sabato 25 luglio 2009

VERITA' IPOCRISIA MENZOGNE


nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (4)


GB.Tiepolo-La Verità svelata dal Tempo - S. B. Berlusconi_La Verità coperta dall'IpocrisiaG.B.Tiepolo_La Verità svelata dal tempo - S. Berlusconi_I Pudori dell'anziano Timorato di Dio di fronte alla Nuda Veritas


Si sfregia così un'opera d'arte anche se in copia? Si danno esempi così agli aspiranti vandali?



L'AMMISSIONE


"Cerimonia per l'inaugurazione della Brebemi_22 luglio 2009_da: Il Sole 24ore


«Io non sono un santo, lo avete capito, speriamo lo capiscano anche quelli di Repubblica».


Dopo tutte le smentite, le confusioni, le menzogne acclarate, è arrivata l'ammissione tombale e immodificabile con le solite giravolte: "Io non sono un santo" 


Bene. Poi c'è il silenzio, vale a dire la mancata smentita della posizione D'Addario, contrastata con petetica inavvedutezza dall'avvocato Ghedini. Il grido riguarda la violazione della privacy, non la veridicità dei fatti, prima dati per non accaduti o mistificati e montati ad arte. Poiché il grido: "Non è vero niente, ciò che vedete con i vostri occhi e udite con le vostre orecchie non esiste" , tutto il famigerato "gossip" deve intendersi come sottoscritto pubblicamente, suppongo. Di conseguenza, prima o poi dovrebbe arrivare per la stessa bocca la dichiarazione che più interessa a cittadini e cittadine:


 "Io non sono uno che dice la verità." 


Tanto perché i suoi elettori (35% utime europee) sappiano chi è il lider per cui votano spasimando e adorando, a sentir lui. Stabilire un punto di partenza veritiero è poco, ma ci si può aspettare che il "non santo" e "non veritiero" prosegua di buona lena verso posizioni di maggiore moralità.


*


LE EMISSIONI DELLE GERARCHIE CATTOLICHE


Le contorsioni del relativismo moral-amorale: prudenza e delicatezze quando il "peccatore" o il "non santo" è uno come Berlusconi.


"...Per rattoppare lo sbrego che queste vicende hanno aperto con la Chiesa, Gianni Letta si sta muovendo riservatamente e con cautela. L’incontro di Berlusconi con il cardinal Ruini - che nei momenti più scabrosi non ha smesso di offrire i propri suggerimenti - è il primo passo verso il tentativo di riavvicinamento con l’altra sponda del Tevere, e con quel mondo cattolico che alle elezioni Europee ha dato un chiaro segno di distacco dal Cavaliere. Fosse però l’unico problema. ..." [ Il premier, Ruini e la coalizione da mettere in riga di F. Verderami, Corriere Sera, 25 luglio 2009  ]


*


"Forse avrete notato che ieri nella prima pagina di Avvenire non c’era alcun cenno alle ultime spiegazioni avanzate da Silvio Berlusconi. Quelle per intendersi sul «non sono un santo» o «nelle mie dimore passano anche i leader politici del mondo». Ne riferivamo, com’è ovvio, all’interno del giornale, in sede di cronaca, e la notizia era pure presente sul nostro sito; ma «in vetrina» abbiamo preferito sorvolare. Un modo per esprimere disagio rispetto al coinvolgimento di termini di qualche delicatezza per la sensibilità dei nostri lettori. E un modo per prendere le distanze pure dal seguito di una vicenda che non solo non ci convince (com’è ovvio), ma che – per quanto ci è dato di capire – continua a piacere poco o punto a larga parte del Paese reale. Le «rivelazioni»non sappiamo quanto autentiche –, che si succedono, a disposizione di chi ha la curiosità di continuare a leggerle o ad ascoltarle, non aggiungono (probabilmente) nulla a uno scenario che già era apparso nella sua potenziale desolazione. Nel constatarlo non ci muove alcun moralismo, ma il desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siamo sempre all’altezza del loro ruolo. Chiarezza per ora non è venuta, ed è un fatto evidentemente non apprezzabile, ma non è questo francamente quel che oggi ci preoccupa di più. Non ci piace che determinati comportamenti siano messi a confronto con un consenso – emergente dai sondaggi – che di per sé è qualcosa di inafferrabile, quasi che da questi possa venire l’avallo a scelte poco consone; così come non ci piace che sull’intera vertenza gravi il sospetto di una strumentalità mediatica, inevitabile forse ma non liberante, circa il punto di vista da cui si muovono le accuse. C’è davvero per la classe politica, ancor prima della decenza, un a priori etico che va salvaguardato sempre e in ogni caso? E che va fatto valere nelle situazioni ordinarie come in quelle straordinarie? Ecco, solo se una simile consapevolezza dovesse ad un certo punto emergere dal dibattito, si potrà allora dire che questa tornata ha paradossalmente avuto una sua, per quanto amara, utilità. Diversamente il Paese, che si è scoperto vieppiù attonito, potrebbe sentirsi anche leggermente raggirato." Dino Boffo, Avvenire, Lettere, 24 luglio 2009.


