lunedì 31 dicembre 2007

Compleanno di una Costituzione



La Costituzione della Repubblica Italiana domani, 1Gennaio 2008, compirà sessant'anni.


COSTITUZIONE


DELLA REPUBBLICA ITALIANA


(Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298).


IL CAPO PROVVISORIO DELLO STATO



 


Vista la deliberazione dell’Assemblea Costituente, che nella seduta del 22 dicembre 1947 ha approvato la Costituzione della Repubblica Italiana;


Vista la XVIII disposizione finale della Costituzione;


PROMULGA


La Costituzione della Repubblica Italiana nel seguente testo:


PRINCIPÎ FONDAMENTALI








Art. 1.


L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.


La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.


Il lavoro, primo principio fondante della nostra nazione. Che cosa è successo al mondo del lavoro funestato dalla morte di oltre mille lavoratori e da più di un milione di infortuni? Il 2008, anno dei Diritti Umani, dovrà essere impiegato per riportare al punto principale il rispetto dei diritti individuali e collettivi di tutti i lavoratori e per far arretrare la logica perversa del profitto a ogni costo, sopra ogni cosa, contro ogni principio di solidarietà e di morale. Ricordiamolo, ripetiamocelo questo Art. 1 della nostra Costituzione per salutare i lavoratori morti e abbracciare le loro famiglie.


 



 



Art. 3.


Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.


È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


      La pari dignità sociale e l'uguaglianza. Come è successo che in questo scorcio  di anno ci siamo ritrovati a discutere furiosamente su un articolo di legge contro le discriminazioni, battezzato tout court come decreto"antiomofobia"? Un articolo decaduto alla Camera per intervento dello Spirito Santo che ha indotto in un errore tecnico l'estensore del suddetto. E dire che questo Art. 3 rifulge di perfetto spirito umanista!




Art. 7.


Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.


I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.


Indipendenza e sovranità. Il terribile, per me e per molti, Art. 7. Un'assurdità giuridica in una legge costituzionale peraltro di grande valore civile. Un tributo all'antico potere temporale dei Papi, un pasticcio che fa sentire i suoi effetti oggi più che in passato. Una mancanza di lungimiranza del PCI guidato da Togliatti,  un errore in cui sembra insistere anche il Partito Democratico ancora in formazione.

sabato 29 dicembre 2007

La replica di Paola Binetti a Walter Veltroni


BINETTI: "COME NEUROPSICHIATRA HO ESPERIENZA DECENNALE DI OMOSESSUALI CHE SI FANNO CURARE. NON SONO ANDATA A CERCARLI IO"
“Caro Walter, con i diktat non si costruisce il Pd”
venerdì 28 dicembre 2007 ,
  la Stampa


di GIACOMO GALEAZZI

ROMA È grave che Veltroni, spinto dalla pressione degli omosessuali, voglia soffocare il confronto su temi così importanti. No, Walter, non è con i diktat su unioni civili e omosessualità che si costruisce il Partito democratico». Prima nel forum alla «Stampa» con il laicissimo compagno di partito Piergiorgio Odifreddi, poi nel commento all’inchiesta di «Liberazione» sui terapisti cattolici che curano i gay come se fossero malati, la senatrice teodem Paola Binetti aveva definito una «patologia» l’omosessualità e invocato «piena libertà di coscienza» contro il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Ieri, con una lettera alla «Stampa», è intervenuto per criticarla il segretario del Pd, Veltroni («Sui gay Binetti sbaglia e i Cus sono un passo in avanti per l’Italia»), ma lei non ci sta e denuncia il tentativo di «imporre dall’alto una volontà politica».

Veltroni la critica per la definizione di omosessualità come malattia. Cosa replica?

«Veltroni dice: io la penso così, io dico così e così si faccia. Ma come neuropsichiatra ho esperienza decennale di omosessuali che si fanno curare. Non sono andata a cercarli io, sono loro che sono venuti in terapia da me perché dalla loro esperienza ricavano disagio, sofferenza, ansia, depressione e incapacità di sentirsi integrati nel gruppo. Non sono io a sostenerlo, è un dato oggettivo. Fino a poco tempo fa il Dsm4, la “bibbia degli psichiatri” cui fanno riferimento il ministero della sanità, le Regioni e i principali manuali diagnostici, ha sempre inserito l’omosessualità tra le patologie del comportamento sessuale. Poi la lobby dei gay l’ha fatta cancellare. Ma noi specialisti continuiamo a collocarla tra i disturbi del comportamento sessuale».

Ma sui temi eticamente sensibili non ha diritto di esprimersi anche il segretario del Pd?

«Certo, però quella di Veltroni è un’esplicita mossa politica che anticipa e brucia il dibattito. In questa presa di posizione mi ricorda l’imitazione che ne fa Crozza: difende il riconoscimento dei diritti individuali, “ma anche” la specificità della famiglia. Intanto, però, detta al Pd come esprimersi in questioni su cui ferve il confronto. Invece di favorire la condivisione e la riflessione interna, la sua dichiarazione è uno stigma. Sulle unioni civili, per esempio, c’è un disegno di legge in discussione al Senato, però manca ancora la formula che legittimi la condizione individuale dei conviventi senza creare un matrimonio di serie B come i Dico o di serie C come i Cus. Eppure l’analogia col matrimonio va esclusa. Veltroni non parla a titolo personale, ma da segretario che ha dietro tutto il pressing degli omosessuali che lo vogliono obbligare a schierarsi a loro favore».

Lei però dopo aver quasi fatto cadere il governo sull’emendamento anti-omofobia, rischia di far esplodere il Pd...

«La mia coscienza resta qua. La famiglia da modello di riferimento è stravolta in una caricatura, in una falsariga su cui poter scrivere qualunque diritto. Nella commissione per il manifesto dei valori del Pd e in Parlamento, stiamo cercando una sintesi, però gli ostacoli ci sono. Le unioni di fatto non prevedono solo diritti individuali, ma il riconoscimento del vincolo affettivo e le prerogative del matrimonio come la reversibilità della pensione, l’eredità, l’adozione. Nessuno nega al malato di farsi assistere in ospedale da chi vuole, però se alla relazione di fatto si vuole attribuire gli stessi diritti del matrimonio io mi opporrò sempre».

Fino a che punto?

«Non ho alcuna intenzione di uscire o di farmi cacciare. Però non si può mettere la fiducia o imporre una fedeltà di partito e un voto di gruppo su questioni che stravolgono il tessuto sociale. Il Pd rappresenta una novità assoluta del panorama politico italiano e anche le diversità contribuiscono allo spirito di rispetto e di dialogo. Però si deve avere il coraggio di dire le cose, di confrontarsi e di trovare le soluzioni necessarie. Senza richiamarsi alla coscienza tutto diventa possibile: i Dico, i Pacs, il matrimonio omosessuale con la possibilità dell’adozione».


