domenica 27 febbraio 2011




Anche Noi Abbiamo Un Sogno

 


Un appello da firmare

Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diviene insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non ad esser gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non può rimaner nascosta; e non si accende una lampada per metterla sotto il moggio; anzi la si mette sul candeliere ed ella fa lume a tutti quelli che sono in casa.
(Matteo 5:14-15) 
 



  



Penso che tutti, cristiani e no, possiamo avere il sogno di "un gruppo di laici del Centro Giovanile Antonianum di Padova, convinti che come cristiani non si possa più tacere di fronte a quanto sta accadendo nel nostro paese." Se c'è un forte dissenso nei confronti delle politiche delle gerarchie cattoliche nei laici non cristiani, a causa della distanza siderale dagli insegnamenti del Cristo, non è difficile immaginare un dissenso altrettanto forte nei cristiani sinceramente seguaci della Buona Novella. Io non sono cristiana, eppure sono pronta a sottoscrivere ogni parola di questo sogno che si potrà avverare solo se le lampade saranno accese", come piccole sentinelle della luce.




     Un giorno chi guida la Chiesa in Italia riuscirà a denunciare i comportamenti inaccettabili con chiarezza e determinazione, perché avrà come unico interesse l’annuncio della Buona Notizia.
 



    In situazioni come quelle odierne, dirà che chi offende ed umilia le donne in modo così oltraggioso non può governare un paese.
    Dirà che coinvolgere minorenni in questo mercato sessuale è, se possibile, ancora più sconcertante.
    Dirà che chi col denaro vuol comprare tutto, col potere vuol essere al di sopra delle leggi, con i sotterfugi evita continuamente di rendere conto dei propri comportamenti, costui propone e vive una vita che è all’opposto di quanto insegna il nostro maestro Gesù.
    Per evitare ambiguità dirà chiaramente che questa persona è il nostro Primo Ministro.
    Da quel giorno, ogni giorno, chi guida la Chiesa ci esorterà all’onestà, alle scelte etiche, alla coerenza, dimostrando anche con l’esempio che davvero ciò che più conta sono i valori evangelici.
    Allora noi smetteremo di pensare che siano gli interessi economici o di potere a giustificare il sostegno a chi si comporta in modo così scandaloso.

    Un giorno anche il silenzio di noi laici, la nostra rassegnazione, la nostra mancanza di iniziativa e passione finiranno: troveremo il modo di partecipare alle decisioni ed alle prese di posizione della Chiesa. I nostri Pastori gradiranno e sosterranno il nostro cammino di crescita nella responsabilità.

    Quando la Chiesa italiana sarà chiamata ad una verifica di cosa ha detto e fatto in questi momenti tragici della vita politica italiana non saremo dunque costretti a riconoscere che le nostre lampade erano spente e nascoste sotto il moggio.

    Sogniamo che questo giorno sia oggi: non possiamo più tacere


sabato 26 febbraio 2011


  MEDITERRANEO
la poesia del lago di luce 
di Tahar Ben Jelloun 
2005

 

Mediterraneo_da Wikipedia

 



