giovedì 30 ottobre 2008


sole sorgente-Puglia


"Colui che si prende cura di sé, si prende cura degli altri, si prende cura di sé".


La giusta protezione di se stessi è l'espressione della saggezza, la giusta protezione degli altri è l'espressione della compassione:


"Il nobile dal cuore compassionevole non uccide né permette che si uccida, non sottomette né fda sottomettere: egli è benevolo verso tutti gli esseri viventi e nessuno gli è ostile".


Samyuttanikaya, Il discorso di Sedaka - Itivuttaka, Le singole, III, 7


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La Profezia di Cossiga



Oggetti tricolori (La Stampa)


Quel camion pieno di spranghe di Curzio Maltese


Il senatore a vita e presidente emerito Francesco Cossiga, in una intervista al Quotidiano Nazionale del 23 ottobre scorso,  ha consigliato al Ministro degli Interni di manovrare il dissenso della scuola in questi giorni infiltrando provocatori che suscitino violenza in modo da giustificare l'uso contro di loro della forza pubblica.


La profezia/confessione di Cossiga ha cominciato ad avverarsi? Spero di no. Eppure ieri in Piazza Navona ci sono state le prime violenze in un movimento finora  tanto determinato quanto pacifico. Poi è comparso un camioncino bianco carico di oggetti tricolori che dei personaggi hanno usato come fossero spranghe. Un camioncino bianco nella zona pedonale di Piazza Navona.




«Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei»
Intervista a Cossiga



ROMA. PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato?
«Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo. Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figuraccia».
Quali fatti dovrebbero seguire?
«Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia?

«In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece?
«Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che?

«Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti?

«Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no?
«Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica: spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio?
«Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università. E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta?
«Non è possibile, è probabile. Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo». ... continua


Andrea Cangini, QUOTIDIANO.  "GIORNO/RESTO/NAZIONE", giovedì 23 ottobre 2008
Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita. (dal Blog di Beppe Grillo)

lunedì 27 ottobre 2008

BERLUSCONISMO (1)



 




  1. «Non sono riuscito a vedere le immagini della manifestazione. Ho sentito solo le dichiarazioni della Questura di Roma e non posso che dire, come hanno già detto altri, che questa è la sinistra delle frottole, delle invettive, delle calunnie».



  2. «È stata una manifestazione democratica. Non ho nulla da eccepire eccetto sulle cifre», ma «la più grande manifestazione democratica c’è già stata il 13 e 14 aprile quando i cittadini ci hanno dato una grande maggioranza e noi siamo impegnati e obbligati a realizzare il nostro programma».



  3. «Veltroni si rassegni. Ha perso e per cinque anni non c’è niente da fare. Invece di manifestare farebbe meglio a riposarsi per prepararsi ad una bella campagna elettorale tra cinque anni e lasciarci lavorare meglio e con più profitto per gli italiani».



  4. «Con questa opposizione che sfortunatamente ci troviamo avremo il solito rapporto: se vorranno unirsi a noi per votare i provvedimenti nell’interesse del Paese sono i benvenuti, se hanno suggerimenti utili al Paese saremo noi a votare i loro provvedimenti, ma finora sono arrivate solo critiche».


  5. «Andiamo avanti a governare e a fare cose di buon senso che sono nel programma qualunque cosa dica Veltroni o qualcun altro nell'opposizione». «Hanno usato strumentalmente la scuola: pensate all'università, non abbiamo ancora fatto nulla e già ci hanno mosso critiche e mosso gli studenti nelle strade con una strumentalizzazione difficilmente definibile anche di studenti e bambini».

  6. «Ricompattarsi con un uomo malvagio come Di Pietro, che ha mandato in galera 15 persone che poi non sono state nemmeno rinviate a giudizio - ha detto il presidente del Consiglio - che ha rovinato la vita di 15 persone, mettersi in alleanza con un uomo del genere che sbraita in questo modo in maniera forsennata e irragionevole credo che vada a tutto disdoro di chiunque lo facesse».

