mercoledì 25 febbraio 2009

Ricordo Jeshua Hanozri...


giovane blogger che è morto il 5 gennaio scorso. Lui non frequentava "ahimsa", preferiva "convivium" e lì lasciava tracce splendenti del suo pensiero. Desidero ricordarlo anche qui per condividere il lutto con amiche e amici che più spesso passano da queste parti e per riportare un post dal blog di Jeshua, Duelli Mortali.



" Dobbiamo imparare a "guardare", a "cercare", a "scoprire" noi stessi e il mondo che ci circonda; viviamo come se fossimo costantemente avvolti da una fitta nebbia......dormienti di parmenidea memoria.....e forse non ci importa più di tanto di uscirne o svegliarci.....ma quando un tenue bagliore si insinua in quella coltre .....allora non possiamo più "ignorare". "


Questo è il commento a un brano di Maria Zambrano che Jeshua "catturò" per farne sostanza del suo secondo post ( giovedì, giugno 24, 2004 ). Quasi fosse una dichiarazione d'intenti per una raccolta intelligente di "parole catturate" e composte a formare un disegno originale e significativo: uno scorcio della sua visione del mondo che Jeshua offriva ai viandanti del WEB.


" Tutto è rivelazione, tutto lo sarebbe se fosse accolto allo stato nascente. La visione che giunge da fuori rompendo l'oscurità del senso, la vista che si schiude, e che si schiude veramente solo se sotto di essa e con essa si schiude insieme la visione. Quando il senso unico dell'essere si desta in libertà, in conformità alla sua propria legge, senza l'oppressiva presenza dell'intenzione, disinteressatamente, senz'altra finalità che la fedeltà al suo proprio essere, nella vita che si schiude. Si accende così, quando la realtà visibile si presenta in libertà in chi la guarda, la visione come una fiamma. Una fiamma che fonde il senso fino a quell'istante cieco col vedere che gli corrisponde, e con la realtà stessa che non gli oppone resistenza alcuna. Poichè non giunge come un'estranea che bisogna assimilare, né come una schiava che bisogna liberare, né con potestà di possedere. E non si presenta quindi né come realtà né come irrealtà. Semplicemente si dà l'accendersi della visione, la bellezza. La fiamma che purifica insieme la realtà corporea e anche la visione corporale, illuminando, vivificando, sollevando senza occupare con ciò tutto l'orizzonte di chi guarda. "
(M.Zambrano - Chiari del Bosco)


Parole catturate da JeshuaHanozri alle ore 00:24 venerdì, giugno 25, 2004


lunedì 23 febbraio 2009

BERLUSCONISMO


Decreti e leggi contro la Costituzione della Repubblica Italiana.


Ci sono molti modi per modificare una Legge Fondamentale senza dover fare il percorso costituzionale prescritto. Alcuni di questi modi sono stati utilizzati dal governo berlusconista fin dall'inizio della legislatura, in forza di una maggioranza sia consistente che assolutamente unanime, con lo strumento dei voti di fiducia e con la restrizione dei tempi di discussione parlamentare, anche quando la materia dei decreti e dei disegni di legge proposti è di carattere costituzionale. Nei fatti e de facto, infatti, si tratta di cambiare radicalmente il dettato costituzionale. Ognuno/a di noi può giudicare da sé attraverso il confronto degli articoli della Costituzione liberale con gli interventi legislativi del governo.


"Ciascuno di noi, di fronte a ciò che sta accadendo, deve piuttosto domandarsi se è d’accordo, o non è d’accordo, con un progetto politico che, sotto l’etichetta formale delle libertà, nei fatti tende ad intaccare, passo dopo passo, i diritti e le garanzie dello Stato liberale. Di questo è oggi importante ragionare e discutere, al di là degli obiettivi specificamente perseguiti da ciascuna delle nuove leggi programmate." C. F. Grosso 


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«Il presidente del Consiglio ha in mente un paese in cui il potere viene sempre più tacitamente concentrato nelle mani di una sola persona. Questo è contro la Costituzione a cui lui ha giurato fedeltà». Dario Franceschini, leader del PD


«Mi fa piacere che Franceschini abbia giurato sulla Carta, è un modo di prendere un impegno. Praticamente sulla Costituzione ci abbiamo giurato tutti come cittadini». «Non ci sentiremmo fino in fondo cittadini italiani se non riconoscessimo la legge fondamentale che trasforma la nostra società in uno Stato». «Se avesse detto una cosa del genere sarebbe una cosa non reale. Io ho giurato sulla Costituzione. Ne sono un assoluto sostenitore» Silvio Berlusconi, premier


Chi ha ragione? Chi mente? Guardiamo i fatti riassunti e resi comprensibili da Carlo Federico Grosso. Sottolineature, neretto, colori sono miei strumenti di lettura. Le parti in azzurro sono interpolazioni mie che hanno lo scopo di promemoria o di espressione delle mie opinioni.


Nuova giustizia e vecchie libertà


di Carlo Federico Grosso


Le novità elaborate dal governo in materia di giustizia e sicurezza sono numerose. Le ronde sono già diventate legge con decreto d’urgenza e sono in attesa della conferma parlamentare. I disegni di legge in tema d’intercettazioni e processo penale sono ai nastri di partenza in Parlamento (rispettivamente in aula e in commissione). Il testamento biologico sta impegnando la commissione Sanità e dovrebbe presto approdare al dibattito plenario con un testo fortemente voluto dalla maggioranza.

Davvero innovazioni utili al bene comune? Sui diversi profili vi saranno sicuramente opinioni divergenti, ed è naturale che sia così. Ciò che è, invece, incontrovertibile è che i testi che la maggioranza si appresta ad approvare incidono in profondità su alcune regole che, per anni, sono state considerate patrimonio giuridico irrinunciabile del Paese. Ed è con questa modificazione di sistema che occorre fare i conti nel momento in cui si vuole esprimere una valutazione complessiva su ciò che, probabilmente, accadrà nei prossimi mesi.


Il disegno di legge in tema di intercettazioni prevede, sul versante dell’informazione, il divieto di rendere pubblico ogni contenuto degli atti di indagine preliminare. Ciò significa che, in spregio al diritto dei cittadini ad essere informati, nessuno potrà più pubblicare alcunché sulle indagini in corso fino al momento in cui esse si saranno esaurite. Viene meno, in questo modo, ciò che è stato considerato, da sempre, uno dei capisaldi della libertà di stampa.

L’essere cioè, la stampa, strumento indispensabile di controllo pubblico sull’esercizio dell’attività giudiziaria fin dal momento in cui iniziano le istruttorie.