Il Mediterraneo è una perla. Come le pietre preziose, è sorto dalle viscere della Storia, attraversando molte prove e difficoltà. E' un' area geografica, certo, e una parte importante della storia dell' umanità: un mare con le sue sponde, con diversi paesi e popolazioni; e una serie di stereotipi, usati a proprio vantaggio dall' industria turistica.
Ed è anche un comodo gadget per organizzare colloqui, che consentono ai promotori di giustificare le sovvenzioni di cui fruiscono. Ciò che si dice in quei convegni - ovviamente non sempre, ma in alcuni casi - se ne va via col vento, trattenendo al massimo l'attenzione di pochi isolati, o appassionati della realtà mediterranea.
E' ormai un filone, una buona ricetta per parlare senza dir nulla, o magari per proclamare frasi generiche del tipo «il Mediterraneo lago di pace», pur sapendo benissimo che pochi altri luoghi hanno visto esplodere tante guerre civili e conflitti tra stati. Ma questo lago che non è un lago, per quanto calme possano essere le sue acque, è un enigma, un mistero che affascina e intriga.
Il Mediterraneo, prima ancora che un modo di vivere, è un modo di essere. Per comprendere bene quest' affermazione basta immaginare un asiatico o un nordico condannati a lavorare a Napoli o a Beirut: troverebbero difficile, se non impossibile, assimilare l' immaginario dei mediterranei, e soprattutto la loro concezione del tempo, il loro modo di consumarlo. Qui il concetto della durata, così preciso e sempre misurato altrove, è vago, estensibile, e a volte anche poetico, nel senso che i punti di riferimento dell' essere si perdono o si confondono, mescolando le necessità tecniche e amministrative con l' affettività, gli interessi familiari, le pulsioni irrazionali ecc. è una questione di grammatica e di sintassi, che nel Mediterraneo non sono come altrove. Si può parlare la stessa lingua, farsi capire passando per l' inglese o lo spagnolo, ma il modo di fare e di comportarsi, i gesti, i simboli cui ci si richiama sfuggono inevitabilmente alla struttura della lingua propriamente detta.
* * *
Nel mondo arabo, il Mediterraneo è chiamato «il mare bianco di mezzo». Di fatto non è bianco, né sta nel mezzo. Al limite, lo si può collocare al centro della carta del mondo: tutto dipende dal luogo in cui si sta, da dove lo si guarda. Bianco, perché il suo azzurro è talmente luminoso da confondersi con la luce lunare, quando la luna è piena. Il mondo arabo non si è fatto una fama di tradizioni marittime, benché i suoi scambi commerciali siano sempre passati per il Mediterraneo. Oggi però i leader politici lo citano di rado. Forse perché appartengono alla sua area più povera e sovrappopolata, che più segna la differenza rispetto alle nazioni del Nord. Un' area che certo avrebbe voluto poter godere delle stesse ricchezze dei dirimpettai dell' altra sponda.
Il dramma è che il Mediterraneo è multiplo e squilibrato, sia sul piano economico che su quello demografico. La sua area settentrionale è ricca, ma scarsamente popolata; e ha bisogno della manodopera dell' altra sponda, meno sviluppata ma sovraffollata di gente che sogna di emigrare, lasciandosi alle spalle la povertà in cui vegeta da molti lustri. Questa disuguaglianza è anormale.
Si contava sull' Europa perché ristabilisse l' equilibrio, facendo del Mediterraneo un' entità armonica, forte, bella e di sangue misto. Ma l' Europa ha preferito rivolgersi ad Est, e ha integrato vari paesi di quell' area con sconcertante rapidità. Ha dimenticato il Sud, gli ha voltato le spalle. Ma il Sud continua a guardare all' Ue, ad osservarla. E se non è l' Europa a venire al Sud, è la sua gente ad andare, per vie legali o clandestine, verso quell' Europa che l' ha trascurata.
I ministri dell' interno del G5, che comprende tre paesi mediterranei, si sono riuniti a Evian, nell' Alta Savoia, per mettere in comune le loro infrastrutture e concordare i voli organizzati per espellere gli immigrati clandestini, raggruppati a seconda dei paesi di provenienza. Come ha detto il ministro francese Nicolas Sarkozy, si tratta di «coordinare i nostri sforzi finanziari e politici» (Le Monde, 5 luglio 2005). Inoltre, per meglio sottolineare il legame di quell' Europa del Nord con gli stati dell' Est, Sarkozy ha proposto di trasformare il G5 in G6, inserendo nel gruppo anche la Polonia. La migrazione rimane una costante del Mediterraneo povero. Un tempo erano i portoghesi, gli spagnoli e gli italiani a lasciare il proprio paese per cercare lavoro sull' altra sponda; mentre oggi questi stessi paesi - e soprattutto i due ultimi - sono divenuti terre d' immigrazione. Nel 2004 si contavano in Spagna 375.767 immigrati marocchini regolari, di cui 128.686 nella sola Catalogna. Dal 1996 la popolazione straniera si è triplicata. Con la regolarizzazione di varie centinaia di migliaia di immigrati privi di documenti, la Spagna e l' Italia hanno voluto risanare una situazione in cui il lavoro nero faceva comodo a molti imprenditori, ma insidiava lo statuto dei lavoratori e defraudava lo Stato dei contributi non versati per questi lavoratori clandestini, inesistenti sul piano legale. Un gesto che è stato criticato dalla Francia, e usato persino come argomento per incitare al voto contro il progetto di Costituzione europea. Uno dei leader di destra di questa campagna è arrivato a dire che presto «i marocchini e gli albanesi regolarizzati verranno da noi, a creare disoccupazione nella nostra società». * * *
