martedì 22 luglio 2014

Legislatura 17ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 284 del 21/07/2014


RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 11,03).




BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle riforme costituzionali e dei rapporti con il Parlamento, onorevole Boschi.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli senatrici e onorevoli senatori, è stato un privilegio per me partecipare alla discussione generale in questi giorni. Lo dico a titolo personale perché è sicuramente un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo vivendo insieme, e lo dico a nome del Governo.
Del resto, fin dall'inizio questo Governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme e delle riforme costituzionali in particolare. Per questo il Governo si è fatto promotore di un disegno di legge costituzionale che poi è stato adottato in Commissione come testo base.
In questi giorni non sono mancate le contestazioni, le polemiche e, in alcuni casi, anche le provocazioni. Però è il bello del dibattito e della democrazia. Lo dico non come una frase di circostanza, come una liturgia al dibattito parlamentare impone; lo dico perché ne sono convinta e ne è convinto questo Governo, che ha sempre rivendicato l'ascolto delle ragioni di tutti, il dialogo ed il confronto. Lo ha fatto con i cittadini; con le parti sociali, con i Gruppi parlamentari e con i singoli opinionisti. Lo abbiamo fatto per la riforma della pubblica amministrazione, del terzo settore; lo stiamo facendo per la delicata riforma della giustizia e non potevamo non farlo - a questo punto posso dirlo senza tema di smentita - che l'abbiamo fatto anche per le riforme costituzionali, che rappresentano la madre di tutte le battaglie istituzionali, politiche e civili che stiamo affrontando in questi giorni.
Sottoponiamo a quest'Aula un testo, frutto del lavoro di questi mesi; migliorato nel corso di questi mesi grazie al contributo arrivato dai cittadini, dai professori, dalle parti sociali e soprattutto dal lavoro proficuo svolto per oltre tre mesi in Commissione, per il quale va il ringraziamento mio personale e del Governo alla presidente Anna Finocchiaro per la mano esperta ed efficace con cui ha condotto i lavori in Commissione. (Applausi dai Gruppi PD e SCpI). Il mio ringraziamento va ai senatori ed alle senatrici tutti, di tutti i partiti politici, a cominciare dal correlatore Calderoli, dal quale mi separano distanze siderali quasi in ogni scelta politica, ma di cui ho apprezzato la competenza e anche la grande forza di volontà, perché ha continuato a lavorare con noi nonostante condizioni di salute non ottimali negli ultimi giorni. (Applausi dai Gruppi PD, LN-Aut e SCpI e dai banchi del Governo). E - permettetemi di farlo per il lavoro svolto insieme fino ad oggi - un ringraziamento va, oltre ai miei collaboratori del Ministero, anche ai funzionari della 1ª Commissione, non soltanto per la loro indubbia competenza, ma anche per la disponibilità estrema che hanno dimostrato in questi mesi di lavoro. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini).
Oggi sottoponiamo al voto dell'Assemblea un testo, che è il risultato di questo lavoro e non la rappresentazione macchiettistica che alcuni interventi ne hanno voluto fare. Vorremmo che venisse affrontata la discussione nel merito di questo disegno di legge costituzionale, non una discussione sulla simpatia o l'antipatia di chi lo ha proposto perché sappiamo che, se discutiamo nel merito di queste proposte, non abbiamo paura delle idee altrui.
Pratolini, un cantore della mia terra, diceva che non ha paura delle idee chi ne ha. Per cui noi non abbiamo paura del confronto, se resta nel merito, e sappiamo che il testo uscito dalla Commissione è ampiamente condiviso. E il fatto che, a differenza del 2001 e del 2005, a sostenerlo sia una maggioranza che va oltre la maggioranza che sostiene il Governo è un valore aggiunto, per cui vanno apprezzati la serietà e l'impegno non scontato con cui non soltanto tutti i partiti che sostengono il Governo, ma anche Forza Italia ha appoggiato questo percorso di riforme fin dall'inizio.
