lunedì 30 maggio 2005


 


Legge 19 febbraio 2004, n. 40


"Norme in materia di procreazione medicalmente assistita"


pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 45 del 24 febbraio 2004


ART. 1.
(Finalità).


1. Al fine di favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dalla infertilità umana è consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito.


2. Il ricorso alla procreazione medicalmente assistita è consentito qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità.


Comprensione del testo


"... assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito".


Chi o che cosa riguarda la legge?


La legge attuale riguarda solo i malati di sterilità e infertilità, quindi esclude i portatori di malattie ereditarie o infettive perché in questo caso si dovrebbe ricorrere alla selezione di embrioni o l'utilizzo di un donatore esterno.


Chi sono i soggetti coinvolti?


Mi sembra che si debba capire: la madre, il padre, il figlio o la figlia. Ma non capisco perché non si chiamino "i soggetti" (le persone?) con il loro nome. Perché questa reticenza linguistica che, fin dal primo articolo, non chiarisce bene di chi o di che cosa si sta parlando, almeno a una persona come me (forse non unica nelle panie di questo problema)?


"Il concepito"


Chi o che cosa indica questa parola? E' una persona, è un prodotto, ha un genere, sia pure in nuce? Allora il maschile è usato nel senso di concepito o concepita.


1. Secondo il dizionario "il concepito" è il frutto del concepimento, parola che a sua volta indica l'unione dell'ovulo con lo spermatozoo, che dà origine all'embrione (Zingarelli). Una definizione asettica che non spiega se stiamo parlando di un essere umano con tutti i suoi diritti pari a quelli della madre e del padre.


2. In embriologia e in generale sul piano biologico, il professor Antonino Forabosco sostiene che "il testo di legge non precisa che cosa si deve intendere con «concepito», lasciando credere che sul piano biologico sia una nozione chiara e scontata." E, invece, vi sono molte considerazioni di ordine biologico che "pongono difficoltà insuperabili all' uso del concetto di «concepito» entro una legge."  Forabosco spiega ampiamente queste considerazioni nel seguente articolo: "L'embrione e il suo mito" che si può leggere qui: http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=FECO&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=18120  .


3. In contrasto con le conclusioni di Forabosco è William L. Saunders, Jr., decano e direttore del Center for Human Life and Bioethics in Washington D.C., il quale, facendo riferimento sempre a testi di embriologia, sostiene che "Ogni essere umano ha inizio come singola cellula zigote, si evolve nello stadio embrionale, poi nello stadio fetale, nasce e si sviluppa nell'infanzia, nella fanciullezza e nell'età adulta fino alla morte. ..." E spiega che, secondo Lee Silver, professore di biologia di Princeton, "Il termine pre-embrione è stato abbracciato dai fautori della fertilizzazione in vitro non per motivi scientifici, ma politici. Il nuovo termine viene usato per creare l'illusione che ci sia qualcosa di profondamente differente tra un embrione di 6 giorni ed uno di 16 giorni. ..." L'articolo, "Embriologia: verità scomode", si può leggere qui:  http://www.acquaviva2000.com/BIOETICA/embriologia.htm.


4. A sua volta il Comitato Nazionale per la Bioeticabioetica "ha riflettuto a lungo e in maniera approfondita sui molteplici problemi connessi alle diverse opzioni tecnicamente possibili per l'induzione di una gravidanza in persone affette da infertilità o sterilità. Tali problemi non sono solo di natura tecnico-scientifica, ma abbracciano un più ampio spettro di campi disciplinari e di ambiti del vivere sociale: tra questi, sono rilevanti gli aspetti sociologici, psicologici, giuridici e, soprattutto, gli aspetti etici." E, a proposito della "Tutela dell'embrione umano", il C.N.B. "prende atto dell'esistenza di differenti posizioni in relazione al problema dell'inizio della vita umana ..." L'intero documento si trova qui: http://www.palazzochigi.it/bioetica/testi/170694.html..


5. Sul piano religioso non mi pare che ci siano "verità di fede". Infatti da parte di un gruppo di cattolici è stato lanciato un "Appello per il rispetto della sacralità della coscienza in occasione del referendum del 12 e 13 giugno per la modifica della L. 40/2004 (procreazione assistita". Fonte: http://www.we-are-church.org/it/attual/Adista.Appello.ref.htm.


6. ... e così via ...


Dove mi portano tutte queste riflessioni, opinioni, considerazioni? Mi portano a dire che il Parlamento è stato costretto a ricorrere a quel termine incerto: "il concepito". Mi portano a dire che la legge non riesce a sostenere come verità assoluta una verità che, almeno per il momento, assoluta non è. E lo palesa proprio con quell'iniziale artificio linguistico.


Mi portano a dire che non si deve prevaricare la libertà di coscienza. 



Un documento di toccante umanità e di coraggiosa, onesta, nobile sincerità può essere letto nel blog del "vecchio della montagna":


http://ilvecchio.splinder.com/


venerdì 27 maggio 2005


Perché?


