VERITA' IPOCRISIA MENZOGNE
nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (4)
Si sfregia così un'opera d'arte anche se in copia? Si danno esempi così agli aspiranti vandali?
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L'AMMISSIONE
«Io non sono un santo, lo avete capito, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica».
Dopo tutte le smentite, le confusioni, le menzogne acclarate, è arrivata l'ammissione tombale e immodificabile con le solite giravolte: "Io non sono un santo".
Bene. Poi c'è il silenzio, vale a dire la mancata smentita della posizione D'Addario, contrastata con petetica inavvedutezza dall'avvocato Ghedini. Il grido riguarda la violazione della privacy, non la veridicità dei fatti, prima dati per non accaduti o mistificati e montati ad arte. Poiché il grido: "Non è vero niente, ciò che vedete con i vostri occhi e udite con le vostre orecchie non esiste" , tutto il famigerato "gossip" deve intendersi come sottoscritto pubblicamente, suppongo. Di conseguenza, prima o poi dovrebbe arrivare per la stessa bocca la dichiarazione che più interessa a cittadini e cittadine:
"Io non sono uno che dice la verità."
Tanto perché i suoi elettori (35% utime europee) sappiano chi è il lider per cui votano spasimando e adorando, a sentir lui. Stabilire un punto di partenza veritiero è poco, ma ci si può aspettare che il "non santo" e "non veritiero" prosegua di buona lena verso posizioni di maggiore moralità.
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LE EMISSIONI DELLE GERARCHIE CATTOLICHE
Le contorsioni del relativismo moral-amorale: prudenza e delicatezze quando il "peccatore" o il "non santo" è uno come Berlusconi.
"...Per rattoppare lo sbrego che queste vicende hanno aperto con la Chiesa, Gianni Letta si sta muovendo riservatamente e con cautela. L’incontro di Berlusconi con il cardinal Ruini - che nei momenti più scabrosi non ha smesso di offrire i propri suggerimenti - è il primo passo verso il tentativo di riavvicinamento con l’altra sponda del Tevere, e con quel mondo cattolico che alle elezioni Europee ha dato un chiaro segno di distacco dal Cavaliere. Fosse però l’unico problema. ..." [ Il premier, Ruini e la coalizione da mettere in riga di F. Verderami, Corriere Sera, 25 luglio 2009 ]
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"Forse avrete notato che ieri nella prima pagina di Avvenire non c’era alcun cenno alle ultime spiegazioni avanzate da Silvio Berlusconi. Quelle per intendersi sul «non sono un santo» o «nelle mie dimore passano anche i leader politici del mondo». Ne riferivamo, com’è ovvio, all’interno del giornale, in sede di cronaca, e la notizia era pure presente sul nostro sito; ma «in vetrina» abbiamo preferito sorvolare. Un modo per esprimere disagio rispetto al coinvolgimento di termini di qualche delicatezza per la sensibilità dei nostri lettori. E un modo per prendere le distanze pure dal seguito di una vicenda che non solo non ci convince (com’è ovvio), ma che – per quanto ci è dato di capire – continua a piacere poco o punto a larga parte del Paese reale. Le «rivelazioni» – non sappiamo quanto autentiche –, che si succedono, a disposizione di chi ha la curiosità di continuare a leggerle o ad ascoltarle, non aggiungono (probabilmente) nulla a uno scenario che già era apparso nella sua potenziale desolazione. Nel constatarlo non ci muove alcun moralismo, ma il desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siamo sempre all’altezza del loro ruolo. Chiarezza per ora non è venuta, ed è un fatto evidentemente non apprezzabile, ma non è questo francamente quel che oggi ci preoccupa di più. Non ci piace che determinati comportamenti siano messi a confronto con un consenso – emergente dai sondaggi – che di per sé è qualcosa di inafferrabile, quasi che da questi possa venire l’avallo a scelte poco consone; così come non ci piace che sull’intera vertenza gravi il sospetto di una strumentalità mediatica, inevitabile forse ma non liberante, circa il punto di vista da cui si muovono le accuse. C’è davvero per la classe politica, ancor prima della decenza, un a priori etico che va salvaguardato sempre e in ogni caso? E che va fatto valere nelle situazioni ordinarie come in quelle straordinarie? Ecco, solo se una simile consapevolezza dovesse ad un certo punto emergere dal dibattito, si potrà allora dire che questa tornata ha paradossalmente avuto una sua, per quanto amara, utilità. Diversamente il Paese, che si è scoperto vieppiù attonito, potrebbe sentirsi anche leggermente raggirato." Dino Boffo, Avvenire, Lettere, 24 luglio 2009.
Non conosco la prosa di Boffo, ma in questa ardua risposta non brilla per chiarezza e scorrevolezza. Poiché le gerarchie sanno parlare con forza e anche violenza, se vogliono, queste prese di posizione sono così imbarazzate da diventare imbarazzanti per dei maestri di verità e leggi morali "assolute". E ci sono volute proteste e ribellioni dei cattolici indignati per ottenere siffatta breve contorta lettera-editoriale del direttore di Avvenire, Dino Boffo.