A completamento del post "Non nominare il nome di Dio invano" copio e incollo l'intervista in cui la senatrice Binetti espone ampiamente il suo punto di vista. A lei, poi, chiarirei che non faccio parte di alcuna lobby, nemmeno omosessulae. Solo per caso, non ho nemmeno amicizie omosessuali. Solo per caso. Faccio parte, però, di una grande lobby: quella che abbraccia tutti gli esseri umani. Con amore e compassione.

venerdì 28 dicembre 2007


Un premio per i blogger che fanno pensare, che stimolano pensieri. Bella idea per una catena, difficile scelta quando si devono nominare alcuni amici soltanto e non tutti, come si vorrebbe.


E' stato Masso57 a nominarmi e a lasciarmi il compito di nominare a mia volta altri cinque blogger. Una catena che, come tutte le catene, incatena i nominati. 


Le regole per partecipare sono queste:


1. Partecipare solo se si è stati nominati.

2. Lasciare un link al
post originario inglese

3. Quindi inserire nel post il logo del Thinking blog award. 


4. Indicare i 5 blog che hanno la capacità di farti pensare


I miei nominati:


Il vecchio della montagna e il suo "Cogito ergo sum"


Timelineofblue   e il suo Oltre il Tempo e lo Spazio


Lino Di Gianni e il suo Lievi[ta]menti 


Marzia e le sue Alchimie


Raymond e le sue Favole Private



 


 

giovedì 27 dicembre 2007

Imperversa ancora la senatrice Binetti, numeraria dell'Opus Dei, indi cattolica, e infine, ma solo all'ultimo posto e perfettamente condizionata dai primi due, rappresentante dei cittadini italiani in Parlamento, nonché membro dei 100 che stanno stendendo il Manifesto del Partito Democratico (per completezza, dei 100 fa parte anche Odifreddi). Stamattina nel sito de La Repubblica ho trovato un articolo che mi preoccupa non poco come cittadina italiana e come elettrice. Copio e incollo a futura memoria.


Non nominate il nome di Dio invano


di EUGENIO SCALFARI



MI HANNO molto colpito i pensieri e le parole scritte nei giorni scorsi dalla senatrice Paola Binetti e da lei affidate in una lettera al "Foglio" che, a quanto lei stessa scrive, è ormai il suo giornale di elezione. Il testo di quella lettera è stato poi integralmente ripubblicato dal "Corriere della Sera". E di nuovo la senatrice ha ripetuto e ancor più estesamente formulato i suoi pensieri in un dialogo sulla "Stampa" con Piergiorgio Odifreddi.

Il tema di questi interventi è singolare. Viene affrontato per la prima volta nel mondo e per la prima volta nella Chiesa cattolica da parte d'un cattolico militante che si riconosce in un partito ed ha un seggio nel Senato della Repubblica. Si tratta dell'intervento di Dio nella formulazione delle leggi, sollecitato dalle preghiere della senatrice devota.  ( Risposta di P.Binetti" (Il Foglio) )

Ricordo il caso per completezza di informazione. Si votò pochi giorni fa in Senato la conversione in legge del decreto sulla sicurezza. Tra le varie norme ce n'era una che configurava come reato di razzismo la discriminazione nei confronti degli omosessuali effettuata con atti o parole di istigazione a discriminare. La Chiesa si allarmò per timore che la sua predicazione che considera l'amore tra omosessuali una devianza contro natura venisse giudicata reato penalmente perseguibile. Reclamò la cancellazione di quella norma e invitò esplicitamente i parlamentari cattolici a votare contro di essa.

Si trattava con tutta evidenza d'un intervento e d'una interferenza che violavano in modo grave le disposizioni concordatarie. Talmente scoperta - quell'interferenza - da richiedere una protesta formale del governo nei confronti della Santa Sede. Protesta che invece e purtroppo non c'è stata.




Il governo però, a sua volta allarmato dai possibili effetti di quell'interferenza clericale, pose la fiducia sul decreto e sui singoli articoli. I molti parlamentari cattolici che fanno parte della maggioranza votarono la fiducia pur con qualche disagio di coscienza. La Binetti, anch'essa con qualche disagio di segno opposto, votò invece contro la fiducia, cioè contro il suo partito e il suo governo, in obbedienza al dettame della gerarchia ecclesiastica romana.
Il Partito democratico nel quale la senatrice milita decise di mostrare comprensione per il suo voto di dissenso e di non applicare nei suoi confronti alcuna censura politica.

Quanto alla norma concernente l'omofobia, essa fu approvata per un solo voto. Quello contrario della Binetti (e l'altro egualmente contrario del senatore a vita Giulio Andreotti) furono infatti compensati da altri voti. Forse ispirati, questi ultimi, dal demonio. Non si sa e non si saprà mai.

* * *

Fin qui il caso Binetti. Niente di speciale: un caso di coscienza che avrebbe potuto far cadere il governo il quale riuscì tuttavia ad ottenere la fiducia e passare ancora una volta indenne in mezzo a tante traversie.

Trasferitosi l'esame della legge alla Camera, dove il governo dispone d'una più solida maggioranza, si scoprì però che proprio quell'articolo sull'omofobia era affetto da un errore di redazione. Si menzionava infatti come punto di riferimento della norma una direttiva dell'Unione Europea contenuta in un trattato che risultò non essere quello citato ma un altro. Insomma una citazione sbagliata, un errore di sbaglio come si dice in casi analoghi con qualche ironia.
Per evitare che l'emendamento dovesse nuovamente implicare un voto del Senato, il governo decise alla fine di far cadere l'articolo in questione per poi ripresentarlo in altro modo e con altro strumento legislativo.
Normale gestione d'una situazione parlamentare complicata.

* * *

Ma ecco a questo punto insorgere un secondo caso Binetti. Ben più clamoroso del precedente, anche se per fortuna senza effetti parlamentari immediati. E sono appunto le lettere al "Foglio" e il dibattito sulla "Stampa" dove la senatrice sostiene la tesi del miracolo. L'errore di sbaglio, la citazione incomprensibilmente sbagliata non si può attribuire, secondo la Binetti, ad una trascuratezza umana. Quella trascuratezza c'è indubbiamente stata, ma non è né dolosa né colposa. E' talmente macroscopica e impensabile che non può che essere stata effetto d'un "intervento dall'Alto" - così testualmente scrive la Binetti - stimolato dalle sue preghiere.
La senatrice enumera altri casi di leggi e norme
da lei ritenute indispensabili per il bene della comunità e della morale, che sono state approvate in Parlamento e da lei attribuite ad altri "interventi dall'Alto", anch'essi stimolati dalle sue preghiere.
 
Altre norme da lei desiderate e altre preghiere da lei elevate al cielo non hanno invece trovato ascolto (è sempre la senatrice che parla) ma ella non dispera che lo troveranno in un prossimo futuro.

Siamo di fronte ad un caso che, come ho prima accennato, non ha riscontro nella storia né parlamentare né religiosa di nessun Paese. Leggi e norme sull'approvazione delle quali si sarebbero verificati interventi di Dio in accoglienza di preghiere di parlamentari. Come giudicare simili affermazioni? Una presunzione inaudita? Un disturbo mentale? Una fede capace di muovere le montagne e quindi nel caso specifico di ottenere risultati parlamentari altrimenti inspiegabili? Una forma di fondamentalismo ideologico che può suscitare un anti-fondamentalismo di analoga natura ma di segno diverso?