Non voglio entrare oggi nel merito dei quesiti, ai quali risponderò sì, ma voglio soltanto riflettere sulla grande questione posta da chi invita a non votare.


Quella di far mancare il quorum al referendum è una furbata legittima per aggregare al voto negativo quello di chi si asterrebbe comunque. La cosa si può fare, e infatti molte istituzioni, a cominciare dalla chiesa cattolica, ci si stanno impegnando con grande fervore di motivazioni e di accuse truculente a chi non è d'accordo. Che la cosa sia eticamente corretta è invece discutibile, ovviamente a seconda dei punti di vista. Quindi è necessario trovare dei punti di riferimento che abbiano qualità dirimenti. Questo è il problema che mi pongo nell'accingermi a spiegare perché ho deciso di andare a votare.


1. Affermare la libertà di coscienza comporta che tale libertà venga dichiarata ed esercitata.


2. Obbedire a un dovere di responsabilità personale che chiede di dire sì o no, soprattutto su temi di questa portata. "Il vostro parlare sia sì, sì, no, no " - come il Card. Ruini leggerebbe sul Vangelo.


3. Non accettare l'ingerenza insistita  e indebita di gerarchie cattoliche, pur rispettabilissime,in temi che coinvolgono tutte le cittadine e i cittadini italiani, e non solo i seguaci della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Faccio notare che anche sui credenti sono state esercitate pressioni adatte più a temi fideistici che civili e sociali.


PS. Nel merito dei quesiti referendari mi riprometto di esporre le mie idee e i miei dubbi in uno dei prossimi post, non perché abbia illuminanti cose da dire, ma perché amo molto il confronto con amiche, amici e viandanti

mercoledì 25 maggio 2005

Clementina Cantoni e le sue sostenitrici in Afghanistan



Donne rapite, donne prigioniere


Manifestare, sostenere, tenere viva l'attenzione, dare voce e movimento alla speranza, sono sostegni insostituibili alle vittime di turno, alle loro famiglie, alle persone che fanno parte della loro vita, e fra queste ci siamo anche noi.


Per Clementina non c'è stata una grande mobilitazione. Fortunatamente in questi ultimi giorni si sono mosse due città, Roma e Milano, che forse hanno più visibilità delle altre. Ma questa forma di stasi del movimento pacidifista c'è stata, c'è, anche se non penso che sia dovuta a indifferenza o a stupidi schieramenti, come ha detto qualcuno.


Un'analisi l'ha tentata Il Manifesto in un articolo di ieri, 24 maggio: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/24-Maggio-2005/art35.html


 fiaccolata in Campidoglio per Clementina









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martedì 24 maggio 2005

Sono passati novanta anni dal 24 maggio 1915,


inizio della "inutile strage" per l'Italia



... e la guerra non è ancora diventata un tabù.

domenica 22 maggio 2005

Panchen Lama


il più giovane prigioniero politico del mondo


17 maggio 2005, sittin davanti al consolato cinese a Milano, per la liberazione di Panchen Lama, il più giovane prigioniero del mondo.


 


Il 17 maggio 2005 ricorre il decimo anniversario della scomparsa del Panchen Lama. A Milano si sono riuniti sotto il consolato cinese la comunità tibetana e alcuni italiani per chiedere ancora una volta la liberazine del prigioniero più giovane del mondo. Gedhun Choekyi Nyima, undicesimo Panchen Lama del Tibet, fu rapito dalle autorità cinesi, assieme ai suoi genitori, il 17 maggio 1995, all'età di appena sei mesi.


Nel 1996 il governo cinese ha ammesso di detenerlo in "custodia preventiva" e a nulla sono valse le innumerevoli richieste di notizie sulle sue condizioni di salute e sul luogo della sua detenzione, avanzate nel corso degli anni, da numerosi governi, organizzazioni a salvaguardia dei diritti umani e dalle Nazioni Unite. Il Panchen Lama, che il 25 aprile 2005 ha compiuto sedici anni, è uno dei più importanti leader religiosi tibetani.


Al suo posto, le autorità della Repubblica Popolare Cinese hanno designato un altro ragazzo, Gyaltsen Norbu, che cresce e studia a Pechino sotto lo sguardo vigile degli organi del Partito.



Per maggiori informazioni: www.freepanchenlama.org


Fonte: http://italy.peacelink.org/gallerie/68/


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a tale proposito molto interessante ho trovato questo sito


http://www.allplanet.com/tibet/index.htm

feau

federica_aurora

mercoledì 18 maggio 2005

Ascolto


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«A qualunque livello lo strumento più importante per superare i contrasti è l'ascolto profondo e compassionevole della parola dell'altro. Ciò aiuta a comprendere l'altrui sofferenza e a dialogare. A un governo direi: ascolta te stesso e ciò che dicono gli altri Paesi, in modo da comunicare la tua sofferenza e comprendere la loro. E' un lavoro pratico: qui, per esempio, non ci limitiamo a parlare di pace interiore, ma attuiamo l'ascolto profondo e amorevole dell'altro. E' una pratica di riconciliazione da esercitare su di sé grazie alla meditazione sul respiro: talora capita che le coppie (moglie-marito o genitore-figli) cerchino la riconciliazione subito, magari precipitandosi a telefonare all'altro capo del mondo».