Il Mediterraneo è tutte queste cose: variegato e uguale a se stesso, complesso e irrazionale, seducente e contraddittorio. Ma come farne un' entità unita e forte, una sorta di blocco ove le ricchezze siano distribuite con equilibrio e giustizia, la demografia si sviluppi in maniera armonica e la violenza sia messa al bando? L' Europa avrebbe potuto fare la scelta di orientarsi verso il Mediterraneo, tenendo in giusta considerazione l' importanza di questa sua componente, con le sue debolezze e i suoi punti di forza. Ma l' Ue è ancora incompleta, e sta attraversando una seria crisi. Potrebbe darsi che il no al progetto di costituzione - un rifiuto molto ambiguo - rappresenti un' opportunità per il Mediterraneo. Ma per renderla realizzabile occorrerebbe convertire alla "religione" mediterranea paesi quali la Germania, l' Olanda, il Belgio, la stessa Gran Bretagna. è questo il vero problema: un problema che non è né politico né economico, ma culturale. La cultura mediterranea è cresciuta attraverso incontri, scambi, passioni, commistioni di razze, duttilità, ma anche forti ambizioni. Agli arabi si deve la traduzione di Aristotele in arabo e in latino. E sono stati viaggiatori arabi come Ibn Batouta, o italiani come Marco Polo, a portare nel mondo lo spirito di questo Mediterraneo. I viaggi, i commerci, le vicende di guerra e pace, i ritrovamenti e i matrimoni, le successive simbiosi culturali, nella musica come nella pittura o nell' arte culinaria: ecco ciò che più fedelmente definisce il Mediterraneo di oggi e di ieri.
* * *
Saranno forse la letteratura e la poesia a unificare il Mediterraneo, dandogli una voce in grado di arrivare lontano e di parlare al mondo. è con la cultura e con la poesia che il Mediterraneo resisterà - poiché si tratta di resistere a una globalizzazione che sacrifica il Sud. Non possiamo contare sui politici, più preoccupati della propria carriera che del futuro del Mediterraneo. La resistenza, la fanno i visionari, coloro che portano nel cuore questa luce mediterranea e la celebrano, la cantano al di là del tempo e delle contingenze. I poeti ci parlano di giardini che non hanno più un paese ove fiorire, e ci rammentano «i frutti nella poesia e nel mare». Sono parole di un poeta libanese francofono, Georges Schéhadé, che ci dice ancora: «Quando avremo Spiagge dolci da toccare con lo sguardo E una vita ove l' ombra si scosta dalla luce Verrà il riposo con i suoi tesori Tu ed io sulla Terra delle spiagge O amore mio che i viaggi Al sonno stai domandando». E come per rispondergli, il poeta greco Yannis Ritsos scrive, nel marzo 1972: «Il nudo sentiero, il sole, i ramoscelli secchi, le pietre. Raggiunta infine la sorgente, al meriggio, Davanti al fragore e all' abbondanza dell' acqua, Comprendiamo quanto la nostra sete Sia poca cosa». L' andaluso Vicente Aleixandre evoca il sole, che è l' altra faccia enigmatica e immobile del mare, in una poesia intitolata Figli del sole: «La luce, bella luce del sole, Crudele messaggio dell' impossibile, Annuncio dorato di un fuoco sottratto all' uomo, Ci invia la sua folgorante promessa strappata Sempre e per sempre in cielo, serenamente statico (Sombras del paraiso; 1939-1943). Nel settembre 1941, l' altro premio Nobel della letteratura, il greco Georges Seferis, descriveva con parole semplici la quotidiana bellezza di questo Mediterraneo: «Il mare ti appartiene e il vento Con un astro sospeso al firmamento. Signore, essi non sanno che noi Siamo solo ciò che possiamo Curando le nostre piaghe con erbe Raccolte sui verdi pendii, Non laggiù ma qui, molto vicino. Respiriamo come possiamo, Con la timida preghiera d' ogni mattino Che si fa strada verso la riva Lungo le faglie della memoria Signore, non con loro. Sia fatta altrimenti la tua volontà».
* * *
Come già disse il poeta francese René Char, «gli uccelli non hanno cuore di cantare in un cespuglio di domande». Il bacino mediterraneo, e più precisamente la sua parte più povera, il Sud, somiglia a una foresta di interrogativi, di problemi, di destini contrastati. I poeti sono i migliori analisti di una situazione strutturale. Vedono lontano e in profondità. Perciò bisogna consultarli - cioè leggerli in via prioritaria, se si vuole che questa parte del mondo possa divenire un luogo in cui far vivere e cantare i valori dell' umanesimo. Sarebbe difficile chiedere al cancelliere tedesco, al presidente del consiglio italiano o al premier britannico di tener conto della voce dei poeti. Ma già Platone, e in seguito anche Nietsche, molto prima di quest' epoca moderna così violenta e manichea, avevano detto quanto i politici hanno bisogno della filosofia e della poesia. Viviamo in un mondo bipolare, dove per il momento domina l' asse anglosassone; e il mondo asiatico sta avanzando. L' uno e l' altro hanno in comune una cosa: del Mediterraneo non sanno neppure dove si trovi. Per alcuni è un club di vacanze, per altri un supermercato che vende prodotti coltivati a migliaia di chilometri di distanza. Ragione di più perché i mediterranei prendano coscienza dell' eccezione culturale che rappresentano, dell' opportunità di essere diversi, del loro interesse a rafforzare i reciproci legami politici, economici e culturali. (Traduzione di Elisabetta Horvat)