Non conosco la prosa di Boffo, ma in questa ardua risposta non brilla per chiarezza e scorrevolezza. Poiché le gerarchie sanno parlare con forza e anche violenza, se vogliono, queste prese di posizione sono così imbarazzate da diventare imbarazzanti per dei maestri di verità e leggi morali "assolute". E ci sono volute proteste e ribellioni dei cattolici indignati per ottenere siffatta breve contorta lettera-editoriale del direttore di Avvenire, Dino Boffo.

giovedì 23 luglio 2009

VERITA' e MENZOGNA
nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (3)


Tiepolo_La Verità svelata dal Tempo_1770_ dal sito: http://www.galleriaborghese.it/borghese/it/verita.htm



LA PRIMA VERITA'


«Non sono un santo». (Nessuno lo sospettava, ma lui lo sosteneva, porgendo a Vespa la mano perché ne apprezzasse l'odore di santità. A quest'uomo gli elettori italiani, primi responsabili in democrazia, danno la loro fiducia)


"Come sa che non è il diavolo, Repubblica non ha mai pensato che Silvio Berlusconi fosse o dovesse essere "un santo". Sappiamo chi abbiamo di fronte: un leader politico eletto legittimamente e liberamente dagli italiani che ha oggi la responsabilità di guidare il Paese. Come lo fa? È di questo che parliamo. Di questo che si intende e si deve parlare: il Cavaliere come muove il suo potere, come interpreta le sue responsabilità? Danneggia il Paese o lo migliora? Ne deteriora o ne irrobustisce la democrazia?"..."Nessuno ha obbligato Berlusconi a diventare un uomo di Stato. Lo ha fatto liberamente. Liberamente ha scelto di rendere conto all'opinione pubblica - come chiunque eserciti funzioni pubbliche - della coerenza tra valori proclamati e comportamenti tenuti. Si è rifiutato ostinatamente di farlo per mesi e tuttavia il lavoro giornalistico ha dimostrato, nel servile silenzio del servizio pubblico radiotelevisivo, che valori proclamati e condotte private girano per Berlusconi come ruote divaricate. Per eclissare questa realtà, il Cavaliere ha sollecitato una seconda, esplicita questione politica: qual è il grado di menzogna che è legittimo adoperare in politica? Una volta smascherata quella menzogna, e proprio per proteggere la fiducia che si è legittimamente conquistata nell'elettorato, il premier non deve rendere disponibile la verità in un pubblico dibattito?

Ora Berlusconi ammette che non è un "santo". Ammette quel che non può più negare, in verità, e tuttavia è un primo, non trascurabile passo. Non va sottovalutato. Il capo del governo conviene che i cittadini hanno diritto a conoscerlo al di là dei mimetismi da incantatore che si organizza. Potrebbe bastare se avessimo, in questi mesi, discusso soltanto di moralità privata. Berlusconi ha trasformato questa storia in una questione di etica politica e ora dovrà essere all'altezza degli interrogativi che egli stesso, con le sue menzogne, ha proposto al Paese. Coraggio, presidente, la strada è quella giusta ma lei è soltanto all'inizio. [ G. D'Avanzo, Un primo passo dopo le bugie, Repubblica,
23 luglio 2009 ]