  7. «Io sono al 72% di gradimento. Il centrosinistra continui pure a sgambettare in televisione, a dire le solite insulsaggini: non faranno che continuare a perdere consenso anche di chi oggi è dalla loro parte». (frasi estrapolate da un articolo del Corriere della Sera: qui)


Penso che ormai si possa parlare del "berlusconismo" come di una ideologia politica, economica e sociale che prende il nome dal suo fondatore e leader massimo. Il partito che si sostanzia dell'ideologia berlusconista c'è: oggi si chiama "Popolo della Libertà". E' il partito che,  alleato con la Lega, ha vinto le elezioni con un largo margine. Tutto democraticamente corretto? Se il quadro è questo, sì. Nessuno ha il diritto di obiettare alcunché. Ma il quadro non è questo.


Il successo del partito berlusconista poggia su un enorme conflitto d'interessi che confligge tragicamente con l'idea di democrazia così come è concepita in Occidente, e si avvale di uno strapotere mediatico insopportabile in qualsiasi democrazia "occidentale". Di questo partito mi piacerebbe vedere i punti fondanti e le linee teoriche, facendo la spola tra la storia iniziale del suo fondatore e le idee dichiarate di volta in volta. Comincio dalla fine, cioè dalle dichiarazioni sulla grande manifestazione del Circo Massimo a Roma, sulle persone che con calma determinazione hanno espresso il loro dissenso. Nulla è meglio dei fatti per capire, analizzare e valutare. I fatti qui sono le parole stesse del Capo del Governo.


Le parole qui sopra riportate dimostrano che l'uomo oggi al potere in Italia non ha capacità di ascolto e non è in grado di capire le ragioni del dissenso. Poiché non gli riesce di immaginare che qualcuno possa dissentire da lui, eccolo con le sue solite frasi sprezzanti e con le sue battute rivelatrici, come l'invito a Veltroni perché si riposi per cinque anni. Fuor di metafora, lui, l'uomo al potere non vuole nessuna opposizione, e questo è quanto.

domenica 26 ottobre 2008




"Contemplando con l'occhio divino l'immenso mare dell'esistenza increspato dalle onde di innumerevoli esseri, vide che 'incessantemente morivano e di nuovo nascevano...'." Dhammapada, XI, Jaravagga


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Riaprire il futuro di Barbara Spinelli



Il caos calmo della rabbia riformista di Eugenio Scalfari


Da San Giovanni al Circo Massimo di Curzio Maltese



Intervista a Francesco Cossiga. Presidente emerito della Repubblica Italiana e senatore a vita. (dal Blog di Beppe Grillo)





Tagli spietati , traduzione dell'articolo  Cut-throat savings in NATURE




domenica 12 ottobre 2008

Diario domenicale con editoriali. Sono analisi complesse nelle quali ho colto un elemento unificante: la mancanza. Di volta in volta, mancanza di pietas e di realismo, mancanza di coesione e di  solidarietà nella società italiana, mancanza di serietà e affidabilità  al governo.



  • L'uomo senza pecunia di BARBARA SPINELLI.


... «Tutto questo un giorno passerà. Lo vediamo adesso nel crollo delle grandi banche: questi soldi scompaiono, sono niente. E così tutte queste cose, che sembrano la vera realtà sulla quale contare, sono realtà di secondo ordine. Chi costruisce la sua vita su queste realtà, sulla materia, sul successo, su tutto quello che appare, costruisce sulla sabbia. Solo la Parola di Dio è fondamento di tutta la realtà». 


