sabato 5 maggio 2012

da CAPALBIO
dove purtroppo non ho una casa, anzi non ho mai messo piede
BIOMASSA: AL CONTADINO NON FAR SAPERE...
Furio Colombo
Caro Furio Colombo, in qualità di agronomo con esperienza sul campo ultratrentennale posso dire che in Italia è pura follia realizzare centrali a biomassa come quella in progetto a Capalbio che, per funzionare, necessitano di coltivazioni agricole "dedicate" (quasi sempre cereali). Il nostro Paese importa oltre il 50 per cento dei cereali e pertanto ogni ettaro sottratto all'uso alimentare per produrre liquame è un insulto al buon senso e un attentato alla già scarsa sicurezza alimentare. Inoltre è scientificamente assodato che qualsiasi coltivazione per biomassa, per essere conveniente, deve fare uso intensivo di concimi chimici, fitofarmaci, carburanti.
Franco
L’AUTORE della lettera, che scrive da Bologna e motiva anche più dettagliatamente il suo dissenso, che del resto è il dissenso unanime dei cittadini, offre argomenti impossibili da negare semmai si aprisse un dibattito sull'argomento. Ma avrete notato che il dibattito non si apre mai. Le decisioni vengono prese in segreto, di solito immediatamente a ridosso di periodi festivi. Mentre scrivo di Capalbio (articolo su "Il Fatto" di domenica 29 aprile) giungono in redazione email con notizie di altri centri che subiscono la stessa disinvolta degradazione con la complicità del governo locale, il profitto di qualcuno e il tutto in gran segreto, senza annunci, comunicazioni, discussioni o anche solo un manifestino. Quanto al caso di Capalbio, da me denunciato, il presidente della Provincia (Grosseto) Leonardo Marras, Pd, sostenitore unico dell'imprenditore che vuole imporre il marcio della Biomassa sulla costa di Capalbio (società Sacra, con una rispettabile origine, e una improvvisa vocazione al "mobbing" dei cittadini) ha scritto al giornale "Il Tirreno" per avvertire che la mia protesta è "interessata" perché abito nella zona da vandalizzare. È vero. Ma si è guardato bene dal dire che non esiste un solo sostenitore del progetto. E di precisare chi sono e dove vivono le migliaia di cittadini che, firmando una petizione al Sindaco, si sono schierati contro l'attentato "biomassa" che squassa il paesaggio, liquida il turismo, inquina l'agricoltura di qualità, blocca il traffico. Il tutto in segreto. Ma il nuovo motto sembra essere "al contadino non far sapere quanto è buona la biomassa con il potere".
Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano - 00193 Roma, via Valadier n. 42
lettere@ilfattoquotidiano.it

Dove Grillo trova il suo terreno
di Furio Colombo
Il Fatto Quotidiano, domenica 29 aprile 2012
Caro Pier Luigi Bersani, 

... La località di cui ti sto parlando è bella, è nota, si chiama Capalbio, provincia di Grosseto. In Capalbio, oltre alla rocca, al paesaggio, agli ulivi, alle pecore e al mare, risiede la Sacra, una prosperosa, immensa azienda agricola di 1500 ettari che, per decenni, ha salvaguardato il paesaggio. Non più. Adesso vuole “fare profitto” e ha trovato una buona strada nel progetto di un impianto biomassa per la produzione di energia rinnovabile. Al nostro imprenditore privato fa comodo un terreno (acquistato con il falso, ma credibile pretesto di coltivare) in mezzo all'abitato di Capalbio Scalo, circondato di case, bambini, animali e colture di qualità, proprio di fronte al lago di Burano (una delle meraviglie locali) e al mare. Tutto viene (verrà) buttato all'aria, da ininterrotte emissioni di aria inquinata, cattivo odore, danno alle falde acquifere e scarico di ciò che si elimina dalla poltiglia maleodorante, che è la materia prima del biogas, nella laguna lago-mare. Ma per far funzionare il maleodorante impianto occorrono 1500 (mille e cinquecento) trattori con rimorchio che portino e riportino materia prima alla “fabbrica” del marcio, giorno e notte, avanti e indietro, per sempre. Il tutto su un'unica strada larga 5 metri, la sola che porti dal borgo al mare. Fine dell'agricoltura locale e fine del turismo. La ditta ha trovato subito un feeling con il presidente della provincia di Grosseto, certo Marras, (Pd) che in pochi giorni, a volte in poche ore, ha dato o trovato od ottenuto tutti i permessi, le autorizzazioni e i pareri favorevoli, comprese le Belle Arti. Ti interesserà notare che non solo in tutta l'area interessata, ma in tutta la zona, alta e bassa, vicina e lontana, di questo paese non si trova una sola persona (e non è mai stato esibito il nome di un solo cittadino) che abbia detto “sì” o “ma” o firmato qualcosa in favore del distruttivo impianto biomassa di cui stiamo parlando, e di cui nessuno (tranne l’imprenditore in cerca di profitto) ha bisogno. In migliaia hanno firmato “no”. Il rifiuto, che però nessuno, tranne il sindaco, ha mai ascoltato, è totale, netto, rabbioso, perché tutti conoscono il danno. Il Sindaco (Pd) circondato dai cittadini che affollano ogni volta a centinaia le sedute del Consiglio, ha scritto chiaro sul quotidiano regionale Il Tirreno la sua visione contraria. Proprio negli stessi giorni (29 marzo scorso) la Camera dei deputati aveva approvato una mozione a firma Bratti, Servodio, Mariani e molti altri deputati Pd, in cui si dice che “tra le criticità emerse nella diffusione delle bioenergia si sottolinea il conseguente incremento di mezzi pesanti e del relativo impatto ambientale (...) Occorre quindi che la governance delle regioni e delle province non permetta la concessione di autorizzazioni quando non sono presenti le corrette rassicurazioni per l'impatto ambientale (...) È auspicabile promuovere la realizzazione di impianti che siano compatibili con la salvaguardia delle produzioni agricole, specie quelle orientate alla qualità del prodotto (...) tenendo in adeguata considerazione l'impatto del traffico stradale sia per quanto riguarda le emissioni inquinanti e i problemi di congestione, sia per quanto riguarda l'inquinamento acustico”. Ma alle obiezioni competenti e rispettose di Nicola Caracciolo , presidente di Italia Nostra, e di Gianni Mattioli, docente di Fisica alla Sapienza e già ministro di Prodi, il Marras ha risposto con maleducato fastidio che “non sanno di che cosa parlano”.

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