La parabola del santo mancato tra sesso proibito e coda di paglia di Filippo Ceccarelli, La Repubblica, 23 luglio 2009


ECCO CHI TIENE IN PIEDI LA PERSECUZIONE MEDIATICA CONTRO IL CAVALIERE  (FACCI FILIPPO), Il Giornale, 23 luglio 2009



Int. a DE GIOVANNI BIAGIO - "COL SEXGATE LA SINISTRA E' IN UN VICOLO CIECO"  (SIGNORINI ANTONIO). Il Giornale, 23 luglio 2009




*



E Palazzo Chigi «velò» il seno alla «Verità svelata» del Tiepolo.


ROMA — Le donne, a Palazzo Chigi, preferiscono vederle vestite. E non importa se quella che esibisce un seno — piccolo, tondo, pallido — se ne sta su una copia del celebre dipinto di Giambattista Tiepolo (1696-1770): «La Verità svelata dal Tempo ». Il dipinto, che Silvio Berlusconi aveva scelto come nuovo sfondo per la sala delle conferenze stampa, viene ritoccato. È successo. ... Corriere della Sera, 3 agosto 2008


mercoledì 22 luglio 2009

VERITA' e MENZOGNA
nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (2)


Bernini_La verità svelata dal Tempo_marmo bianco Galleria Borghese_1625-1645. dal sito: http://www.galleriaborghese.it/borghese/it/verita.htm



"Come osservava Hannah Arendt in un suo famoso testo, Dalla menzogna alla violenza, ciò che contraddistingue la verità è il fatto che il suo contrario non è l' errore, né l' illusione, ma la menzogna. Un bugiardo dice "ciò che non è" perché vorrebbe che le cose fossero diverse da come sono. Il suo scopo è cambiare radicalmente il mondo. È per questo che si avvale di quella misteriosa capacità umana che ci permette di dire che "il sole splende" anche quando fuori piove a dirotto. Nel momento in cui tutto è immagine e spettacolo, le menzogne fanno parte del copione. Ne sono un elemento centrale per far sì che tutto torni. Ma è possibile dire la verità in politica? La politica, da sempre, non è proprio l' arte di mentire con prudenza (Machiavelli docet) per costruire il consenso e ottenere e mantenere il potere? Come conciliare potere e verità? In realtà, affinché il discorso politico sia sincero non c' è bisogno di dire sempre "tutta" la verità. Basterebbe non ricorrere sistematicamente alle menzogne e accontentarsi di non dire "ciò che non è", senza pretendere la trasparenza. È il solo modo per creare uno spazio appropriato per "dire", per "ascoltare" ciò che viene detto, per "chiedere" ciò che è opportuno chiedere, per aiutare a "pensare"... È per questo che bisogna fare attenzione a non confondere "verità" e "trasparenza", come aveva già spiegato Kant, dopo aver fatto della verità un dovere morale: se l' essere umano non deve mentire, talvolta può non dire tutto e avere per sé dei segreti. La discrezione è a volte un modo per rispettare gli altri, migliore della completa e totale trasparenza."Michela Marzano, Quando il potere è senza maschera, Repubblica — 21 luglio 2009 ]    


"SONO venute a galla, finalmente, due questioni che riguardano, l'una, la verità e, l'altra, la moralità nella vita pubblica. Sono questioni che oggi particolarmente toccano un uomo alle prese con l'affannosa gestione davanti alla pubblica opinione di uno sdoppiamento, tra la realtà di ciò che effettivamente egli è e fa e la rappresentazione fittizia che ne dà, a uso del suo pubblico. Siamo di fronte a una novità? Possiamo credere sia un caso isolato? Via! La menzogna e l'ipocrisia, alla fine la schizofrenia, sono sempre state compagne del potere.

Questa constatazione realistica può chiudere il discorso solo per i nichilisti, i quali pensano a un eterno nudo potere, che volta a volta, si presenta in forme esteriori diverse, ma sempre e solo per coprire la sua immutabile, disgustosa, realtà. Per gli altri, quelli che credono che il potere non necessariamente sia sempre solo quella cosa lì, ma che si possa agire, oltre che per conquistarlo, anche per cambiarlo; per quelli, in breve, che credono che vi siano diversi possibili modi di concepire e gestire le relazioni politiche, verità e menzogna, moralità e ipocrisia sono dilemmi su cui si può e si deve prendere posizione." ... 