Nemmeno se avesse detto queste parole vestito d’un saio - non era vestito d’un saio - il Papa sarebbe stato vicino a chi soffre. Le parole son belle, ma nella voce è come se mancasse un poco di bontà, di veridicità. La voce non dice quel che propriamente sta accadendo. Denuncia una sorta di danza panica attorno al dio denaro, mentre quel che viviamo è un risveglio amaro e una prova scabrosa. È l’uscita costosa da molteplici bolle d’illusioni, ed è lo sforzo che ci tocca fare per non incapsularci in altre bolle: ieri la bolla che dilatava irrealisticamente il valore delle cose, oggi la bolla che le svaluta indiscriminatamente tutte; ieri si credeva che il mercato si regolasse da solo, oggi si sogna uno Stato di nuovo onnipotente. Come altre volte in passato - le terribili crisi finanziarie narrate da Emile Zola sul finire dell’800, nel romanzo Il Denaro; il grande crollo del 1929 - quel che rischia il naufragio è la parte migliore dell’uomo: la fiducia innanzitutto, quest’inclinazione che fonda la civiltà e il coesistere umano pacifico. All’origine del tracollo borsistico c’è un precipizio mondiale della fiducia: fiducia nel mercato e nella politica, negli imprenditori e nella finanza, fiducia del cittadino verso le banche e delle banche tra loro. Ecco, davvero, un nichilistico non credere più in nulla, non aver più fede nella buona fede dell’altro. ...


... Il cardinale Siri, che era un conservatore, coltivava una vicinanza ai poveri che spesso è coltivata dai veri conservatori. Usava ripetere il proverbio: Homo sine pecunia imago mortis. L’uomo senza denaro è immagine della morte: è uomo chiuso, che diffida del simile, che non pratica lo scambio, amicistico o mercantile.

Anche queste antiche saggezze sono realistiche, autenticamente: non inventano, non costruiscono sulla sabbia. L’assenza di pecunia è assenza di cibo, di vita, di fede nell’altro. Gli accenni di Siri al denaro fanno pensare a una Chiesa che non si occupa solo dei primi nove mesi di vita e delle ultime ore dell'uomo, ma anche di quello che c’è in mezzo: un corto tragitto mortale, ma non sprezzabile. Non incantabile, comunque, con l’Eiapopeia vom Himmel, con la ninnananna del cielo. 


La Stampa, 12 ottobre 2008 )



  • Il Paese nella morsa della sfiducia. Gli italiani pessimisti come mai prima di ILVO DIAMANTI.


E' come essere in guerra. E forse è proprio così. Anche se gli attacchi aerei e missilistici sono rimpiazzati dagli indici Dow Jones, MIB, Nasdaq e CAC. Il che fa una bella differenza, ovviamente e per fortuna.

Ma è una vera guerra quella che si combatte ogni giorno sulle piazze finanziarie di ogni parte del mondo.
E come tale è rappresentata, sui media. A ogni ora un bollettino che annuncia i dati della catastrofe. Le borse che crollano dovunque. Mentre i grandi (?) del mondo si incontrano e si affacciano sulle tivù. Per spiegare che non c'è da preoccuparsi, nessuna banca fallirà, nessun risparmiatore perderà i suoi risparmi. Producendo l'effetto opposto. Perché è difficile non farsi prendere dal panico quando i grandi del mondo ripetono che non bisogna farsi prendere dal panico. Sentirsi tranquilli quando le autorità intimano che bisogna restare tranquilli, mantenere i nervi saldi e il sangue freddo. Se non vi fossero motivi di timore, perché affannarsi a rassicurarti a ogni minuto che passa? ... 


( La Repubblica, 12 ottobre 2008 )



  • Domani mattina decidono le Borse di EUGENIO SCALFARI.


... Si aspetta con il fiato in gola la campanella d'avvio delle Borse europee di domani mattina. Dopo il G7 di ieri e il vertice europeo di oggi saranno infatti domani i mercati a giudicare l'efficienza delle decisioni raggiunte dai cosiddetti Grandi. Anche questa qualifica è in discussione: se i mercati non avranno recuperato la fiducia nonostante le decisioni di Washington e di Parigi vorrà dire che i Grandi sono ormai considerati come maschere del teatro dei pupi, prive di credibilità e di forza. Speriamo che non sia così perché l'alternativa sarebbe una catastrofe planetaria. ...