Il disegno di legge sulla riforma del processo penale prevede che fino a quando verrà consegnato all’autorità giudiziaria un rapporto sull’esistenza di un reato, la polizia è legittimata a condurre le attività investigative senza controllo o pungolo da parte dei pubblici ministeri. Quello sulle intercettazioni prevede, sul versante delle indagini, che, ad eccezione dei reati di mafia e terrorismo, tale importante strumento di acquisizione probatoria possa essere utilizzato per tempi brevi e soltanto dopo che siano già stati altrimenti acquisiti «gravi indizi di colpevolezza» a carico di qualcuno. Il che significa azzerare, di fatto, la stessa utilizzazione delle intercettazioni, che sono utili, soprattutto, quando esistono soltanto sospetti di reità ed occorre acquisire indizi o prove.


Sulla base di tali innovazioni vengono intaccati quantomeno due importanti cardini del sistema di giustizia vigente: l’indipendenza dell’attività investigativa ed il potere dei pubblici ministeri, l’incisività dell’attività giudiziaria nel contrastare il mondo del crimine. La totale autonomia delle forze dell’ordine nella prima fase delle investigazioni aprirà infatti la strada alla possibilità di interferenze da parte del governo (dal quale la polizia dipende gerarchicamente) sull’esercizio dell’azione penale. L’azzeramento di fatto delle intercettazioni taglierà le unghie a molte indagini per reati gravi, nelle quali l'intercettazione può essere strumento decisivo per individuare i colpevoli. Basti pensare a reati quali la pedofilia, la violenza sessuale, la corruzione.

Il decreto legge che ha riconosciuto l’utilizzazione delle ronde, sia pure non armate, per il controllo del territorio ha determinato un’alterazione delle consuete competenze in materia di sicurezza. Si è attribuito al privato una porzione di ciò che costituisce, da sempre, competenza esclusiva dello Stato sul presupposto che soltanto l’istituzione pubblica sia in grado di assicurare, con le sue strutture, l’indispensabile correttezza nella gestione di settori (delicati) quali sono i servizi sicurezza ed ordine pubblico.



Che dire, infine, della legge sul testamento biologico? Se passerà davvero il principio secondo cui l’idratazione e l’alimentazione artificiale di chi si trova in coma persistente saranno imposte anche a chi ha manifestato, quando era cosciente, la sua volontà contraria a tale tipo di trattamento, risulterà alterato il principio costituzionale per il quale nessuno può essere obbligato, neppure dalla legge, a subire un trattamento sanitario che travalichi i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Ho fatto alcuni esempi di modificazioni «di sistema» conseguenti agli interventi legislativi in cantiere:


1. si intacca la libertà di stampa


2. si consente di fatto al governo d’interferire sulla gestione dell’azione penale alterando la divisione dei poteri


3. si indebolisce l’incisività delle indagini penali


4. si attribuiscono pericolosamente ai privati competenze nella gestione della sicurezza


5. si contravviene al principio di autodeterminazione in materia di interventi sanitari.


Poco conta, a questo punto, auspicare che la Corte Costituzionale, se le menzionate innovazioni diventeranno leggi, le cancelli con le sue sentenze: l’attuale maggioranza parlamentare, con il sostegno della maggioranza popolare che l’ha votata, potrebbe infatti cambiare anche il testo della Costituzione.

Ciascuno di noi, di fronte a ciò che sta accadendo, deve piuttosto domandarsi se è d’accordo, o non è d’accordo, con un progetto politico che, sotto l’etichetta formale delle libertà, nei fatti tende ad intaccare, passo dopo passo, i diritti e le garanzie dello Stato liberale. Di questo è oggi importante ragionare e discutere, al di là degli obiettivi specificamente perseguiti da ciascuna delle nuove leggi programmate.
( La Stampa, 23 febbraio 2009 )


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Libertà di stampa


Art. 21: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. / La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. ...


Indipendenza del poetere giudiziario


Art. 101: La giustizia è amministrata in nome del popolo. / I giudici sono soggetti soltanto alla legge. ...


Autodeterminazione della persona (testamento biologico)


Art. 2.: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.


Art. 13: La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge. ...


Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. / Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.


domenica 22 febbraio 2009

Sì al testamento biologico, no alla tortura di stato


Arnold Böcklin_ Die Toteninsel_1880_http://en.wikipedia.org/wiki/Isle_of_the_Dead_(painting)


PIAZZA FARNESE, I VIDEO
DEGLI INTERVENTI DAL PALCO


GUARDA STEFANO RODOTÀ | ANDREA CAMILLERI FURIO COLOMBO | BEPPINO ENGLARO
LIDIA RAVERA | MINA WELBY | DANIELE GARRONE PAOLO FLORES D'ARCAIS | GABRIELE POLO
FOTO
I volti della manifestazione
INTERVISTE
Marino | Di Pietro | Ferrero | Grillini


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 Dal sito di Micromega


Vedi anche:


Englaro Questa legge è una barbarie
L'appello di 150 medici Legge antiscientifica e antideontologica
Federazione cure palliative Ddl aggraverebbe sofferenze dei malati
L'appello ai parlamentari di Luciano Orsi, esperto di cure palliative

Le adesioni di Tabucchi Spinelli Fo Rame Ravera Cremaschi Lerner Maraini Di Pietro Odifreddi Giulietti e Orlando Bonafede (pastora valdese) e Garrone (teologo valdese) Noi Siamo Chiesa e
21 preti
I medici dei malati terminali Fermate la legge
Marinari, esperto di cure palliative Una legge contro i malati
I giuristi Legge del governo sul fine vita viola i diritti umani
Le Comunità cristiane contro Bagnasco / Un prete replica a "Libero"


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Non ci sarà nessun testamento biologico. La legge prevede il "sondino di stato" obbligatorio,anche contro la tua volontà
MARINO
Legge inutile e aberrante / Se passa sarà referendum
RODOTA' Un ddl che cancella il testamento biologico
COLOMBO Piazza Farnese, appello di libertà

CAMILLERI Verso una nuova legge porcata
FLORES D'ARCAIS
L'Italia khomeinista di Berlusconi
Il testo del disegno di legge | FORUM Dì la tua
APPELLO Sì alla vita, no alla tortura di stato
SONDAGGIO Chi ha il diritto di decidere sulla tua vita?
ARCHIVIO Caso Englaro e assalto alla Costituzione, tutti gli articoli


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venerdì 20 febbraio 2009

BERLUSCONISMO /// VATICANISMO


Beatrice Cenci di Harriet Hosmer_1856


Beatrice Cenci


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  • L'espropriazione del diritto umano all'autodeterminazione e del diritto civile di habeas corpus



  • Misconoscenza della Costituzione dello Stato Italiano



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Testamento biologico, Englaro
"Legge barbara, tutti in piazza"


"Il testo (leggi) che il Parlamento si appresta ad approvare è una barbarie". E il padre di Eluana invita ad andare alla manifestazione di sabato 21 a Roma, lanciata da Micromega e appoggiata da molti intellettuali. Il Pdl: "Offende le Camere" Repubblica, 20 febbraio 2009


L'APPELLO "Sì alla vita, no alla tortura di Stato"


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La legge del governo sul fine vita viola i diritti umani


I professori di diritto civile contestano punto per punto le aberrazioni della proposta di legge governativa.


