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"Le elites dominanti nella Ue, delle quali Renzi aspira con buone
possibilità fare parte, si sono infatti accorte da tempo che la finzione
della “austerità espansiva” era diventata uno slogan molto logoro e
niente affatto convincente.
Ci hanno pensato le varie statistiche
ufficiali a seppellirlo. Sono cresciute disoccupazione, precarietà e
diseguaglianze e contemporaneamente il debito pubblico. Per questo dal
cilindro hanno estratto una nuova illusionistica parola d’ordine, quella
della
“precarietà espansiva”
Si tratterebbe di dare un colpo
definitivo a ciò che resta dei diritti e dei vincoli - a seconda del
punto di vista dal quale li si guarda - esistenti e resistenti sul
mercato del lavoro e questo darebbe per incanto forza a quei borbottii
di fondo che alcuni economisti compiacenti scambiano per segnali di
un’imminente ripresa. Gli “spiriti animali” del capitalismo
imprenditoriale tornerebbero ad animarsi e una nuova “distruzione
creatrice” sarebbe alle porte. Questa sarebbe la riforma strutturale che
più o meno direttamente ci chiede l’Europa e su cui indubbiamente il
governo Renzi ha mostrato di porsi con spavalderia alla avanguardia."
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