Non è affatto questione di moralismo. Nessuno, meno che mai quella cosa che si denomina opinione pubblica, ha diritto di pronunciare sentenze morali, condannare peccati e peccatori. Chi mai gradirebbe un giudizio di questo genere sulle piazze o sui giornali? Non è questo il punto. Il punto è che in democrazia i cittadini hanno diritto di conoscere chi sono i propri rappresentanti, perché questi, senza che nessuno li obblighi, chiedono ai primi un voto e instaurano con loro un rapporto che vuol essere di fiducia. Devono poterli conoscere sotto tutti i profili rilevanti in questo rapporto. Ora, entrambe le interferenze tra pubblico e privato di cui si è detto convergono nel creare divisioni castali in cui la disponibilità del potere crea disuguaglianze, privilegi e immunità, perfino codici morali diversi, che discriminano chi sta su da chi sta giù. E questo non ha a che vedere con la democrazia? Non deve entrare nel dibattito pubblico? Così siamo ritornati al punto di partenza, il rapporto verità menzogna. Che questa immoralità tema la verità è naturale ed evidente. Anzi, proprio il rifiuto ostinato di renderla disponibile a tutti in un pubblico dibattito, motivato dalle temute ripercussioni sul rapporto di fiducia tra l'eletto e gli elettori, è la riprova che questa è materia di etica politica, non (solo) di moralità privata; è questione che tocca tutti, non (solo) famigliari, famigli, amici, clienti." [ Gustavo Zagrebelsky, Quando il potere teme la verità, Repubblica,  17 luglio 2009 ]


*


Diverse verità


Il Cavaliere, Ghedini e Tarantini al varietà delle contraddizioni di G. D'Avanzo, Repubblica, 22 luglio 2009.


"TI TAGLIO LA FACCIA": LE GESTA DELL'ESCORT COL REGISTRATORE di Chiocci, Il Giornale, 21 luglio 2009


AGGRAPPATI ALL'INDECENZA  di Giordano Mario, Il Giornale, 21 luglio 2009


SU SILVIO ALTRO PATTUME di Carioti Fausto, Libero, 21 luglio 2009


Gli articoli sulle vicende di Berlusconi e relativi approfondimenti, giochi di specchi, interpretazioni, sono innumerevoli. L'informazione televisiva, invece, è scarna o quasi assente e fuorviante. Come fa chi non ha l'opportunità e la pazienza di navigare in rete a districarsi tra fatti e opinioni, tra verità e menzogne? Penso che il pattume (Carioti) sia nauseabondo, ma il problema non è il pattume in sé, ma questo pattume e le sue implicazioni con il decoro istituzionale, la moralità pubblica e la dicotomia verità-menzogna.

martedì 21 luglio 2009

VERITA' e MENZOGNA
nella vita politica italiana al tempo del berlusconismo (1)


Ancora un post costruito con articoli presi qua e là in rete per sfuggire alle acque melmose della palude politica italiana, acque buie quanto l'aria di pece che rende sento vorticare intorno.


Fenomenologia della menzogna


"A quasi tre mesi dal viaggio a Casoria per i diciotto anni di Noemi, un provvisorio rendiconto deve concludere che Silvio Berlusconi ha in questi mesi attraversato, senza pudicizia, tutta intera la fenomenologia della menzogna. Nella sua classificazione, Vladimir Jankélévitch distingue la menzogna in base al rapporto che intrattiene con la verità. E dunque c'è la dissimulazione, quando ci si limita a nascondere la verità (Berlusconi ha detto: "Non ho mai voluto candidare veline, non frequento minorenni"). L'alterazione, quando si modifica la natura del vero (Berlusconi ha detto: "Non sapevo che Patrizia fosse una prostituta"). La deformazione, quando se ne ingrandisce o se ne rimpicciolisce il formato (Berlusconi ha detto: "Ho visto tre, quattro volte Noemi e sempre con i genitori"). L'antegoria, quando si dice l'assoluto contrario (Berlusconi ha detto: "Non ho mai pagato una prostituta"). La fabulazione, quando invece di mascherare la verità, la si inventa di sana pianta (Berlusconi ha detto: "C'è un progetto eversivo contro di me").