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Ignazio Marino e il Pd: «Sull'etica un partito serio decide a maggioranza»

di Concita De Gregorio


mercoledì 18 febbraio 2009

 BERLUSCONISMO /// VATICANISMO


 


Un racconto di Franco Cordero nel solco delle Fiabe d'entropia, ma anche dei racconti dell'incubo di Poe. Lo conservo come testimonianza dei tempi che forse a qualcuno è sfuggita nel mare magnum dell'informazione. L'amara vicenda è, inoltre, un'anticipazione dell'ingiustizia estrema che il "pirata, re d'affari" si appresta a far subire a un grande numero di cittadine e cittadini, così, per tenersi il favore dei preti, che in fondo non gli è nemmeno così necessario. 


QUANDO LA PSICHE È CONDANNATA A VEGETARE


TRISTI riflessioni sulla sventurata in stato vegetativo da diciassette anni: lasciamola andare, chiede il padre; niente lo vieta, rispondono i vertici giurisdizionali; andava stabilito se sia lecito interrompere l' alimentazione coatta. Interviene la gerarchia ecclesiastica, soi-disante suprema istanza nelle questioni supreme, de vita ac morte (la dottrina dell' aldilà fonda poteri molto terreni), e sarebbe una questione onestamente discutibile se la campagna non reinnescasse anacronismi d' antica ferocia cattolica nello stile «vivamaria», scatenando conflitti costituzionali.


 Il pirata re d' affari, padrone de facto del paese, veste livrea ateo-clericale: i preti gli vengono utili nella conquista del poco Stato che rimane; perciò tenta un coup de main dei suoi, cambiare le norme decretando sul tamburo l' obbligo assoluto d' alimentare ogni corpo umano che versi nello stato d' E. E. Fallita la mossa, perché il Presidente delle Repubblica non promulgherebbe tale decreto, e in tal senso l' avverte, l' eversore permanente, truculento analfabeta, minaccia un pandemonio: la Carta era nata sotto insegna filosovietica; chiamerà il popolo a riscriverla. Nell' Italia 2009 l' uso del pensiero è ancora provvisoriamente libero. Approfittiamone distinguendo nel caso de quo idee, fantasie, affetti, interessi, cinismo politico, moti viscerali.


Il mondo è un teatro dagli spettacoli spesso cattivi: tali risultano secondo metri umani evoluti; e se la messinscena corrispondesse al cosiddetto Intelligent Design, sarebbe un' intelligenza alquanto debole o maligna. Tiene banco il caso della donna il cui cervello è inerte, spento da un trauma diciassette anni fa: vegeta, alimentata con una sonda; stato irreversibile; il risveglio ha le probabilità d' una ricrescita della testa al decapitato; non basterebbe un miracolo (Baruch Spinoza, ebreo scomunicato, notava ironicamente come i miracoli stiano sul filo delle cause naturali, nei limiti d' una modesta anomalia); semiviva, non pensa né sente. Che abbia bell' aspetto, come racconta un Eminentissimo testimone, è battuta d' umorismo macabro: dopo gli anni d' immobilità quel povero corpo sa d' albero atrofico; e il padre chiede all' autorità tutelare un provvedimento che permetta la sospensione del nutrimento coatto. Lasciamola andare dove finiremo tutti. Corte d' appello e Cassazione rispondono in termini positivi. Mater Ecclesia lancia anatemi: la paziente (termine improprio, visto che «non patitur», mancandole i sensi) è persona; ha un' anima; toglierle acqua e alimenti costituisce omicidio. Il caso tocca nervi scoperti.


L' apparato ecclesiastico è l' ancora ragguardevole resto d' un impero fondato sull' aldilà: sacramenti, suffragi, indulgenze; quando la moneta tintinna nella cassa, l' anima purgante vola in paradiso, annuncia Johann Tetzel, 1517, domenicano, predicando l' indulgenza bandita nei domini tedeschi episcopali e Brandeburgo, i cui proventi Sua Santità Leone X spartisce con Alberto Hohenzollern e l' Imperatore Massimiliano. Lutero, monaco agostiniano, contesta lo pseudocristiano affarismo papale. I cultori del potere non demordono e la Chiesa romana perde mezza Europa. Cinque secoli dopo perdurano logiche profonde: interessi molto terreni spiegano l' anacronismo cattolico; scendono in campo rumorosi vivamaria; sfila l' ateismo clericale e presto piangeranno le Madonne.


Ma vediamo la questione teologale. «Anima», dal greco ánemos, vento. Iliade e Odissea non dicono cosa sia, finché il corpo vive: poi esce dalla bocca o attraverso la ferita mortale; non era il principio vitale; chiamiamo «vita» le operazioni d' un corpo vivo, finite le quali la psyché vola via, ombra o éidolon. Il rogo la separa definitivamente dal mondo: e sono residui fatui quelle che Odisseo evoca alle porte d' Ade; solo dopo avere bevuto il sangue delle vittime riacquistano un' effimera identità cosciente. In dottrina orfica diventa l' autentica persona, chiusa nel corpo (prigione o tomba) e destinata a reincarnarsi finché riti salutari la liberino dal ciclo. Platone insegna un' immortalità individuale: l' anima appartiene al mondo soprasensibile, come le idee (tale parentela costituisce un punto oscuro della fantasmagoria platonica); la filosofia diventa metodo della morte salutare. Aristotele ne distingue tre: vegetativa, sensitiva, intellettiva; le prime due sono un ectoplasma verbale, operazioni dell' organismo vivo (qui l' autore ragiona da fisiologo); l' ultima è indipendente dal corpo; agisce ab extra, immortale, divina, impersonale (secondo Alessandro d' Afrodisia e Averroè). Sant' Agostino la concepisce nel senso platonico, sub-stantia, ma rimane perplesso su come venga al mondo, creata singolarmente da Dio o connessa al processo genetico, «ex traduce». San Tommaso assimila Aristotele fin dove i dogmi lo permettono: ogni tanto gioca sulle parole; qui postula il «demonstrandum», che l' organismo vivo contenga un quid distinto dallo stesso. Mosse simili violano una regola capitale d' economia del pensiero, formulata dall' inglese Guglielmo d' Occam, francescano ribelle (1280-1349 circa), ma l' applicavano e l' applicano d' istinto tutti i ragionatori seri: mai presupporre più del necessario; se A e B spiegano C, ogni premessa in più confonde i discorsi o produce schiume verbali vaniloque, mai innocue.


