domenica 29 giugno 2008

IMMUNITA' ... assoluta


Consiglio dei Ministri [Foto Livio Anticoli]


menzogna di governo?


Berlusconi e i suoi parlamentari, e giornalisti al seguito, invocano continuamente le leggi sull'immunità degli altri Paesi per garantire la giustezza ed equità del "lodo Alfano". Nessuno, però, si preoccupa di spiegare le altrui leggi e di fare dei confronti seri e veritieri. Per me è' intuitivo che una immunità assoluta come quella voluta dal lodo Alfano sia un obbrobrio giuridico e un colossale imbroglio per cittadini disinformati o anestetizzati o non so che altro. L'immunità pretesa dal Berlusconi ha poco in comune con le leggi dei Paesi democratici, lui pretende una immunità assoluta in tutto simile a quella di cui godono i dittatori. I casi di Nixon e Clinton negli USA sono noti, anzi notissimi e contraddicono fortemente la vulgata della destra attualmente al potere.  In rete ho trovato un dotto articolo che spiega ciò che molti, me compresa, ignorano.


L’immunità negli altri paesi europei


dott.sa Galina Cornelisse


(Ricercatrice presso l’Istituto Universitario Europeo- dipartimento di Giurisprudenza)


Da  testimone della crociata del Presidente del Consiglio contro la regolazione attuale dell’immunità parlamentare, si può facilmente avere l’impressione che i parlamentari italiani siano facile preda di chiunque decida di perseguitarli per semplice capriccio. È possibile che in realtà quest’immagine appaia lievemente differente?


Un primo piccolo passo per una risposta affermativa a questa domanda potrebbe essere dato da una sentenza recente della Corte Europea per i Diritti Umani: a gennaio 2003, l’Italia fu condannata per aver interpretato troppo ampliamente il concetto dell’immunità parlamentare nei procedimenti penali “Cordova contro  Sgarbi”, nel quale un cittadino Italiano si era costituito come parte civile. (per il caso vinto dal Procuratore Agostino Cordova, leggi qui)


Ma per poter giudicare noi stessi se il cambiamento Italiano delle condizioni dell’immunità nel 1993 sia stato realmente così disastroso e abbia portato a dei risultati così anomali come il primo ministro vuole farci credere, aiuterebbe anche guardare al modo in cui l’immunità parlamentare è regolata in altri Paesi Europei.


Alcuni di essi hanno un impiego più ampio dell’immunità parlamentare che altri.


Spagna, Germania, Belgio e Francia sono fra i paesi che hanno un sistema duplice di immunità parlamentare.


Primo, i parlamentari non sono responsabili né civilmente né penalmente, nè possono essere soggetti a un’inchiesta, a causa di qualsiasi dichiarazione o opinione fatta in parlamento, o nell’esercizio della loro funzione di rappresentante.


Però, deve essere osservato che in Germania la  calunnia è esclusa da questa libertà di espressione.


Secondo, i membri del parlamento non possono essere perseguiti, arrestati o condannati in inchieste penali tranne che in due casi: Il primo è nel caso del “flagrante delicto”, il secondo è quando il parlamento ha dato il permesso per l’arresto o l’autorizzazione a procedere. (un po’ come in Italia prima del ’93)


Però, la maggioranza dei paesi Europei ha un concetto di immunità parlamentare molto più ristretto.


In alcuni, come per esempio Belgio, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, l’immunità parlamentare ha uno scopo molto limitato. L’immunità più importante goduta dai parlamentari in questi paesi è la libertà di espressione.


Questo significa che non possono essere perseguiti ne essere ritenuti civilmente responsabili per qualunque cosa  dicano durante i procedimenti parlamentari.


Questa libertà è estesa anche ai funzionari dello Stato e altri che hanno da fare con il parlamento, per esempio testimoni davanti alle commissioni parlamentari.


L’uso che potrebbe essere fatto dalle informazioni date durante i procedimenti parlamentari nei procedimenti legali successive è limitato. Il termine di “procedimenti parlamentari” ha avuto una interpretazione abbastanza stretta.


Per esempio, l’immunità non riguarda le dichiarazioni alla stampa fatte prima  del dibattito parlamentare, o la ripetizione di dichiarazioni precedentemente espresse  durante i procedimenti parlamentari. A parte questo, i membri dei parlamenti olandesi e britannici che sono sospettati di atti criminali saranno trattati come qualsiasi altro cittadino.


Lo stesso può essere detto dei parlamentari che sono implicati in procedimenti civili, con l’eccezione dei membri delle camere britanniche che non possono essere arrestati in connessione con questo tipo di procedimenti. Questa clausola ha comunque  perso in gran parte la sua rilevanza visto che l’imprigionamento per debiti non è più concesso.