Thich Nhat Hanh


Un'indicazione importante da "Pattinando": Un bell'articolo con la sua prima intervista italiana ripresa dal Corriere, si può leggere qui:  http://italy.peacelink.org/nobrain/articles/art_3778.html


martedì 17 maggio 2005

contro l'omofobia


"La comunità LGBT ((lesbiche, gay, bisessuali e trans) internazionale si sta mobilitando per promuovere, su iniziativa di Louis-Georges Tin curatore del Dictionnaire de l’homophobie (Presses Universitaires de France, 2003), una Giornata mondiale contro l'omofobia da celebrarsi il 17 maggio di ogni anno. Già oltre trenta paesi hanno aderito alla proposta, e altri ancora sono in procinto di farlo."


"Strasburgo, 7 marzo 2005

Cari Colleghi,


In qualità di capogruppo del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo, sono veramente lieto di portare l'adesione del mio gruppo alla Giornata internazionale contro l'omofobia del 17 maggio 2005


La celebrazione e promozione della giornata internazionale contro l'omofobia è un evento degno di un mondo tollerante e rispettoso nel XXI secolo.


Il Gruppo Socialisti al Parlamento Europeo è fiero delle battaglie politiche che ha vinto e del ruolo chiave che ha giocato nella formazione delle politiche antidiscriminatorie dell'Unione Europea nel campo del lavoro e degli affari sociali. Continueremo a promuovere la tolleranza e a difendere i diritti di gay e lesbiche nella loro lotta contro l'ignoranza, l'oppressione e la discriminazione.


La non discriminazione sul piano dell'orientamento sessuale è un principio di importanza fondamentale. Tuttavia, in molti paesi del mondo gli omosessuali, al giorno d'oggi, soffrono terribilmente a causa di discriminazioni e abusi. Molti paesi considerano l'omosessualità un reato. In alcune parti del mondo è addirittura considerata un crimine punibile con la pena capitale.


Questo trattamento disumano è veramente inaccettabile. Il Gruppo dei Socialisti Europei è impegnato a lavorare accanitamente per difendere i diritti degli omosessuali sia all'interno dell'Unione Europea che negli altri ambiti. Faremo tutto ciò che è in nostro potere per assicurare che i diritti fondamentali vengano rispettati.


Il 17 maggio è il giorno nel quale, nel 1990, l'Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha depennato l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali.


La Giornata internazionale contro l'omofobia, che verrà celebrata a livello internazionale in più di 30 paesi, aspira a stimolare un dibattito sugli argomenti relativi alla protezione e difesa dei diritti di gay e lesbiche. Sono fiero di sottoscrivere l'evento in qualità di Presidente del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo.


Io e i miei colleghi vi auguriamo buona fortuna per gli eventi programmati per celebrare la Giornata internazionale contro l'omofobia 2005.


Martin Schulz,
Presidente del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo"


(testo dell'adesione del Gruppo Socialista al Parlamento Europeo; ce ne sono altre)




 


Sette domande sulla Giornata mondiale contro l'omofobia: http://www.omofobia.it/domande.html


Per una giornata mondiale contro l'omofobia: http://www.omofobia.it/petizione.html 


Con l'augurio che, quanto prima possibile, "giornate" come questa per sostenere i diritti umani (ce ne sono molte, troppe) non abbiano più motivo di essere proclamate. Allo stesso modo aggiungo agli auguri a Emergency, la speranza che gli ospedali per soccorrere le vittime della guerra non abbiano più motivo di esistere e diventino centri di eccellenza per curare le persone in tempi di pace.

sabato 14 maggio 2005


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Buon compleanno, Emergency!

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11 ANNI

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Domenica 15 maggio grande festa di piazza a Roma


Domenica 15 maggio dalle 11.00 alle 23.00 in Piazza Navona si terrà la terza edizione romana dell'Emergency Day, una giornata di informazione e sensibilizzazione all'insegna del divertimento.


Sono previsti banchetti con i nostri gadget, uno speciale angolo etnico con articoli (abbigliamento, arredo e oggettistica) dei paesi nei quali è presente l'associazione, piante, prodotti biologici, candele e altro ancora.


Sarà allestita un'area informazioni dove, oltre a proiezioni che illustrano l'attività di Emergency, il personale dell'associazione sarà disponibile a fornire informazioni ed aggiornamenti sulle attività all'estero e in Italia.


E inoltre musica dal vivo, animazione, un apposito spazio dedicato ai bambini con spettacoli, laboratori e la lettura di fiabe della Cambogia e dell'Afghanistan.


Sarà anche possibile acquistare i biglietti della Lotteria di Emergency, concorrendo alla vincita di meravigliosi premi.


