venerdì 27 gennaio 2012

Il Male elementale

Prefazione del 1990 di Emmanuel Levinas a
Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo


Questo articolo è apparso in "Esprit", rivista del cattolicesimo progressista d'avanguardia, nel 1934, pressappoco all’indomani dell’arrivo di Hitler al potere.

L'articolo procede dalla convinzione che l'origine della sanguinosa barbarie del nazionalsocialismo non sia in una qualche contingente anomalia della ragione umana, né in un qualche malinteso ideologico accidentale.

In quest'articolo c'è la convinzione che tale origine attenga ad una possibilità essenziale del Male elementale (Mal élémental) cui ogni buona logica può condurre e nei cui confronti la filosofia occidentale non si era abbastanza assicurata. [...]

Possibilità che minaccia ancora il soggetto correlativo all'esser-da-radunare e da-dominare (letre-à-rassembler et à-dominer), questo famoso oggetto dell'idealismo trascendentale che innanzitutto si vuole e si crede libero.

Dobbiamo chiederci se il liberalismo possa bastare alla dignirtà autentica del soggetto umano.

Il soggetto raggiunge la condizione umana prima di assumere la responsabilità per l'altro uomo nell'elezione che lo eleva a questo grado? Elezione proveniente da un dio - o da Dio - che lo guarda nel volto dell'altro uomo, suo prossimo, "luogo" originale della Rivelazione.
E. L.


Emmanuel Levinas, Alcune riflessioni sulla filosofia dell'hitlerismo, Quodlibet 1996, pagg. 21/22


Il canto di Ulisse ad Auschwitz

Primo Levi




   ... Il canto di Ulisse. Chissà come e perché mi è venuto in mente: ma non abbiamo tempo di scegliere, quest'ora già non è più un'ora. Se Jean è intelligente capirà. Capirà: oggi mi sento da tanto.

.......

     Ecco, attento Pikolo, apri gli orecchi e la mente, ho bisogno che tu capisca.


Considerate vostra semenza:
Fatti non foste a viver come bruti,
Ma per seguire virtute e conoscenza.



     Come se anch'io lo sentissi per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento, ho dimenticato chi sono e dove sono.

         .....



mercoledì 25 gennaio 2012






IL FUTURO SECONDO GIORGIO AGAMBEN. Il filosofo Giorgio Agamben articola nel suo intervento le relazioni tra finanza contemporanea, religione e futuro. Brano Musicale: Englaborn - Tilbrigoi, Johann Johannsson



PAROLE CHIAVE:

futuro, fede o fiducia, pistis, credito, banca, banco di credito, fede sostanza di cose sperate, speranza, la sfera del credito oggi: il denaro, crisi, operazioni sul credito, capitalismo finanziario, banche, giocare sul credito cioè sulla fede degli uomini, capitalismo come religione, potere finanziario, guardare al passato, archeologia come via d'accesso al presente.

venerdì 20 gennaio 2012

Bellezza





 


"In questi tempi di miserie onnipresenti, violenze cieche, catastrofi naturali o ecologiche, parlare di bellezza può sembrare incongruo, sconveniente e persino provocatorio. Quasi uno scandalo. Ma proprio per questo, si vede come, all'opposto del male, la bellezza si colloca agli antipodi di una realtà con la quale dobbiamo fare i conti. Sono convinto che che sia per noi un compito urgente, e indifferibile, concentrare l'attenzione su questi due misteri che costituiscono i poli estremi dell'universo vivente: da una parte il male, dall'altra la bellezza."   François Cheng


* François Cheng, Cinque meditazioni sulla bellezza, Bollati Boringhieri editore, Torino, 2007, pag. 7 

martedì 17 gennaio 2012






S. Nicolò dei Mendicoli - Venezia


La mappa dei luoghi per vedere la limitata estensione dei luoghi. Sullo sfondo il campanile di San Nicolò dei Mendicoli, a destra il Canale della Giudecca solcato da una nave.

"San Nicolò dei Mendicoli è luogo emblematico nella storia della Serenissima. Estrema propaggine a sud est della città, non solo la concludeva con l'insediamento conventuale di Santa Marta, fondato nel 1315, ma originariamente la prolungava, anzi quasi la connetteva con la terraferma tramite un sottile banco sabbioso e boscoso, il Ponte o Punta dei Lovi (lupi), definitivamente distrutto soltanto nel 1509, quale pericolosa minaccia all'inviolabile isolamento insulare, in tempo di drammatici eventi bellici (Lega di Cambrai). ... continua testo molto interessante di Dario Zanverdiani.