I parlamentari svedesi possono essere perseguiti per crimini fatti fuori dalle loro attività come rappresentanti, però possono essere privati dalla loro libertà solo nelle seguenti situazioni: nel caso della flagranza, se il parlamentare confessa di aver commesso il crimine, o se il crimine è penalizzato con per lo meno due anni di carcere.


I parlamentari del Regno Unito sono esonerati dalla presenza obbligata nella Corte come testimone. Questo ovviamente non compromette la regolarità delle udienze. Fra queste definizioni strette e più ampie dell’immunità parlamentare, sono  possibili compromessi, come viene illustrato da un paese come Portogallo. Lì, i parlamentari godono della libertà di espressione nel parlamento, e possono solo essere perseguiti nel caso della flagranza di reato, o con il  permesso del parlamento, tranne il caso di un crimine che è punibile con un massimo di più di tre anni di prigione. Le prescrizioni di immunità in Italia è un altro esempio ancora: i parlamentari hanno il diritto alla libertà dell’espressione nel parlamento.sono civilmente  e penalmente responsabili, però non possono essere privati della loro libertà personale senza permesso del parlamento, ne è possibile la perquisizione personale o domiciliare senza questo permesso.


Per ciò che riguarda la responsabilità dei membri del governo è importante distinguere fra i sistemi costituzionali differenti in Europa.Nel caso delle monarchie, il re o la regina gode dell’immunità assoluta, e il primo ministro o il premier ha in questo caso la stessa posizione dei suoi ministri.


Questo nelle monarchie europee significa normalmente che il primo ministro non gode di speciali immunità, eccetto che per le sue possibili prerogative di parlamentare.


Visto che nel Regno Unito i ministri devono sempre essere parlamentari, essi si trovano nella stessa posizione di parlamentari normali; quindi sono responsabili, come detto pin precedenza, penalmente e civilmente tranne per le dichiarazioni fatte duranti i procedimenti parlamentari.


Alcuni altri Stati europei non permettono ai ministri di essere anche parlamentari, come per esempio nella repubblica di Francia e nei Paesi Bassi.


Nei Paesi Bassi il primo ministro e i suoi ministri sono responsabili civilmente e penalmente come qualsiasi altro cittadino per atti commessi fuori della loro funzione.La Costituzione francese non dice niente sulla responsabilità penale o civile dei ministri su atti commessi fuori della loro funzione, e quindi si può supporre che in questo caso essi  saranno trattati come cittadini normali.


Però, la Corte di Cassazione decise che il Presidente della Repubblica non può essere perseguito durante il suo mandato. Questo è perfino valido se l’indagine riguarda atti commessi prima del mandato presidenziale.


Questa decisione è stata presa nel 2001 in relazione con un caso contro Jacques Chirac. Forse è interessante sapere che un giudice si è dimesso, perchè disgustato dalla sentenza, che dal suo punto di vista era andata contro il precetto della legge.


In Spagna, i membri del governo sono responsabili penalmente per atti commessi fuori della loro funzione.


I Casi criminali contro di loro sono portati davanti alle Suprema Corte, e è necessario un permesso parlamentare solo nel caso di tradimento o un’altro crimine contro la sicurezza dello Stato. In definitiva, il tanto declamato modello spagnolo non prevede nessuna guarentigia particolare per i membri del governo: all’art. 102 recita infatti: “La responsabilità penale del Presidente e degli altri membri del Governo sarà fatta valere, se del caso, di fronte alla Sezione Penale del Tribunale Supremo”.


 I ministri portoghesi sono civilmente  responsabili e possono essere perseguiti penalmente, ma possono essere privato dalla loro libertà solo nel caso del flagrante delicto o per crimini che sono punibili con un massimo di più di tre anni di prigione. I ministri sono parlamentari ai quali non è permesso esercitare il proprio mandato.


Perciò il parlamento può, nel caso di un’indagine penale, decidere di sospendere la loro condizione di parlamentare, però la sospensione è obbligatoria quando ciò riguarda un crimine punibile con un più di tre anni. Il presidente portoghese può essere perseguito per crimini non commessi nella attuazione del suo incarico solo dopo che il suo mandato è terminato. Da questo panorama due cose possono essere concluse:


Prima, che la legislazione Italiana attuale non è per niente eccezionale.


Ci sono paesi che hanno un concetto più ampio dell’immunità parlamentare, però la maggioranza dei paesi europei non ce l’ha.