Il ricavato di questa edizione sarà destinato alla creazione del centro di chirurgia d'emergenza all'interno dell'ospedale di Al Fashir in Nord Darfur, Sudan.


Fonte: http://lists.peacelink.it/pace/msg10616.html


giovedì 12 maggio 2005

Iraq: "abbiamo un lavoro da finire..."

di  Stefano Marcelli*
12 May 2005



 


Firenze, 12 maggio 2005. I soldati americani ripetono di questi tempi una frase che mi fa venire i brividi addosso: abbiamo un lavoro da finire. E’ per questo che non vogliono più giornalisti in giro per l’Iraq”. Così diceva l’altra sera a Firenze il collega del Tg1 Pino Scaccia che abbiamo chiamato per presentare il suo splendido documentario sui reporter uccisi, il primo documento italiano di questo genere. C’è la guerra, questa sporca guerra in Iraq che già ucciso sessantacinque colleghi. Ci sono i morti per “fuoco amico” e quelli per mano di quei misteriosi tagliatori di gole che tengono ancora prigionieri Florence Aubenas, il suo collaboratore Hussein e i tre colleghi rumeni.

Una guerra “senza testimoni” sia nella prima fase puramente militare, dominata, ricorderete, da impenetrabili tempeste di sabbia, sia in questa seconda e più tragica dove i giornalisti sono stati di fatto espulsi da una oggettiva sinergia tra il malcelato fastidio dell’alleanza militare e l’aperta ostilità del fronte dei ribelli. Non sappiamo di Falluja, delle condizioni della società irachena, il numero dei civili uccisi. Non sappiamo cosa faccia il contingente italiano a Nassirya.

Ci dicono che è un contingente di pace, ma ci giungono notizie di conflitti a fuoco, di feriti. I nostri chiedono armamenti sempre più pesanti. Come potrà l’opinione pubblica italiana giudicare l’operato del nostro contingente e del nostro governo in Iraq? Lo farà solo su basi “ ideologiche”, non avendo a disposizione quei dati di fatto che solo il lavoro (certo discutibile ma non eliminabile) dei cronisti può fornire.


Come si vede, la rimozione dei testimoni, degli inviati dallo scenario di un evento così importante, mette in discussione lo stesso principio di cittadinanza che sta alla base delle nostre democrazie. E i nostri colleghi protestano. Nonostante quella angosciante scia di sangue che ha travolto la nostra categoria, contestano la scelta di molti governi europei di lasciarli a casa, a guardare la guerra da lontano, scavando sulle agenzie e sui siti dei bloggers (sempre più importanti nell’attuale sistema dell’ informazione).




A rischio della vita vorrebbero ripartire, andare là in prima linea per vedere, registrare e raccontare.

Sono pazzi? Vi daranno una risposta semplice e disarmante , quella antica di sempre .” Forse sì, ma questo è il nostro lavoro”. L’hanno detto in coro tutti, dal “vecchio” Ettore Mo, a Porzio, Nicastro e Scaglione alla presentazione del rapporto annuale di Reporters Sans Frontiers organizzato dall’amico Mimmo Candito a Milano e al quale abbiamo partecipato anche noi di Isf per lanciare un segnale forte di unità della categoria. Già, perché la situazione è grave e non c’è più spazio per divisioni .

Negli ultimi quindici anni nel mondo sono stati uccisi millecinquecento giornalisti e non solo sugli scenari di guerra. Si muore per una notizia in Colombia, nella ex Federazione Russa di Putin, in Cina, nelle Filippine, in Messico, ad Haiti, a Cuba, in tutta l’Africa, in Iran… E noi lo sappiamo bene. E’ una lezione che comincia con Di Mauro, passa per Siani, Restagno e arriva fino ad Antonio Russo e Ilaria Alpi.

Ma l’omicidio del giornalista è solo l’ultimo grado di una strategia che ha mille altri passaggi precedenti, meno cruenti, meno visibili, ma non meno pesanti. In occasione di questo 3 Maggio ISF ha presentato in libreria e diffonderà in tutta italia il libro di Roberto Reale "Ultime Notizie". Roberto ha condotto per noi un’indagine imponente su centinaia di documenti inediti nel nostro Paese sui media negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il risultato della sua fine analisi lancia un allarme rosso sulla professione.

Proprio nei Paesi di cultura anglosassone dove è nata la cultura e la pratica del giornalismo indipendente e dove abbiamo tutti imparato che il Quarto Potere era in grado di sorvegliare e anche condannare il potere politico quando usciva dalle regole democratiche, la situazione si è di fatto ribaltata. Persino i mostri sacri del giornalismo USA, gli stessi che all’epoca del Vietnam o del Watergate aveva messo al tappeto le bugie di Stato, stavolta o hanno taciuto oppure, se hanno provato a reagire, sono stati messi alla porta.