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Mi permetto di segnalare alla senatrice Binetti che il tipo di preghiere da lei elevate a Dio affinché intervenga nella legislazione italiana sono decisamente in contrasto con la costante dottrina della religione da lei professata.

E' curioso che la senatrice non se ne renda conto. È ancor più curioso che sia io a segnalarglielo. Ciò crea una situazione a dir poco comica. Divertente. Paradossale.

La dottrina cattolica infatti ha costantemente incoraggiato la preghiera dei suoi fedeli. La preghiera privata ma soprattutto quella liturgica, tanto meglio se effettuata pubblicamente e coralmente nelle chiese o in qualsiasi sede appropriata.

Ha anche indicato - la dottrina - quale debba essere l'oggetto della preghiera. Non già invocare Dio a compiere miracoli su casi concreti come la guarigione da una malattia o, peggio, un beneficio immediato, una promozione, una vincita alla lotteria, l'ottenimento d'un posto di lavoro e simili.

L'approvazione di un articolo o di un comma o la vittoria d'un quesito referendario non sono state mai contemplate in questa casistica, ma ritengo che possano logicamente rientrarvi. Impegnare il nome e l'intervento di Dio in questi "ex voto" avrebbe piuttosto l'aria d'una provocazione e sfiorerebbe la blasfemia violando il comandamento mosaico che fa divieto di "nominare il nome di Dio invano".

L'oggetto della preghiera deve essere solo quello di chiedere a Dio che la sua grazia discenda sull'orante, che lo aiuti a sopportare il dolore e la sofferenza, che non lo induca in tentazioni, che lo liberi dal Male (cioè dal peccato), che fortifichi il suo amore per il prossimo.
Perciò lei fa benissimo, senatrice Binetti, a pregare affinché la grazia discenda su Giuliano Ferrara (nella sua lettera al "Foglio" c'è scritto anche questo) volendo, potrebbe anche cimentarsi a chiedere che la grazia divina scenda su di me. Non me ne offenderei affatto e sarebbe carino da parte sua.

Ma coinvolgere Dio nella discussione parlamentare, questo, gentile senatrice, è una bestemmia di cui forse lei dovrebbe confessarsi. Però da un sacerdote scelto a caso. Se va da sua eminenza Ruini sarebbe sicuramente assolta in terra. In cielo non so.

Post scriptum. "Il giusto modo di pregare è un processo di purificazione interiore. Nella preghiera l'uomo deve imparare che cosa egli possa veramente chiedere a Dio, che cosa sia degno di Dio. Deve imparare che non può pregare contro l'altro. Deve imparare che non può chiedere le cose superficiali e comode che desidera al momento, la piccola speranza sbagliata che lo conduce lontano da Dio. Deve purificare i suoi desideri e le sue speranze".

Queste parole si leggono nell'enciclica "Spe Salvi" di Benedetto XVI, a pagina 64 nell'edizione dell'"Osservatore Romano". Le rilegga, senatrice, e cerchi di capirne bene il senso. Soprattutto non si autogiustifichi: il Papa, nella pagina seguente, ne fa espresso divieto.     (27 dicembre 2007)


per documentarsi


Binetti e l'omosessualità: «...Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario». ( vedi: "Si finge gay, lo curano come se fosse malato" qui ). Sito ufficiale di Paola Binetti. * Paola Binetti a Tetris, trasmissione del 3 maggio 2007 - LA7


La risposta di Veltroni: Caro Direttore, va riconosciuto al Suo giornale il merito di prestare una particolare attenzione al tema dei diritti civili e di promuovere sull’argomento un confronto non rituale tra opinioni diverse.

In particolare, nei giorni scorsi, ha suscitato scalpore la riproposizione, da parte della senatrice Binetti, della tesi che considera l’omosessualità come una malattia, in quanto tale meritevole solo di essere curata. Si tratta, a mio modo di vedere, di una tesi sbagliata e pericolosa. È una tesi sbagliata perché l’omosessualità è una condizione umana, che non ha senso alcuno ridurre a una patologia e che deve essere rispettata in quanto tale. Ma è anche una tesi pericolosa, perché induce, o almeno asseconda, il misconoscimento dei diritti delle persone omosessuali di condurre una vita normale, senza subire discriminazioni sociali o addirittura, come purtroppo capita ancora con preoccupante frequenza, soprattutto nei riguardi dei più giovani, atti di persecuzione e di violenza, fisica e psicologica. continua Sui gay Binetti sbaglia - LASTAMPA.it.

martedì 25 dicembre 2007

Natale a Venezia


Venezia_Albero di Natale di vetro di Murano a San Marco


Auguri ad amiche e amici viandanti del web.


Venzia nella luce del solstizio d'inverno_dicembre 2007


Venezia nella luce del solstizio d'inverno

sabato 22 dicembre 2007

Solstizio d'Inverno


sabato 22 dicembre 2007 ore  07:09


Tyrrhenian Sea and Solstice Sky - Credit & Copyright: Danilo Pivato - 2005


Il solstizio del 2005 catturato dalle coste del mar Tirreno in una immagine che invita a fermarsi, gli occhi e la mente al cielo, e a ricordare l'immenso di cui facciamo parte. Tempo di antichissime feste pagane diventato tempo di festa cristiana. Ci sono motivi nelle une e nell'altra per sollevarsi dalle umane miserie quotidiane in cui si intrecciano timori e speranze, desiderio di riscatto e volontà di amorosa pace, tra istanze ideali e pratiche incerte o contraddittorie. Tra i doni di questo solstizio 2007 metto la risoluzione dell'ONU per la moratoria delle esecuzioni capitali e l'apertura delle frontiere in Europa, per il valore che hanno in sé e per la speranza intrinseca di un progresso morale continuo, anche se lento e non lineare. Per il resto non trova soluzione lo stato di squallore e di degrado che avvolge molte parti del mondo e, cosa ancor più triste, il nostro Paese. 

giovedì 20 dicembre 2007

Laicità dello Stato



Un anno fa la morte di Piergiorgio Welby a conclusione di una lunga odissea tra la malattia estrema e il confronto con i potenti del nostro Stato e dell'altro (Città del Vaticano), a dispetto delle nostre leggi che a lui davano e hanno dato ragione anche in sede giudiziaria ( tutta la storia QUI ). Welby ha impiegato il suo dramma personale e familiare per affermare una libertà fondamentale riconosciuta a tutti noi dalla Costituzione: la libertà di accettare o rifiutare le cure mediche. Si tratta di una di quelle libertà che rientrano nei "diritti umani" e che politici e clero chiamano "temi eticamente sensibili" (con somma ipocrisia).


