sabato 31 maggio 2008

   Un abbraccio dalla Puglia


Care amiche, cari amici, ho una piccola breve possibilità di connessione. Sono partita il 16 maggio scorso, convinta di stare via per qualche giorno. E, invece, sono ancora qui, lontana da tutto, in una casa sul mare, un piccolo punto in una insenatura del golfo di Taranto. Penso di tornare a casa la prossima settimana. Mi mancate, come potete ben immaginare. Con affetto. harmonia

venerdì 16 maggio 2008

La Bellezza Salverà Il Mondo


Firenze_San Lorenzo-Sagrestia Vecchia_Emisfero Celeste_1442


   "In questi tempi di miserie onnipresenti, violenze cieche, catastrofi naturali o ecologiche, parlare di bellezza può sembrare incongruo, sconveniente e persino provocatorio. Quasi uno scandalo. Ma proprio per questo, si vede come, all'opposto del male, la bellezza si colloca agli antipodi di una realtà con cui dobbiamo fare i conti. Sono convinto che sia per noi un compito urgente, e indifferibile, concentrare l'attenzione su questi due misteri che costituiscono i poli estremi dell'universo vivente: da una parte il male, dall'alltra la bellezza.


   Il male l'abbiamo ben presente, soprattutto quello che l'uomo infligge ai propri simili. In virtù dell'intelligenza e della libertà di cui è dotato, nel momento cin cui sprofonda nella crudeltà e nell'odio, può raggiungere degli abissi senza fondo. E' questo un mistero che non cessa di tormentare la nostra coscienza, incidendo in essa una ferita apparentemente inguaribile.


   Anche la bellezza sappiamo che cos'è. Per quanto poco vi si presti attenzione, esa non manca di suscitare il nostro stupore: l'universo non è tenuto a essere bello, eppure lo è. Alla luce di questa considerazione, anche la bellezza del mondo, malgrado le calamità che lo affliggono, ci appare come un enigma.


   Che significato ha per la nostra stessa esistenza l'esistere della bellezza? E, di fronte al male, che cosa significa la frase di Dostoevskij: 'La bellezza salverà il mondo?' Male e bellezza sono queste le due sfide che dobbiamo raccogliere. Ma non dimentichiamo che il male e la bellezza non si collocano soltanto agli antipodi l'uno dell'altra: talora possono essere strettamente connessi. Perfino la bellezza può essere volta dal male in strumento di inganno, di dominio o di morte.


   Ma una bellezza che non sia fondata sul bene può dirsi ancora bellezza? Istintivamente, noi sappiamo che una parte del nostro compito è proprio distinguere la bellezza vera da quella falsa. Perché ciò che è in gioco è esattamente l'autenticità del destino umano, un destino che presuppone il dato imprescindibile della nostra libertà."


[ da Cinque meditazioni sulla bellezza di Francois Cheng, Bollati Boringhieri, pagg. 7-8. ]


*


dal Corriere della Sera    In Italia in questi ultimi giorni sembra tornare un passato cupo di follia popolare, di pogrom (se non è una parola troppo grossa), questa volta contro i Rom. Il senso morale individuale si allenta nella folla, ma grandi sono e ancora più grandi le responsabilità dei capi politici che assistono o addirittura incoraggiano la violenza e non fronteggiano immediatamente sciagurate derive razziste. Spettacolo brutto e cattivo. Comincia così il nuovo corso?

giovedì 15 maggio 2008

FASCISMI ETERNI



Di Pietro come Matteotti nella voce dal sen (fascista) fuggita del Presidente della Camera Fini?  Fatte le debite proporzioni, come è giusto (siamo ben lontani da quel tragico 1924), viene spontaneo un confronto tra le parole con cui il Presidente della Camera dell'epoca si rivolse a Giacomo Matteotti e il "lapsus" di Gianfranco Fini, ieri all'esordio della sua funzione di terza carica dello Stato. Un episodio da non ritenere marginale, secondo me. Con un brivido (troppo ardito il parallelo storico?), auguro al Presidente della Camera un ottimo lavoro, d'ora in poi.


*1924* "Presidente: "Concluda, onorevole Matteotti. Non provochi incidenti!" Matteotti: "Io protesto! Se ella crede che non gli altri mi impediscano di parlare, ma che sia io a provocare incidenti, mi seggo e non parlo! (Approvazioni a sinistra - Rumori prolungati)". Presidente: "Ha finito? Allora ha facoltà di parlare l'onorevole Rossi...". Matteotti: "Ma che maniera è questa! Lei deve tutelare il mio diritto di parlare! lo non ho offeso nessuno! Riferisco soltanto dei fatti. Ho diritto di essere rispettato! (Rumori prolungati, Conversazioni)". Casertano presidente della Giunta delle elezioni "Chiedo di parlare". Presidente: "Ha facoltà di parlare l'onorevole presidente della Giunta delle elezioni. C'è una proposta di rinvio degli atti alla Giunta". Matteotti: "Onorevole Presidente!...". Presidente: "Onorevole Matteotti, se ella vuoi parlare, ha facoltà di continuare, ma prudentemente". Matteotti: "Io chiedo di parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente!". Presidente_ "Parli, parli".  [ dalla requisitoria di Giacomo Matteotti nel 1924 alla Camera dei Deputati - il testo completo: QUI ]