La Repubblica - 04 settembre 2005 —   pagina 34-35   sezione: DOMENICALE 
 


MEDITERRANEO



dal blog di Marzia Alchimie       

In “Mezzo alle terre”
 

venerdì 18 febbraio 2011


ITALIA



 



Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di
Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la
Vittoria
?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.



Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica

Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.



Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai
Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.



Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è
Legnano,
Ogn'uom di
Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman
Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I
Vespri
suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.



Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'
Aquila d'Austria
 Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò




 L'Inno nazionale 

 

domenica 13 febbraio 2011



se non ora quando


ORA
insieme
in molti luoghi d'Italia e del mondo
per la libertà di scelta e il rispetto della persona






 

 

 

*



a VENEZIA 13 febbraio, ore 10.30-ore 12.30  - Campo San Barnaba (vicino a Campo Santa Margherita) - letture, interventi teatrali, musica : per informazioni e adesioni - http://www.comune.venezia.it/flex/cm/pages

domenica 6 febbraio 2011


DISINGANNO


Francesco Queirolo (1753-54)_DISINGANNO_Museo Cappella San Severo_Napoli

 



L' allegoria dell'uomo che si libera dal peccato, opera mirabile di Queirolo, mostra con la fiamma sulla fronte del genio alato, gli strumenti della liberazione:  l'intelligenza umana e la conoscenza.

Nulla impedisce di variare in parte il senso dell'allegoria sostituendo alla liberazione dal peccato l'idea della liberazione dagli inganni.

Le maglie della rete che imprigiona, oggi, sono appunto gli inganni, gli abbagli, le trappole di un potere politico concluso nel mantenimento e accrescimento di se stesso e dell' informazione quando è poco o punto veriteria e onesta.

E, infine, le maglie costruite da noi stessi. Autoinganni, fissità funzionali, accidia (ma l'elenco è molto più lungo).

Queste riflessioni hanno lo scopo di aiutarmi a comprendere cose incomprensibili, come il berlusconismo e il leghismo oggi, e a intravedere tutto ciò che può produrre il disinganno, come è stato fatto dalle persone che ieri a Milano hanno espresso la necessità di una liberazione che tarda a venire. Liberazione democratica, com'è ovvio, non violenta, nemmeno verbalmente, non distruttivamente emotiva, ma cognitiva e lungimirante.

I miei strumenti: parresia
, ahimsa, satyagraha.


Disinganno - Constatazione che qualcuno o qualcosa non è come si credeva o si sperava. (DISC) -'Atto, effetto del disingannare o del disingannarsi' XVII sec. - derivato da disingannare - 'togliere dall'errore' - disingannarsi - 'rendersi conto della della verità'. (Cortelazzo, Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, Zanichelli)
 



*
 democrazia e decadenza
di Adriano Prosperi

La Repubblica, 3 gennaio 2011

 