Secondo, è chiaro che l’immunità dei parlamentari è normalmente più ampia nella portata che l’immunità per i membri del governo, tranne che quando ciò riguarda il Capo dello Stato. Questo non dovrebbe essere una sorpresa, perchè il concetto dell’immunità è in gran parte un segno della vittoria storica delle prerogative dei rappresentanti sul potere del re.


In paesi dove i ministri non possono essere parlamentari, le tracce di questa vittoria possono essere trovate più chiaramente, perchè loro non hanno nessuna prescrizione speciale per l’immunità dell’esecutivo, con la eccezione, in alcuni casi, del presidente del consiglio.


Ma persino l’immunità parlamentare non è mai, e da nessuna parte, assoluta.


L’immunità serve per proteggere due interessi; primo, la libertà di espressione nel parlamento e, secondo, la separazione dei poteri.


Comunque, non deve essere dimenticato che la separazione dei potere perde completamente di efficacia  senza reciproci pesi e contrappesi, ed è precisamente  quando uno dei poteri viene posizionato completamente fuori dall’ambito della legge, che quest’ultimo concetto viene reso di fatto impossibile.


Un commento di Roberto Castelli il quale sosteneva che nei paesi civilizzati i giudici non possono giudicare chi governa, non sembra  essere basato su nessuna ricerca approfondita, se non - naturalmente – non si desideri  classificare come esempi di paesi civilizzati le tante dittature di questo mondo nel quale l’elite governante è completamente al di  sopra della legge.


L’immunità per i leader politici di un paese può anche essere difesa con l’argomento che una denuncia criminale di un leader politico o del capo dello Stato potrebbe essere nociva per il governo di quello stato e le sue relazioni esterne.


In ogni modo, ci si è scordati in tale ragionamento che se qualcosa è dannoso allo Stato, esso è con maggiore probabilità il comportamento criminale che ha prodotto l’atto di accusa. Uno stato che si affidi al ruolo della legge è fra le altre cose uno stato nel quale la legge stessa regola la condotta dei politici tanto quanto quella dei comuni cittadini, e dove non c’è potere politico fuori o sopra la legge. Una simile concezione degli Rechtsstaat non potrà mai arrecare danno allo stato. Esattamente il contrario.



a cura dello staff tecnico democrazialegalita.it


Segnalo


 La lettera di Di Pietro a Beppe Grillo:


"Caro Beppe,
ci sono momenti nella vita delle nazioni in cui i cittadini devono fare delle scelte. ... L’otto luglio a Roma dalle ore 18:00 in Piazza Navona, in contemporanea con l’iter di approvazione della legge sulle intercettazioni, l’Italia dei Valori insieme a esponenti della società civile ha indetto una manifestazione per la libertà di espressione e per la giustizia. ( Il testo completo
QUI  )


Il dolo Berlusconi di Marco Travaglio


"Quando il Lodo Schifani-bis, anzi il Lodo Alfano, anzi il Dolo Berlusconi sarà sulla Gazzetta Ufficiale, l’Italia sarà l’unica democrazia al mondo in cui quattro cittadini sono “più uguali degli altri” di fronte alla legge. ... QUI .


Legittimità e legalità di Barbara Spinelli


"Se, come ha scritto Carlo Federico Grosso su questo giornale, «il barometro della legalità in Italia segna tempesta», vuol dire che qualcosa di grave sta succedendo, nel governo e nella coscienza dei cittadini: qualcosa che guasta il rapporto che ambedue hanno con il diritto e la giustizia, che li rende indifferenti alle continue capricciose riscritture di leggi e competenze. Qualcosa che inquina non solo il nostro rapporto con la democrazia ma anche la domanda, diffusa, di stabilità e sicurezza delle istituzioni. Piano piano ci stiamo abituando all'idea, ingannevole, che un governo durevole con vasta maggioranza sia sinonimo di stabilità. Che un esecutivo capace di decidere (o decisionista) sia possibile solo indebolendo istituzioni e fonti di diritto altrettanto centrali per lo Stato (Csm, magistratura)." ...QUI  .



