Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 284 del 21/07/2014
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 11,03).
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle riforme costituzionali e dei rapporti con il Parlamento, onorevole Boschi.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, è stato un
privilegio per me partecipare alla discussione generale in questi
giorni. Lo dico a titolo personale perché è sicuramente un percorso
difficile ma affascinante quello che stiamo vivendo insieme, e lo dico a
nome del Governo.
Del resto, fin dall'inizio questo Governo ha
legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle
riforme e delle riforme costituzionali in particolare. Per questo il
Governo si è fatto promotore di un disegno di legge costituzionale che
poi è stato adottato in Commissione come testo base.
In questi giorni non sono mancate le
contestazioni, le polemiche e, in alcuni casi, anche le provocazioni.
Però è il bello del dibattito e della democrazia. Lo dico non come una
frase di circostanza, come una liturgia al dibattito parlamentare
impone; lo dico perché ne sono convinta e ne è convinto questo Governo,
che ha sempre rivendicato l'ascolto delle ragioni di tutti, il dialogo
ed il confronto. Lo ha fatto con i cittadini; con le parti sociali, con i
Gruppi parlamentari e con i singoli opinionisti. Lo abbiamo fatto per
la riforma della pubblica amministrazione, del terzo settore; lo stiamo
facendo per la delicata riforma della giustizia e non potevamo non farlo
- a questo punto posso dirlo senza tema di smentita - che l'abbiamo
fatto anche per le riforme costituzionali, che rappresentano la madre di
tutte le battaglie istituzionali, politiche e civili che stiamo
affrontando in questi giorni.
Sottoponiamo a quest'Aula un testo, frutto del
lavoro di questi mesi; migliorato nel corso di questi mesi grazie al
contributo arrivato dai cittadini, dai professori, dalle parti sociali e
soprattutto dal lavoro proficuo svolto per oltre tre mesi in
Commissione, per il quale va il ringraziamento mio personale e del
Governo alla presidente Anna Finocchiaro per la mano esperta ed efficace
con cui ha condotto i lavori in Commissione. (Applausi dai Gruppi PD e SCpI).
Il mio ringraziamento va ai senatori ed alle senatrici tutti, di tutti i
partiti politici, a cominciare dal correlatore Calderoli, dal quale mi
separano distanze siderali quasi in ogni scelta politica, ma di cui ho
apprezzato la competenza e anche la grande forza di volontà, perché ha
continuato a lavorare con noi nonostante condizioni di salute non
ottimali negli ultimi giorni. (Applausi dai Gruppi PD, LN-Aut e SCpI e dai banchi del Governo).
E - permettetemi di farlo per il lavoro svolto insieme fino ad oggi -
un ringraziamento va, oltre ai miei collaboratori del Ministero, anche
ai funzionari della 1ª Commissione, non soltanto per la loro indubbia
competenza, ma anche per la disponibilità estrema che hanno dimostrato
in questi mesi di lavoro. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini).
Oggi sottoponiamo al voto dell'Assemblea un
testo, che è il risultato di questo lavoro e non la rappresentazione
macchiettistica che alcuni interventi ne hanno voluto fare. Vorremmo che
venisse affrontata la discussione nel merito di questo disegno di legge
costituzionale, non una discussione sulla simpatia o l'antipatia di chi
lo ha proposto perché sappiamo che, se discutiamo nel merito di queste
proposte, non abbiamo paura delle idee altrui.
Pratolini, un cantore della mia terra, diceva
che non ha paura delle idee chi ne ha. Per cui noi non abbiamo paura del
confronto, se resta nel merito, e sappiamo che il testo uscito dalla
Commissione è ampiamente condiviso. E il fatto che, a differenza del
2001 e del 2005, a sostenerlo sia una maggioranza che va oltre la
maggioranza che sostiene il Governo è un valore aggiunto, per cui vanno
apprezzati la serietà e l'impegno non scontato con cui non soltanto
tutti i partiti che sostengono il Governo, ma anche Forza Italia ha
appoggiato questo percorso di riforme fin dall'inizio.