domenica 15 gennaio 2012

Costa Serena a Venezia










COSTA SERENA
























San Nicolò dei Mendicoli
2008



Uno dei luoghi più remoti e raccolti di Venezia, assai poco frequentato dai turisti. I veneziani vi conducono qui la loro vita quotidiana nella tranquillità lenta della Venezia antica ed eterna. Qui, sulla destra, la facoltà di Architettura, che nei giorni di vacanza è chiusa e silenziosa.
Al di là del silenzio di quest'angolo estremo nel sestiere di Dorsoduro, a uno o due ponti il Canale della Giudecca, fin troppo animato e affollato dal traffico cittadino e incredibilmente, purtroppo, dalle grandi navi da crociera. Troppo grandi, invasive, pericolose.
Non è stupefacente vedersi arrivare addosso un'enormità mostruosa a forma di nave? E la sensazione non è certo effetto della prospettiva. Non è desolante pensare ai danni del moto ondoso, che si produce per forza, nonostante i rimorchiatori?


Si protesta, si protesta. Si vuol proteggere la Storia e la Bellezza e la Vita. Si riuscirà a spostare le navi mostruosamente grandi dal cuore di Venezia?
Queste costruzioni galleggianti penetrano profondamente nel Canale della Giudecca e poi si appropriano del Bacino di San Marco, oscurando ogni cosa, anche i monumenti più alti.
Al loro passaggio sparisce tutto ciò che è Venezia. Al loro passaggio secoli di equilibrio ricevono ulteriori colpi. Al loro passaggio il cuore si stringe e lo spavento si ripete sempre uguale, sempre più profondo, sempre più indignato.

Sia chiaro che non ho nulla contro le grandi navi né contro le crociere. Non sostengo nemmeno che Venezia debba essere esclusa dalle rotte. Il problema è l'attraversamento della città, in spazi in proporzione estremamente ridotti, lungo fondamenta che devono essere preservate dai traumi delle onde.
Il caso ha voluto che quel giorno la nave fosse la Costa Serena, gemella della Concordia: le immagini della tragedia danno esattamente l'idea della sproporzione fra queste navi, non solo quelle della Costa, ovviamente, e la dimensione lagunare.





S. Nicolò dei Mendicoli - Venezia


Vedere la mappa dei luoghi e capire la limitata estensione dei luoghi. Sullo sfondo il campanile di San Nicolò dei Mendicoli, a destra il Canale della Giudecca solcato da una nave.

"San Nicolò dei Mendicoli è luogo emblematico nella storia della Serenissima. Estrema propaggine a sud est della città, non solo la concludeva con l'insediamento conventuale di Santa Marta, fondato nel 1315, ma originariamente la prolungava, anzi quasi la connetteva con la terraferma tramite un sottile banco sabbioso e boscoso, il Ponte o Punta dei Lovi (lupi), definitivamente distrutto soltanto nel 1509, quale pericolosa minaccia all'inviolabile isolamento insulare, in tempo di drammatici eventi bellici (Lega di Cambrai). ... continua testo molto interessante di Dario Zanverdiani.

mercoledì 11 gennaio 2012

Lungimiranza e "brevimiranza"

PRUDENZA come LUNGIMIRANZA




«Conviensi adunque essere prudente, cioè savio: e a ciò essere si richiede buona memoria delle vedute cose, e buona conoscenza delle presenti, e buona provvedenza delle future».
Dante Alighieri

La lungimiranza è "la capacità di prevedere per tempo ciò che potrebbe accadere in futuro e di adeguarvi con saggezza l'agire" *

Nel dizionario dei sinonimi del Gabrielli la parola "lungimiranza" è citata fra i numerosi sinonimi della "prudenza", considerata evidentemente lemma principale. Ne cito alcuni scelti per la maggiore affinità con la lungimiranza:

"accortezza, assennatezza attenzione, buonsenso, giudizio, moderazione, previdenza, ragionevolezza, saggezza, scrupolo, tattica, tempestività, vigilanza, rispetto". **

continua


 *  [DISC]
** [Gabrielli, Dizionario dei sinonimi e dei contrari, 1981]
Dante Alighieri, Convivio, IV, 27
Piero del Pollaiolo, Prudenza, 1469-70_Firenze_Uffizi_da Wikipedia

lunedì 9 gennaio 2012

aspettando Keynes

aspettando Keynes
ovvero il capitalismo dal volto umano







Ci vuole pazienza, fiducia e speranza. E questo significa che

  •  dobbiamo risvegliare la passione per la giustizia e la legalità,
  • dobbiamo animare i principi fondanti della nostra società,
  • dobbiamo accettare la fatica di progettare e di sperare nel cambiamento.