Berlusconi: case, barche, figli e non mi godo nulla...di Marco Galluzzo



ROMA — «Voglio vedere Tokyo, non sono mai stato in Giappone, si parte prima per il G8!». Mentre i giudici e le intercettazioni lo restituiscono al suo passato Berlusconi si concede pensieri esotici. Servono a esorcizzare il presente, smaltire rabbia e delusione: «E pensare che ho barche sulle quali non ha quasi mai messo piede, case che ho visto una volta sola, una famiglia che si gode la vita. Sono l'unico costretto a non avere tempo libero». ... QUI .


domenica 22 giugno 2008

Ho  votato per il PD


Non sono un'elettrice pentita: era l'unica scelta per me e avevo anche delle speranza. Non speravo in una vittoria, ma in un cambiamento, sia pure dall'opposizione. Questo primo periodo è preoccupante più che deludente, perché il PD sembra non essere in grado o non avere voglia di fare un'opposizione efficace alle azioni messe in atto da Berlusconi con il suo seguito governativo e parlamentare. Non ho mai creduto al Berlusconi statista (l'uomo ama le maschere e le cambia con una disinvoltura fin troppo nota), tuttavia non mi aspettavo l'ultima dirompente rinascita del "caimano". E l'opposizione? E Veltroni? Copio e incollo delle analisi che mi aiutano a capire.



Saper fare l'opposizione di Giovanni Sartori





L’opposizione muro contro muro, sempre, ad ogni costo, del Prodi-pensiero sembrava relegata al passato. Purtroppo sembra riemergere. Per colpa di chi? Questa volta di Berlusconi. È lui che dopo un felice esordio rompe il tessuto del dialogo ricadendo nell’antico vizio di usare il potere a proprio vantaggio, di tutelare i suoi interessi privati in atti di ufficio. Berlusconi quando si occupa di se stesso è sempre risolutissimo, si appella sempre alla volontà popolare, e oggi al fatto di essere sostenuto da un consenso del 60 e passa per cento. Ma il consenso elettorale non è un consenso «specifico », ma un consenso all’ingrosso. E il punto è se l’elettorato berlusconiano si rende conto della gravità del caso. Provo a spiegarlo con esempi. Mettiamo che Tizio sia proprietario di una banca, e che come tale stabilisca di poter prelevare quanti soldi vuole. Va bene? No, non va bene. Poniamo che Caio sia capo della polizia, che uccida la moglie e che stabilisca che la polizia non può indagare su di lui. Va bene? Direi di no. Tornando a Berlusconi, lui è capo del governo e come tale vuole essere intoccabile. Ha ragione? Vediamo. L’immunità dei parlamentari è un istituto antico che si afferma, nelle monarchie assolute, per proteggerli dal sovrano. Giusto. Oggi, peraltro, i monarchi assoluti non esistono più. Così la protezione è diminuita: è fornita dalla autorizzazione a procedere. Che però al Cavaliere non serve, visto che il processo che lo preoccupa (il caso Mills) andrà a sentenza tra pochi mesi. Pertanto chiede, per salvare se stesso, un emendamento che rischia di mandare al macero fino a 100 mila procedimenti; e qui siamo davvero fuori proporzione. Non contento, il Nostro riesuma anche la ex Schifani per blindarsi senza fine. Questo secondo provvedimento prevede l’immunità nell’esercizio delle proprie funzioni per 19 casi, incluso ovviamente il suo. E tutti sanno che dopo Palazzo Chigi Berlusconi conta subito di salire per sette anni al Quirinale. Se non siamo ancora a una immunità a vita, siamo nei paraggi. In frangenti come questi, una opposizione «responsabile » (così, bene, Piero Ostellino) cosa può fare per rendersi efficace, il più efficace possibile? Deve presentare contro- progetti che obblighino la maggioranza a discuterli. Nel caso del primo emendamento il suggerimento ragionevole per alleggerire un carico di arretrati giudiziari che è davvero irragionevole, è di accantonare tutti i procedimenti inutili, inutili perché finirebbero in prescrizione. E nel secondo caso la controproposta ragionevole potrebbe essere di concedere l’immunità a tutti i parlamentari che la richiedono, a patto, però, di non essere rieleggibili alla scadenza del loro mandato fino alla sentenza definitiva del procedimento a loro carico. Perché nessuno può essere al di sopra della legge a vita. Lo sono, appunto, i dittatori. Solo loro, vorrei sperare. Leggo che il presidente Napolitano è irritato e molto perplesso. Ne ha ben donde. Il «pacchetto sicurezza » gli sta bene; ma deve inghiottire per questo anche il «pacchettino» salva- Berlusconi? Il suo predecessore, presidente Ciampi, non usò mai — per negare al governo l’autorizzazione a procedere —l’art. 87 della Costituzione; e così fu poi tutto un cedere. Napolitano ha davvero motivo di meditare a fondo. (Il Corriere della Sera - 21 giugno 2008 )