La riposta ? I media hanno rinunciato al proprio ruolo di garanti, alla rappresentanza dell’opinione pubblica. Il gigantismo finanziario dei grandi editori li ha risucchiati negli anni passati all’interno di quel gotha sociale dove convivono con i potenti della politica, anche loro sempre più “finanziarizzati”. Si è cominciato a censurare imbarazzanti denunce su operazioni immobiliari e finanziarie e si è finito col coprire le bugie sull’11 settembre e la guerra in Irak, cancellare le bare dei soldati morti, le proteste dei familiari, lo “sporco lavoro” ancora da finire .

In Gran Bretagna il laburista Blair ha massacrato la BBC colpevole di aver fatto il proprio dovere denunciando le mistificazioni sulle armi di distruzione di massa irakene. Un documento del Pentagono pubblicato da Reale, ma anche l’acuta saggezza di Mimmo Candito , l’esperienza del “vecchio” Mo e la nostra coscienza, ci fa ormai intravedere un futuro prossimo “senza giornalisti”.




Lo stanno costruendo pezzo a pezzo le nuove derive tecnologiche, le nuove guerre “atipiche , la progressiva concentrazione sopranazionale delle proprietà mediatiche ma anche il nuovo assetto delle nostre democrazie sempre più “plebiscitarie”, leaderistiche e sostanzialmente “autoritarie”. Infine, lo fanno intravedere, la debolezza dimostrata dal mondo del giornalismo rispetto all’assalto sempre più pesante del potere economico e di quello politico.

Se il Quarto Potere è sconfitto in Usa, là dove era nato e divenuto potente, cosa avverrà da noi, dov’era sempre rimasto zoppicante o in Paesi che si affacciano oggi ai principi del liberalismo? Se il giornalismo espelle, come ha già fatto e continua a fare, la società , i soggetti sociali, dalla rappresentazione mediatica, se abdica all’inchiesta sociale e rinuncia quindi alla propria terzietà rispetto al potere, perde anche ogni contrattualità il proprio peso reale.


Raccontare una realtà fatta solo di potenti ( politici, finanzieri, presunti intellettuali) e di poveri criminalizzati ( o vittime o carnefici) riducendo la società ai risultati di qualche sondaggio non è cedere a un peccato mortale che avvicina il giornalismo a un ufficio stampa? E’ questa l’amara lezione di questo 3 maggio.








L’ha chiarita qualche tempo fa Bruce Springsteen in un’intervista alla rivista Rolling Stones: La stampa ci ha tradito . I media hanno abbandonato il Paese”. Ora il Boss porta in tournée il suo ultimo disco.


Ma che fai se quello che fai per sopravvivere / uccide le cose che ami / la paura è potente/ ti rende il cuore nero, credimi/ prenderà la tua anima piena di Dio / e la riempirà di diavoli e polvere”.


"Diavoli e polvere", già... Nella sporca guerra in Iraq, ma anche nel grigiore del nostro lavoro di tutti i giorni.

Stefano Marcelli  (*Segretario generale di "Informazione Senza Frontiere")http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=7230  





La libertà di stampa e il revisionismo storico di storiografi alla Bush (uomo notoriamente coltissimo) sono una delle preoccupazioni massime dei regimi dittatoriali. Non è forse l'arte della menzogna di stato uno degli strumenti di potere e di sottomissione che più usavano i governi fascisti, nazisti e comunisti reali?


Ora si apprende che da noi perfino il dolce Giorgino è stato fatto fuori dal grande direttore del TG1, il famoso Clemente Mimun. Ma è solo l'ultimo e il più imprevedibile di una lunga serie.


Credo che siamo nei guai, guai di repressione democratica e libertaria, ogni giorno un po' di più. Come faremo a uscire da questa situazione?

lunedì 9 maggio 2005

Promemoria di date


7 maggio 1945
Reims. Firma della resa incondizionata della Wehrmacht nelle mani del generale statunitense Einsenhower, comandante delle forze alleate occidentali


8 maggio 1945
Berlino. Firma della resa incondizionata della Wehrmacht nelle mani del maresciallo Sukov, comandante delle forze russe


9 maggio1945
Europa. Entra in vigore la capitolazione totale della Germania


6 e 9 agosto 1945
Lancio, da parte di aerei USA, delle bombe atomiche sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki


15 agosto 1945
Capitolazione del Giappone


2 settembre 1945
Baia di Tokyo. Sulla corazzata statunitense "Missouri" viene firmata la resa del Giappone


Qualcuno ha fatto notare che la parola "guerra" è sempre accompagnata da un aggettivo, come in "guerra mondiale" o "guerra fredda" o "guerra preventiva", oppure da un complemento di spacificazione, come in "guerra delle due rose".


In questi ultimi tre giorni si è celebrata la fine della II guerra mondiale, almeno in Europa. In Giappone mancavano ancora tre mesi alla fine del massacro, che fu suggellato dalle due bombe atomiche su Hiroshima (6 agosto) e Nagasaki (9 agosto).