Ma quando è cominciato tutto questo? Senza risalire a tempi remoti, per evitare di perdere di vista la condizione presente, penso che tutto questo sia cominciato con la "rivoluzione" della signora Margaret Thatcher e del signor Ronald Reagan, ascoltati corifei di un liberismo estremista che avrebbe trasformato il capitalismo keynesiano nel capitalismo assoluto e nel finanziarismo del nostro difficile presente.

E la speranza serve non a creare illusioni ma a cercare vie d'uscita da sistemi disumani e disumanizzanti. Serve a non farsi travolgere dalla paura. Serve a ravvivare il gusto della scoperta e dell'invenzione. Ci dovrà pur essere qualcosa di impensato, ma nel frattempo meglio riscoprire il meglio del nostro "progresso"  umano e uscire dalla gabbia del monetarismo.

Frattale di Mandelbrot da Wikipedia

domenica 8 gennaio 2012

Keynes aveva ragione

"E' L'espansione e non la recessione, il momento giusto per l'austerità fiscale."


Così dichiarò John Maynard Keynes nel 1937, proprio mentre Franklin Delano Roosvelt stava per dargli ragione cercando, troppo di fretta, di pareggiare il bilancio e spingendo l'economia degli Stati Uniti — che stava costantemente recuperando fino a quel punto — in una grave recessione. Ridurre la spesa pubblica in un'economia depressa, deprime ulteriormente l'economia; l'austerità dovrebbe essere rimandata fino a che una forte ripresa dell'economia è ben avviata.


Purtroppo, a fine 2010 e inizio 2011, politici e istituzioni in gran parte del mondo occidentale credevano di saperla lunga, dicendo che dovremmo concentrarci sul deficit, non sul lavoro, anche se le nostre economie avevano appena iniziato a recuperare dal crollo che seguì alla crisi finanziaria. E facendo leva su tale credenza anti-Keynesiana, hanno finito per dimostrare ancora una volta che Keynes aveva ragione.


Nel rivendicare l'economia keynesiana io sono, naturalmente, in contrasto con la vulgata convenzionale. A Washington, in particolare, il fallimento del pacchetto di incentivi di Obama per produrre un boom occupazionale viene generalmente visto come la prova che la spesa pubblica non può creare posti di lavoro. Ma chi ha fatto i calcoli ha realizzato, fin dall'inizio, che il recupero e il reinvestimento del 2009 (più di un terzo dei quali, tra l'altro, ha preso la forma relativamente inefficace dei tagli fiscali) erano troppo ridotti data la profondità della crisi economica. E abbiamo anche previsto il contraccolpo politico risultante.


Così la vera conferma dell'economia keynesiana non è venuta dagli sforzi timidi del governo federale degli Stati Uniti per rilanciare l'economia, che sono stati ampiamente compensati dai tagli a livello statale e locale. E', invece, venuta dai casi di nazioni europee come la Grecia e Irlanda che ha dovuto imporre una selvaggia austerità fiscale come condizione per ricevere prestiti d'emergenza — e hanno sofferto del crollo economico passando alla depressiva, con il prodotto interno lorod reale di entrambi i paesi giù di due cifre.


Questo non si supponeva che accadesse, secondo l'ideologia che domina gran parte del nostro discorso politico. Nel marzo 2011, il personale repubblicano della Commissione economica mista del Congresso ha pubblicato un rapporto dal titolo 'Meno spesa, meno debiti, rilancio dell'economia'. In questo documento venivano ridicolizzate le preoccupazioni che tagliando la spesa in una fase di depressione si peggiorerebbe la crisi economica, sostenendo che i tagli alla spesa aumenterebbero la fiducia dei consumatori e delle imprese, e che questo potrebbe portare ad una più rapida, e non ad una più lenta crescita...


Lo avrebbero dovuto sapere meglio anche al momento: i presunti esempi storici di 'austerità espansiva' che hanno usato per sostenere questa teoria sono già stati accuratamente ridimensionati. E c'era anche il fatto imbarazzante che molti esponenti di destra avevano affrettatamente parlato dell'Irlanda come di una storia di successo che provava le virtù dei tagli alla spesa, , nell'anno 2010, salvo poi vedere il crollo dell'economia irlandese approfondirsi ulteriormente facendo evaporare qualunque fiducia degli investitori.
Sorprendentemente, tra l'altro, è successo tutto quest'anno. Ci sono state diffuse dichiarazioni che l'Irlanda aveva superato la crisi, a dimostrazione che l'austerità funzionava — poi si sono guardati i numeri ed erano tanto impietosi come prima.