Il corpo nel quale siano attive date funzioni, ora surrogabili dal lavoro d' una macchina, vegeta: attribuire tale stato all' anima vegetativa è abuso verbale; idem la sensitiva, né le cose stanno diversamente rispetto all' intellettiva; chiamiamo vita psichica date situazioni organiche implicanti midollo, cervello, nervi, ghiandole, organi percettivi. Dal lavoro scientifico emergono quadri causali indefinitamente perfettibili: l' ipotesi cade quando il fenomeno in questione manchi, presente l' asserito fattore; o ricorra sebbene manchi lo stesso; i termini ridondanti la mistificano, tanto più quando non significhino niente o discendano da livelli mentali primitivi, come se, dovendo dire cosa siano i temporali, oltre a vapori, temperatura, cariche elettriche, tirassimo in ballo Jovem pluvium. Così discorre san Tommaso: avendo stabilito che debba esservi un' «anima rationalis», ne disegna la storia: la crea Dio attraverso innumerevoli interventi nel tempo, tanti quanti furono, sono, saranno gli animali umani. In qual modo la crea? Infondendola al corpo: «haereticum est» dire che venga dal seme, un' opinione sfiorata da sant' Agostino in fraterna polemica con san Girolamo. Situata al grado infimo delle «substantiae intellectuales», diversamente dagli angeli «non habet» un' innata «notitiam veritatis»: l' acquista attraverso cognizioni fornite dai sensi; bisognava dunque che fosse legata al corpo, ma «est incorporea», incorruttibile, immortale, i quali ultimi due predicati implicano una scissione dalla materia organica con gravi paradossi; siccome informa l' intero corpo, non risiede in una singola parte; né cambia mai involucro. Tuttavia esistono anime separate: uno stato «quodammodo contra naturam», transitorio perché alla fine i corpi risorgono; e separandosi subisce una mutazione; ormai è fissa nel senso buono o cattivo; «habet voluntatem immobilem» ( Summa Theologiae, Commento a Pier Lombardo, Opuscula ).


Secondo i metri dell' empiricamente plausibile, la fiaba tomista segna un regresso dalla visione omerica degli éidola. Su tali fondamenti, piuttosto esigui, l' apparato ecclesiastico ha aperto una campagna trovando alta udienza. Non stupisce, visto che governa l' Italia un pirata, re d' affari: ateo come tutti i caimani, veste livrea clericale; da trent' anni spaccia oppio televisivo e aborre l' intelligenza ma non sbaglia un colpo nei calcoli del tornaconto; sostenuto dai preti, occuperà i rimasugli dello Stato; perciò voleva scardinare la res iudicata imponendo il nutrimento coatto con norme penali decretate d' urgenza.


Dal Quirinale arriva un avviso: l' eventuale decreto non sarebbe promulgato; e lui minaccia rendiconti plebiscitari. Ventiquattr' ore dopo insulta il padre d' E. E. spiegando a milioni d' italiani che vuol disfarsi della figlia scomoda (l' aveva già detto un monsignore): la proclama idonea a gravidanza e parto; farfuglia torvo d' una Carta da riscrivere; vuol legiferare da solo, mediante decreti, in una corte dei miracoli tra asini che dicano sì muovendo la testa. Siccome siamo in tema d' anime, ripuliamola con l' ultima strofa dei Poèmes antiques: «Et toi, Divine Mort, où tout rentre et s' efface,/ accueille tes enfants dans ton sein étoilé;/ affranchis-nous du temps, du nombre et de l' espace,/ et rendsnous le repos que la vie a troublé». Leconte de Lisle, 1818-1894, aveva gusti fini e sentimento caritatevole.


PER SAPERNE DI PIÙ www.governo.it/bioetica http://it.wikipedia.org/wiki/Eluana_Englaro www.repubblica.it - FRANCO CORDERO. La Repubblica, 14 febbraio 2009. 

sabato 14 febbraio 2009

SAN VALENTINO


La nebulosa a forma di cuore per celebrare questa giornata dedicata all'amore.



IC 1805: The Heart Nebula
Credit & Copyright: Daniel Marquardt


Un pensiero d'amore per tutte le amiche e gli amici, per tutte le persone del mondo e per tutto ciò che esiste. L'augurio è di vivere con lo stesso slancio ogni giornata dell'anno che non sia questa.


Eluana e gli stormi di avvoltoi di Guido Ceronetti


Non permettiamo che si raffreddi. Il caso Englaro va riattizzato costantemente: che davanti a quel Golgotha arda un lume sempre. Tutti dobbiamo gratitudine a quella vittima sacrificale e alla sua famiglia: perché la passione civile non finisca in una cloaca e la passione etica e religiosa trovino altre e ben diverse, e superiori, vie.

Si sono visti stormi di avvoltoi, sulla breve agonia di Udine, scendere in picchiata a disputarsi i resti di una creatura disfatta e sfamarsi a beccate ignobili di qualcosa che già più non era e che altro non aveva da offrirgli, tetri pennuti ciechi, che carne di sventura.

Tale lo spettacolo, da iscrivere nel tragico delle cronache italiane che non avranno uno Stendhal per trascriverle. L’Italia, se qualcuno vorrà capirla sine ira et studio, non è un luogo pacifico, non è una penisola turistica, non è un animale da stabulario economico - l’Italia è, è stata sempre, una città di risse feroci, di brigantaggio, di vendette, di medioevi e di cattivi governi. Gli avvoltoi, che non si annidano soltanto sulle torri dei Parsi a Benares, hanno voliere, spalti, e più d’una cupola anche a Roma, e non c’è televisione o campo di calcio in grado di oscurarne la presenza e il volo. Qua, dunque, non si può vivere avendo per fine esclusivamente il far soldi e pensare alla salute. Qua si nasce perché l’Italia ci faccia male, ci ferisca, ci sia una madre crudele, inzuppata di sadismo. Vederlo o non vederlo: that is the question.

L’imbarbarimento di profondità, progressivo, non è da statistiche. Puoi vederlo chiaramente anche lì: nel pullulare di cure mediche di spavento, nell’ignorare i limiti sacri della vita, i diritti dei morenti e di «nostra sirocchia morte corporale» - cure di coma irreversibili criminalmente protratti, cure che la tecnomedicina, settorialista e antiolistica, sempre più andrà sperimentando sulla totalità del vivente.

L’Italia debole, che con strenuo sforzo - in cui va compreso il tributo di una risalita coscienza collettiva, di risorse d’anima e mentali inapparenti, antiavvoltoio, di pensieri silenziosi ma renitenti ai ricatti e alle violenze verbali dell’estremismo cattolico, materialista e anticristico - ha liberato dalle catene Eluana, è un resto di Italia dei giusti, di Italia che sa giudicare umanamente e cerca la libertà nella legge, che non accetta che l’impurità più grossolanamente sofistica prevalga sulla verità semplice e pura. Dobbiamo un po’ tutti ri-imparare a morire: dunque a vivere e a trascendere la morte. Comprendere l’insignificanza della vita e dell’esistenza materiale è luce in tenebris.

Per chi, pensando, ritenga che la vera salvezza consista nel liberarsi dalla schiavitù delle rinascite in corpi mortali, Eluana col suo lungo martirio avrà meritato la tregua nirvanica, e non tornerà in mondi come questo a patire sondini e beccate di avvoltoi - condannati, per loro intrinseca natura, a commettere empietà.