Sappiamo che presentiamo un testo che, depurato dallo scontro ideologico, è condiviso nel suo impianto generale perché, se guardiamo anche al dibattito di questi giorni, il punto centrale che ci ha impegnato è stato quello della elettività o non dei 74 consiglieri regionali e dei 21 sindaci a senatori: un dibattito importante, che non voglio svilire, che ha avuto risposte diverse e variegate in Europa e che divide anche parte della scienza e della dottrina, ma che è un singolo aspetto in un impianto di riforma profonda e radicale, invece ampiamente condiviso per il resto.
Abbiamo cercato, con questa riforma, di porre rimedio a storture che la nostra Costituzione ha mostrato nel corso degli anni: un procedimento legislativo lento e farraginoso, che ha portato anche al ricorso eccessivo soprattutto da parte degli ultimi Governi alla decretazione d'urgenza; un rapporto di fiducia di entrambe le Camere con il Governo, un'anomalia anche a livello europeo; la necessità di rivedere il riparto di competenze tra Stato e Regioni, dopo tredici anni dalla riforma approvata.
Questa riforma costituzionale tiene insieme due elementi importanti: il superamento del bicameralismo perfetto e la riforma del Titolo V: due elementi che si tengono insieme e non è un caso se è stato proposto un solo disegno di legge costituzionale.
Riteniamo che si possa superare anche la conflittualità tra Stato e Regioni che ha portato ad un notevole contenzioso di fronte alla Corte costituzionale, rivedendo le materie forse troppo frettolosamente attribuite alle Regioni (cosiddetta materia concorrente): ma, per farlo, occorre che le Regioni e le autonomie locali partecipino alla fase decisionale fin dall'inizio.
Non possiamo pensare di risolvere il problema soltanto a valle per via giudiziaria; il problema va anticipato con una Camera di compensazione politica e questo sarà il nuovo Senato. Per questo abbiamo pensato ad un Senato che non è eletto direttamente dai cittadini, ma che rappresenta le Regioni e i Comuni perché le autonomie territoriali possano avere la loro voce e decidere insieme allo Stato centrale: quindi un nuovo modo innovativo di intendere il rapporto tra Stato centrale e poteri periferici; un nuovo Senato che svolgerà un ruolo importante di raccordo, di cinghia, di chiusura tra Stato ed enti subnazionali, ma che svolgerà anche un importante ruolo di raccordo con l'Unione europea non soltanto nella fase ascendente, ma anche nella valutazione dell'attuazione delle politiche europee nel nostro Paese. Ed è un Senato che, libero e sciolto dal rapporto di fiducia con il Governo, sarà anche in grado di svolgere un ruolo nuovo e fondamentale di valutazione dell'attuazione delle leggi statali e di valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche e delle pubbliche amministrazioni.
Con questa riforma abbiamo anche messo mano ai poteri normativi del Governo, cercando di disciplinare in modo più puntuale anche la decretazione d'urgenza, recependo in Costituzione non soltanto vincoli che oggi già ci sono nella legislazione ordinaria o le sentenze e la giurisprudenza ormai consolidata della Corte costituzionale. Recepirle in Costituzione significa dare maggiore valore cogente e maggiore efficacia a questi limiti. Abbiamo previsto anche una corsia preferenziale per i disegni di legge del Governo, con la possibilità di porli in votazione a data certa, ma sempre nell'alveo dell'Assemblea parlamentare, mai al di fuori di essa.
Sicuramente il lavoro in Commissione ha contribuito a rendere equilibrato il testo anche da un punto di vista delle garanzie, attraverso il rafforzamento dei quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, del numero di scrutini per l'elezione del Presidente della Repubblica ed introducendo un'innovazione importante anche per quanto riguarda i referendum abrogativi: prevedere un quorum per la validità dei referendum non ancorato al numero degli elettori ma ai partecipanti alle ultime elezioni politiche significa capovolgere completamente il meccanismo di partecipazione politica ai referendum; rappresenta un impegno ed uno sforzo in più anche per i partiti politici nelle loro battaglie referendarie o per i movimenti che vorranno presentare dei referendum.