Ci si poteva ragionevolmente aspettare che una così grande e folle carneficina avrebbe reso la guerra un tabù insuperabile, come l'incesto ad esempio. Invece ancora oggi, dopo sessant'anni di nuove esperienze e di ulteriore 'progresso', siamo in preda a guerre diverse ma sempre uguali.


Lo so, sono noiosamente pacifista, ma aspetto di poter celebrare e festeggiare la fine della guerra, senza aggettivi e senza complementi. FINE DELLA GUERRA: sembra che ci voglia una vera e propria mutazione, un salto evolutivo, come lo fu la stazione eretta per gli ominidi. Temo che morirò prima, ma spererò fino all'ultimo respiro.

venerdì 6 maggio 2005


6 maggio 2005


Fecondazione eterologa? Maria disse sì. Questo il titolo del nuovo numero speciale di Diario in edicola da venerdì 6 maggio.

Nel linguaggio dei nostri giorni la nascita di Gesù si definisce «fecondazione eterologa»: un bambino nato da una giovanissima Maria con il concorso di seme non del marito Giuseppe, con ambedue i genitori avvertiti e consenzienti. Oggi la tecnica ha denominato con termini nuovi – Fivet, fecondazione omologa, fecondazione eterologa – pratiche di facilitazione della riproduzione fino a pochi anni fa considerate impossibili.

Il 12 e il 13 giugno prossimo i cittadini italiani saranno chiamati a votare su quattro referendum. La Conferenza episcopale italiana invita i cattolici a non andare a votare (per fare mancare il quorum.) Lo fa in nome dei principi della Chiesa cattolica romana.

Questo numero si butta a capofitto in tutto ciò, cercando di raccontare una storia a dir poco strepitosa e che ha visto impegnati le migliori menti di ogni generazione. Al centro, sempre gli stessi protagonisti: Maria, Giuseppe, Gesù e Dio; in scena, più o meno silenziosi, la fede, la scienza, il potere, il dubbio. Ma anche i primi cristiani, Voltaire, Sigmund Freud e i Monty Phyton, il pragmatismo degli antichi romani e la furbizia di Dan Brown, gli studiosi del Talmud, i protestanti e i pensatori islamici, Laurence Sterne e Woody Allen, l’ipotesi di san Tommaso e i pronunciamenti di Joseph Ratzinger.

La conclusione. C’è qualcosa di veramente ammirevole nel constatare i progressi che sono stati compiuti. C’è qualcosa di veramente crudele nel limitare, nel nome di una tradizione o del proprio potere, le possibilità sempre maggiori che oggi si aprono. Chissà che cosa ne penserebbero oggi Maria e Giuseppe.

Insieme al numero speciale di Diario, trovate il libro
Le ragioni dei quattro sì di Carlo Flamigni e Maurizio Mori che spiega tutto della legge su cui siamo chiamati a votare.


dal sito: http://www.diario.it/index.php?page=wl05050501



Da sola non ci avrei mai pensato, per una questione mentale che i tecnici del pensiero chiamano "fissità funzionale" e consiste nel rimanere bloccati in uno schema, nell'impossibilità di vedere soluzioni alternative.


Quelli del Diario non soffrono di "fissità funzionale" e hanno anche un bel coraggio. Che cosa provocherà questa associazione di idee e di fatti? Avranno problemi per questo 'eccesso' di libertà di pensiero, parola e stampa?

giovedì 5 maggio 2005

Libertà in Rete


"Indymedia sequestrata? Mah!


Ultim'ora


Al momento Indymedia Italia è raggiungibile nonostante l'attacco informatico (DDOS) che sta subendo dal primo maggio 2005 e nonostante le agenzie di stampa ne abbiano annunciato il sequestro.
Ciò non toglie che nelle prossime ore Indymedia Italia potrebbe non essere più raggiungibile a causa dell'ordine di sequestro per il quale è stata inviata una rogatoria internazionale.


Ci risiamo! A pochi mesi di distanza dal sequestro degli hard-disk di Indymedia Italia comandato dal Fbi e nel giorno in cui una sentenza della cassazione dichiara tutte le religioni sullo stesso piano, un solerte pubblico ministero romano, Salvatore Vitello, ipotizzando i reati di vilipendio della religione cattolica e di vilipendio della figura del Papa, chiede a gran voce che indymedia sia chiusa.


Il motivo?


Un fotomontaggio che ritrae il papa con una divisa da nazista. La lunga ondata clerical-nazionale scatenata dalla morte di Giovanni Paolo II e dall'elezione di Benedetto XVI, avrebbe dovuto far omologare tutti.


Adesso ci toccherà spiegare ancora una volta a giudici asserviti il sovversivo concetto di pubblicazione aperta e che Indymedia non opera alcuna forma di censura.