Sappiamo che presentiamo un testo che, depurato
dallo scontro ideologico, è condiviso nel suo impianto generale perché,
se guardiamo anche al dibattito di questi giorni, il punto centrale che
ci ha impegnato è stato quello della elettività o non dei 74 consiglieri
regionali e dei 21 sindaci a senatori: un dibattito importante, che non
voglio svilire, che ha avuto risposte diverse e variegate in Europa e
che divide anche parte della scienza e della dottrina, ma che è un
singolo aspetto in un impianto di riforma profonda e radicale, invece
ampiamente condiviso per il resto.
Abbiamo cercato, con questa riforma, di porre
rimedio a storture che la nostra Costituzione ha mostrato nel corso
degli anni: un procedimento legislativo lento e farraginoso, che ha
portato anche al ricorso eccessivo soprattutto da parte degli ultimi
Governi alla decretazione d'urgenza; un rapporto di fiducia di entrambe
le Camere con il Governo, un'anomalia anche a livello europeo; la
necessità di rivedere il riparto di competenze tra Stato e Regioni, dopo
tredici anni dalla riforma approvata.
Questa riforma costituzionale tiene insieme due
elementi importanti: il superamento del bicameralismo perfetto e la
riforma del Titolo V: due elementi che si tengono insieme e non è un
caso se è stato proposto un solo disegno di legge costituzionale.
Riteniamo che si possa superare anche la
conflittualità tra Stato e Regioni che ha portato ad un notevole
contenzioso di fronte alla Corte costituzionale, rivedendo le materie
forse troppo frettolosamente attribuite alle Regioni (cosiddetta materia
concorrente): ma, per farlo, occorre che le Regioni e le autonomie
locali partecipino alla fase decisionale fin dall'inizio.
Non possiamo pensare di risolvere il problema
soltanto a valle per via giudiziaria; il problema va anticipato con una
Camera di compensazione politica e questo sarà il nuovo Senato. Per
questo abbiamo pensato ad un Senato che non è eletto direttamente dai
cittadini, ma che rappresenta le Regioni e i Comuni perché le autonomie
territoriali possano avere la loro voce e decidere insieme allo Stato
centrale: quindi un nuovo modo innovativo di intendere il rapporto tra
Stato centrale e poteri periferici; un nuovo Senato che svolgerà un
ruolo importante di raccordo, di cinghia, di chiusura tra Stato ed enti
subnazionali, ma che svolgerà anche un importante ruolo di raccordo con
l'Unione europea non soltanto nella fase ascendente, ma anche nella
valutazione dell'attuazione delle politiche europee nel nostro Paese. Ed
è un Senato che, libero e sciolto dal rapporto di fiducia con il
Governo, sarà anche in grado di svolgere un ruolo nuovo e fondamentale
di valutazione dell'attuazione delle leggi statali e di valutazione
dell'impatto delle politiche pubbliche e delle pubbliche
amministrazioni.
Con questa riforma abbiamo anche messo mano ai
poteri normativi del Governo, cercando di disciplinare in modo più
puntuale anche la decretazione d'urgenza, recependo in Costituzione non
soltanto vincoli che oggi già ci sono nella legislazione ordinaria o le
sentenze e la giurisprudenza ormai consolidata della Corte
costituzionale. Recepirle in Costituzione significa dare maggiore valore
cogente e maggiore efficacia a questi limiti. Abbiamo previsto anche
una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo, con la
possibilità di porli in votazione a data certa, ma sempre nell'alveo
dell'Assemblea parlamentare, mai al di fuori di essa.
Sicuramente il lavoro in Commissione ha
contribuito a rendere equilibrato il testo anche da un punto di vista
delle garanzie, attraverso il rafforzamento dei quorum per
l'elezione del Presidente della Repubblica, del numero di scrutini per
l'elezione del Presidente della Repubblica ed introducendo
un'innovazione importante anche per quanto riguarda i referendum abrogativi: prevedere un quorum per la validità dei referendum
non ancorato al numero degli elettori ma ai partecipanti alle ultime
elezioni politiche significa capovolgere completamente il meccanismo di
partecipazione politica ai referendum; rappresenta un impegno ed
uno sforzo in più anche per i partiti politici nelle loro battaglie
referendarie o per i movimenti che vorranno presentare dei referendum.