In mezzo al fragore della tempesta che sta sconvolgendo il mondo fa una certa impressione osservare gli alterni comportamenti del nostro capo di governo. In una società dove lo spettacolo di massa ha ormai occupato interamente lo spazio pubblico Silvio Berlusconi grandeggia, l'aspetto ludico è quello che meglio gli si confà e dove dà il meglio di sé e in queste giornate lo applica al dramma delle Borse in picchiata continua. Venerdì scorso ha toccato culmini difficilmente raggiungibili. Ha suggerito quali titoli sarebbe più opportuno comprare, l'Eni e l'Enel. Tre giorni prima, aveva perfino citato Mediaset in conferenza stampa. Poi ha aggiunto che forse a partire da domani le Borse saranno chiuse fino a quando i Grandi avranno concordato nuove regole. Infine, essendo stato immediatamente smentito perfino dalla Casa Bianca, ha smentito se stesso come d'abitudine.
Un uomo così verrebbe interdetto dai suoi familiari. A maggior ragione se è il capo dell'Esecutivo dovrebbe esser sottoposto a "impeachment".
Ma poiché piace al pubblico del Bagaglino lui continua e i "media" compiacenti applaudono le sue esibizioni. ...


La Repubblica, 12 ottobre 2008 .

domenica 5 ottobre 2008

Laicità all'italiana e alla francese



"Il presidente della Repubblica interviene poi sul rapporto fra Stato e chiesa. L’Italia e la Santa Sede hanno un rapporto contraddistinto da «reciproco rispetto e feconda collaborazione». Così Giorgio Napolitano ha iniziato il suo discorso. E ancora: «Ci onora, ci emoziona e sollecita la nostra riflessione e la visita che ella ci rende in questo palazzo che ha conosciuto le ferite della storia, ma che vede oggi, e già da lungo tempo, la Repubblica italiana e la Chiesa cattolica incontrarsi in un rapporto di reciproco rispetto e di feconda collaborazione».

Il Papa da parte sua, nel corso del suo discorso pubblico al Quirinale, lancia invece un forte appello: «La Chiesa cattolica non compie prevaricazioni ai danni della libertà del resto della società, ma rivendica per i suoi membri la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo». «Mi auguro - ha scandito Benedetto XVI - che l'apporto della Comunità cattolica venga da tutti accolto con lo stesso spirito di disponibilità con il quale viene offerto. Non vi è ragione - ha sottolineato il Papa - di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo. Ciò sarà ancor più agevole - ha aggiunto Ratzinger - se mai verrà dimenticato che tutte le componenti della società devono impegnarsi, con rispetto reciproco, a conseguire nella comunità quel vero bene dell'uomo di cui i cuori e le menti della gente italiana, nutriti da venti secoli di cultura impregnata di Cristianesimo, sono ben consapevoli»." (La Stampa, 4 ottobre 2008)



A Sarkozy e ai francesi Benedetto XVI, nella sua recente visita in Francia, ha detto:


«Sul problema delle relazioni tra sfera politica e sfera religiosa - dice Ratzinger - Cristo aveva già offerto il criterio di fondo in base al quale trovare una giusta soluzione», ovvero «quando affermò: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio». Entrando nello specifico del caso francese, il Papa sottolinea come «la Chiesa in Francia gode attualmente di un regime di libertà». «La diffidenza del passato - prosegue - si è trasformata poco a poco in un dialogo sereno e positivo, che si consolida sempre di più. Un nuovo strumento di dialogo esiste dal 2002 ed io ho grande fiducia nel suo lavoro, perché la buona volontà è reciproca. Sappiamo che restano ancora aperti certi territori di dialogo che dovremo percorrere e bonificare poco a poco con determinazione e pazienza».

