"...un'accorata difesa dei diritti di
chi fugge da fame, guerre e persecuzioni scritta più di 400 anni fa da
William Shakespeare, riscoperta in questi giorni proprio sull'onda
dell'attenzione internazionale sulla crisi dei migranti." FOTO
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"Vedere gli stranieri
derelitti, coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i
porti e le coste in cerca di trasporto". Sembra una descrizione attuale
del dramma dei rifugiati. E' invece un'accorata difesa dei diritti di
chi fugge da fame, guerre e persecuzioni scritta più di 400 anni fa da
William Shakespeare, riscoperta in questi giorni proprio sull'onda
dell'attenzione internazionale sulla crisi dei migranti. Il passaggio è
contenuto nel manoscritto del "Sir Thomas More". Il dramma non è mai
stato rappresentato ed è sopravvissuto in un’unica copia: si tratta
dell’ultimo testo scritto a mano dal celebre poeta conservatosi fino ai
nostri giorni. Oggi che la British Library ha digitalizzato e caricato
online il "Sir Thomas More", insieme ad altre 299 manoscritti, se ne è
riscoperta l’attualità. "Immaginate di vedere gli stranieri derelitti,
coi bambini in spalla, e i poveri bagagli, arrancare verso i porti e le
coste in cerca di trasporto", recita uno dei passi del secondo atto.
Shakeaspeare si riferisce ai tanti francesi protestanti che in epoca
elisabettiana chiedevano asilo in Inghilterra: il numero sempre
crescente di questi stranieri portò alla nascita di proteste
anti-immigrazione nella città di Londra. Rileggendo quelle parole oggi,
però, è impossibile non pensare ai migranti che dalla Siria e dal Nord
Africa rischiano le loro vite per raggiungere l’Europa. William
Shakespeare tenta, nelle sue pagine, di creare una certa empatia tra il
suo pubblico e gli stranieri. Chiede agli spettatori di immaginare se
stessi nella situazione di queste persone. "Se il Re vi bandisse
dall’Inghilterra dov’è che andreste?", chiede il poeta. "Che sia in
Francia o Fiandra, in qualsiasi provincia germanica, in Spagna o
Portogallo, anzi, ovunque non rassomigli all'Inghilterra, orbene, vi
troverete per forza a essere degli stranieri". E poi continua,
rivolgendosi ancora a chi attacca i migranti: "Vi piacerebbe allora
trovare una nazione d'indole così barbara che, in un'esplosione di
violenza e di odio, non vi conceda un posto sulla terra, affili i suoi
detestabili coltelli contro le vostre gole, vi scacciasse come cani,
quasi non foste figli e opera di Dio, o che gli elementi non siano tutti
appropriati al vostro benessere, ma appartenessero solo a loro? Che ne
pensereste di essere trattati così? Questo è ciò che provano gli
stranieri. Questa è la vostra disumanità". È incredibile accorgersi che
un testo scritto 400 anni fa possa essere tanto attuale, ma queste
parole confermano l'immortalità di William Shakespeare. Il poeta inglese
parlò di sentimenti universali, in cui i lettori possono riconoscersi a
distanza di secoli: l'amore, l'odio, la vendetta, la gelosia, la pietà.
Il manoscritto di Sir Thomas More, che sarà mostrato al
pubblico il prossimo 15 aprile in occasione di una mostra alla British
Library dedicata a Shakespeare, è l’ennesimo esempio di come la storia
si ripeta: le migrazioni sono sempre esistite, causando gli stessi
sentimenti in ogni epocaa cura di CORINNA SPIRITO
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