Mi commossero il coraggio e la coerenza morale di Piergiorgio Welby, di sua moglie e dei suoi amici. Mi stupirono dolorosamente le interferenze delle gerarchie vaticane, sempre loro, e le difficoltà politiche frapposte al rispetto delle nostre leggi, che, insisto, ci sono, anche se mancano le disposizioni per attuarle. Ma di questo è responsabile il Parlamento, non il singolo cittadino. E, infatti, non si parla più di "testamento biologico", né di patti di convivenza, né di legge 40, anzi le interferenze delle gerarchie vaticane si vanno facendo sempre più virulente, mentre sempre più acquiescenti appaiono i rappresentanti del popolo. Non è forse successo il finimondo per l'inserimento della norma contro le discriminazioni solo perché uno dei suoi punti era contro l'omofobia? ( qui e qui ). E a Roma non è forse stato impedito di avere l'anagrafe delle unioni di fatto, perché Roma non è la capitale d'Italia ma la città sacra del Papa?


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Per difendersi dalle "leggi proibizioniste e confessionali, che limitano fortemente la possibilità di curarsi e di esercitare la propria libertà di scelta", l'Associazione Luca Coscioni ha messo in rete il Soccorso civile, il portale per aiutare l'accesso ai servizi civili negati.


Per ricordare è utile leggere Piergiorgio Welby, un anno dopo qui non c'è ancora pietà di Paola Zanca.

martedì 18 dicembre 2007



18 Dicembre 2007 ore 18:00

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L'Assemblea generale dell'Onu ha votato, oggi, a favore della moratoria universale delle esecuzioni capitali nel mondo: con 104 voti a favore, 54 contro e 29 astenuti.


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Dalla Moratoria universale delle esecuzioni  alla Abolizione della pena di morte.



La grande attesa.



Oggi 18 dicembre 2007 alle 16 (ora italiana), l'Assemblea generale dell'ONU si esprimerà con un voto sulla risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali, passo determinante verso l'abolizione della pena di morte.



Attendo con ansia ed emozione questo atto planetario di civiltà, e sono orgogliosa dell'impegno particolare dell'Italia ( Radicali in prima linea ) per arrivare a questa votazione, che ricorda le tappe per arrivare all'abolizione della schiavitù. Sta per avverarsi tutto questo? Un buon segno: il New Jersey ha abolito la pena di morte.


Il testo della risoluzione:



«L'Assemblea generale, guidata dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite;
Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione per i diritti del bambino;
Richiamando le risoluzioni sulla questione della pena di morte adottate nel corso degli ultimi dieci anni dalla Commissione per i diritti umani in tutte le sue sessioni consecutive, la più recente essendo la E/CN4/RES/2005/59 che ha esortato gli Stati che mantengono la pena di morte ad abolirla completamente e, nel frattempo, a stabilire una moratoria sulle esecuzioni;
Richiamando gli importanti risultati raggiunti dalla ex Commissione per i Diritti umani sulla questione della pena di morte e contemplando che il Consiglio per i diritti umani possa continuare a lavorare su questo tema;
Considerando che la messa in atto della pena di morte va a minare la dignità umana e convinti che una moratoria sull'esecuzione della pena di morte contribuisca alla promozione e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non c'è prova definitiva del valore della pena di morte come deterrente; che qualsiasi errore o fallimento della giustizia sull'applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile;
Accogliendo le decisioni prese da un sempre maggiore numero di stati nell'applicare una moratoria sulle esecuzioni, seguita in molti casi dall'abolizione della pena di morte;

1) Esprime la sua profonda preoccupazione per il sussistere dell'applicazione della pena di morte;

2) Esorta gli stati che mantengono la pena di morte a:
a) rispettare gli standard internazionali che salvaguardano i diritti di coloro che sono in attesa dell'esecuzione della pena capitale, in particolare gli standard minimi, come stabilito dall'allegato alla risoluzione 1984/50 del Consiglio economico e sociale
b) fornire al Segretario generale informazioni riguardanti la messa in atto della pena capitale e l'osservanza delle clausole di salvaguardia dei diritti di coloro che sono in attesa dell'esecuzione della pena di morte
c) restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta
d) stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell'abolizione della pena di morte.

3) Esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla;

4) Chiede al Segretario generale di riferire sull'applicazione di questa risoluzione nella 63esima sessione;

5) Decide di continuare la discussione sul tema nella 63esima sessione all'interno dello stesso punto dell'agenda».

lunedì 10 dicembre 2007

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo


Campo magnetico della Terra_NASA


10 dicembre 1948 - 10 dicembre 2007



Un ideale che compie 59 anni. "L'Assemblea Generale proclama la presente Dichiarazione Universale dei Diritti Dell'Uomo come ideale da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni [...]


Uguali diritti e nessuna discriminazione. Articolo 2. -1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciati nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.


I diritti primari. Articolo 3. Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.


L'habeas corpus e il NO alla tortura. Articolo 9. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato. - Articolo 5. Nessun individuo potrà essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti.


Libertà di pensiero, coscienza e di religione. Articolo 18. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.


Libertà di opinione e di espressione. Articolo 19. Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.


Il lavoro, l'istruzione, il riposo. Articolo 23. 1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione. Articolo 26. 1. Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria.
L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.
2. L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace. Articolo 24. Ogni individuo ha il diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.
I doveri. Articolo 29. 1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e della libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
3. Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.


APOD: 2007 November 20 - Earthrise from Moon-Orbiting Kaguya


Trenta articoli e non so quanti commi, tutti fondamentali. Ho scelto quelli che mi sembrano più ineludibili e che più vistosamente sono ancora misconosciuti e calpestati. L'ideale non è ancora stato raggiunto da tutti i popoli e da tutte le nazioni, ma è raggiungibile e deve essere raggiunto, con determinazione e pazienza, con mezzi e metodi pacifici, con umiltà e orgoglio.


Dedicato a tutte le persone, piccole e grandi, che non hanno potuto godere di questi diritti: ai morti sul lavoro, per guerra, per fame, per crudeltà. In particolare oggi ai morti sul lavoro in Italia. E a tutte le persone che continuano a non poterne godere, ingiustamente.


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Contro ogni crudeltà la testimonianza di Ingrid Bétancourt, ostaggio da cinque anni e dieci mesi  delleFarc, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. Nel blog di Tuareg, QUI .


Copia e incolla del 14 dicembre 2007, per continuare a parlare di un problema di rispetto dei diritti umani nel nostro Senato.


Il no della senatrice di Furio Colombo


«Binetti e Turigliatto non sono uguali», dice il Senatore Giorgio Tonini al Riformista (11 dicembre) per giustificare il sorprendente no della senatrice Binetti che - per ragioni religiose - nega la fiducia al governo Prodi.

Tonini ha ragione, a patto di rovesciare il senso della sua frase. Da Turigliatto si può (si deve, io credo) dissentire, ma non c’è niente di illogico nel suo negare il voto a Prodi. Vuole un’altra politica, si accorge di non essere al posto giusto nel momento giusto. Lo dice chiaro e paga il prezzo del non ritorno. Sapeva che si sarebbe separato, per ragioni che gli importavano, e si è separato. L’esclusione dal suo partito è un’altra cosa, non di questa stiamo parlando ma della vera conseguenza della sua decisione. Ha detto no, è uscito dal gruppo che lo aveva eletto e sta andando per la sua strada.