Da cristiani autentici si sono comportate le Chiese evangeliche: schierate dalla parte di Eluana, hanno voluto ricordare che un essere umano non è soltanto un aggregato scimmiesco di funzioni e che è delitto tradirne l’anelito al padre ignoto al di là del finito.

Il combattimento spirituale è brutale. La meno ingiusta Italia, che assumerà Eluana per segno, non deve temere di accettarlo, di restare unita, respinto l’avvoltoio, per la pietà e la luce.


La Stampa, 14 febbraio 2009


La Chiesa del dogma in conflitto con lo Stato di EUGENIO SCALFARI. La Repubblica, 15 febbraio 2009


La nuova legge truffa di Stefano Rodotà. Repubblica, 15 febbraio 2009  


FINE DELLA VITA: QUANDO LA CHIESA CATTOLICA CONTRADDICE SE STESSA - Adista





 

mercoledì 11 febbraio 2009

Vaticanismo/Berlusconismo


Contro la Libertà Individuale


(AFP/File/Andreas Solaro)  ....................   (AP Photo/Pier Paolo Cito)



«Berlusconi e il Vaticano sono stati protagonisti di una corsa oscena contro il tempo per impedire con l’aiuto di una legge ad hoc di dubbia natura costituzionale che si facesse la volontà di Eluana» El Paìs




Una gazzarra invereconda alla notizia della morte: il volto della destra in Senato. 


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"Tra tutte le leggi, non ve n'è alcuna più favorevole a' Prencipi, che la Christiana: perché questa sottomette loro, non solamente i corpi e le facoltà de'sudditi, dove conviene, ma gli animi ancora; e lega non solamente le mani, ma gli affetti ancora e i pensieri".  Giovanni Botero, 1589


Libertà individuale come libertà di coscienza e di scelta. I parlamentari pretendono di andare anche contro il dettato costituzionale in nome della "propria" libertà di coscienza e si permettono di negare ai cittadini la loro libertà di coscienza nelle scelte che riguardano le dimensioni più intime della persona.


Disegno di Legge Calabrò


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Caso Englaro e assalto alla Costituzione - Dossier Micromega


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Zagrebelsky: "Se il potere nichilista si allea con la Chiesa del dogma"
di Giuseppe D'Avanzo


L'Avvenire, il quotidiano della Conferenza episcopale italiana, ha definito Beppino Englaro "un boia". Credo che debba partire da qui, da un insulto atroce, il colloquio con Gustavo Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale.

Beppino Englaro, "un boia"?"
In un caso controverso dove sono in gioco dati della vita così legati alla tragicità della condizione umana è fuori luogo usare un linguaggio violento, così impietoso, così incontrollato, così ingiusto. Non ho ascoltato, sul versante opposto, che vi sia chi ragiona dell'esistenza di un "partito della crudeltà" opposto a "un partito della pietà". Credo che in vicende così dolorose debbano trovare espressione parole più adeguate e controllate, più cristiane".

E tuttavia, presidente, i toni accusatori, le accuse così aggressive e definitive sembrano indicare che cosa è in gioco o a contrasto nel caso di Eluana Englaro. I valori contro i principi, la verità contro il dubbio. Questioni da sempre aperte nelle riflessioni dei dotti che avevano trovato, per così dire, una sistemazione condivisa nella Costituzione italiana. Che cosa è accaduto? Perché quell'equilibrio viene oggi messo di nuovo in discussione dopo appena sessant'anni?
"Le posizioni in tema di etica possono essere prese in due modi. In nome della verità e del dogma, con regole generali e astratte; oppure in nome della carità e della com-passione, con atteggiamenti e comportamenti concreti. Nella Chiesa cattolica, ovviamente, ci sono entrambe queste posizioni. Nelle piccole cerchie, prevale la carità; nelle grandi, la verità. Quando le prime comunità cristiane erano costituite da esseri umani in rapporto gli uni con gli altri, la carità del Cristo informava i loro rapporti. La "verità" cristiana non è una dottrina, una filosofia, una ideologia. Lo è diventata dopo. Gesù di Nazareth dice: io sono la verità. La verità non è il dogma, è un atteggiamento vitale. Quando la Chiesa è diventata una grande organizzazione, un'organizzazione "cattolica" che governa esseri umani senza entrare in contatto con loro, con la loro particolare, individuale esperienza umana, ha avuto la necessità di parlare in generale e in astratto. È diventata, - cosa in origine del tutto impensabile - una istituzione giuridica che, per far valere la sua "verità", ha bisogno di autorità e l'autorità si esercita in leggi: leggi che possono entrare in conflitto con quelle che si dà la società. Chi pensa e crede diversamente, può solo piegarsi o opporsi. Un terreno d'incontro non esiste.


Che ne sarà allora dell'invito del capo dello Stato a una "riflessione comune" ora che il parlamento affronterà la discussione sulle legge di "fine vita"?
" Una legge comune è possibile solo se si abbandonano i dogmi, se si affrontano i problemi non brandendo quella verità che consente a qualcuno di parlare di "omicidio" e "boia", ma in una prospettiva di carità. La carità è una virtù umana, che trascende di gran lunga le divisioni delle ideologie e dei credi religiosi o filosofici. La carità non ha bisogno né di potere, né di dogmi, né di condanne, ma si nutre di libertà e responsabilità. Dico la stessa cosa in altro modo: un approdo comune sarà possibile soltanto se prevarrà l'amore cristiano contro la verità cattolica".

Lo ritiene possibile?
"Giovanni Botero
nella sua Della Ragione di Stato del 1589 scriveva, a proposito dei Modi di propagandar la religione: "Tra tutte le leggi, non ve n'è alcuna più favorevole a' Prencipi, che la Christiana: perché questa sottomette loro, non solamente i corpi e le facoltà de'sudditi, dove conviene, ma gli animi ancora; e lega non solamente le mani, ma gli affetti ancora e i pensieri". Botero era uomo della controriforma. Purtroppo, c'è chi pensa ancora così, tra i nostri moderni "prencipi". Essi potrebbero far loro il motto di un discepolo di Botero che scriveva: "questa è la ragion di stato, fratel mio, obbedire alla Chiesa cattolica". Ora, se l'obbedienza alla Chiesa cattolica è la ragion di stato, è chiaro che i laici non troveranno mai un approdo comune con costoro.

