testamento biologico, una legge che sarebbe stata utile ad Eluana se, prima del suo incidente d'auto che l'ha ridotta in stato vegetativo, avesse avuto la possibilità di scrivere le sue volontà. Quella legge non c'era ed Eluana è entrata in un limbo da cui solo la magistratura, con giudizi ponderati e univoci, ha creato le condizioni per farla uscire.
Il dramma umano di Eluana può essere però di aiuto anche al Parlamento. Se, infatti, sarà approvata la legge proposta dal centrodestra, se una ragazza di vent'anni decidesse di lasciare un testamento biologico, potrebbe incorrere esattamente nella stessa situazione in cui è stata Eluana Englaro per oltre diciassette anni: nessuno potrebbe interrompere idratazione e nutrizione artificiali nemmeno se quella ragazza avesse scritto chiaramente, davanti a testimoni, di non volere tali terapie.
La volontà potrebbe non essere rispettata ed è facile immaginare fin d'ora che vi sarà un nuovo Beppino che si appellerà alla magistratura affinché sia rispettato il diritto alla libertà di cura, diritto sancito dalla Costituzione italiana, dalle convenzioni internazionali, dal codice di deontologia medica, dal catechismo della chiesa cattolica e, non ultimo dal buon senso e dalla carità cristiana.
Nessuno può essere sottoposto a una terapia contro la sua volontà: è questo il principio che dovrebbe guidare tutti noi, parlamentari compresi, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, nel chiederci che cosa vorremmo per noi stessi o per un nostro familiare se un giorno ci trovassimo nella situazione di Eluana. E' questa l'unica riflessione che dovremmo fare oggi.
La maggior parte degli italiani su questo punto ha le idee molto chiare, pensa che sulle scelte che riguardano la fine della loro vita vogliono decidere da soli, basta scorrere i messaggi delle settantamila persone che hanno già sottoscritto l'appello per la libertà di cura sul sito appello appellotestamentobiologico. Mi auguro che in tanto frastuono inutile, queste voci in difesa del diritto e della libertà riescano a farsi sentire.
* senatore del Pd . La Repubblica, 3 febbraio 2009
Il testo della PdL, dici? E' rimasto nel pc di Ruini..........
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