La Binetti invece ci sta dicendo che siamo noi a sbagliare.

«Noi» non vuol dire cattolici e non cattolici, o più o meno credenti. «Noi», detto dalla senatrice Binetti, vuol dire non obbedienti. Qui l’obbedienza è a una particolare interpretazione di un potere religioso che è anche un potere statuale, dunque politico, e che si situa fuori da una linea di confine. Definiamo la parola appena usata, confine. Quale confine? Di chi? Di che cosa?

Ciò che rende il caso Binetti quasi certamente unico e molto diverso dal dissenso ideologico o dalla separazione politica è una forma di estremismo per il quale l’interessata non ha dato una spiegazione. Il fatto è che la senatrice Binetti si è gettata con sprezzo del pericolo (il pericolo grande e imminente di far cadere il governo e liquidare un periodo della vita italiana) per un brivido di ubbidienza a un ordine di cui non si ha notizia pubblica. Come nel “Deserto dei Tartari”, a forza di scrutare e di stare in guardia, ha visto il nemico (non gli omosessuali ma i disubbidenti all’ortodossia di una gerarchia che nasconde la mano) e ha lanciato l’arma del no, che avrebbe potuto spaccare la coalizione di governo. Per fortuna, nella concitazione del momento, ha sbagliato il colpo e non ha leso (non ancora) organi vitali.

Ma ha fatto un danno molto grande, ha creato una spaccatura pericolosa - fatta di disagio, diffidenza, legame strappato, disprezzo - per una ragione del tutto sconnessa col gesto e la ferita arrecata. In che senso? Ma perché l’impegno a condannare in ogni modo le discriminazioni comunque motivate contro la dignità delle persone, è già previsto dalla Costituzione italiana che non richiede autorizzazioni religiose. È già in vigore da sessant’anni. E allora dire no alla Costituzione è più sorprendente, più strano e dirompente che dire no a un governo.

Oppure quel “no”, salutato da uno scroscio di applausi della distruttiva opposizione berlusconiana voleva dire assestare un colpo sproporzionatamente duro (potenzialmente definitivo) al governo, e diventare protagonista di una sequenza imbarazzante per la maggioranza, degna di festa degli avversari. E tutto ciò per futili motivi. “Futile”, qui, vuol dire del tutto sconnesso con la portata di una ribellione e dissociazione totale. Quella dissociazione totale ha portato all’attenzione di un Paese stupito poche righe inserite in una lunga legge sulla sicurezza solo per confermare la repulsione - che in Italia per fortuna prevale fra credenti e non credenti - contro ogni possibile gesto di discriminazione per ragioni sessuali. È la civile ovvietà di quelle righe clamorosamente respinte dalla Binetti con una netta dissociazione da un governo mite e prudente, più prudente di quasi ogni Paese d’Europa, in materia di rispetto delle libertà private, è la civile ovvietà di quelle poche righe a creare stupore e amara sorpresa.Spiace constatare che tutto ciò che è stato detto dopo, dalla senatrice Binetti (che trova i gay «straordinariamente intelligenti», una infelice assonanza con «l’elogio degli Ebrei e delle loro qualità uniche» da parte di chi intende comunque sottolinearne la diversità) non chiarisce il perché di un gesto allo stesso tempo drammatico e futile, salvo che come forma di autocertificazione di esclusivismo cattolico. E ripete il richiamo a una «questione di coscienza» francamente imbarazzante. Chi può dire, in quest’epoca, in questa Italia, e sia pure da una zona oscura della Chiesa di Ratzinger che un credente non può, non deve votare in favore della protezione di un essere umano, senza avere prima raccolto informazioni precise sul suo stile di vita?

L’imbarazzo aumenta quando interviene Monsignor Fisichella, vescovo, docente di Università pontificia, cappellano del parlamento. Dice l’assistente spirituale di Deputati e Senatori credenti: «Quando ci sono coalizioni, il problema è sempre il rispetto delle identità. Se non c’è, mi pare difficile arrivare a soluzioni condivise, Soprattutto non bisogna pensare di avere la verità in quanto laici».

L’affermazione o è priva di senso logico (se l’identità è fissa e rigida, la “soluzione condivisa” può essere soltanto la resa) o è allarmante per il sarcasmo dedicato ai laici, che si permettono di avere una loro verità. Ma il vescovo-docente-cappellano e padre spirituale del Parlamento aggiunge una incredibile frase in più: «Troppo facile accusare di fondamentalismo chi dissente quando non si vogliono rispettare le regole del gioco democratico. Così si impedisce anche la possibilità di arrivare a compromessi che riescano a salvaguardare le differenze» (il Corriere della Sera, 11 dicembre 2007). Traduzione: democrazia è solo ciò che avviene sotto il vessillo vaticano. Compromesso è solo rimuovere da una legge ciò che il Vaticano - tramite Binetti - non vuole. O cancellare tutta la legge, come è avvenuto per i pacs-dico-cus. O come si sta per fare per la legge sul testamento biologico.

Inevitabile trarre due conclusioni. Eventi del genere, ovvero la esibizione di un estremismo religioso estraneo ai percorsi (dare, avere, spiegare, compromettere) della ragione, non erano mai accaduti in questa Italia pur così sensibile non tanto alla religiosità quanto alla autorità religiosa. Certo, non era mai accaduto prima del papato di Ratzinger. Evidentemente questo governo vaticano sta concentrando tutte le sue risorse di influenza, intimidazione e controllo dei media esclusivamente sull’Italia, il suo Parlamento, il suo governo. Infatti non si ha notizia di comportamenti del genere in ogni altro Paese democratico cattolico, né una simile mancanza di rispetto per un altro governo. E anche: il no della Binetti non è che un avvertimento. Intima di non provare mai più i percorsi della disubbidienza a ciò che lei considera ortodossia. Ci hanno detto che - se e quando lo riterranno necessario - non ci penseranno un istante e, come camionisti e tassisti, il loro blocco scatterà subito. La coscienza degli altri interessa poco. La verità dei non sottomessi? Non scherziamo.

colombo_f@posta.senato.it - L'Unità, pubblicato il: 13.12.07

domenica 9 dicembre 2007

Post "contro ogni discriminazione": errata corrige.


E considerazioni.


Nell'articolo contro le discriminazioni, contenuto nel "Pacchetto sicurezza" c'è un errore. Si tratta del riferimento all'articolo 13 al Trattato di Amsterdam, che appunto non è il 13, ma il numero 2, comma 7. Il Trattato, inoltre, non ha il valore normativo che hanno le delibere europee per gli Stati membri. Che succede ora? Da una parte Mastella e i teodem vogliono la cancellazione di questo articolo dal pacchetto sicurezza, dall'altra la sinistra "sinistra" vuole blindare il suddetto per il voto alla Camera dei Deputati. Poiché nel post precedente sono caduta nello stesso errore, riporto l'articolo nella sua posizione corretta:


Testo del Trattato di Amsterdam



Articolo 2

Il trattato che istituisce la Comunità europea è modificato in base alle disposizioni del presente articolo.