Dobbiamo allora credere che il conflitto di oggi tra mondo laico e mondo cattolico, che ha accompagnato il calvario di Eluana, segnali soprattutto la fine della riflessione del Concilio Vaticano II e, per quel che ci riguarda, la crisi di quella "disposizione costituzionale" che è consistita, per lo Stato, nel principio di laicità contenuto nella Costituzione, e per la Chiesa nella distinzione tra religione e politica?
"Il Concilio Vaticano II ha rovesciato la tradizione della Chiesa come potere alleato dello Stato, ha voluto liberarla da questo legame tutt'altro che evangelico. Non si propose di proteggere o conservare i suoi privilegi, ancorché legittimamente ricevuti, e invitò i cattolici a un impegno responsabile nella società, uomini con gli altri uomini, con la fiducia riposta nel libero esercizio delle virtù cristiane e nell'incontro con gli "uomini di buona volontà", senza distinzione di fedi. Fu "religione delle persone" e non surrogato di una religione civile. Il cattolicesimo-religione civile sembra invece, oggi, essere assai gradito per i vantaggi immediati che possono derivare sia agli uomini di Chiesa che a quelli di Stato".

Ieri mentre finiva l'esistenza di Eluana Englaro e il Paese era scosso dalle emozioni, dalla pietà e, sì, anche da una rabbia cieca, dieci milioni di italiani hanno voluto vedere il Grande Fratello. E' difficile non osservare che l'artefice della macchina spettacolare televisiva del reality e di ogni altra fantasmagorica vacuità - capace di distruggere ogni identità reale, alienare il linguaggio, espropriarci di ciò che ci è comune, di separare gli uomini da se stessi e da ciò che li unisce - è lo stesso leader politico che pretende di dire e agire in nome dell'Umanità, della Vita, addirittura della Verità e della Parola di Dio. Le appare più tragico o grottesco, questo paradosso? Come spiegarsi la dissoluzione di ogni senso critico dinanzi a questo falso indiscutibile?
"Non è questo il solo paradosso. Non è la sola contraddizione che si può cogliere in questa vicenda. Il mondo cattolico enfatizza spesso il valore della dimensione comunitaria della vita, soprattutto nella famiglia. E' la convinzione che induce la Chiesa a invocare a gran voce la cosiddetta sussidiarietà: lo Stato intervenga soltanto quando non esistono strutture sociali che possono svolgere beneficamente la loro funzione. Mi chiedo perché, quando la responsabilità, la presenza calda e diretta della famiglia, nelle tragiche circostanze vissute dalla famiglia Englaro, dovrebbero ricevere il più grande riconoscimento, la Chiesa - con una contraddizione patente - chiude alla famiglia e invoca l'intervento dello Stato; alla com-passione di chi è direttamente coinvolto in quella tragedia, preferisce i diktat della legge, dei tribunali, dei carabinieri. Sia chiaro: lo Stato deve vigilare contro gli abusi - proprio per evitare il rischio espresso dal presidente del consiglio con l'espressione, in concreto priva di compassione, "togliersi un fastidio" - ma osservo come la legge che la Chiesa chiede assorbe nella dimensione statale tutte le decisioni etiche coinvolte: questo è il contrario della sussidiarietà e assomiglia molto allo Stato etico, allo Stato totalitario".

Lei è il primo firmatario di un appello che ha per titolo Rompiamo il silenzio. Vi si legge che "la democrazia è in bilico". Le chiedo: può una democrazia fragile, in bilico appunto, reggere l'urto coordinato di un potere politico invasivo e senza contrappesi e di un potere religioso che agita come una spada la verità?
"Oggi la politica è succuba della Chiesa, ma domani potrebbe accadere l'opposto. Se la politica è diventata - come mi pare - mezzo al solo fine del potere, potere per il potere, attenzione per la Chiesa! Essa, la Chiesa del dogma e della verità, può essere un alleato di un potere che oggi ha bisogno, strumentalmente, di legittimazione morale. Il compromesso convince i due poteri a cooperare. Ma domani? Il potere dell'uno, rafforzato e soddisfatto, potrebbe fare a meno dell'altra. ".

Qual è l'obiettivo del suo appello?
"'Rompiamo il silenziò è già stato sottoscritto da centosessantamila cittadini. È la dimostrazione che, per fortuna, la nostra società non è un corpo informe, conserva capacità di reazione. L'appello ha tre ragioni. E' uno sfogo liberatorio, innanzitutto: devo dire a qualcuno che non sono d'accordo. E' poi un autorappresentarsi non come singoli, ma come comunità di persone. Il terzo obiettivo è rendersi consapevoli, voler guardare le cose non in dettagli separati, è un volersi raffigurare un quadro. A volte abbiamo la tendenza a evitare di guardare le cose nel loro insieme. E' quasi un istinto di sopravvivenza distogliere lo sguardo dalla disgrazia che ci può capitare. L'appello prende posizione. Si accontenta di questo. Se mi chiede come e dove diventerà concreta questa presa di coscienza, le rispondo che ognuno ha i suoi spazi, il lavoro, la scuola, il partito, il voto. Faccia quel che deve, quel che crede debba essere fatto per sconfiggere la rassegnazione".
La Repubblica, 11 febbraio 2009

martedì 10 febbraio 2009

Il Dalai Lama a Venezia oggi.



Un'immagine mossa. E' tutto quello che sono riuscita a cogliere di una visita molto attesa. Con i miei occhi e con l'obiettivo di una fotocamera. Un'emozione grande lunga qualche istante. Poi, servizio di polizia ad alta intensità. Impossibilità di ascoltare in mancanza di un invito. La Biblioteca Marciana non può accogliere molte persone. Fine.

lunedì 9 febbraio 2009

VITA E MORTE


Immagine 239


Eluana è morta. Accompagnata dall'amore e dal coraggio del babbo e della mamma. Possano avere pace gli sfortunati, infelici Saturna e Beppino Englaro e rimanga in noi la visione della bellezza della loro figliola, "purosangue della libertà". Grande è stato l'amore dei genitori, più grande del dolore. Grande anche la compassione di tante persone che hanno seguito la sua vicenda, sottratta alla naturale fluttuazione di ogni creatura tra la nascita e la morte per diciassette anni e ventidue giorni. Ho sempre condiviso le scelte di Beppino Englaro e la prova è che quelle scelte le farei per me stessa, anzi, per quanto possibile, le ho già fatte e depositate presso un notaio.

domenica 8 febbraio 2009

CONTRO LA DIGNITA' DEL VIVERE E DEL MORIRE


(AFP/File/Andreas Solaro)  ....................   (AP Photo/Pier Paolo Cito)


Benedetto XVI, il sovrano straniero. Silvio Berlusconi, il Premier italiano.


Questi due uomini di potere, il vecchio e il meno vecchio, li sento invadere la mia vita personale, la mia unica vita, dall'inizio alla fine. Li sento mentre frugano nelle pieghe intime della mia persona, senza rispetto e senza pietà, li sento mentre m'impongono con la forza le loro idee, li sento mentre attaccano la mia dignità e il mio senso del sacro. E tutto questo fanno a me, inerme e rispettosa delle loro credenze, dei loro diritti umani e civili, delle loro scelte. E' troppo pretendere la reciprocità? A questi due uomini di potere io grido:




 "Giù  le mani dalla  mia  persona!  Giù  le mani dalla mia mente e dal mio corpo! Giù le mani dalla mia dignità e dai miei diritti civili!"