Perché, nonostante le prove schiaccianti di ripetute e numerose illegalità e turpitudini morali, gli italiani continuano a sostenere Silvio Berlusconi? Questa è la domanda che ci si pone fuori d' Italia. Il New York Times ha aperto uno spazio di dibattito sull' Italia intitolandolo così: "Decadenza e democrazia in Italia". È un titolo che ci ricorda un punto importante: dal punto di vista di una tradizione come quella americana la moralità e la democrazia sono essenziali l' una all' altra. Dalla decadenza morale discende la crisi della democrazia. Il politico che mente, che giura il falso, che dà esempi di vita palesemente immorale, che attacca l' ordinamento costituzionale, vi è non solo messo in stato d' accusa ed espulso dal gioco del potere ma è anche immediatamente colpito dal verdetto inappellabile dell' opinione pubblica. Il caso Berlusconi sembra fatto apposta per proiettare come in uno specchio rovesciato l' idea di democrazia agli occhi del paese che l' ha creata. Così gli argomenti hanno finito col battere sul tasto della diversità antropologica degli italiani: disposti a perdonare tutte le forme di corruzione, maschilisti e sessisti, portati a discriminare le donne più di ogni altro paese europeo e a consumare immagini di corpi femminili in una misura impensabile altrove. In quel dibattito sono intervenuti anche diversi italiani che hanno provato a rispondere e a fornire giustificazioni. Non hanno avuto un compito facile. E soprattutto non hanno centrato il nodo del rapporto tra moralità e democrazia. Si è andati dal piano politico - la presunta mancanza di alternative - a quello dell' imbonimento dei media asserviti in vario modo al padrone. Argomenti fragili, come ognun vede. Non siamo in un regime dittatoriale di controllo dell' informazione. E quanto a possibili alternative, ce ne sono anche troppe: il problema è che non riscuotono consensi nella stessa misura del personaggio che fuori d' Italia appare così sconveniente e grottesco. Ma la speranza è dura a morire e c' è chi ha chiesto ai lettori americani di avere pazienza promettendo a breve scadenza una normalizzazione della situazione italiana: così Alexander Stille ha concluso il suo intervento affermando che il pubblico italiano non sopporterà più a lungo il fatto che Berlusconi si occupi dei propri affari trascurando del tutto l' attività di governo. Questo sarebbe secondo lui l' unico "peccato imperdonabile" per gli italiani. Vedremo se la previsione sarà confermata. Ma intanto si è affacciata la questione squisitamente teologica e religiosa del "sin that may not be sorgiven", il "peccato imperdonabile". Che cosa abbia significato nella cultura puritana questo problema lo abbiamo imparato dalla grande letteratura dell' 800. Ma oggi è una domanda molto semplice quella che ci viene proposta dal paese di Melville e di Hawthorne: esiste almeno un peccato imperdonabile per gli italiani? La risposta negativa dei paesi di cultura non cattolica è a questo proposito antica e ben consolidata. Un viaggiatore inglese del ' 600 autore di un rapporto sullo stato della religione in Italia che fu postillato da Paolo Sarpi, Edwin Sandys, lo disse molto chiaramente: gli italiani gli sembrarono un popolo civile e accogliente, dotato di eccellenti qualità. Gli piacquero anche alcuni aspetti della loro religione. Ma trovò incomprensibile e del tutto esecrabile la pratica della confessione cattolica: il modo in cui nel segreto del confessionale i comportamenti più immoralie le infrazioni più gravi ai comandamenti cristiani venivano cancellati al prezzo di qualche orazioncella biascicata distrattamente gli sembrò una vera e propria licenza di immoralità, un modo per corrompere in radice la natura di un popolo. Oggi quei tempi e quelle idee sono lontani ma il problema si ripropone. La questione teologica di allora ci si presenta come qualcosa che riguarda il paese interoe tocca la radice profonda della convivenza democraticae del funzionamento delle istituzioni. È il problema della moralità pubblica come cemento della democrazia, o in altre parole della sostanza morale della democrazia, come questione del rapporto che deve esserci tra il buon ordinamento della società e il patto stretto dal politico con gli elettori: l' impegno ad accettare le regole, quelle del fisco, della giustizia, della libertà d' informazione, incluso l' obbligo a sottostare alla legge comee più di ogni privato cittadino. Ora, che questo problema sia stato ignorato clamorosamente dalla dirigenza della Chiesa cattolica italiana anche nei suoi recenti e imbarazzati pronunciamenti è qualcosa che rinvia ai caratteri profondi della religione italiana e non può essere spiegato soltanto dalla difesa del proprio potere e dalla ricerca dei favori governativi da parte di chi si arroga la funzione di maestro e censore della morale collettiva. Ma è dal punto di vista della sopravvivenza della democrazia italiana che quello che ci viene proposto da Berlusconi in questo tardo autunno dell' "egoarca" appare come un patto scellerato: si tratterebbe di affrontare i problemi del paese lasciando cadere come irrilevanti i capi d' accusa dei tanti reati che pendono sulla testa del premier. Se anche fosse vero che accettando questo pattoi problemi di un paese ridotto nelle condizioni che ognuno vede sarebbero risolti, la questione è quella della natura del regime che noi italiani ci troveremmo ad avere inventato. E qui torna utile la domanda che fu posta da Benedetto Croce a proposito della natura del fascismo: rivoluzione o rivelazione, trasformazione violenta e radicale dell' assetto politico del paese o disvelamento di una verità profonda, di carenze antiche e radicali, tali da rendere il paese Italia diverso da tutti gli altri. Oggi, al termine - speriamo, infine- di un' avventura individualee collettiva che consegna una fetta consistente di storia del Paese alla figura di Berlusconi, gli italiani tutti e non solo la classe politica, sono giudicati nel mondo per ciò che hanno accettato e premiato con le loro sceltee di cui continuano a non volersi liberare. Come nel rapporto tra personaggio e ritratto descritto da Oscar Wilde ne "Il ritratto di Dorian Gray", oggi il nostro Paese e la qualità morale della nostra convivenza civile sono diventati il ritratto rivelatore della verità nascosta del personaggio Berlusconi: brutti, vecchi, laidi, corrotti. Così li giudica l' opinione pubblica democratica dei paesi civili. - ADRIANO PROSPERI 
 

sabato 5 febbraio 2011


"BERLUSCONI DIMETTITI"
Le chiedo di dimettersi, signor presidente del Consiglio.

 



Sono presente anch'io alla manifestazione di L&G, sia pure via WEB. Sto seguendo con grande speranza, mi sto associando a ogni parola, sto sottoscrivendo ogni discorso. E sto ringraziando tutti, mentre mi commuovo e m'indigno e passo dalla speranza al timore che ancora una volta il popolo berlusconian-leghista manterrà B(erlusconi) e B(ossi) al potere. Sogno e incubo, più incubo che sogno ancora. Siamo tutti, giustamente, concentrati su B(erlusconi), ma dobbiamo preoccuparci anche dell'ideologia dell'altro B.


ERANO 315
Era il 3 febbraio 2011
315 Onorevoli della Camera dei Deputati
E votarono a favore della
VERSIONE DELL'ONOREVOLE PANIZ


"Egli ha telefonato - sì, è vero - a un funzionario della questura. Lo ha fatto senza esercitare pressioni di sorta per chiedere un'informazione , nella convinzione, vera o sbagliata che fosse, che Karima El Mahroug fosse parente di un presidente di Stato. E lo sapete meglio di me, lo sapete meglio di me che la tutela dei rapporti internazionali passa anche attraverso telefonate come questa. Ricordatevi quello che è successo nei rapporti tra Svizzera e Libia! Ricordatevelo bene." 
 



Immagino una pagina di un ipotetico libro di Storia dei nostri giorni. Mi pare che si possa dire: il fatto è questo. La Storia si fa sui documenti e questa è la parte di documento che interessa, perché queste dichiarazioni i 315 Onorevoli hanno sottoscritto con il loro voto.   



PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paniz. Ne ha facoltà.



MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, colleghi, ogni cittadino italiano, anche chi ha l'onore di ricoprire funzioni pubbliche, ha diritto ad una sfera di riservatezza e di intimità che nessuno dovrebbe violare, se non in presenza di denunciate ed accreditate ipotesi di reato, certamente, non per la mera ricerca di presunte illiceità. Pag. 84
È il diritto alla privacy, tanto importante che il Garante, inascoltato, è dovuto intervenire nei giorni scorsi con il monito ad evitare di diffondere e pubblicizzare informazioni non essenziali che possano ledere la riservatezza delle persone. Ma vi è qualcuno, tra magistrati ed inquirenti, che abbia mai pagato per la fuga di notizie (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)? In un Paese «dei due pesi e delle due misure», si può infangare il Presidente Berlusconi con migliaia di carte e non succede nulla; si può scrivere un solo articolo nei confronti della dottoressa Boccassini e, ventiquattr'ore dopo, si trova un ufficio sequestrato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania), si trova un'indagine nel cuore del Consiglio superiore della magistratura, si trova un suo consigliere esposto al ludibrio dell'intera nazione (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
Questo diritto alla privacy per Silvio Berlusconi è stato gravemente violato, senza che vi fosse una denuncia, un esposto, una qualche obiettiva ragione, se non la spasmodica ricerca di qualche cosa di utile per denigrarlo.
Si è costruita una notizia di reato, ma è ora di finirla di inventarsi reati: la gente vuole che si puniscano i ladri, i truffatori, i mafiosi, non che si consumino le risorse per fotografare le cene o le feste (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questa inchiesta della procura di Milano è già costata ben oltre un milione di euro, ha avuto circa 150 mila intercettazioni telefoniche e sono stati almeno centocinquanta gli uomini impegnati in attività di perquisizione. Questi sono gli sperperi della giustizia da gridare al Paese, altro che la mancanza di carte da fotocopia negli uffici giudiziari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
La casa di Silvio Berlusconi, del Presidente del Consiglio, è stata monitorata fin dal gennaio del 2010, cinque mesi circa prima della famosa telefonata che ha innestato il reato di concussione. Le persone che sono entrate in casa sua sono state di fatto controllate, molte intercettate a lungo e in maniera sistematica, molte interrogate, senza che vi fosse una denuncia che legittimasse questo tipo di controllo.
Nei suoi confronti, è stato emesso un invito a comparire di ben 389 pagine. Ma mi rivolgo a voi colleghi di quest'Aula, magistrati e giornalisti: avete mai visto un invito a comparire di 389 pagine (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile)? La grandissima parte di esse non contiene alcun riferimento ad interventi di carattere giudiziale, ma una sequela di intercettazioni, di sporchi riferimenti, di fatti squisitamente privati, che nelle aule di giustizia non dovrebbero entrare, che nelle Aule del Parlamento non dovrebbero entrare, e che qui sono state fatte entrare.
E puntualmente, pochi minuti prima che la Giunta per le autorizzazioni si riunisse per decidere, sono arrivate altre 227 pagine, la gran parte delle quali poteva essere inviata con il primo dossier. Ma ciò non sarebbe servito per alimentare la spinta mediatica, la denigrazione sistematica.
Ed ancora, di tale secondo dossier è stato fatto addirittura un comunicato stampa per rendere noto a tutti che era arrivato quel carteggio. Tutto ciò è stato reso pubblico con scientifica puntualità.
Dopo due voti di fiducia del settembre e del dicembre 2010, nei quali qualcuno ha sperato che il Governo crollasse, dopo una sentenza equilibrata della Corte costituzionale, che ha negato le aspettative dei detrattori più accaniti, l'intento politico che si cela in questa tempistica e in questi fatti è troppo chiaro per dovere essere sottolineato.
Ci viene chiesta l'autorizzazione ad una perquisizione mentre si sbandiera ai quattro venti il fatto che si è pronti al giudizio immediato, giudizio immediato che vuol dire prova piena, prova completa, prova esauriente. Ma allora che senso ha chiedere una perquisizione se c'è già la prova piena, completa, esauriente (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile), Pag. 85se non per alimentare, una volta di più, il circuito mediatico di denigrazione del Premier?
E da chi proviene questa richiesta? Da un'autorità giudiziaria funzionalmente incompetente, perché fin dal 28 maggio 2010 la competenza del Tribunale dei ministri appariva limpida. L'istruttoria lo ha subito evidenziato con la deposizione di ben quattro funzionari della questura di Milano e con le altre varie deposizione sentite. La valutazione ed i processi si fanno sulle carte processuali, non sulle emozioni dei racconti giornalistici, spesso compiacenti, interessati o politicizzati.
E che la competenza appartenga al Tribunale dei ministri lo ha detto un finiano doc, un professore, l'onorevole Consolo, nell'intervista al Corriere della Sera del 27 gennaio contro l'affermazione di voto del suo partito. È stato chiaro.
E che lo scrivano anche gli stessi pubblici ministeri è significativo, perché nell'invito a comparire, nel capo di imputazione, è scritto chiaro che l'onorevole Berlusconi ha abusato della sua qualità di Presidente del Consiglio dei ministri.
Egli ha telefonato - sì, è vero - a un funzionario della questura. Lo ha fatto senza esercitare pressioni di sorta per chiedere un'informazione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), nella convinzione, vera o sbagliata che fosse, che Karima El Mahroug fosse parente di un presidente di Stato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). E lo sapete meglio di me, lo sapete meglio di me che la tutela dei rapporti internazionali passa anche attraverso telefonate come questa (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Ricordatevi quello che è successo nei rapporti tra Svizzera e Libia! Ricordatevelo bene (Vivi commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)! Qualche mese fa!