Benedetto XVI ricorda il passaggio in cui Sarkozy parlò di «laicità positiva». «In questo momento storico in cui le culture si incrociano tra loro sempre di più - sottolinea il Papa - sono profondamente convinto che una nuova riflessione sul vero significato e sull’importanza della laicità è divenuta necessaria. È fondamentale infatti, da una parte, insistere sulla distinzione tra l’ambito politico e quello religioso al fine di tutelare sia la libertà religiosa dei cittadini che la responsabilità dello Stato verso di essi e, dall’altra parte - conclude Benedetto XVI - prendere una più chiara coscienza della funzione insostituibile della religione per la formazione delle coscienze e del contributo che essa può apportare, insieme ad altre istanze, alla creazione di un consenso etico di fondo nella società». (La Stampa, 12 settembre 2008)


La Costituzione Italiana recita:



Art. 67.


Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.


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Per completezza:



venerdì 3 ottobre 2008



TESTAMENTO BIOLOGICO


sole buio


Abiura di una cristiana laica


“Questo è un addio. E’ un addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla Chiesa italiana. Monsignor Betori nega la coscienza e la libertà ultima di essere una persona. Si rende conto?”

Questo è un addio. A molti cari amici – in quanto cattolici. Non in quanto amici, e del resto sarebbe un fatto privato. E’ un addio a qualunque collaborazione che abbia una diretta o indiretta relazione alla chiesa cattolica italiana, ...


Questo addio interessa a ben poche persone, e come tale non meriterebbe di esser detto in pubblico. Ma se oggi scrivo queste parole non è certo perché io creda che il gesto o la sua autrice abbiano la minima importanza reale o morale: bensì per un senso del dovere ormai doloroso e bruciante. Basta. La dichiarazione, riportata oggi su “Repubblica”, di Mons. Betori, segretario uscente della Cei, e “con il pieno consenso del presidente Bagnasco”, secondo la quale, per quanto riguarda la fine della propria vita, alla volontà del malato va prestata attenzione, ma “la decisione non deve spettare alla persona”, è davvero di quelle che non possono più essere né ignorate né, purtroppo, intese diversamente da quello che nella loro cruda chiarezza dicono.


E allora ecco: questa dichiarazione è la più tremenda, la più diabolica negazione di esistenza della possibilità stessa di ogni morale: la coscienza, e la sua libertà. La sua libertà: di credere e di non credere (e che valore mai potrebbe avere una fede se uno non fosse libero di accoglierla o no?), di dare la propria vita, o non darla, di accettare lo strazio, l’umiliazione del non esser più che cosa in mano altrui, o di volerne essere risparmiato. Sì, anche di affermare con fierezza la propria dignità, anche per quando non si potrà più farlo. E’ la possibilità di questa scelta che carica di valore la scelta contraria, quella dell’umiltà e dell’abbandono in altre mani. Ma siamo più chiari: quella che Betori nega è la libertà ultima di essere una persona, perché una persona, sant’Agostino ci insegna, è responsabile ultima della propria morte, come lo è della propria vita. Fallibile, e moralmente fallibile, è certo ogni uomo. Ma vogliamo negare che, anche con questo rischio, ultimo giudice in materia di coscienza morale sia la coscienza morale stessa? Attenzione: non stiamo parlando di diritto, stiamo parlando di morale. Il diritto infatti è fatto non per sostituirsi alla coscienza morale della persona, ma per permettergli di esercitarla nei limiti in cui questo esercizio non è lesivo di altri. Su questo si basano ad esempio i principi costituzionali che garantiscono la libertà religiosa, politica, di opinione e di espressione.


