venerdì 9 dicembre 2005

Caro diario, amiche e amici, sono diventata monotonamente monotematica, lo so, eppure mi sembra di non avere scelta. Guerre, torture, soprusi, sfruttamento e schiavismo appestano tutto il mondo, come sa chi naviga nel web e conosce i numerosissimi siti di denuncia. Perché allora mi fisso su Stati Uniti ed Europa? Per due motivi: sono i depositari di una tradizione democratica ben definita (anche se la tradiscono spesso in vario modo) e hanno la consapevolezza (anche se teorica, ahimè)  dell'immoralità delle loro politiche. Altrimenti, perché ricorrerebbero sistematicamente alla menzogna? Noi, cittadine e cittadini di questi due Paesi, abbiamo ancora delle possibilità di conoscere gli eventi e di opporci a ciò che ci fa orrore, almeno con il voto. Ma queste cose le lascio dire a Harold Pinter nella sua Nobel Lecture.



BBC NEWS - Wednesday, 7 December 2005, 17:54 GMT













Bush and Blair slated by Pinter










Harold Pinter's vide message being played at the at the Swedish Royal Academy in Stockholm.

Pinter is an outspoken critic of the UK and US governments





George W Bush and Tony Blair must be held to account for feeding the public "a vast tapestry of lies" about the Iraq war, writer Harold Pinter said.

The playwright launched a scathing attack on US and UK politicians in his lecture as winner of this year's Nobel Prize for Literature.


Most politicians "are interested not in truth but in power and the maintenance of that power", the 75-year-old said.


His speech was pre-recorded as Pinter was admitted to hospital this week.




... continua: http://news.bbc.co.uk/2/hi/entertainment/4505874.stm


L'Unità - 08.12.2005
Il discorso di Pinter al Nobel: «La guerra irachena un crimine, Bush e Blair a processo»
di red,

Sono stati 46 minuti di un discorso lungo ed appassionato, iniziato con una riflessione sul vero e sul falso, e finito con un duro, incalzante atto d'accusa contro la Guerra in Iraq e la strategia americana di dominio mondiale. Un discorso che Harold Pinter, malato di cancro, non ha potuto fare di persona, ma che ha affidato ad un http://nobelprize.org/literature/laureates/2005/pinter-lecture.html" target="_New">video trasmesso a Stoccolma nella sala dove avrebbe dovuto tenere la sua conferenza di accettazione del premio Nobel per la letteratura 2005.


«L'invasione dell'Iraq è stato un atto banditesco, un atto di volgare terrorismo di Stato, che dimostra un disprezzo assoluto per il concetto di diritto internazionale. L'invasione è stata un'azione militare arbitraria ispirata da una serie di bugie e da una grandiosa manipolazione dei mezzi di informazione e dunque del pubblico… Abbiamo portato la tortura, le bombe a frammentazione, l'uranio impoverito, innumerevoli atti di omicidio casuale, miseria, degrado e morte al popolo iracheno e abbiamo chiamato tutto questo “portare la libertà e la democrazia”» ha detto Pinter con voce affaticata parlando da una sedia a rotelle, una coperta rossa a coprirgli le gambe.


«Quante persone dovrete uccidere prima di essere considerati gli autori di un massacro o criminali di guerra?», dice Pinter riferendosi ai due alleati americano ed inglese nell'attacco a Baghdad. «Di conseguenza è giusto - sostiene - che Bush e Blair siano portati davanti a un tribunale internazionale di giustizia». Il premio Nobel per la letteratura ripercorre la storia dell'ultimo dopoguerra, a suo avviso anni pieni di esempi di «manipolazione del potere da parte di Washington, mascherata da bene universale». Dopo avere elencato numerosi paesi e situazioni - dai contras in Nicaragua alla detenzione di sospetti terroristi a Guantanamo - e aver denunciato la colpevole responsabilità americana, Pinter ha sottolineato il silenzio che copre realtà drammatiche, «centinaia di migliaia di morti». «Voi non lo sapete», dice. «Queste cose non interessano. Non esistono».


La morale di Pinter (che si è soffermato a lungo nel suo intervento sulla genesi delle sue opere e dei suoi personaggi di cui conosce gli inizi, ma non la conclusione finché non ha finito di scrivere) è che a noi come cittadini «serve una salda determinazione intellettuale per definire ciò che è vero nelle nostre vite e nelle nostre società». In caso contrario, ha concluso, «non abbiamo nessuna speranza di recuperare ciò che altrimenti è definitivamente perso: la dignità dell'uomo».


( http://www.unita.it/index.asp?topic_tipo=&topic_id=46182 ) 


15 commenti:

  1. Ovvio il totale accordo con Pinter. Resta disperante la nostra impotenza, se non nella denuncia. Ricordo l'invocazione gridata da Papa Giovanni Paolo II al cristianissimo Bush: mai più guerre. Non servì a nulla, non serve MAI a nulla.

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  2. D'accordo su tutto il fronte.
    A proposito di missioni di pace, fai un salto, quando vuoi e se puoi, su seguedibattito?

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  6. Non ho potuto ancora leggere, ma rimedio quanto prima.
    Passo, andando spudoratamente in Ot ( so che mi perdonerai), per ringraziarti del fiore da me e per invitarti a navigare nel blog da me segnalato grazie ad una blogger. Un bacio

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  10. Come sempre grazie cara Harmonia per questi post cosi' ben documentati. E come non essere d'accordo con le parole di Pintor e con quella parte di opinione pubblica che si identifica in lui. E tu, cara amica, non ti fare problemi circa la tua presunta monotonia per gli argomenti trattati in quanto trattasi, nelle loro fattispecie, di fatti ed antefatti di
    assoluta attualita' e la tua unica colpa consiste nel gran lavoro di ricerca continua per non abbassare mai la guardia. Grazie ancora invece, carissima amica veneziana.

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  14. lieto di aver un attimo alleviato il disagio. Naturalmente puoi copiare/lincare tutto quello che vuoi. Grazoe per il convivium. Un augurio di serenità ed un pò di Mantra recitati per te.

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  15. pienamente d'accordo con Pinter. e soprattutto con la tua giustificazione messa in testa al post. Europa e Stati Uniti come depositari di una tradizione democratica...ma come società nel loro insieme quindi anche dei loro cittadini, ovvero di noi stessi che abbiamo la responsabilità di opporci a una tale mistificazione a sostegno di una campagna di aggressione.

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