Verità e menzogna. Etica pubblica. Fiducia tra eletto ed elettori. Tra i pifferi e le grancasse di un'Italia ingaglioffita o pavida, di questo ci parla uno scandalo, da cui il capo del governo non riesce a venir fuori. Non c'è bisogno di ripetere quanto hanno scritto qui Carlo Galli ( L'etica della democrazia, 22 giugno ), Stefano Rodotà ( L'etica pubblica perduta, 10 luglio; Il dovere della chiarezza, 13 luglio ), Edmondo Berselli ( Verità finte e bugie vere, 15 luglio ). Dovrebbe essere ormai chiaro che "chi mente - non importa su che cosa - è un pericolo per la libertà e la democrazia" e diventano "parole al vento" gli "assennati appelli alla concordia e al dialogo senza il parallelo, anzi preliminare, appello alla chiarezza della verità" ( Gustavo Zagrebelsky, Quando il potere teme la verità, 17 luglio ). A meno di non voler pensare, come il patriarca di Marquez: "Non importa che una cosa non sia vera, che cazzo, lo diventerà col tempo". " [ G. D'Avanzo, L'autunno del patriarca, La Repubblica, 21 luglio 2009 ] 


Menzogne e fatti


"Finora Silvio Berlusconi ha mentito a ogni posta di questa storia. Lo si può documentare, al di là del chiasso sollevato da un'informazione servile, e dire di lui con quieta serenità: il capo del governo è Gran Bugiardo.
a. Ha negato di aver voluto candidare veline al parlamento europeo. È stato contraddetto finanche dalle veline deluse per l'esclusione e smentito dalle prostitute a cui aveva promesso un seggio a Strasburgo.
b. Ha negato di aver frequentato minorenni, ha giurato di aver incontrato Noemi Letizia soltanto "tre, quattro volte e sempre alla presenza dei genitori". Ha dovuto ammettere di aver avuto Noemi, minorenne e senza genitori, prima accanto ad una cena del governo, poi tra le ospiti del suo Capodanno 2009 a Villa Certosa.
c. Ha dichiarato di non aver mai conosciuto l'avvocato David Mills. È stato accertato che il corrotto (Mills) e il corruttore (Berlusconi) si sono parlati per lo meno in un'occasione e incontrati in un'altra, ad Arcore.
d. Ha dichiarato di aver usato i "voli di Stato" soltanto per "esigenze di servizio" anche quando erano a bordo musici e ballerine, ma ha dovuto proteggere con il segreto di Stato le liste dei passeggeri e i piani di volo degli aerei presidenziali. La quinta posta di questa storia ... [ G.D'Avanzo, Le menzogne e i fatti, La Repubblica, 11 luglio 2009 ]

mercoledì 15 luglio 2009


.


PARRESIA & CORAGGIO


.


Botticelli_Fortitudo_Uffizi_Firenze. da Wikipedia


.



La parresia comporta dei rischi più o meno grandi e richiede il coraggio necessario per affrontarli. E' questa una situazione in cui chiunque può ritrovarsi nelle vicende della vita, piccole o grandi, pubbliche o private che siano.. Ed è questa la situazione in cui molti di noi, in  particolare i politici e i giornalisti e i magistrati e...cittadini 'comuni', si ritrovano nei tempi correnti, difficili e bui.




 


Sostiene Foucault che "quando un filosofo si rivolge a un sovrano, a un tiranno, e gli dice che la sua tirannide pericolosa e spiacevole, perché la tirannide è incompatibile con la giustizia, in quel caso il filosofo dice la verità, crede di stare dicendo la verità, e ancor più, corre un rischio (giacché il tiranno può adirarsi, può punirlo, può esiliarlo, può ucciderlo)."