Questo testo porta al completamento della
riforma, già iniziata con la legge Delrio per l'articolazione della
Repubblica, per riorganizzare la presenza dello Stato sul territorio con
l'abolizione delle Province anche in Costituzione e l'abolizione del
CNEL dopo anni che ne discutiamo.
Noi sappiamo bene - è stato ricordato anche in
quest'Aula - che anche i lavori della Costituente hanno portato a
scontri politici, a dibattiti accesi; si è arrivati a mediazioni che
magari non sono state la soluzione perfetta, ma che hanno rappresentato
il miglior compromesso possibile nell'interesse del Paese e dei
cittadini, intrecciando anche l'esperienza dei componenti più maturi di
quella Costituente con lo sguardo rivolto al futuro dei componenti più
giovani chiamati a farne parte.
Anche oggi siamo chiamati a trovare un accordo
alto nell'interesse del Paese e dei cittadini, anche perché queste
riforme costituzionali sono la premessa, la base per le altre riforme
che stiamo affrontando: da quella della pubblica amministrazione alla
riforma fiscale che il Parlamento ha attribuito al ministro Padoan, alla
riforma della giustizia.
Abbiamo bisogno di uno Stato più semplice, più
coraggioso, di un'Italia più forte. Questa riforma sta cercando di dare
risposte a tutti questi interrogativi.
Si è molto discusso anche dell'urgenza di questa
riforma, un'urgenza innegabile, che deriva sicuramente dalla necessità
di dimostrare in Europa che le riforme strutturali non sono soltanto
iniziate, ma che stanno andando avanti, perché sono l'unica condizione
di flessibilità che possiamo avere in Europa, ma è un'urgenza che nasce
soprattutto dall'esigenza di rispondere agli interrogativi dei nostri
cittadini, di mantenere gli impegni che abbiamo assunto; è un'urgenza
che deriva dalla necessità di rispondere ad un desiderio, ad un urlo di
cambiamento che i cittadini ci hanno rivolto anche con le elezioni
europee, in cui per la prima volta dal 1958 ad oggi un partito ha
raggiunto un risultato così ampio, proprio perché nel nostro Paese c'è
voglia di cambiamento. Ci potrà allora essere un tentativo di rallentare
questo cambiamento, dell'ostruzionismo che ci porterà a lavorare una
settimana di più e forse a sacrificare un po' di ferie, ma noi
manterremo l'impegno di cambiare il Paese perché lo abbiamo promesso ai
nostri cittadini. Quest'urgenza deriva innanzitutto da noi.
Vi rubo un minuto per una considerazione che non
è del Governo, ma più personale, di un deputato che è alla prima
legislatura. Noi eravamo insieme in seduta comune, un anno fa, quando il
Presidente della Repubblica venne rieletto con una maggioranza molto
ampia. Quel 22 aprile il Presidente della Repubblica, in modo molto
severo, richiamò tutti i politici alle loro responsabilità, anche alla
loro incapacità di portare a termine quel processo di riforme
costituzionali che tutti noi avevamo promesso agli italiani e ai
cittadini. Oltre all'ammirazione ed alla stima nei confronti del Capo
dello Stato, che anche con sacrificio personale e per senso di servizio
nei confronti della Repubblica e delle istituzioni, ha accettato quel
nuovo mandato, mi chiedevo anche se saremmo riusciti ad essere
conseguenti a quella condivisione ampia che avevamo in Parlamento quel
giorno sulla necessità e sull'urgenza delle riforme, se saremmo usciti,
tutti insieme, da quelle sabbie mobili.
Da lì è iniziato un percorso che ha portato alla
Commissione dei 35 esperti. Ringrazio anche il mio predecessore,
Gaetano Quagliariello, per il lavoro paziente che ha saputo fare con la
Commissione, che si è inserita nel solco già tracciato dagli esperti
nominati qualche tempo prima dal Presidente della Repubblica.