PRESIDENTE. Prego, onorevoli colleghi.



MAURIZIO PANIZ. Ed al Tribunale dei ministri si va, come è stato esattamente detto da esponenti dell'opposizione, anche nel caso in cui ci sia il dubbio sulla competenza.
La pervicace volontà di trattenere l'istruttoria alla procura di Milano è chiara e si inserisce in un filone di diciassette anni di persecuzione giudiziaria, di migliaia e migliaia di perquisizioni, di ventotto procedimenti, di atti ed atti che sono tutti partiti nel momento in cui Silvio Berlusconi è sceso in politica. Tutte queste iniziative, tutti questi tentativi di delegittimazione per via giudiziale non fanno onore alle migliaia di magistrati che tutti i giorni fanno in silenzio il loro encomiabile e delicato lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).
Per i minori, si va alla competenza del Tribunale dei minori. Per i Ministri, si va alla competenza del Tribunale dei ministri. Con la nostra scelta di invocare la competenza del Tribunale dei ministri, noi difendiamo quello che prevede la Costituzione italiana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Il Tribunale dei ministri non è fatto da politici interessati e non è un ufficio giudiziario compiacente. È fatto da veri e propri magistrati togati, che fanno il loro dovere come tutti. È il giudice naturale in questa vicenda. E sarà il Tribunale dei ministri a decidere se ci sono o non ci sono reati. Ed io non ho tema di smentita nel dire che dei reati di cui si parla, non c'è traccia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile)!

La concussione non ha l'elemento oggettivo, non ha la costrizione, non ha l'induzione, non ha l'utilità, non ha l'elemento soggettivo. La congiunzione con minori è esclusa dalla stessa minore, peraltro presentatasi ventiquattrenne in mille e mille telefonate, in mille e mille contatti, in mille e mille interviste (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Non è una scelta di comodo quella del Popolo della Libertà, ma una scelta di giustizia e di rispetto delle regole e dovreste sostenerla anche voi, colleghi dell'opposizione, che, per un distorto utilizzo Pag. 86della giustizia, c'avete rimesso il Governo della scorsa legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile).



PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Paniz.



MAURIZIO PANIZ. Voi dite che l'Italia viene danneggiata da questa iniziativa. Ditelo a quei magistrati e a coloro che hanno diffuso queste notizie! Voi invocate la presunzione di innocenza. Ditelo a coloro che hanno subito le conseguenze di vent'anni di persecuzione giudiziaria!



PRESIDENTE. Onorevole Paniz, la invito a concludere.



MAURIZIO PANIZ. Voi dite che agevoliamo la strumentalizzazione delle regole processuali a fini difensivi, ma siamo noi quelli che hanno inasprito le pene contro la prostituzione minorile (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Siamo noi che siamo intervenuti per l'arresto dei latitanti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!
Ma non siamo noi, non siamo noi quelli che sono andati a patti con la mafia (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori)!



PRESIDENTE. Onorevole Paniz, concluda.



MAURIZIO PANIZ. Continuate pure! Voi lavorate per denigrare il Premier (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Lui e noi lavoriamo per l'Italia, solo per l'Italia! Questa è la differenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Iniziativa Responsabile - Congratulazioni - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!



PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ricordo che nella Conferenza dei presidenti di gruppo, riunitasi il 31 gennaio, fu previsto che la votazione sulla domanda di autorizzazione avrebbe avuto luogo alle ore 19. Sono le ore 18,55. Dovrei, pertanto, sospendere la seduta fino alle ore 19, a meno che i presidenti dei gruppi non siano di diverso avviso.
Io sono costretto a tenere fede a quello che, all'unanimità, è stato deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo, ossia che non si sarebbe votato se non a partire dalle ore 19, ed è anche la ragione per la quale ho consentito all'onorevole Paniz di parlare qualche minuto di più.
Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 19.