Questo testo porta al completamento della riforma, già iniziata con la legge Delrio per l'articolazione della Repubblica, per riorganizzare la presenza dello Stato sul territorio con l'abolizione delle Province anche in Costituzione e l'abolizione del CNEL dopo anni che ne discutiamo.
Noi sappiamo bene - è stato ricordato anche in quest'Aula - che anche i lavori della Costituente hanno portato a scontri politici, a dibattiti accesi; si è arrivati a mediazioni che magari non sono state la soluzione perfetta, ma che hanno rappresentato il miglior compromesso possibile nell'interesse del Paese e dei cittadini, intrecciando anche l'esperienza dei componenti più maturi di quella Costituente con lo sguardo rivolto al futuro dei componenti più giovani chiamati a farne parte.
Anche oggi siamo chiamati a trovare un accordo alto nell'interesse del Paese e dei cittadini, anche perché queste riforme costituzionali sono la premessa, la base per le altre riforme che stiamo affrontando: da quella della pubblica amministrazione alla riforma fiscale che il Parlamento ha attribuito al ministro Padoan, alla riforma della giustizia.
Abbiamo bisogno di uno Stato più semplice, più coraggioso, di un'Italia più forte. Questa riforma sta cercando di dare risposte a tutti questi interrogativi.
Si è molto discusso anche dell'urgenza di questa riforma, un'urgenza innegabile, che deriva sicuramente dalla necessità di dimostrare in Europa che le riforme strutturali non sono soltanto iniziate, ma che stanno andando avanti, perché sono l'unica condizione di flessibilità che possiamo avere in Europa, ma è un'urgenza che nasce soprattutto dall'esigenza di rispondere agli interrogativi dei nostri cittadini, di mantenere gli impegni che abbiamo assunto; è un'urgenza che deriva dalla necessità di rispondere ad un desiderio, ad un urlo di cambiamento che i cittadini ci hanno rivolto anche con le elezioni europee, in cui per la prima volta dal 1958 ad oggi un partito ha raggiunto un risultato così ampio, proprio perché nel nostro Paese c'è voglia di cambiamento. Ci potrà allora essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, dell'ostruzionismo che ci porterà a lavorare una settimana di più e forse a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo l'impegno di cambiare il Paese perché lo abbiamo promesso ai nostri cittadini. Quest'urgenza deriva innanzitutto da noi.
Vi rubo un minuto per una considerazione che non è del Governo, ma più personale, di un deputato che è alla prima legislatura. Noi eravamo insieme in seduta comune, un anno fa, quando il Presidente della Repubblica venne rieletto con una maggioranza molto ampia. Quel 22 aprile il Presidente della Repubblica, in modo molto severo, richiamò tutti i politici alle loro responsabilità, anche alla loro incapacità di portare a termine quel processo di riforme costituzionali che tutti noi avevamo promesso agli italiani e ai cittadini. Oltre all'ammirazione ed alla stima nei confronti del Capo dello Stato, che anche con sacrificio personale e per senso di servizio nei confronti della Repubblica e delle istituzioni, ha accettato quel nuovo mandato, mi chiedevo anche se saremmo riusciti ad essere conseguenti a quella condivisione ampia che avevamo in Parlamento quel giorno sulla necessità e sull'urgenza delle riforme, se saremmo usciti, tutti insieme, da quelle sabbie mobili.
Da lì è iniziato un percorso che ha portato alla Commissione dei 35 esperti. Ringrazio anche il mio predecessore, Gaetano Quagliariello, per il lavoro paziente che ha saputo fare con la Commissione, che si è inserita nel solco già tracciato dagli esperti nominati qualche tempo prima dal Presidente della Repubblica.