A chi sceglie di prolungare indefinitamente lo spazio grigio tra il vivere e il morire, affidandosi alla tecnica, sia data tutta l'assistenza possibile, compresi i necessari supporti per i familiari. A chi sceglie di rifiutare le cure e le tecniche mediche, anche a costo della vita, già ora il diritto permette di farlo in virtù del "consenso informato"Quel diritto non può andare perduto nel caso la persona si trovi in stato di incoscienza. Il testamento biologico serve a preservare la pienezza della cittadinanza  con le disposizioni anticipate di trattamento. E vale solo ed esclusivamente per la persona che quelle disposizioni decide di stilare, quando è pienamente cosciente di sé, delle proprie idee sul vivere e il morire e delle proprie scelte. E' troppo chiedere che anche queste persone vengano rispettate, soprattutto in una scelta fondamentale che riguarda solo loro?


Dalla parte delle regole


di Carlo Federico Grosso


Ciò che sta accadendo attorno alla vicenda Englaro suscita perplessità e tormenti. Non intendo affrontare il problema etico. Non sarei titolato a farlo. Soprattutto, sono convinto che sui temi dell’inizio e della fine della vita ciascuno deve fare, in silenzio, soltanto i conti con la propria coscienza e non imporre agli altri le proprie eventuali certezze. Intendo invece porre alcuni interrogativi concernenti le questioni di diritto. ... La Stampa, 9 febbraio 2009


Lo tsunami costituzionale di STEFANO RODOTA'


Il veleno nichilista che anima il regime di GUSTAVO ZAGREBELSKY



Questa è una pagina di diario che continuerò ad aggiornare...



BERLUSCONISMO



Contro la Costituzione Italiana


«Ora andremo a fare delle riforme - ha proseguito il premier poco prima di lasciare Cagliari - e può darsi che andremo subito a chiarire il dettato della Carta». Lasciando intendere che senza strumenti legislativi come i decreti il governo si svuota delle sue funzioni e può addirittura «andarsene a casa», Berlusconi scandisce che dopo una riflessione occorrerà vedere «se dovremo arrivare a quelle riforme della Costituzione che sono necessarie perché la Carta è una legge fatta molti anni fa sotto l’influenza della fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come a un modello da cui prendere molte indicazioni». Corriere della Sera, 8 febbraio 2009


Aggiornamento (ineluttabile)


"Non ho mai attaccato nè inteso attaccare la Costituzione, io ho giurato sulla Costituzione e la rispetto, non ho mai pensato di attaccarla". "La sinistra e la stampa hanno mistificato le mie parole" "ripeto però che la Costituzione non è un moloch, può evolvere e può essere cambiata, ma solo con il consenso di tutti o di quasi tutti perché per cambiarla ci vogliono i due terzi del Parlamento". Berlusconi, discorso all'inaugurazione del passante di Mestre, 8 febbraio 2009. Rainews 24.


Dire e disidire, accusare gli altri di mancata comprensione o, peggio, di distorsioni disoneste, fare finta che tutti siano smemorati e "coglioni". Se fosse un mio parente stretto, la convincerei ad andare da un medico. Ma lui è il capo del Governo. Allora, c'è forse del metodo in questa (apparente) follia?


Oltre la misura


Dopo la giornata nera di uno dei più duri scontri istituzionali del dopoguerra repubblicano, avremmo auspicato il momento della ricucitura. Purtroppo il presidente del Consiglio ha scelto la strada opposta, e ha finito per parlare della nostra Costituzione come di un documento in parte ispirato da chi aveva l'Unione Sovietica come «modello». Un giudizio oltre ogni misura.


Le circostanze storiche che hanno dato vita alla Costituzione repubblicana sono note. E la nostra Carta costituzionale è ovviamente emendabile nelle sue parti che più sono esposte all'usura del tempo (come il Corriere ha sempre sostenuto). Ma non si può sottacere l'apprezzamento che le è riconosciuto in modo pressoché unanime. La speranza è che l'enormità imprudentemente formulata dal nostro premier non comprometta il tentativo di ricreare un clima meno tempestoso nei rapporti tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Questi sono i giorni in cui ci si deve responsabilmente adoperare per sanare una grave frattura tra le istituzioni. Strapazzare la memoria della Costituzione otterrebbe il risultato contrario. (Corriere della Sera, 08 febbraio 2009)


Non poteva esserci scempio più atroce


di Eugenio Scalfari





IL CASO ENGLARO appassiona molto la gente poiché pone a ciascuno di noi i problemi della vita e della morte in un modo nuovo, connesso all'evolversi delle tecnologie. Interpella la libertà di scelta di ogni persona e i modi di renderla esplicita ed esecutiva. Coinvolge i comportamenti privati e le strutture pubbliche in una società sempre più multiculturale. Quindi impone una normativa per quanto riguarda il futuro che garantisca la certezza di quella scelta e ne rispetti l'attuazione.

Ma il caso Englaro è stato derubricato l'altro ieri da simbolo di umana sofferenza e affettuosa pietà ad occasione politica utilizzabile e utilizzata da Silvio Berlusconi e dal governo da lui presieduto per raggiungere altri obiettivi che nulla hanno a che vedere con la pietà e con la sofferenza. Non ci poteva essere operazione più spregiudicata e più lucidamente perseguita.

Condotta in pubblico davanti alle televisioni in una conferenza stampa del premier
circondato dai suoi ministri sotto gli occhi di milioni di spettatori.
Non stiamo ricostruendo una verità nascosta, un retroscena nebuloso, una opinabile interpretazione. Il capo del governo è stato chiarissimo e le sue parole non lasciano adito a dubbi. Ha detto che "al di là dell'obbligo morale di salvare una vita" egli sente "il dovere di governare con la stessa incisività e rapidità che è assicurata ai governanti degli altri paesi".

Gli strumenti necessari per realizzare quest'obiettivo indispensabile sono "la decretazione d'urgenza e il voto di fiducia"; ma poiché l'attuale Costituzione semina di ostacoli l'uso sistematico di tali strumenti, lui "chiederà al popolo di cambiare la Costituzione".

La crisi economica rende ancor più indispensabile questo cambiamento che dovrà avvenire quanto prima.
Non ci poteva essere una spiegazione più chiara di questa. Del resto non è la prima volta che Berlusconi manifesta la sua concezione della politica e indica le prossime tappe del suo personale percorso; finora si trattava però di ipotesi vagheggiate ma consegnate ad un futuro senza precise scadenze. Il caso Englaro gli ha offerto l'occasione che cercava.


Un'occasione perfetta per una politica che poggia sul populismo, sul carisma, sull'appello alle pulsioni elementari e all'emotività plebiscitaria.