Fonte: Sito ufficiale Camera dei Deputati 

Le sottolineature sono mie.

venerdì 4 febbraio 2011


Perversione della verità nei sotterranei di Arcore
di Benedetta Tobagi


Klimt_Nuda Veritas_1899
 



La parola "perversione" continua a frullarmi in testa, come il basso continuo di una società in cui sfruttamento e manipolazione del prossimo proliferano ben oltre i sotterranei di Arcore. I festini a luci rosse che riempiono da settimane le cronache non hanno nulla di giocosamente licenzioso, presentano piuttosto i caratteri della perversione sessuale: serialità, ripetizione ossessiva di un copione, ricorso a travestimenti e messinscena, la riduzione della donna a un feticcio anonimo, stereotipato, sostituibile. Nelle grandi aziende avvelenate dal mobbing, nel mondo dei grandi speculatori come nei dipartimenti universitari, ovunque si sono affermate forme di perversione morale, qualitativamente diversa da quella sessuale, e ancor più grave: un'epidemia di atti e comportamenti disumanizzanti (dunque: perversi) che innescano a cascata una corruzione contagiosa. Molte giovani donne degradate a oggetti trattano a loro volta i vecchi pervertiti come macchine sputasoldi e se stesse come merce di scambio. Come fanno, d'altro canto, anche gli "onorevoli" sedicenti "responsabili".

Manipolare le persone a proprio uso e consumo, ridurre i rapporti a transazioni, le persone a merce o strumento: oggi sembra una costante. Chi ha la pazienza di addentrarsi nelle riflessioni di psichiatri e psicologi (segnalo Il genio delle origini di Racamier e Molestie morali di Hirigoyen) troverà pagine illuminanti. La perversione morale (o narcisistica) scaturisce dal bisogno di affermare se stessi a spese di altri: il perverso ha bisogno di un pubblico e di "prede", che tratta non come esseri umani, ma come utensili. Tratti tipici del perverso? Indifferenza verso l'altro, aggressività, manipolazione, sfruttamento, denigrazione, distruttività. La perversione morale va a braccetto col cinismo, con cui giustifica se stessa: non esiste nulla di buono e nobile, niente vale, tutto ha un prezzo. La perversione avvelena i pozzi, lavorando su debolezze profonde e molto comuni: dall'insicurezza, alla paura, al bisogno di affermazione personale. I perversi hanno un vero talento a tirar fuori il peggio dagli altri. Sfruttano le inclinazioni segrete, gli antagonismi latenti, somministrando piccoli o grandi vantaggi materiali. Con un mix di prebende, ricatti e sentimenti inconfessabili, saldano rapporti di fedeltà molto resistenti. Per consolidare il proprio dominio, i perversi sfruttano la segretezza, l'intimidazione, la menzogna, il confondere le carte e le idee, la dissimulazione, l'abuso di fiducia, l'abuso di potere e la squalifica violenta di coloro che non si sottomettono. Perché il nemico giurato della perversione è, semplicemente, la verità. Nel sistema creato dal perverso, "la verità non ha più esistenza propria, altro non è che quel che lui decreta, e la sua parola terrà luogo di prova" scrive Racamier. È una strategia molto efficace: disorienta e paralizza chi cerca di reagire. Contro questa mistificazione costante occorre armare il pensiero, per restare saldi, distinguere, smascherare.

Non è certo un caso che questi meccanismi perversi siano emersi più che mai palesi attorno allo sfruttamento e alla degradazione del corpo femminile. Trovo sia molto simbolico. Pravda in russo, Wahrheit in tedesco, vérité in francese, verdad in spagnolo: tutti sostantivi femminili. Verità, oggi più che mai il tuo nome è donna. Per la dignità della verità e della donna - entrambe violate, svilite, manipolate, zittite e umiliate - è tempo di scendere in piazza.(
La Repubblica, 3 febbraio 2011)

giovedì 3 febbraio 2011


FIGLI DI UNA MORALE MINORE
 
Jacques-Louis David_La morte di Socrate_1787_Metropolitan Museum of Art, New York_da WIKPWEDIA

Ritorno a Socrate



La persona ha valore in sé e per questo non ha prezzo. Quando si sente parlare più o meno esplicitamente della prostituzione come attività cui ci si può dedicare senza remore, la mente barcolla. Siamo forse diventati figli di una morale minore?
Certo, la prostituzione di lusso, quella ben pagata, nelle magioni avvolte nel velo splendente della ricchezza, è ben tollerata, anzi considerata con benevolenza e sorrisis di complicità per gli utilizzatori finali. 

La prostituzione povera, invece, quella esercitata preferibilmente sui marciapiedi delle periferie, lontano dagli occhi pudichi dei benpensanti, è quasi universalmente considerata un disvalore.
Il cliente, normalmente maschio, è protagonista della compravendita, ma lo si guarda con indulgenza, soprattutto se potente e ricco: non è forse il mestiere più antico del mondo? La dissociazione è evidente, ma il paradosso viene dissimulato o non viene colto affatto.

In tutto questo mi fa orrore moralmente la teorizzazione della pratica che viene omologata a un qualsiasi altro lavoro. Mi fa orrore l'autentico relativismo etico dei maestri di morale universale. Mi fanno orrore la confusione e la condivisione e la corruzione dei ragionamenti fatti dovunque, diffusi a mezzo stampa e televisione, con urla e violenze verbali contro chi afferma che la persona ha valore in sé e per questo non ha prezzo.