Approfondimenti
Suggerimenti al Pm
p2p sotto attacco || 2
Nuovo ordine digitale
Censura e controllo in rete"


dal sito: http://italy.indymedia.org/

















Indymedia sotto attacco. Lettera aperta al PM Salvatore Vitello
di  Anonimo
04 May 2005
Milano, 04 Maggio 2005.
"Gentile dottor Salvatore Vitello,
apprendo della Sua iniziativa contro Indymedia Italia (www.italy.indymedia.org). Mi pare di capire che nelle Sue intenzioni (e convinzioni) ci sia la volontà di chiudere o di oscurare un canale internazionale di libera comunicazione a causa delle presunte offese al Papa che alcuni utilizzatori del sito web avrebbero pubblicato sullo stesso. Trovo la cosa assai curiosa, Le dirò di più, quasi avventata. Non riesco a capire perchè procedere giudiziariamente contro questo democracy press, dato che le motivazioni che Lei adduce mi appaiono inconsistenti se non, persino, pretestuose".

 


"Su questo canale, libero, passano ogni giorno e da anni, insulti a numerosi capi di stato estero. Su questo sito, libero, numerosi utenti occasionali insultano quotidianamente mullah, rullah, pastori protestanti e preti ortodossi e via enumerando, nella più totale indifferenza. Anche il precedente Pontefice raccolse diversi apprezzamenti di questa natura".


"Farei torto alla Sua intelligenza se credessi che Lei, conosciuto insieme al suo collega Franco Ionta per le indagini sugli anarcoinsurrezionalisti, non sia in grado di comprendere tecnicamente la natura di questo canale di comunicazione. Di conseguenza resto stupìto dalla Sua iniziativa, per me incomprensibile, perchè volta a chiudere un mezzo di espressione usato da centinaia di migliaia di persone nel mondo, con un tale, mi permetta, banale pretesto".


"Resto ancora più stupito del fatto che Lei abbia intrapreso una iniziativa che sa già in partenza essere velleitaria in quanto assolutamente inefficace, visto che l'unico (maldestro) tentativo di oscurare il sito di Indymedia Italia arrivò quasi a provocare un incidente internazionale, e si risolse nel nulla, contribuendo di contro ad aumentarne enormemente la visibilità e la notorietà".


"Mi perdoni se a questo punto mi coglie il sospetto che Lei voglia acquisire notorietà a spese di questo canale, e, a parte pensare che Lei voglia distinguersi come "defensor fidei" agli occhi di qualche bigotto, non trovo davvero giustificazioni di sorta per l’avvio della azione giudiziaria da Lei promossa, fin quì con effimero successo".


"Trovo anzi desolante che nel ventunesimo secolo esistano ancora persone con un buon grado di istruzione (come Lei, presumo) titolate a difendere i diritti dei cittadini sul territorio della nostra Repubblica  (che Le ricordo essere laica e aconfessionale) che si espongano con attacchi tanto plateali al diritto di espressione, in nome della difesa di un capo di stato straniero".


"Mi permetta quindi di sorridere di fronte alle Sue denuncie (e alle assurde premesse), e al contempo invitarLa a curare altre ben più gravi distorsioni nell'uso della rete internazionale di Internet".


"Esistono infatti decine di siti web (se non lo sapesse), che quotidianamente offendono le istituzioni democratiche, propagandano il fascismo e l'odio razziale, incitano all’organizzzione di squadracce punitive e auspicano roghi non meno pericolosi di quelli anarcoinsurrezionalisti. Siti web italiani, registrati a nome di nostri concittadini (quindi agevolmente rintacciabili) certamente conosciuti ai casellari giudiziari di mezza Italia".


"Non vorrei sembrarLe pedante, ma non ricordo Sue iniziative in tal senso e questo mi spinge a pormi qualche rispettosa domanda sulla Sua imparzialità e serenità nello svolgere il delicato compito di PM nel quale Lei è quotidianamente impegnato".


"Colgo l'occasione per inviarLe i miei più cordiali saluti, sicuro che dopo questa mia Lei non potrà che tornare sui suoi passi circa la richiesta di oscuramento di un mezzo libero per definizione come Indymedia Italia ed indirizzare i Suoi sforzi e la Sua meritoria attenzione nella direzione corretta".


in fede


un anonimo utente abituale di Indymedia Italia


P.s.
Per la questione che attiene al fotomontaggio della figura dell’attuale Pontefice che tanto L'ha inquietata spingendoLa ad attivare le procedure di spegnimento del sito web in questione, La invito cortesemente a rivolgere la Sua attenzione verso i media mainstream britannici che con foga ben maggiore hano scritto, disegnato e pubblicato note di satira sui trascorsi giovanili di Joseph Ratzinger. E non ultimo, avendo tempo, consultare la voce  "satira" – sull’autorevole “Devoto-Oli”. Disponibile anche on-line.


redazione@reporterassociati.org






Un fatto che si ripete e un commento sotto forma di lettera.



Materia su cui riflettere.


Una domanda: io ho il diritto di pubblicare questi due documenti nel mio diario personale, un diario non sistematico in cui esprimo i miei dubbi, le mie incertezze, le mie ingenuità?


E "ingenuità" per me in questo caso è contrario di "cinismo", cioè bisogno di porre apertamente, con "innocenza", interrogativi su qualsiasi cosa, necessità di non stendere veli ipocriti su vicende che ci riguardano tutti.