Qui c'è la difesa di una vita, la commozione, il pianto delle suore, l'anatema dei vescovi e dei cardinali, i disabili portati in processione, le grida delle madri. Da una parte. E dall'altra i "volontari della morte", i medici disumani che staccano il sondino, gli atei che applaudono, i giudici che si trincerano dietro gli articoli del codice e il presidente della Repubblica che rifiuta la propria firma per difendere quel pezzo di carta che si chiama Costituzione.

Quale migliore occasione di questa per dare la spallata all'odiato Stato di diritto e alla divisione dei poteri così inutilmente ingombrante? Non ha esitato davanti a nulla e non ha lesinato le parole il primo attore di questa messa in scena. Ha detto che Eluana era ancora talmente vitale che avrebbe potuto financo partorire se fosse stata inseminata. Ha detto che la famiglia potrebbe restituirla alle suore di Lecco se non vuole sottoporsi alle spese necessarie per tenerla in vita.

Ha detto che i suoi sentimenti di padre venivano prima degli articoli della Costituzione. E infine la frase più oscena: se Napolitano avesse rifiutato la firma al decreto Eluana sarebbe morta.

Eluana scelta dunque come grimaldello per scardinare le garanzie democratiche e radunare in una sola mano il potere esecutivo e quello legislativo mentre con l'altra si mette la museruola alla magistratura inquirente e a quella giudicante.

Questo è lo spettacolo andato in scena venerdì. Uno spettacolo che è soltanto il principio e che ci riporta ad antichi fantasmi che speravamo di non incontrare mai più sulla nostra strada.

Ci sono altri due obiettivi che l'uso spregiudicato del caso Englaro ha consentito a Berlusconi di realizzare.
Il primo consiste nella saldatura politica con la gerarchia vaticana; il secondo è d'aver relegato in secondo piano, almeno per qualche giorno, la crisi economica che si aggrava ogni giorno di più e alla quale il governo non è in grado di opporre alcuna valida strategia di contrasto.

Dopo tanto parlare di provvedimenti efficaci, il governo ha mobilitato 2 miliardi da aggiungere ai 5 di qualche settimana fa. In tutto mezzo punto di Pil, una cifra ridicola di fronte ad una recessione che sta falciando le imprese, l'occupazione, il reddito, mentre aumentano la pressione fiscale, il deficit e il debito pubblico. Di fronte ad un'economia sempre più ansimante, oscurare mediaticamente per qualche giorno l'attenzione del pubblico depistandola verso quanto accade dietro il portone della clinica "La Quiete" dà un po' di respiro ad un governo che naviga a vista.

Quando crisi ingovernabili si verificano, i governi cercano di scaricare le tensioni sociali su nemici immaginari. In questo caso ce ne sono due: la Costituzione da abbattere, gli immigrati da colpire "con cattiveria".

Il Vaticano si oppone a quella "cattiveria" ma ciò che realmente gli sta a cuore è mantenere ed estendere il suo controllo sui temi della vita e della morte riaffermando la superiorità della legge naturale e divina sulle leggi dello Stato con tutto ciò che ne consegue. Le parole della gerarchia, che non ha lesinato i complimenti al governo ed ha platealmente manifestato delusione e disapprovazione nei confronti del capo dello Stato ricordano più i rapporti di protettorato che quelli tra due entità sovrane e indipendenti nelle proprie sfere di competenza. Anche su questo terreno è in atto una controriforma che ci porterà lontani dall'Occidente multiculturale e democratico.

Nel suo articolo di ieri, che condivido fin nelle virgole, Ezio Mauro ravvisa tonalità bonapartiste nella visione politica del berlusconismo. Ha ragione, quelle somiglianze ci sono per quanto riguarda la pulsione dittatoriale, con le debite differenze tra i personaggi e il loro spessore storico.

Ci sono altre somiglianze più nostrane che saltano agli occhi. Mi viene in mente il discorso alla Camera di Benito Mussolini del 3 gennaio 1925, cui seguirono a breve distanza lo scioglimento dei partiti, l'instaurazione del partito unico, la sua identificazione con il governo e con lo Stato, il controllo diretto sulla stampa. Quel discorso segnò la fine della democrazia parlamentare, già molto deperita, la fine del liberalismo, la fine dello Stato di diritto e della separazione dei poteri costituzionali.

Nei primi due anni dopo la marcia su Roma, Mussolini aveva conservato una democrazia allo stato larvale. Nel novembre del '22, nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, aveva esordito con la frase entrata poi nella storia parlamentare: "Avrei potuto fare di quest'aula sorda e grigia un bivacco di manipoli".

Passarono due anni e non ci fu neppure bisogno del bivacco di manipoli: la Camera fu abolita e ritornò vent'anni dopo sulle rovine del fascismo e della guerra.
In quel passaggio del 3 gennaio '25 dalla democrazia agonizzante alla dittatura mussoliniana, gli intellettuali ebbero una funzione importante.
Alcuni (pochi) resistettero con intransigenza; altri (molti) si misero a disposizione.

Dapprima si attestarono su un attendismo apparentemente neutrale, ma nel breve volgere di qualche mese si intrupparono senza riserve.
Vedo preoccupanti analogie. E vedo titubanze e cautele a riconoscere le cose per quello che sono nella realtà. A me pare che sperare nel "rinsavimento" sia ormai un vano esercizio ed una svanita illusione. Sui problemi della sicurezza e della giustizia la divaricazione tra la maggioranza e le opposizioni è ormai incolmabile. Sulla riforma della Costituzione il territorio è stato bruciato l'altro ieri.

E tutto è sciaguratamente avvenuto sul "corpo ideologico" di Eluana Englaro. Non ci poteva essere uno scempio più atroce. (
La Repubblica, 8 febbraio 2009)

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Dietro lo scontro: i perché di un affondo

di Massimo Franco

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Non è più un conflitto istituzionale, ma un'offensiva in piena regola. Silvio Berlusconi non si ferma. Anzi, avanza e alza il tiro. Continua a bersagliare Giorgio Napolitano, e intanto punta sulla Costituzione «approvata con i filo-sovietici»: quel Pci di cui il capo dello Stato è un figlio.


I toni lasciano capire che lo scontro con il Quirinale si incattivirà. Nella scia del «caso Eluana» Napolitano si limita a replicare che nessuno ha «un monopolio» della vicinanza ai malati e che comunque lui «confida nei cittadini». Sembra una risposta al premier e alle critiche del Vaticano. Ma appare sulla difensiva; e con lui le sinistre e i radicali che lodano il suo «no» al decreto del governo. Il «caso Englaro» si sta rivelando l'occasione scelta da Berlusconi per riequilibrare a proprio favore i poteri fra Palazzo Chigi e presidenza della Repubblica. Importa relativamente la virulenza con la quale tende a delegittimare la Carta fondamentale. È più interessante chiedersi perché lo faccia; perché abbia deciso l'affondo contro il presidente della Repubblica. ... Corriere della Sera, 8 febbraio 2009