Oppure ci sono questioni morali che non sono “di competenza” della coscienza di ciascuna persona? Quale autorità ultima è dunque “più ultima” di quella della coscienza? Quella dei medici? Quella di mons. Betori? Quella del papa? E su cosa si fonda ogni autorità, se non sulla sua coscienza? Possiamo forse tornare indietro rispetto alla nostra maggiore età morale, cioè al principio che non riconosce a nessuna istituzione come tale un’autorità morale sopra la propria coscienza e i propri più vagliati sentimenti? C’è ancora qualcuno che ancora pretenda sia degna del nome di morale una scelta fondata sull’autorità e non nell’intimità della propria coscienza? “Non siamo per il principio di autodeterminazione”, dichiara mons. Betori, e lo dichiara a nome della chiesa italiana. Ma si rende conto, Monsignore, di quello che dice? Amici, ve ne rendete conto? E’ possibile essere complici di questo nichilismo? Questa complicità sarebbe ormai – lo dico con dolore – infamia.


di Roberta de Monticelli (Il Foglio, 2 ottobre 2008)


Una testimonianza senza pari per tensione morale e valore delle argomentazioni. Da parte di una persona che vive nella fede cattolica. Laici, agnostici, atei e quanti non si riconoscono nella chiesa di Roma, tutti sostengono le medesime cose. E io con loro. Sono stata educata anch'io, con buon rigore, nella chiesa cattolica. Conservo il buono di quegli insegnamenti e di quelle riflessioni sulla vita e sulla morte, e anche sul rapporto con la divinità, sebbene abbia "abiurato" anch'io molto tempo fa. Un processo lento di allontamento e di ribellione a tante idee e a tanti comportamenti che mi sembravano e mi sembrano assurdi. Non ho mai smesso, però, di continuare a cercare un senso e a vivere almeno come se un senso alto e splendente l'avesse questa nostra vita misteriosa in ogni suo aspetto. Una vita che, lo impariamo presto, non è infinita. E, mentre viviamo, dobbiamo contemplare la morte, ognuno/a con ciò che ha nel cuore e nella mente, ma senza certezza alcuna. Ora ci tocca anche contemplare quella zona sconosciuta tra la vita/non vita e la morte, una zona che immagino come il sole buio di un tramonto di maggio che mi è capitato di fotografare in una giornata comunque felice.


Per completezza: 


Testamento biologico: Bagnasco apre uno spiraglio, Ruini chiude un portone. in Adista.


Immagine 766


Aggiornamento del 4 ottobre 2008


Mi sembra giusto indicare le risposte date a Roberta de Monticelli da Mons. Betori, direttamente chiamato in causa, e di Ferrara, direttore del giornale che ha ospitato l'abiura pubblica della stessa. I miei riferimenti filosofici ed etici sono altri, tuttavia m'interessa ascoltare le voci di chi è più lontano dalle mie posizioni. Ferrara lo sento lontano anche nel metodo, che consiste nel mescolare abilmente argomenti e argomentazioni impressionando benevolmente. A prima vista. Ma, se qualcuno si prendesse la briga di precisare ogni enunciato, ogni concetto, sarebbe facile scoprire dov'è l'imbroglio. Non ho voglia di discutere, però, e poi l'hanno già fatto in tanti. Se potrò, andrò avanti con la pubblicazione di altre testimonianze e, magari, dei testi degli autori che quasi sempre vengono citati senza citazioni, in tal modo piegandoli al proprio punto di vista. Nel frattempo non è inutile accostarsi al Betori-pensiero e al Ferrara-pensiero per farsi un'idea delle posizioni del Vaticano e dei cosiddetti atei-devoti.



  • La risposta di Giuseppe Betori a Roberta de Monticelli: Chiedo anch’io la libertà di coscienza. Altra cosa dall’auto-determinazione. (L'avvenire, 3 ottobre 2008) 

  • La risposta di Giuliano Ferrara a Roberta de Monticelli: La coscienza libera di De Monticelli è abissale fino a diventare un’incognita. (Il Foglio, 3 ottobre 2008


  • La Chiesa gerarchica contro i cattolici. Il teologo Mancuso: Spetta alla persona decidere sulla sua vita. Sulla sospensione delle cure e il testamento biologico la Chiesa non riconosce il primato della libertà di coscienza di Vito Mancuso. QUI .