L'opposizione anomala di Barbara Spinelli


Spesso chi ci guarda da fuori dice qualcosa su noi e la nostra storia che è difficile dire a se stessi e perfino pensare. Di questo nostro terzo occhio possiamo risentirci o esser grati: comunque avremo l’impressione d’ascoltare una non improbabile verità. Nel mezzo d’un attonito imbarazzo un ange passe: un angelo passa, dicono i francesi. Accade nella vita degli individui come delle nazioni, e l’Italia non è l’unica a sperimentarlo. La Francia ha iniziato a scrutare dentro il proprio passato fascista grazie allo storico americano Robert Paxton, nel '66: l’angelo passò e i francesi impararono a vedere nel vasto buio della collaborazione. Chi guarda da fuori non è necessariamente uno straniero: può anche essere un connazionale che riesce a guardare da una certa distanza, che è meno fasciato da bende linguistiche patrie. Così è stato per l'Italia nell'ormai lunga epoca dominata da Berlusconi. La parola che più spesso la definisce è, da anni, «anomalia democratica»: il terzo occhio questo vede, anche quando comprende l’inquietudine della maggioranza che l’ha votata.

Sull’anomalia di Berlusconi molto è stato scritto, negarla è difficile. È anomalo il conflitto d’interessi. È anomalo che un governante controlli tutte le tv private e, se è al potere, anche le pubbliche. È anomala la naturalezza con cui, quando è Premier, cura i propri interessi e fabbrica leggi che gli evitino processi. È anomalo il fatto che continuamente si indaghi su di lui per corruzione, anche di giudici. Visti da fuori, i magistrati non sembrano eversori. Tutto questo non sorprende più molto: l’anomalia è nota ai più. Molto meno si è scritto invece sull’anomalia dell’opposizione: anomalia che crea ripetuto sgomento, in chi ci osserva con quel terzo occhio. Un’opposizione così impaurita di sé, così ansiosa d’apparire dialogante e conciliante, si vede di rado nelle democrazie. L’articolo dell’Economist del 12 giugno è rivelatore perché del tutto privo dei nostri infingimenti, come in passato lo è stato su Berlusconi. Questa volta lo sbigottimento si sposta su Veltroni: anche se il leader dell’opposizione ha scelto uno «stile Westminster» (governo ombra, fair play formale) «non c’è assolutamente nulla di britannico» nella sostanza del suo agire. Un’opposizione all’inglese, scrive l’Economist, non avrebbe esitato a indagare su Schifani - dopo le rivelazioni di Abbate e Travaglio - scoraggiando la sua nomina a presidente del Senato. Non avrebbe esitato a denunciare le bugie sulla cordata italiana pronta a comprare Alitalia in condizioni migliori di Air France. Avrebbe alzato una barriera contro il reato d'immigrazione clandestina, il divieto d’intercettazione per crimini tutt’altro che minori, le leggi che sospendono un enorme numero di processi (compresi i processi a Berlusconi; il processo per le violenze contro i manifestanti al vertice G8 del 2001; il processo sulle morti causate dall'amianto). La militarizzazione delle città crea straordinari consensi di italiani, infine, senza perciò divenire ordinaria.

Questa fatica-riluttanza a opporsi non solo è poco britannica. È poco francese, tedesca, americana. Perché nessuno, in questi Paesi, teme di apparire quel che è: inequivocabilmente oppositore, portato a dire no e a mostrare sempre quella che potrebbe essere l’alternativa al governo presente. Non mancano naturalmente le eccezioni: nell’emergenza alcune scelte sono condivise. Ma sono eccezioni, appunto: i politici sanno che le emergenze fiaccano la democrazia proprio perché aboliscono il conflitto, deturpano i modi di dire, demonizzano l’opposizione, parlamentare o giornalistica. Vogliono presto tornare a dividersi e appena possono lo fanno.

Così si comportano, senz’alcuna remora, i socialisti francesi, i democratici Usa, i conservatori inglesi: quando attaccano o contrattaccano, non si sentono in dovere di spiegare i motivi profondamente torbidi per cui hanno interrotto il dialogo. Non danno a questo opporsi il nome indecoroso di antiriformismo o massimalismo. Non sono accusati dalla stampa di «pura agitazione», di «precipitare nel rivoluzionarismo verbale». Nessuno si sognerebbe di accusare i democratici Usa di antibushismo, o la sinistra francese di antisarkosismo. Sono eccettuati i Paesi con larghe intese: in Germania i socialdemocratici non attaccano la Merkel perché la necessità li ha spinti nella Grosse Koalition. Nessuno dei due la voleva, ma hanno dovuto farla e non vedono l’ora di smettere, e riprendere la classica dialettica fra chi governa assumendosene le responsabilità e chi si oppone preparando il ricambio. In Italia non c’è Grande Coalizione ma una strana invasiva idea del decoro impone il linguaggio da Grande Coalizione.

