mercoledì 22 luglio 2009

VERITA' e MENZOGNA
nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (2)


Bernini_La verità svelata dal Tempo_marmo bianco Galleria Borghese_1625-1645. dal sito: http://www.galleriaborghese.it/borghese/it/verita.htm



"Come osservava Hannah Arendt in un suo famoso testo, Dalla menzogna alla violenza, ciò che contraddistingue la verità è il fatto che il suo contrario non è l' errore, né l' illusione, ma la menzogna. Un bugiardo dice "ciò che non è" perché vorrebbe che le cose fossero diverse da come sono. Il suo scopo è cambiare radicalmente il mondo. È per questo che si avvale di quella misteriosa capacità umana che ci permette di dire che "il sole splende" anche quando fuori piove a dirotto. Nel momento in cui tutto è immagine e spettacolo, le menzogne fanno parte del copione. Ne sono un elemento centrale per far sì che tutto torni. Ma è possibile dire la verità in politica? La politica, da sempre, non è proprio l' arte di mentire con prudenza (Machiavelli docet) per costruire il consenso e ottenere e mantenere il potere? Come conciliare potere e verità? In realtà, affinché il discorso politico sia sincero non c' è bisogno di dire sempre "tutta" la verità. Basterebbe non ricorrere sistematicamente alle menzogne e accontentarsi di non dire "ciò che non è", senza pretendere la trasparenza. È il solo modo per creare uno spazio appropriato per "dire", per "ascoltare" ciò che viene detto, per "chiedere" ciò che è opportuno chiedere, per aiutare a "pensare"... È per questo che bisogna fare attenzione a non confondere "verità" e "trasparenza", come aveva già spiegato Kant, dopo aver fatto della verità un dovere morale: se l' essere umano non deve mentire, talvolta può non dire tutto e avere per sé dei segreti. La discrezione è a volte un modo per rispettare gli altri, migliore della completa e totale trasparenza."Michela Marzano, Quando il potere è senza maschera, Repubblica — 21 luglio 2009 ]    


"SONO venute a galla, finalmente, due questioni che riguardano, l'una, la verità e, l'altra, la moralità nella vita pubblica. Sono questioni che oggi particolarmente toccano un uomo alle prese con l'affannosa gestione davanti alla pubblica opinione di uno sdoppiamento, tra la realtà di ciò che effettivamente egli è e fa e la rappresentazione fittizia che ne dà, a uso del suo pubblico. Siamo di fronte a una novità? Possiamo credere sia un caso isolato? Via! La menzogna e l'ipocrisia, alla fine la schizofrenia, sono sempre state compagne del potere.

Questa constatazione realistica può chiudere il discorso solo per i nichilisti, i quali pensano a un eterno nudo potere, che volta a volta, si presenta in forme esteriori diverse, ma sempre e solo per coprire la sua immutabile, disgustosa, realtà. Per gli altri, quelli che credono che il potere non necessariamente sia sempre solo quella cosa lì, ma che si possa agire, oltre che per conquistarlo, anche per cambiarlo; per quelli, in breve, che credono che vi siano diversi possibili modi di concepire e gestire le relazioni politiche, verità e menzogna, moralità e ipocrisia sono dilemmi su cui si può e si deve prendere posizione." ... 


Non è affatto questione di moralismo. Nessuno, meno che mai quella cosa che si denomina opinione pubblica, ha diritto di pronunciare sentenze morali, condannare peccati e peccatori. Chi mai gradirebbe un giudizio di questo genere sulle piazze o sui giornali? Non è questo il punto. Il punto è che in democrazia i cittadini hanno diritto di conoscere chi sono i propri rappresentanti, perché questi, senza che nessuno li obblighi, chiedono ai primi un voto e instaurano con loro un rapporto che vuol essere di fiducia. Devono poterli conoscere sotto tutti i profili rilevanti in questo rapporto. Ora, entrambe le interferenze tra pubblico e privato di cui si è detto convergono nel creare divisioni castali in cui la disponibilità del potere crea disuguaglianze, privilegi e immunità, perfino codici morali diversi, che discriminano chi sta su da chi sta giù. E questo non ha a che vedere con la democrazia? Non deve entrare nel dibattito pubblico? Così siamo ritornati al punto di partenza, il rapporto verità menzogna. Che questa immoralità tema la verità è naturale ed evidente. Anzi, proprio il rifiuto ostinato di renderla disponibile a tutti in un pubblico dibattito, motivato dalle temute ripercussioni sul rapporto di fiducia tra l'eletto e gli elettori, è la riprova che questa è materia di etica politica, non (solo) di moralità privata; è questione che tocca tutti, non (solo) famigliari, famigli, amici, clienti." [ Gustavo Zagrebelsky, Quando il potere teme la verità, Repubblica,  17 luglio 2009 ]


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Diverse verità


Il Cavaliere, Ghedini e Tarantini al varietà delle contraddizioni di G. D'Avanzo, Repubblica, 22 luglio 2009.


"TI TAGLIO LA FACCIA": LE GESTA DELL'ESCORT COL REGISTRATORE di Chiocci, Il Giornale, 21 luglio 2009


AGGRAPPATI ALL'INDECENZA  di Giordano Mario, Il Giornale, 21 luglio 2009


SU SILVIO ALTRO PATTUME di Carioti Fausto, Libero, 21 luglio 2009


Gli articoli sulle vicende di Berlusconi e relativi approfondimenti, giochi di specchi, interpretazioni, sono innumerevoli. L'informazione televisiva, invece, è scarna o quasi assente e fuorviante. Come fa chi non ha l'opportunità e la pazienza di navigare in rete a districarsi tra fatti e opinioni, tra verità e menzogne? Penso che il pattume (Carioti) sia nauseabondo, ma il problema non è il pattume in sé, ma questo pattume e le sue implicazioni con il decoro istituzionale, la moralità pubblica e la dicotomia verità-menzogna.

4 commenti:

  1. Le bugie hanno le gambe corte.. guarda Berlusconi, Brunetta, Tremonti.. forse non a caso abbiamo avuto politici come Storti, Brutti e Malfatti..

    Saluti harmoniosi

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  2. Le bugie hanno le gambe corte.. guarda Berlusconi, Brunetta, Tremonti.. forse non a caso abbiamo avuto politici come Storti, Brutti e Malfatti..

    Saluti harmoniosi

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  3. Credo che gli ultimi articolo che hai linkato siano esemplari di quella che una volta si definiva "stampa di regime": come possono essere credibili, andando per logica, persone che sono direttamente a libro paga del presidentedelmilan?
    Capisco le loro ragioni alimentari, ma certe difese d'ufficio dell'indifendibile fanno molto, molto riflettere su come siamo ridotti (male).

    Un saluto a te, un grazie per la sempre preziosissima opera di informazione e tpnO come sempre.

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  4. Credo che gli ultimi articolo che hai linkato siano esemplari di quella che una volta si definiva "stampa di regime": come possono essere credibili, andando per logica, persone che sono direttamente a libro paga del presidentedelmilan?
    Capisco le loro ragioni alimentari, ma certe difese d'ufficio dell'indifendibile fanno molto, molto riflettere su come siamo ridotti (male).

    Un saluto a te, un grazie per la sempre preziosissima opera di informazione e tpnO come sempre.

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