domenica 20 settembre 2009

MORTI SUL LAVORO

in guerra e in pace

Villa Pisani_2007


Sei giovani italiani, soldati in missione di pace in guerra, nello svolgimento di un lavoro difficile e terribile. Sono certa che i loro erano obiettivi buoni e costruttivi, nonostante la distruttività del contesto. La mia avversione totale per la violenza e per la guerra mi spinge a piangere ancora più dolorosamente su questi soldati, vittime della conduzione tragica di un conflitto che solo la forza della ragione e della politica, con i mezzi diplomatici della relazione, potrà ricomporre. Morti sul lavoro in guerra i sei soldati, come i morti sul lavoro in pace quelli di cui non celebriamo la vita finita, forse perché alle loro morti nei nostri rassicuranti cantieri siamo assuefatti per la loro funesta quotidianità.


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Una guerra che va ripensata di Barbara Spinelli

E’ stato detto, subito dopo l’attentato a Kabul che ha ucciso sei soldati italiani, che quando si vivono lutti così grandi non son decenti le polemiche e neppure le analisi politiche. Invece è proprio nell’ora del lutto e della pietà che urge il pensiero profondo, come è nelle tenebre che più si aspira alla luce. Neanche la polemica è fuor di posto, non fosse altro perché la guerra stessa è pólemos, controversia, e sulle controversie si dibatte, specie se sanguinose. Parlarne non è offendere i morti ma onorare una missione su cui certamente anch’essi si sono interrogati. ... (La Stampa, 20 settembre 2009)

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