Eppure l'insistenza sulla necessità di tagli di spesa immediati continua a dominare il panorama politico, con dannosi effetti sull'economia degli Stati Uniti. Certo, non c'erano grandi nuove misure di austerità a livello federale, ma c'era un sacco di austerità 'passiva' come i flebili incentivi di Obama e la scarsa liquidità, cosicchè i governi locali hanno continuato a tagliare.


Ora, si potrebbe sostenere che Grecia e Irlanda non ebbero altra scelta che 'imporre di austerità, o, in ogni caso, non avessero altra scelta che dichiarare l'insolvensa nel pagare il loro debito e abbandonare l'euro. Ma un'altra lezione che traiamo dal 2011 era che l'America ha fatto e sta facendo una scelta; Washington potrebbe essere ossessionata con il deficit, ma i mercati finanziari, al contrario, ci stanno segnalando che noi dovremmo chiedere più prestiti.


Ancora una volta, questo non doveva per accadere. Siamo entrati nel 2011 in mezzo a terribili avvisi relativi a una crisi del debito in stile greco che sarebbero accaduti appena la Federal Reserve avesse smesso di comprare obbligazioni, o le agenzie di rating avesserero chiuso il nostro status di tripla A, o il superdupercommittee non fosse riuscito a raggiungere un accordo, o qualcosa del genere. Ma la Fed ha finito il suo programma di acquisto di obbligazioni in giugno; Standard's and Poors ha declassato l'America nel mese di agosto; il supercommittee deadlock nel mese di novembre; e gli oneri finanziari cominciavano allora a cadere. Infatti, a questo punto, i bond statunitensi indicizzati all'inflazione pagano interessi negativi: gli investitori sono disposti a pagare l'America per tenere i loro soldi.


In sostanza il 2011 è stato l'anno in cui la nostra élite politica si è ossessionata sui deficit a breve termine che non sono in realtà un problema e, nel processo, hanno diventati — un'economia depressa e la disoccupazione di massa — il vero problema peggiore.


La buona notizia, come è, è che il Presidente Obama è finalmente tornato alla lotta contro l'austerità prematura — e sembra che sia vincendo tale battaglia politica. E uno di questi anni potremmo in realtà finire per accogliere il consiglio di Keynes, che è valido oggi come lo era 75 anni fa.


Keynes Was Right  by Paul Krugman - New York Times, December 30, 2011

lunedì 2 gennaio 2012

La speranza nello Zibaldone di Leopardi







"Ella è cosa forse o poco o nulla o non abbastanza osservata che la speranza è una passione, un modo di essere, così inerente e inseparabile dal sentimento della vita, cioè dalla vita propriamente detta, come il pensiero, e come l'amor di se stesso, e il desiderio del proprio bene.

Io vivo, dunque io spero, è un sillogismo giustissimo, eccetto quando la vita non si sente, come nel sonno ec. Disperazione, rigorosamente parlando, non si dà, ed è così impossibile a ogni [4146] vivente, come l'odio vero di se medesimo. Chi si uccide da sé, non è veramente senza speranza, non più che egli odii veramente se stesso, o che egli sia senz'amor di se stesso.

Noi speriamo sempre e in ciascun momento è in un certo modo un atto di desiderio, e altresì un atto di speranza, atto che benché si possa sempre distinguere logicamente, nondimeno in pratica è ordinariamente un tuttuno, quasi, coll'atto di desiderio, e la speranza una quasi stessa, o certo inseparabil, cosa col desiderio."  (Bologna, 18 Ottobre 1825).


 Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri, Mondadori, vol. II, pag. 1090, [4145]

SPERANZA-FEDE. Federico Flanking_Allegoria di Fede e Speranza_Italia_1595
dal sito: <a href="http://www.getty.edu/art/" rel="nofollow">www.getty.edu/art/</a>

domenica 1 gennaio 2012

Festeggio la speranza









"Fede, Speranza, Carità" sono le tre virtù teologali: questo imparai, bambina, dal mio Catechismo cattolico, religiosamente, a memoria, come si doveva a quei tempi. Oggi non credo più che la "speranza" sia "la virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna come nostra felicità", tuttavia penso che figurarsi una prospettiva favorevole sia fonte di energia mentale, emotiva, morale.  

La speranza è connaturata all'essere umano e ha qualcosa di eroico nei momenti difficili della vita degli individui e delle Nazioni. E' attesa, è fiducia, ed è la volontà di vivere a sorreggerla. Quasi un dovere quando la disperazione può diventare annichilimento. 






Allegoria della Speranza_Piero del Pollaiolo_La Speranza_1469-70_Uffizi_Firenze_da Wikipedia
Catechismo della Chiesa Cattolica_1817