Come tutte e tutti possono constatare, non sono una giornalista, e spesso faccio uso del copia-incolla per conservare alcune cose che mi colpiscono e per condividerle con i viandanti del web, fra i quali ho trovato amiche e amici che mi aiutano non solo a riflettere, ma anche e soprattutto mi fanno sentire meno sola e smarrita nel turbine di verità e menzogna, giustizia e ingiustizia, pace e guerra ...

martedì 3 maggio 2005

Giornata Mondiale della Libertà di Stampa


 


L' UNESCO celebra il 3 maggio la Giornata Mondiale della Libertà di stampa.


Come sta in tutto il mondo il rispetto dei fondamentali diritti libertà d'espressione e di libertà di stampa, statuiti dall' articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani?


Come sta in Italia il rispetto dell' articolo 21 della nostra Costituzione?


Secondo l'associazione statunitense Freedom House la risposta che ci riguarda è:


"Italia, paese parzialmente libero"


Firenze, 03 Maggio 2005. La notizia: la Casa delle Libertà è riuscita a far collocare l’Italia fra i Paesi “parzialmente liberi“ per quanto riguarda la libertà di stampa. L’associazione statunitense Freedom House, una delle più autorevoli al mondo nella difesa dei diritti umani, fondata nel 1945 da Eleanor Roosvelt, ha appena pubblicato il suo rapporto sulla libertà di stampa nel mondo.


Il rapporto punta il dito sulla Russia e su gran parte degli ex paesi socialisti collocandoli nella categoria dei paesi non liberi. Ma se si cerca l’Italia, nella classifica della libertà di stampa, bisogna scorrere un terzo del rapporto e arrivare fino alla tabella 77.

Quella dove, finiti i Paesi “free“, inizia l’elenco di quelli “partly free”. Dopo Bolivia e Bulgaria, si trova finalmente il nostro paese, seguito a ruota dalla Mongolia.


Dopo aver appena ascoltato il presidente del Consiglio che alla Camera e al Senato ha appena spiegato di aver eletto il presidente della Commissione Europea, aver dispensato consigli ai grandi della terra, indirizzato la politica economica comunitaria e aver portato il benessere al nostro grande paese, come dimostrano le vendite di telefonini, automobili e l’aumento delle rendite immobiliari oltre allo strapotere delle opposizioni nel controllo dei media, questo stato di classifica in compagnia dei derelitti della terra e dei principi liberali, ci arriva come uno schiaffo. (continua: http://www.reporterassociati.org/index.php?option=news&task=viewarticle&sid=7104)


Il rapporto è consultabile al sito web: www.freedomhouse.org/research/pressurvey.htm 


Nel Corriere della Sera ho trovato questo agghiacciante resoconto sui giornalisti uccisi nel corso del 2004 (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/05_Maggio/03/reporter.shtml)














2004 anno nero per i giornalisti, uccisi in 53

Pubblicato il dossier di Reporter sans frontieres. Il numero maggiore di vittime in Iraq: 19, tra cui l'italiano Enzo Baldoni




 






 


Il nostro Paese continua a non godere di buona stampa all'estero, e non possiamo non essere d'accordo, perché i primi a subire le limitazioni alla libertà di informazione siamo noi cittadini e cittadine italiane.


Tuttavia è giusto, anzi è motivo di onore per noi, ricordare i molti giornalisti liberi e valorosi che pure abbiamo, i molti giornalisti che "tengono la schiena diritta", alcuni fino al sacrificio della vita. Soprattutto in questa situazione di crisi voglio esprimere gratitudine e ammirazione  a chiunque non si lasci omologare o rendersi "embedded" (come usa dire adesso).


 




Certo mancano delle fotografie, me ne scuso, considerando queste persone quasi come simboli.

lunedì 2 maggio 2005

Ritorno a casa


Quasi due settimane a Parma, dove abita mia madre. Lei stava male, ora sembra che stia meglio. E' stata un'immersione quasi totale nelle piccole, e talvolta grandi, cose di ogni giorno. Qualche breve passeggiata, qualche contatto con la blogsfera. Nostalgia, malinconia, stanchezza, ma niente di negativo per fortuna. Ho provato ansia, ho avuto paura, ma mai desolazione e nemmeno rabbia. Devo molto agli insegnamenti di Thich Nhat Hanh, un monaco zen nato in Vietman. Voglio ricordare gli ultimi versi di una sua poesia:


Ancora solo


andrò a testa china


sapendo però che l'amore è immortale.


E sulla strada lunga, difficile,


il sole e la luna splenderanno,


illuminando i miei passi.



Non sono rimasta fuori del mondo, però, giornali e televisione e radio mi hanno tenuta al corrente. Ne sono successe ancora di cose in questi ultimi giorni, strabilianti sconvolgenti e perfino comiche, una specie di gorgo nero contro cui lottare per non essere risucchiati e arrendersi.