Il lavoro degli esperti ci ha consegnato dei
punti di ampia condivisione. Tutto, lo sappiamo, è migliorabile, sempre;
ma sappiamo anche che sull'impianto fondamentale che questa riforma
presenta - dal superamento del bicameralismo perfetto ad un rapporto di
fiducia con il Governo di una sola Camera, alla necessità di rivedere le
competenze dello Stato, attribuendogli nuovamente la competenza ad
esempio, in materia di energia, di grandi opere infrastrutturali, di
reti di trasporto - c'è un consenso ampio anche nel mondo accademico.
Su altre soluzioni la scelta è rimasta aperta,
anche nel lavoro dei saggi e spetta a noi politici la decisione di cosa
sia meglio oggi per il nostro Paese: questa è la responsabilità alla
quale siamo chiamati.
La riforma che abbiamo presentato non è però
un'approssimazione casuale: poggia su delle spalle robuste e solide,
sull'approfondimento e sulla discussione tra costituzionalisti che negli
ultimi 30 anni ci sono stati nel mondo politico e scientifico e che
sono rimasti in un cassetto.
Ho sentito alcuni - in quest'Aula e fuori di qui
- parlare di «svolta autoritaria» per questa riforma. Questa è
un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita
con la forza della ragione, perché resta tale. (Commenti dal Gruppo M5S).
Non c'è niente di autoritario nel superamento del bicameralismo
perfetto, così come non c'è niente di autoritario nella riforma del
Titolo V, né nell'abolizione del CNEL. (Vivaci commenti dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, non disturbate l'intervento del Ministro.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
Un grande statista, che è stato anche un grande Presidente di questa
Assemblea - oltre che un riferimento per tante donne e uomini della mia
terra, compreso mio padre - Amintore Fanfani, ha detto una piccola
grande verità: le bugie in politica non servono. (Applausi ironici e commenti dal Gruppo M5S. Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini).
Si può essere d'accordo o meno con questa
riforma costituzionale, la si può votare o no, si può condividere o meno
l'attività del Governo, ma parlare di svolta illiberale nel Paese per
la presentazione di questa riforma è una bugia, e le bugie in politica
non servono. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini. Vivaci commenti dal Gruppo M5S).
Questo Governo...(Commenti dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Per cortesia, non interrompete l'intervento del Ministro. I commenti non sono assolutamente pertinenti.
Prego, signora Ministro.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, Presidente. (Proteste dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Silenzio!
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
Questo Governo ha presentato riforme strutturali al Paese e presenterà
il 1° settembre il programma dei mille giorni, l'impegno, il mandato per
i prossimi tre anni di legislatura. (Commenti dal Gruppo M5S).
Alla scadenzaelettorale naturale i partiti si organizzeranno per le
votazioni, com'è sempre successo. Noi oggi, però, siamo chiamati a dare
una nuova speranza al Paese. (Commenti dal Gruppo M5S).
LEZZI (M5S). Appunto!
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.
Siamo chiamati a rendere le istituzioni vive, attuali, in sintonia con
il Paese, se non vogliamo che diventino un simbolo del passato, anziché
indicatori luminosi del futuro. Questa è la sfida alla quale siamo
chiamati.
Sono trent'anni che prendiamo a schiaffi
l'opportunità di cambiare noi per cambiare il Paese. Sono trent'anni che
sprechiamo l'occasione di scommettere sul futuro. (Commenti dal Gruppo M5S).
Sono trent'anni come direbbe il poeta che aspettiamo domani per avere
poi nostalgia. Pensiamo che sia oggi il tempo delle scelte, il tempo di
decidere.
Nelle vostre mani, onorevoli senatori, sta non soltanto questa fondamentale riforma della Costituzione, ma forse l'ultima chance di credibilità per la politica tutta, e sono sicura che nessuno di noi vorrà sprecarla. (Applausi dai Gruppi PD, PI e FI-PdL XVII. Alcuni senatori del Gruppo PD si levano in piedi. Commenti dal Gruppo M5S).
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