In Italia si fatica a dare un nome al governo Berlusconi: un regime paradossale che promette sicurezza e lede la rule of law. Che fa ardite leggi finanziarie e sottovaluta la cultura della legalità. Ma ancor più impervio è dare un nome all’opposizione. Il Pd si oppone ma non vuol essere antiberlusconiano, si oppone ma non vuol farlo con la determinazione - peraltro rara - dell’Ulivo. Si oppone nell’impaccio, quasi avesse alle spalle severissime offensive: contro il conflitto d’interessi, contro le leggi ad personam. Nulla di questo è stato fatto eppure s’espande la paura di apparire antiberlusconiani, non nella realtà dei fatti ma nell’immaginario della pubblica chiacchiera.

Il clima nelle ultime ore sembra mutato, ma siccome alcune tendenze restano converrà indagare sulle radici di questo immaginario fatto di timori e fantasmi. Una delle radici è forse nella storia del Pci, evidentemente ancora inconclusa o mal conclusa. Non più comunisti, ormai liberali, gli eredi di Togliatti sono alla ricerca di un’identità introvabile ma una cosa sanno e desiderano: tutto vogliono essere, fuorché sembrare quello che sono stati in passato, cioè oppositori intransigenti. È l’intensità dell’opporsi che giudicano deleteria, molto più dell’ideologia che per decenni la sorresse. Abbandonata l’ideologia anche l’opporsi in sé viene abbandonato, come qualcosa di cui ci si vergogna, che sveglia un fantasma sgradito: il proprio. Scrive Paolo Flores d’Arcais sull’Unità che Veltroni non sa dire sì sì, no no. In realtà non oscilla: ha un rapporto malsano con il no, associandolo al no massimalista detto per mezzo secolo dai comunisti dell’Est e dell’Ovest.

Per la verità prima ancora di cambiar nome i riformatori postcomunisti avevano cambiato linea. Ma la cambiarono nell’economia, più che su Stato di diritto e rule of law. Ricordo i tempi in cui chi si congedava dai totalitarismi, in Est Europa, era affascinato da Pinochet. Pinochet aveva abolito la rule of law, ma aveva scommesso sul capitalismo con notevole successo, e questo piaceva al postcomunismo. Quel che non gli piaceva era ben altro, e gli incuteva panico. Panico di somigliare alle sinistre radicali, figure redivive del proprio passato. Panico, oggi, di fronte a chi fa dura opposizione concentrandosi innanzitutto sulla rule of law (Di Pietro, Bonino). Il discredito che colpisce i girotondi (ma che hanno fatto di sovversivo?) è segno di questa pavidità e del conformismo che secerne. Il confluire di tradizioni democristiane nel Pd non aiuta. Avvinti gli uni agli altri, i finti affratellati pencolano nel vuoto.

I massimi dirigenti del Pd hanno grandi tremori e forse non sarebbe male che cominciassero a parlarne. Altrimenti chi guarda da fuori continuerà a sbigottirsi: più sorpreso da questi tremori, in fondo, che da Berlusconi. Tra l’Italia e le altre democrazie si sta aprendo un baratro più vasto di quello che immaginiamo: non solo tra governanti diversi ma tra oppositori, giornalisti, sindacati diversi. Quasi non ce ne accorgiamo. Non ne usciremo dicendo che siamo così complicati e che nessuno, fuori casa, è in grado di capirci. (La Stampa - 22 giugno 2008)


giovedì 19 giugno 2008

Come il Leviatano


William Blake_Behemoth and Leviathan  1825_Tate Gallery


« Dio si vanta di aver generato questo mostro marino, simbolo della potenza del Creatore. »   (Giobbe 40,20-28)



"Dio punta l'indice verso due bestie, Behemoth and Leviathan, e istruisce Giobbe sull'estensione e il potere della Sua creazione. ... Behemoth che domina la terra, come il 'capo delle Vie di Dio'. Leviathan, un mostro marino, è 'King over all the Children of Pride.' ... " continua QUI .

Il Leviatano è stato evocato da Franco Cordero oggi, il giorno dopo l'approvazione dell'emendamento "salva-premier" in Senato. Senatori e senatrici della maggioranza hanno votato unanimi, ciascuna/o di loro obbediente, "perinde ac cadaver", al dettato dello statista testè convertito alla ragion di Stato. Franco Cordero, noto antiberlusconiano, però, ha dei dubbi su questa conversione, e probabilmente pensa al celeberrimo Leviatano di Hobbes. 


La conversione impossibile


di FRANCO CORDERO



NEL DIALETTO subalpino circolava una metafora romanesque: "l'hanno cambiato a balia"; forse lo dicono ancora d'uno che improvvisamente risulti diverso (i dialetti e relativa sapienza vanno estinguendosi); l'ubriacone diventa asceta, il codardo compie gesta eroiche et similia.