*2008* Il deputato Antonio Di Pietro, leader dell'Italia dei valori, richiama il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al suo compito: "Spetta a lei consentirmi di parlare" , mentre il vociare della maggioranza gli impedisce di parlare. Il Presidente Fini risponde: "Lei conosce bene quest'aula ed è naturale che possano esserci delle interruzioni: dipende ...dipende ...dipende ... da ciò che si dice". Di Pietro a Fini: «Ha proprio ragione, presidente: dipende da quello che si dice. Qui non bisogna disturbare il manovratore...». Dai banchi dell'Idv: "Bravo! È l'unica opposizione".


*2008* Il deputato Casini, leader dell'Udc, prende la parola dopo Di Pietro e, fortunatamente per la democrazia, riprende il Presidente della Camera con queste parole: "In Parlamento non si può decidere di far parlare le persone solo in base a quello che dicono..."

mercoledì 14 maggio 2008

LA CONVERSIONE



"E ad aiutare tutti noi, invochiamo l’aiuto di Dio. Speriamo anche di avere fortuna."


Invocazione a Dio e speranza nella fortuna nella conclusione di un discorso con cui Silvio Berlusconi ha chiesto la fiducia per il suo governo. "E' diventato buono", dicono molti; "non è mai stato cattivo", fanno notare molti altri; il solito Di Pietro, in buona compagnia, non abbassa la guardia. Analisi e commenti a bizzeffe un po' dovunque. Nell'attesa delle scelte concrete nei vari campi, mentre attendo i fatti, apro una linea di credito al buon Berlusconi rinato, incrociando le dita per il bene di tutti/e noi. 

lunedì 12 maggio 2008

INFORMAZIONE


Un esempio di come si può fare informazione. Il primo brano è un comunicato stampa del Comune di Trieste (difficile capire chi sia il Granbassi che si onora con una mostra).  Il secondo è un articolo con molti particolari, che spiegano più ampiamente vita e opere di Granbassi (era un fascista convinto e consapevole, caduto sul fronte spagnolo, sì, ma combattendo per Franco). Quale valutazione dare della doppia esposizione?E quale giudizio sulla proposta della giunta triestina?


(Tra parentesi esprimo la mia solidarietà al giornalista Marco Travaglio, invocando il rispetto dell'art. 21 della nostra Costituzione. Chiedo, anzi prego il Presidente del Senato di dare risposte chiare e consistenti  a noi cittadini/e su quanto esposto da Travaglio , e, in virtù della sua carica, di difendere il medesimo dal linciaggio mediatico cui è sottoposto, a partire dall'irruenza ingiustificata del senatore Gasparri.)


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Trieste, 17/10/2007. GIOVEDI’ 18 OTTOBRE, ORE 11.30, SALA COMUNALE D’ARTE DI PIAZZA DELL’UNITA’ 4: CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MOSTRA “QUANDO C’ERA MAESTRO REMO” – MARIO GRANBASSI, CENTENARIO DELLA NASCITA



Giovedì 18 ottobre, alle ore 11.30, presso la Sala Comunale d’Arte di piazza dell’Unità 4, l’assessore alla Cultura del Comune di Trieste Massimo Greco terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra “Quando c’era Mastro Remo” – Mario Granbassi, centenario della nascita. L’esposizione è dedicata alla vita, all’opera e alla vicenda d’armi di Mario Granbassi, personalità di spicco del giornalismo e della radiofonia nella Trieste degli anni Trenta. La vita di Mario Granbassi fu costellata di successi: a ventiquattro anni era già capocronista a “Il Piccolo”, fu anche tra i primissimi radiocronisti agli inizi della radiofonia italiana e in particolare viene ricordato, quale idolo dei giovani, nel personaggio radiofonico di “Mastro Remo”. La sua scomparsa fu prematura: a trentadue anni non ancora compiuti, il 3 gennaio del 1939, Mario Granbassi cadde in combattimento sul fronte spagnolo. Fu insignito della medaglia d’Oro al valor militare.
La mostra sarà inaugurata venerdì 19 ottobre, alle ore 19.00, nella Sala Comunale d’Arte di piazza dell’Unità 4.


Rete Civica di Trieste. qui


UN'ALTRA VERSIONE


25 gennaio 2008. qui , ma anche in altri siti.


In questi giorni il Comune di Trieste sta per assegnare una via a Mario Granbassi.
Costui è molto noto negli ambienti giornalistici triestini in quanto, negli anni Trenta, fu collaboratore apprezzato del “Piccolo”, il quotidiano locale.
Il Granbassi aveva inoltre promosso una trasmissione per ragazzi già nel 1931.
La radio italiana era alle prime armi come mezzo di comunicazione di massa utile alla propaganda fascista e lui si inventò “Mastro Remo”, un programma molto seguito, a cui fece seguito l’edizione di un settimanale illustrato per ragazzi.