6) All'articolo 6, il secondo comma è sostituito dal testo seguente: «Il Consiglio, deliberando secondo la procedura di cui all'articolo 189 B, può stabilire regole volte a vietare tale discriminazione.»

7) È inserito il seguente articolo:
«Articolo 6 A
Fatte salve le altre disposizioni del presente trattato e nell'ambito delle competenze da esso conferite alla Comunità, il Consiglio, deliberando all'unanimità su proposta della Commissione e previa consultazione del Parlamento europeo, può prendere i provvedimenti opportuni per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.» ( Il testo integrale del Trattato di Amsterdam si trova QUI ; L'articolo di legge incriminato è QUI )


Chiedo scusa, però penso che la sostanza non cambi, e il problema neppure. Scrive oggi Barbara Spinelli su La Stampa:
"Dicono che la signora Binetti abbia opposto il suo No perché voleva testimoniare la propria fede. Perché non ha ammesso che la «sua coscienza venisse strangolata». Sono parole forti, rumorose, e imprecise. Opporsi a una norma che vieta la discriminazione dei diversi testimonia di che, sempre che il testimoniare cristiano abbia il senso classico? Accettarla, strangola in che modo una coscienza fedele a Gesù? Ci sono gesti centristi che a forza d’esagerare son divenuti banali, e accolti come un nobile credo che nessuno tuttavia discerne: anche quando nascondono opportunistiche manovre. Che questo indigni la sinistra radicale non sorprende. Indigna chiunque sappia che cos’è una coscienza strangolata e, nel cristianesimo, un testimone-martire." ( testo dell'articolo QUI )
Di che cosa si preoccupa la senatrice Binetti? Di non poter incitare alla discriminazione? Spero di no. Lei e i suoi sodali affermano di preoccuparsi della libertà di espressione e di opinione. Viste le opinioni del loro capo, il Papa di Roma, effettivamente fanno bene a preoccuparsi, dal loro punto di vista, non tanto per il Papa che è sovrano assoluto di uno Stato straniero, quanto per i predicatori che devono divulgare la sua dottrina sul territorio italiano. Il magistero cattolico si è modernizzato sotto la spinta dei terribili illuministi, ma qualche pesante ingiuria ancora la contiene verso gli omosessuali "oggettivamente disordinati" ( QUI ) 
 La legge in realtà non parla di opinioni, ma di chiunque "inciti a commettere o commetta atti di discriminazione". E' possibile che considerare reato anche "l'incitamento a commettere..."  faccia temere una limitazione della libertà di opinione? Lascio la risposta ai giuristi.  
Allora, senatrice Binetti, diciamocela tutta con un po' di onestà. La questione non riguarda le opinioni, ma l'apertura al riconoscimento di pari diritti per gli omosessuali anche in campi proibiti, quali la concessione del matrimonio gay e l'adozione da parte di coppie gay. Sa che riesco a capire il suo punto di vista, senatrice Binetti, anche se non lo condivido, così come non condivido i suoi metodi? Non riesco a capire, invece, la sua permanenza nel PD, che non può fondarsi su visioni della politica e del vivere così divergenti, anzi inconciliabili.
Copia e incolla del pomeriggio
"Paola Binetti è senatrice cattolica. Ultracattolica. Di tanto in tanto porta il cilicio (l'ha detto lei) per mortificare il corpo e offrire a Gesù il suo sacrificio.
Questa prassi, ormai desueta, suscita rispetto ma fa anche impressione. Nello smaliziato mondo di oggi può perfino provocare comicità. Infine la Binetti è seguace dell'Opus Dei. Ma si è iscritta al Partito democratico o meglio: viene dai Popolari di Marini, quindi dalla Margherita, per avvenuta fusione è infine approdata al partito di Veltroni.



Sembra che ci si trovi a suo agio. Fa piacere saperlo, la democrazia pluralista del Pd non può che essere rafforzata da questa "contaminazione".
Per i valori che rappresenta, la Binetti è stata inserita nella commissione di quel partito e incaricata di redigere il "manifesto", cioè appunto la carta dei valori. Il presidente della commissione è Alfredo Reichlin, una vita da dirigente del Pci, un intelletto fervido e rispettoso delle diversità, ma certo non un baciapile.

La Binetti e i valori da lei rappresentati saranno indubbiamente contaminanti (utilmente contaminanti) ma dovranno a loro volta venir contaminati dai valori della laicità (utilmente a loro volta contaminanti). Insomma ci dovrà essere una sintesi. Da subito perché il caso Binetti è già scoppiato, rischia di provocare la caduta del governo, il Pd deve dunque prendere una decisione. È evidente che la Binetti non può essere espulsa dal partito: un partito democratico non può, per definizione, sanzionare i casi di coscienza.

Da parte sua la senatrice ultracattolica deve rispondere a due domande. La prima: è vero che alla vigilia del voto ha ricevuto una telefonata dal segretario della Conferenza episcopale che le raccomandava di votare contro? Se è vero, il fatto è molto grave. Non tanto per lei, che avrà certamente seguito la sua coscienza, quanto per monsignor Betori. Lo spazio pubblico di cui la Chiesa gode in abbondanza le dà titolo a propagandare i suoi principi di dottrina, di fede e di morale. Spesso sconfina - e non dovrebbe - nella politica. Ma assolutamente non può intervenire direttamente per condizionare il voto di un membro del Parlamento.

L'intervento del segretario della Cei raffigura una macroscopica lesione delle norme concordatarie. Se l'intervento c'è stato, il ministro degli Esteri della Repubblica italiana dovrà chiedere spiegazioni e scuse formali alla Segreteria di Stato vaticana. Perciò la Binetti ha l'obbligo di dirci la verità su questo punto essenziale.

C'è però una seconda domanda cui deve rispondere. La Costituzione italiana prescrive in modo esplicito che non vi possano essere discriminazioni nei confronti dei cittadini, eguali di fronte alla legge indipendentemente dall'età, dal sesso, dalla religione. Perciò parlare, o peggio ancora legiferare, discriminando gli omosessuali è un atteggiamento anticostituzionale.

L'emendamento inserito nel decreto in questione tende a dare attuazione con legge ordinaria ad un principio essenziale stabilito dalla Costituzione. La senatrice Binetti contesta la stesura di quell'emendamento (che può essere modificato) o contesta il principio sancito in Costituzione? Nel primo caso è giusto che operi per emendare l'emendamento; nel secondo è doveroso che si dimetta dal Partito democratico che tutti può ospitare salvo chi anteponga i suoi principi a quelli della Costituzione.