Fu questa esattamente la situazione in cui si trovò Platone con Dionigi di Siracusa – sulla quale ci sono interessantissimi riferimenti nella Lettera settima di Platone, e anche nella Vita di Dionigi di Plutarco. Vedete, il parresiastes è qualcuno che corre un rischio. Naturalmente, non è sempre il rischio della vita. Quando, per esempio, qualcuno vede un amico che sta commettendo un errore e rischia di incorrere nelle sue ire dicendogli che sta sbagliando, costui sta agendo da parresiastes. In tal caso, certo, non rischia la vita, ma può irritare l’amico coi suoi rilievi, e conseguentemente l’amicizia può risentirne. Se, in una discussione politica, un oratore rischia di perdere la sua popolarità perché la sua opinione è contraria a quella della maggioranza, o perché può condurre ad uno scandalo politico, egli sta usando la parresia.



 


La parresia dunque è legata al coraggio di fronte al pericolo: essa richiede propriamente il coraggio di dire la verità a dispetto di un qualche pericolo. E nella sua forma estrema, dire la verità diventa un «gioco» di vita o di morte."



 


*


 



*


In Galera! Spettacolo – manifestazione contro la legge bavaglio


ARCOIRIS

lunedì 13 luglio 2009

PARRESIA [ παρρησία ] E TREGUE



Ed anche quelle donne odio, che caste
   sono a parole
, e di soppiatto indulgono
   a tristi audacie.
O veneranda Cípride,
   e come gli occhi alzar nel viso possono
   al loro sposo? E il buio non paventano,
   complice loro, e della casa i tetti,
   che levino la voce? - Ecco che cosa,
   amiche mie, mi spinge a morte. Oh, ch'io
   mai non sia còlta a svergognar lo sposo,
   né del mio grembo i figli
. Oh, ch'essi vivano
   liberi, e franca alzar la voce (parresia) possano,
   grazie al buon nome della madre, nella
   celebre Atene: poiché servo è un uomo,
   anche d'ardito cuor, se coscïenza
   ha d'un materno, d'un paterno fallo.
   Sola una cosa ha pregio, a quanto dicono,
   non minor della vita: aver bontà
   e giustizia nel cuore
. Al punto giusto
   scopre il tempo i malvagi, ed uno specchio,
   come ad una fanciulla, a loro innanzi
   pone. Deh, ch'io non sia del loro numero!
Euripide, Ippolito, 419-430 (Fedra)


'Parresia' è parola poco usata, introvabile nei dizionari della lingua italiana di cui dispongo, il cui significato è spiegato nel dizionario greco-italiano di Franco Montanari (Loescher): 'libertà di parola, il parlare liberamente, franchezza'. La parresia è attestata per la prima volta in Euripide (V secolo a. C.), nel discorso che Fedra rivolge alle donne di Trezene 


L'etmologia chiarisce il senso di questo termine composto: pas (πάς) 'tutto'retòs (ρητός) 'significato alla lettera di un discorso' (Montanari) oppure pas e resis (ρησις) 'discorso' (Nascimbeni) oppure pas e rema (ρημα) 'parola, detto' (Wikipedia). "Dire tutto", insomma. Tanto rara è la voce 'parresia' da non comparire nel Dizionario Etimologico di Cortelazzo e Zolli, quindi meglio abbondare nel riferire le ipotesi etimologiche.


*



Lode e gratitudine, allora, a Barbara Spinelli che quest'anno, per ben due volte  in pochi mesi, ha ridato luce alla parresia. La prima volta in un articolo dell'aprile scorso:






Enzo Bianchi fenomeno cristiano
Mentre la Chiesa fatica a comunicare, c'è un cristiano che sa farsi ascoltare da tutti