Tuttavia il riconoscimento ufficiale della Giunta triestina è dovuto probabilmente alla partecipazione alla guerra civile spagnola nell’ambito del Corpo Truppe Volontarie, cioè tra gli 80.000 militari mandati da Mussolini a combattere a fianco dei generali golpisti.
Da convinto volontario, come non molti altri in una massa di poveri diavoli, scrive nel suo diario: “La sento tanto profondamente come una guerra fascista, questa che sono venuto a combattere, sacrificando i miei affetti più cari e abbandonando il mio posto di lavoro!”.
Scrive ancora: “Gridare il nome del Duce, in faccia a questa trincea comunista, in questa notte di guerra, tanto lontano dalla Patria, è per me una soddisfazione che mi dà un’emozione profonda”.


E’ tanto convinto della giustezza della guerra fascista da evitare di perdere tempo con le corrispondenze al “Piccolo”. Cerca piuttosto di combattere in prima linea e vuole rischiare la “bella morte”. E l’incontra, nell’attacco alla Catalogna, il 3 gennaio 1939.
Nel 1941 gli viene conferita alla memoria una medaglia d’oro al valor militare e il podestà fascista gli dedica una via. Anche il suo diario stava per esser pubblicato, sia pure con qualche censura, ma resta in bozze per ovvi motivi. L’intestazione della via sarà cambiata nel 1945.


Ora la città di Trieste assiste, in verità abbastanza distratta e con una sinistra smemorata, alla rivincita di chi vuol onorare Mario Granbassi e la sua morte da combattente per il “Duce” e per il “Caudillo”.
Un paio di mesi fa, nella sede del Municipio in Piazza Unità, si è tenuta una mostra elogiativa ed è prevedibile che tra poco si pubblichi il diario lasciato in sospeso.
Le due iniziative possono essere intese come una documentazione storica, per quanto criticabile. Diverso, e molto più grave, sarebbe il ripristino del suo nome su una via.
L’intestazione di un luogo pubblico segnala infatti una personalità dalle qualità eccezionali, indicata a tutti quale modello positivo e proposta quale esempio da imitare alle nuove generazioni.
Tutto ciò all’insegna di valori storici e civili.


Gli ex giovani del MSI, ora parte dominante nella Giunta, gestiscono il potere amministrativo per ottenere un’ulteriore rivincita sull’antifascismo.
Qualche anno fa erano riusciti a consacrare una via al loro camerata Almerigo Grilz, un avventuriero caduto in Angola in circostanze non accertate.
Di recente hanno ottenuto la dedica della scalinata dell’Università a Jan Palach, da loro adottato come “martire anticomunista”.
Per non parlare della ossessiva esaltazione della foiba di Basovizza, nei pressi di Trieste, cavità carsica nella quale nazionalisti e neofascisti asseriscono che siano stati gettati, a centinaia, gli “italiani uccisi solo perché italiani”.


D’altra parte si sta avvicinando il fatidico 10 febbraio, la “Giornata del Ricordo”, nata da una decisione parlamentare presa con scarse opposizioni.
E’ la consacrazione di una memoria storica contenente una nuova versione del nazionalismo.
Nascosta sotto il velo del vittimismo, essa fa tutt’uno con il mito comodo e autoassolutorio dell’ “italiano brava gente”.
I responsabili dei massacri del nazifascismo sarebbero stati solo i tedeschi.
Nessuna menzione viene fatta delle guerre di aggressione condotte senza remore: dalla Libia all’Etiopia, dalla Grecia alla Jugoslavia.


Nella visione del Comune triestino, Granbassi sarebbe uno di questi “buoni italiani” che andò a combattere in Spagna per la civiltà cristiana e occidentale mantenendo sempre un cuore sensibile e un animo nobile.


Al contrario, gli italiani fascisti in Spagna, oltre a sostenere in modo determinante la vittoria di Francisco Franco, compirono dei veri crimini contro l’umanità.
Su di essi finora si è stesa una coltre di silenzio in nome della “carità di patria”.
Ad esempio, come risulta molto chiaramente dalla mostra “Quan plovien bombes” che toccherà varie città italiane, gli aviatori fascisti bombardarono ripetutamente la città quasi disarmata di Barcellona causando circa 3000 morti.
Fu lo stesso Mussolini a volere l’attacco più grave, quello del 16-18 marzo 1938, per provare, la prima volta in Europa, gli effetti terroristici degli attacchi aerei sulla resistenza della popolazione civile.
Stando al Diario di Galeazzo Ciano, di fronte alle proteste internazionali, egli dichiarò spavaldamente: “Meglio che ci temano come aviatori piuttosto che ci apprezzino come mandolinisti”.


A quando la proposta di dedicare una grande piazza al Duce di tutti i fanatici “eroi fascisti” come Granbassi?
Mi chiedo come mai, dopo decenni di antifascismo dichiarato, sia legale che militante, e diventato addirittura istituzionale(!), oggi non ci sia NESSUNO nella sinistra che protesti per la provocazione della via a Mario Granbassi.
Tutti presi da altre faccende meno idealistiche e molto più concrete e convenienti.
Illusi!
Chi non ha memoria, non ha futuro...


Claudio Venza