Non mi pare che sul caso Binetti ci sia altro da dire. C'è solo da attendere le risposte dell'interessata. Se vorrà darle a noi le saremo grati. Comunque le deve dare al suo partito e, più ancora, al Senato della Repubblica. Eugenio Scalfari
( La Repubblica, 9 dicembre 2007. QUI )

venerdì 7 dicembre 2007

Contro ogni discriminazione


Voglio chiarirmi le idee sul rapporto tra le credenze del Papa e la legislazione europea e italiana, senza alcuna intenzione polemica. Il Papa è libero di pensare, credere e dire quel che vuole (superfluo anche affermarlo). Il problema riguarderà, suppongo, gli insegnamenti secondo la Dottrina Cattolica Apostolica Romana sul territorio italiano. La questione nel nostro Parlamento riguarda le norme contro la discriminazione votate ieri in Senato:


Disegno di Legge 1872. Conversione in legge del decreto-legge 1° novembre 2007, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio nazionale per esigenze di pubblica sicurezza.
Art. 1-bis
1. All'articolo 3 della legge 13 ottobre 1975, n. 654, e successive modificazioni, il comma 1, è sostituito dal seguente:
«1. salvo che il fatto costituisca piu' grave reato, anche ai fini dell'attuazione dell'articolo 4 della convenzione è punito:
a) con la reclusione fino a tre anni chiunque, incita a commettere o commette atti di discriminazione di cui all'articolo 13, n. 1 del trattato di Amsterdam;
b) con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, in qualsiasi modo incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per i motivi di cui alla lettera precedente.
Per questo articolo la senatrice Binetti (teodem) ha votato contro la fiducia al governo della coalizione per cui è stata eletta (di quelli di Rifondazione non merita parlare). Perché? Se ne parla QUI . Come al solito, penso che la lettura diretta dei documenti sia il primo passo per farsi delle idee chiare e indipendenti. Ecco di seguito le due dottrine a confronto. Con tutti i problemi che ne conseguono sulla laicità dello Stato, soprattutto quando sono in gioco i diritti umani.


Il trattato di Amsterdam: libertà, sicurezza e giustizia


Diritti fondamentali e non discriminazione



LA LOTTA CONTRO LA DISCRIMINAZIONE


L'articolo 12 del trattato che istituisce la Comunità europea, (articolo 6 nella vecchia numerazione), prevede il divieto di qualsiasi discriminazione fondata sulla nazionalità. Contemporaneamente, l'articolo 141 (articolo 119 secondo la vecchia numerazione) sottolinea il principio di non discriminazione fra uomini e donne, ma solo per quanto riguarda la parità di retribuzione.


Il trattato di Amsterdam cerca di rafforzare il principio di non discriminazione aggiungendo due disposizioni al trattato istitutivo della Comunità europea.


Il nuovo articolo 13


Tale articolo integra l'articolo 12 che menziona la discriminazione fondata sulla nazionalità. Il nuovo articolo prevede che il Consiglio possa prendere le misure necessarie per combattere qualsiasi discriminazione basata sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.  [ Trattato di Amsterdam _ qui ]


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dalle CONSIDERAZIONI CIRCA I PROGETTI DI RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI - CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE



[...] 4. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, « precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati ».  4)


Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali « sono condannate come gravi depravazioni... (cf. Rm 1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tm 1, 10). Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ».  5) Lo stesso giudizio morale si ritrova in molti scrittori ecclesiastici dei primi secoli  6) ed è stato unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica.


Secondo l'insegnamento della Chiesa, nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali « devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione ».   7) Tali persone inoltre sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità.   8) Ma l'inclinazione omosessuale è « oggettivamente disordinata »   9) e le pratiche omosessuali « sono peccati gravemente contrari alla castità  ».  10)  [...] Joseph Card. RatzingerPrefetto   - Link a documenti vari in:  "Benedetto XVI (Joseph Ratzinger) e la condanna dell'omosessualità"

giovedì 6 dicembre 2007

Il Dalai Lama in Italia


"LA VIA DELLA PACE INTERIORE"



Il Dalai Lama sarà in Italia da oggi al 16 dicembre prossimo. Le tappe e i temi del suo viaggio si trovano nel sito della Associazione Italia -Tibet, dove si legge anche questo:


"Incontri istituzionali a Roma: Confermato l’incontro con il Sindaco Walter Veltroni in occasione del Summit dei Nobel per la Pace. Il Presidente della Camera, onorevole Fausto Bertinotti, ha escluso la possibilità di ospitare il Dalai Lama nell’aula di Montecitorio e si è dichiarato propenso ad un eventuale incontro “con tutti gli onori” nella Sala Gialla. Nessuna disponibilità anche da parte del Ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Silenzio da Palazzo Chigi, anche vi sono poche probabilità che Prodi riceva il Dalai Lama. Il Vaticano, che il 31 ottobre aveva annunciato l’incontro tra il papa e il Premio Nobel per la Pace, ha reso noto il 24 novembre che l’udienza è stata cancellata."


Spero ancora che queste notizie subiscano delle variazioni non tanto a favore del Dalai Lama quanto a favore della nostra libertà e della nostra dignità come nazione indipendente e sovrana. E spero che i nostri media offrano ampi servizi a chi non potrà partecipare agli incontri, visto che lo spazio non manca (vasta sottrarne un po' alla cronaca nera, per esempio). Poiché le polemiche in sé sono sterili, vorrei avere qualche proposta positiva che invece non ho, oltre agli appelli che ormai sembra non abbiano sortito grandi effetti. Per quanto mi riguarda continuo nel mio solitario patetico boicottaggio dei prodotti cinesi, sforzandomi di non coltivare emozioni e sentimenti negativi che confliggerebbero con l'invito a lavorare per la "pace interiore" e la "compassione universale". 


 



 


Rimaniamo con la Birmania


Avaaz



Post Scriptum delle 11:00.


Non penso che sia possibile e nemmeno pensabile boicottare le Olimpiadi di Pechino, e tra l'altro non sarebbe produttivo, come sostiene lo stesso Dalai Lama. Si può evitare di rimanere in silenzio, però. Ho trovato questo link utile a organizzare un minimo di protesta con delle proposte da presentare alla Cina nel blog di Pennarossa. Io ho già aderito.



 



"Turn Off Pechino 2008"


Aggiornamento delle 21.


[...] Arrivato in Italia per via dell'invito all'incontro organizzato dall'associazione dei Nobel per la pace di Mikhail Gorbaciov, che vedrà a Roma, il Dalai Lama Tenzin Gyatso non vedrà nessuna alta carica istituzionale. Non andrà al Quirinale, né a Palazzo Chigi, né in Parlamento. Anche la soglia di San Pietro ha chiuso le porte.

Unico incontro quello del 13 dicembre con il sottosegretario agli Esteri, Gianni Vernetti. Ma «non sarà un incontro di carattere governativo, istituzionale», si affretta a precisare la Farnesina. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri, «la presenza del Dalai Lama si configura come la presenza di un'autorità che ha uno spessore morale e che viene in Italia in questo contesto». E ancora, l'incontro tra il sottosegretario e il leader spirituale tibetano avverrà «nel quadro di un evento al quale parteciperanno una serie di premi Nobel».