... Ci sono parole-scintille in Bianchi, che l’accendono: la pólis, il políteuma, l’Ultimo, lo Straniero. E la profezia soprattutto: il parlare, come lui dice, «a nome di Dio». Alla Chiesa non spetta entrare nel mondo con un suo progetto politico, perché altro è il compito: immergersi nella comunità degli uomini, portando con sé - sale gratuito - l’agire di Gesù. E il suo dire: «Voi, invece, non così» (Luca 22,26). L’umanesimo della fratellanza, della solidarietà col povero, non è specialmente cristiano. La differenza cristiana s’esprime nel racconto del Cristo, e nello smuovere pensieri prima della politica: non dettando leggi, ma profetizzando. Il cristiano è vero quando si sente un nuovo venuto in terra, un égaré come dice Pascal, uno smarrito. Il suo essere spaesato, «di questo mondo e non di questo mondo» (1 Corinzi 7,29-31), si nutre di laicità e riconosce autonomia alla storia umana proprio per restare se stesso. Bianchi ha un modo lucente di dirlo. La nuova antropologia, il cristiano la propone «di tempo in tempo, di luogo in luogo»; non dimenticando che: «Si nasce uomini, e cristiani non si nasce ma lo si diventa». Bianchi è uomo solitario nella Chiesa, ma non conflittuale. Un altro vocabolo a lui caro è: parresia. La parresia, fin dalle tragedie di Euripide, è il coraggio di parlare che la pólis democratica suscita. È, letteralmente: libertà di dire tutte-le-parole. Qual è la gerarchia del dicibile? Fin dove spingersi? A voler dire tutte le parole, si rischia di dirne una sola, povera. Parresia non è cedere alla coercizione ma appunto: saper parlare di tempo in tempo, eventualmente tacendo. La Chiesa minoritaria è un’occasione: per la profezia, la parresia. Per imitare i silenzi di Gesù, nel chiasso mondano. ...  Barbara Spinelli ( La Stampa, 3 aprile 2009 )


La seconda volta in un articolo di ieri:


Chi rompe la tregua paga



... Quando ha chiesto una tregua, il 29 giugno, il presidente Napolitano non pensava certo a questo sacrificio della verità. Ma il rischio è grande che i governanti l’intendano in tal modo: usando il Colle, rompendo unilateralmente la tregua come ha subito fatto Berlusconi aggredendo oppositori e giornali. Il conflitto maggioranza-opposizione, le inchieste giornalistiche o della magistratura sul capo del governo, sono automaticamente bollate come poco patriottiche, fedifraghe, addirittura eversive. Questo in nome di uno stato di emergenza trasformato in condizione cronica anziché occasionale, necessitante la sospensione di quel che dalla Grecia antica distingue la democrazia: la parresia, il libero esprimersi, la contestazione del potere e dell’opinione dominante, il domandare dialogico.


Significativa è l’allergia del potente alle domande, non solo quelle di Repubblica ma ogni sorta di quesiti: netto è stato il rifiuto di Berlusconi di permettere domande ai giornalisti, il primo giorno del G8. Sulla scia dell’11 settembre 2001 Bush reclamò simile tregua, che non migliorò la reputazione dell’America ma la devastò. Washington si gettò in una guerra sbagliata, in Iraq, senza che opinione pubblica e giornali muovessero un dito. La recente storia Usa dimostra che la democrazia guadagna ben poco dalle tregue politiche, quando i governi possono tutto e l’equilibrio dei poteri è violato. Il vantaggio delle tregue è la coesione nazionale: falsa tuttavia, se passiva. Lo svantaggio è la libertà immolata. Tanto più grave lo svantaggio, se l’emergenza è un mero vertice internazionale


Ripensare la tregua e le sue condizioni può servire, perché la tendenza è forte, in chi governa, a prolungare emergenze e sospensioni della parresia, rendendole permanenti. Purtroppo la tendenza finisce con l’estendersi all’opposizione, alla stampa, e anche qui vale la descrizione di Clausewitz sul cessate il fuoco: che spesso interviene non perché la tregua sia necessaria, ma perché nell’uomo che rinvia decisioni c’è pavidità. Perché dilaga «l’imperfezione delle conoscenze, delle facoltà di giudizio». Perché, soprattutto, opposizione e giornali non hanno un «chiaro pensiero dello scopo» per cui si oppongono, analizzano, interrogano. Sono le occasioni in cui la tregua non è un patto di verità ma una variante dell’illusionismo e della menzogna. ... Barbara Spinelli ( La Stampa, 12 luglio 2009 )


Altre letture:


MICHEL FOUCAULT A LEZIONE DI GRECO di Umberto Galimberti, La Repubblica, 16 febbraio 1996


*