Stanno nel fisiologico le metamorfosi lente operate da lunghi esercizi (Freud le chiama forme reattive, Reaktionsbildungen). Qui è innaturalmente fulminea. Tale appariva la conversione del Caimano in homme d'Etat pensoso, equanime, altruista. Impossibile, natura non facit saltus. Nessuno cambia d'un colpo a 72 anni, tanto meno l'egomane insofferente delle regole (etica, legalità, grammatica, buon gusto), specie quando sia talmente ricco in soldi e voti da mettersele sotto i piedi. Era molto chiaro dall'emendamento pro Rete4, in barba alla disciplina della concorrenza, ma i cultori del cosiddetto dialogo perdonano tutto o quasi.

Nell'aria del solstizio, lunedì sera 16 giugno, Leviathan (nome biblico del coccodrillo archetipico) batte due colpi. Partiamo dall'arcinoto retroscena. Come gli capita spesso, soffre d'antipatiche rogne giudiziarie: in un dibattimento milanese prossimo all'epilogo è chiamato a rispondere del solito vizio, definibile lato sensu "frode"; stavolta l'accusa è d'avere pagato David Mills, avvocato londinese, affinché dichiarasse il falso su fondi neri esteri; l'aveva incautamente svelato l'accipiens. Inutile dire quanto gli pesi la prospettiva d'una condanna: il massimo della pena è otto anni, art. 317 ter c. p., o sei, se fosse applicato l'art. 377 (indurre al falso chi abbia la facoltà d'astenersi); appare anomala l'ipotesi d'un presidente del Consiglio interdetto dai pubblici uffici, né sarebbe pensabile l'insediamento al Quirinale nell'anno 2013; punta lì, lo sappiamo, in un'Italia ormai acquisita, patrimonio familiare, dépendance Mediaset. La posta è enorme. Altrettanto i mezzi con cui risponde al pericolo.





Esiste un dl sulla sicurezza pubblica. Palazzo Madama lavora alla conversione in legge. Gli emendamenti presentati dai soliti yes men prevedono la sospensione d'un anno dei processi su fatti ante 1 luglio 2002, la cui pena massima non ecceda i 10, pendenti tra udienza preliminare e chiusura del dibattimento; così tribunali e corti sbrigheranno il lavoro grosso. Lo dicono senza arrossire i presentatori del capolavoro e lo ripete Leviathan nella lettera al presidente del Senato, sua devota creatura, annunciando un secondo passo, ripescare l'immunità dei cinque presidenti, dichiarata invalida dalla Consulta quattro anni fa.

Sarà sospeso anche uno dei processi inscenati a suo carico "da magistrati d'estrema sinistra": gliel'hanno detto gli avvocati; che male c'è?; un perseguitato politico deve difendersi; e ricuserà il presidente del tribunale, lo rende noto en passant. Ma è puro caso che l'emendamento gli riesca comodo. La ratio sta nell'interesse collettivo. Discorso molto berlusconiano, chiunque glielo scriva. Tra un anno sarà immune: se non lo fosse ancora, basterebbe allungare la sospensione; tra cinque da palazzo Chigi scala Monte Cavallo, sono due passi; nel frattempo vuol essersi riscritta la Carta vestendo poteri imperiali (davanti a lui, Charles-Louis-Napoléon, III nell'ordine dinastico, è un sovrano legalitario). In sede tecnica riesce arduo definire questo sgorbio, tanto straripa dalla sintassi legale. Ciurme parlamentari sfigurano il concetto elementare della legge: va al diavolo la razionalità immanente i cui parametri indica l'art. 3 Cost.; l'atto rivestito d'abusiva forma legislativa soddisfa solo l'interesse personale del futuro padrone d'Italia.