Il lavoro degli esperti ci ha consegnato dei punti di ampia condivisione. Tutto, lo sappiamo, è migliorabile, sempre; ma sappiamo anche che sull'impianto fondamentale che questa riforma presenta - dal superamento del bicameralismo perfetto ad un rapporto di fiducia con il Governo di una sola Camera, alla necessità di rivedere le competenze dello Stato, attribuendogli nuovamente la competenza ad esempio, in materia di energia, di grandi opere infrastrutturali, di reti di trasporto - c'è un consenso ampio anche nel mondo accademico.
Su altre soluzioni la scelta è rimasta aperta, anche nel lavoro dei saggi e spetta a noi politici la decisione di cosa sia meglio oggi per il nostro Paese: questa è la responsabilità alla quale siamo chiamati.
La riforma che abbiamo presentato non è però un'approssimazione casuale: poggia su delle spalle robuste e solide, sull'approfondimento e sulla discussione tra costituzionalisti che negli ultimi 30 anni ci sono stati nel mondo politico e scientifico e che sono rimasti in un cassetto.
Ho sentito alcuni - in quest'Aula e fuori di qui - parlare di «svolta autoritaria» per questa riforma. Questa è un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non può essere smentita con la forza della ragione, perché resta tale. (Commenti dal Gruppo M5S). Non c'è niente di autoritario nel superamento del bicameralismo perfetto, così come non c'è niente di autoritario nella riforma del Titolo V, né nell'abolizione del CNEL. (Vivaci commenti dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, non disturbate l'intervento del Ministro.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Un grande statista, che è stato anche un grande Presidente di questa Assemblea - oltre che un riferimento per tante donne e uomini della mia terra, compreso mio padre - Amintore Fanfani, ha detto una piccola grande verità: le bugie in politica non servono. (Applausi ironici e commenti dal Gruppo M5S. Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini).
Si può essere d'accordo o meno con questa riforma costituzionale, la si può votare o no, si può condividere o meno l'attività del Governo, ma parlare di svolta illiberale nel Paese per la presentazione di questa riforma è una bugia, e le bugie in politica non servono. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Casini. Vivaci commenti dal Gruppo M5S).
Questo Governo...(Commenti dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Per cortesia, non interrompete l'intervento del Ministro. I commenti non sono assolutamente pertinenti.
Prego, signora Ministro.
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, Presidente. (Proteste dal Gruppo M5S).
PRESIDENTE. Silenzio!
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Questo Governo ha presentato riforme strutturali al Paese e presenterà il 1° settembre il programma dei mille giorni, l'impegno, il mandato per i prossimi tre anni di legislatura. (Commenti dal Gruppo M5S). Alla scadenzaelettorale naturale i partiti si organizzeranno per le votazioni, com'è sempre successo. Noi oggi, però, siamo chiamati a dare una nuova speranza al Paese. (Commenti dal Gruppo M5S).
LEZZI (M5S). Appunto!
BOSCHI, ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Siamo chiamati a rendere le istituzioni vive, attuali, in sintonia con il Paese, se non vogliamo che diventino un simbolo del passato, anziché indicatori luminosi del futuro. Questa è la sfida alla quale siamo chiamati.
Sono trent'anni che prendiamo a schiaffi l'opportunità di cambiare noi per cambiare il Paese. Sono trent'anni che sprechiamo l'occasione di scommettere sul futuro. (Commenti dal Gruppo M5S). Sono trent'anni come direbbe il poeta che aspettiamo domani per avere poi nostalgia. Pensiamo che sia oggi il tempo delle scelte, il tempo di decidere.
Nelle vostre mani, onorevoli senatori, sta non soltanto questa fondamentale riforma della Costituzione, ma forse l'ultima chance di credibilità per la politica tutta, e sono sicura che nessuno di noi vorrà sprecarla. (Applausi dai Gruppi PD, PI e FI-PdL XVII. Alcuni senatori del Gruppo PD si levano in piedi. Commenti dal Gruppo M5S).

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