Vengono in mente categorie elaborate nel diritto amministrativo: "le détournement du pouvoir"; mezzo secolo fa Francesco Carnelutti configurava l'ipotesi "eccesso di potere legislativo". Siamo nel regno dei mostri, studiato dal naturalista Ulisse Aldrovandi. L'espediente appare così sguaiatamente assurdo in logica normativa, da sbalordire l'osservatore: perché sospendere i processi su fatti ante 1 luglio 2002, mentre seguitano i posteriori?; e includervi i dibattimenti alla cui conclusione manchi un giorno?; tra 12 mesi l'ingorgo sarà più grave, appena ricadano nei ruoli. Che nel frattempo il taumaturgo d'Arcore abbia quadrato il cerchio allestendo una giustizia rapida, è fandonia da imbonitori: la pratica abitualmente, quando non adopera le ganasce; o forse sottintende una tacita caduta nella curva dell'oblio; spariscono e non se ne parla più, amnistia anonima. Oltre alla patologia amministrativa, l'incredibile pastiche ne richiama una civilistica: il dolo, nella forma che Accursio chiamava "machinatio studiosa", stretta parente della frode, tale essendo la categoria sotto cui è definibile l'epopea berlusconiana (avventuriero piduista, impresario delle lanterne magiche, grimpeur d'affari risolti con trucchi penalmente valutabili, intanato in asili fiscali a tenuta ermetica, spacciatore d'illusioni elettorali): gli emendamenti galeotti hanno come veicolo un dl firmato dall'ignaro Presidente della Repubblica su materie nient'affatto analoghe, e s'era guardato dal dire cosa covasse; in nomenclatura romana, dolus malus.

Gli sta a pennello l'aggettivo tedesco "folgerichtig", nel senso subrazionale: ha dei riflessi costanti (finto sorriso, autocompianto, barzelletta, morso, digestione); non tollera le vie mediate; sceglie d'istinto la più corta, come il caimano quando punta la preda. Con questa sospensione dei processi sotterra l'azione obbligatoria: Dio sa cos'avverrà nei prossimi cinque anni ma gli obiettivi saltano all'occhio: la vuole a' la carte; carriere distinte, ovvio; Procure agli ordini del ministro, sicché il governo disponga della leva penale; procedere o no diventa scelta politica (se ne discorreva nella gloriosa Bicamerale sotto insegna bipartisan: Licio Gelli, fondatore della P2, rivendicava i diritti d'autore riconoscendo le idee del suo "Piano" d'una "rinascita democratica" anno Domini 1976; l'ancora invisibile demiurgo frequentava la loggia in quarta o quinta fila). A quel punto nessuno lo smuoverebbe più se fosse il superuomo cantato dai caudatari, invulnerabile dal tempo. Le altre due mete è chiaro quali siano: prima, uscire dall'Unione europea, compagnia scomoda; seconda, moltiplicare lo smisurato patrimonio. Sul quale punto nessuno con la testa sul collo ha dubbi: anni fa gli contavano 40 mila vecchi miliardi; crescono come la vorace materia prima evocata da Anassimandro.

La Repubblica, 19 giugno 2008. QUI.


 


martedì 17 giugno 2008

Come un colpo di Stato


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«Con Berlusconi il nostro resta un assetto costituzionale in ordine, la Carta della Prima Repubblica non è stata abolita. Perché non c’è più bisogno di rifarla: la si può svuotare dall’interno. Se si impacchetta la Corte costituzionale, se si paralizza la magistratura...». ...


«La Carta della prima Repubblica non è stata abolita perché non c´è più bisogno di rifarla. La si può svuotare dall´interno. Basta paralizzare la magistratura. Alla fine il potere politico comanda da solo». ...


«Forse no. La mia è soltanto una ipotesi di dottrina: si può lasciare tutto intatto, tutto il meccanismo di pesi e contrappesi, e di fatto impossessarsene, occuparne ogni spazio. Alla fine rimane un potere “transitivo” che traversa tutto il sistema politico e comanda da solo». ... Giovanni Sartori [ QUI ]


Ma non basta paralizzare la magistratura. E' necessario anche intimidire e minacciare concretamente i giornalisti bloccando la libera informazione, senza dimenticare i siti e i blog e tutto quanto può disturbare perfino negli spazi ristretti della rete che in certi casi ormai assomigliano sempre più sinistramente ai samizdat di sovietica memoria. Le vicende storiche non si ripetono mai allo stesso modo, ma si ripetono. Oggi le democrazie si uccidono così.


arrestate anche me




Arrestateci tutti. Disobbedire per informare


Appello nel blog


VOGLIO SCENDERE

lunedì 16 giugno 2008




Ritorno a casa dal mare Jonio di Puglia. Felicità di fine primavera su un mare di perla orlato di nuvole rosa. Ricomincio. Un salto nella caligine del quotidiano politico e sociale della "nuova" Italia berlusconiana. Non riesco a sdilinquirmi come il Ratzinger vaticano o la Marcegaglia confindustriale o certi capi sindacali o il guerrafondaio Bush. E non riesco nemmeno a essere un po' tranquilla, anzi un'angoscia grande e profonda mi tiene cuore e mente.



lunedì 2 giugno 2008


2 Giugno: Festa della Repubblica Italiana.

W la Repubblica Italiana

W la Costituzione.

W le italiane e gli italiani.