[...] «La natura della mia visita non è politica e non voglio creare inconvenienti per lo Stato e le autorità. Voi lo sapete meglio di me, io sono soltanto un visitatore straniero», ha detto il Dalai Lama, spiegando che oltre l’incontro con il premi Nobel, il secondo scopo della visita è per tenere anche alcuni incontri interreligiosi e alcuni insegnamenti pubblici su invito dei centri buddisti italiani. Ma difficilmente il presidente del Consiglio, Romano Prodi, potrà ricevere il Dalai Lama: il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha concesso la prestigiosa "Sala della Lupa" alla Camera dei Deputati (ma non l'Aula).

Il motivo di una visita così in sordina? Basta leggere i dispacci che arrivano da Pechino: la Cina ha messo infatti in guardia l'Italia dall'offrire un'accoglienza ufficiale al Dalai Lama. «Speriamo che i Paesi coinvolti si atterranno all'ottica dell'amicizia bilaterale e non offriranno un podio o un sostegno alle attività separatiste della sua cricca», ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Qin Gang, rispondendo a una domanda sulla visita. Il monito è arrivato dopo che il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ha confermato che riceverà il leader buddista tibetano venerdì «in maniera ufficiale». «È un’autorità in campo religioso e non solo, di grandissima importanza e di grande impatto», ha sottolineato. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, lo incontrerà invece domenica, 18mo anniversario del conferimento del premio Nobel, a margine della lezione sul tema della «Via della pace interiore» in programma al Palasharp.

La Cina condanna tutti coloro che ricevono il «secessionista» Dalai Lama ma, almeno per il momento, non minaccia ritorsioni contro il nostro paese. «Il Dalai Lama - ha sostenuto il portavoce del ministero degli Esteri - non è solo una figura religiosa ma è un esiliato politico impegnato in attività volte a frantumare la Cina». «Il problema del Tibet non è un problema religioso o culturale ma un problema che coinvolge il territorio e l’integrità della Cina», ha aggiunto. Il Dalai Lama, che nel 1979 ha ricevuto il premio Nobel per la pace, chiede per il Tibet «una genuina autonomia» ma Pechino sostiene che le sue «azioni» dimostrano che in realtà «non ha rinunciato all’indipendenza». Richiesto di indicare queste azioni, il portavoce ha risposto: «potete verificare tutto quello che ha detto e fatto da quando ha lasciato la madrepatria (il leader tibetano vive in esilio in India dal 1959). Non ha mai rinunciato all’intenzione di spaccare la Cina... Credo che ci siano molti esempi, per esempio mantiene in vita un governo in esilio».

Da parte sua il Dalai Lama dice laconico: «Vorrei andare anche in Tibet e in Cina, ma dicono che sono un nemico del popolo e ormai mi vedono così anche quelli che m'incontrano, da Bush alla Merkel». Ma la Cina mantiene le sue minacce: per rappresaglia dopo un incontro tra il cancelliere tedesco Angela Merkel e il leader tibetano, in ottobre, Pechino ha boicottato una serie di incontri bilaterali già in calendario, tra i quali quello che avrebbe dovuto essere dedicato al dialogo sui diritti umani. Nelle settimane seguenti il Dalai Lama è stato ricevuto da esponenti del governo canadese e il Congresso degli Stati Uniti gli ha tributato omaggio conferendogli una medaglia d’oro, che gli è stata consegnata in una solenne cerimonia dal presidente George W.Bush. Alla fine di novembre, puntuale la rappresaglia: le autorità cinesi hanno negato alla portaerei americana Kitty Hawk il permesso di attraccare nel porto di Hong Kong.

Tutto questo all’Italia non accadrà. E nemmeno il Vaticano avrà problemi, tanto che la stampa di Hong Kong ha attribuito alla decisione di Ratzinger di non ricevere il Dalai Lama una certa distensione nei rapporti fra Pechino e il Vaticano, dopo l'apertura di un possibile confronto per la libertà dei preti cattolici. «Papa Ratzinger evidentemente avrà le sue difficoltà, avrà poco tempo o altri impegni», riflette il Dalai Lama, «che nostalgia di Giovanni Paolo II».

Queste scelte e quelle che riguardano la visita a Roma hanno provocato polemiche. «Sono indignato per il balletto del "ricevo e non ricevo" da parte delle nostre istituzioni verso il Dalai Lama - commento di Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International -. E tutto questo solo perché si ha paura di una reazione del governo cinese...».
L'Unità. Pubblicato il: 06.12.07 - Modificato il: 06.12.07 alle ore 18.17

sabato 1 dicembre 2007


TIBET


Ho letto su La Repubblica di ieri che 85 senatori appartenenti a tutti i gruppi hanno inviato una lettera al presidente del Senato, Franco Marini chiedendo di "valutare come il Senato possa attivarsi, aderendo all'iniziativa della Camera o promuovendo un incontro solenne con il Dalai Lama in Senato". Del problema ho già parlato nel post in cui ho pubblicato l'appello della Associazione Italia-Tibet, che ora ripeto per chi non l'avesse ancora letto.


FIRMA ANCHE TU UN APPELLO A PRODI E A NAPOLITANO AFFINCHE' RICEVANO IL DALAI LAMA!



16 Novembre 2007


Il 12-14 dicembre prossimo, il Dalai Lama parteciperà a Roma all’ottavo Summit dei Premi Nobel per la Pace. Sarebbe di grande significato politico e morale se, in tale occasione, il Presidente della Repubblica e/o il Presidente del Consiglio ricevessero il Dalai Lama. Invitiamo i soci e tutti coloro che condividono il messaggio di pace del Dalai Lama a unirsi all’Associazione Italia-Tibet e sottoporre la richiesta sia al Capo dello Stato sia al Presidente del Consiglio.
Cliccando sui rispettivi nomi si apriranno le lettere da inviare al
Presidente Napolitano e al Presidente Prodi. Vi chiediamo di stamparle (se volete anche su carta personalizzata), firmarle e spedirle per raccomandata ai rispettivi indirizzi: QUI .


Il Dalai Lama: "Italia, aiutaci con la Cina
di Anas Ginori (La Repubblica, 24 Novembre 2007, pag.17 - Esteri)

«Il sostegno del governo italiano al popolo tibetano sarebbe cruciale in questo momento, tra i più terribili della nostra storia». Il Dalai Lama lancia un appello al premier Romano Prodi, a meno di due settimane dal suo arrivo in Italia. «Un appoggio dell’Italia» spiega il messaggio consegnato a Repubblica dal suo inviato speciale e portavoce, Kelsang Gyaltsen, «potrebbe aiutare a creare un contesto internazionale che incoraggi il governo cinese a riconsiderare la linea dura nei confronti del Tibet e ad aprire un dialogo onesto e serio per trovare una soluzione accettabile da entrambi le parti». (continua...)



Per la BIRMANIA dall'amica blogger Leira ho ricevuto il seguente link:


Avaaz


Ogni anno le multinazionali Total e Chevron danno centinaia di milioni di dollari alla giunta birmana attraverso le loro attività petrolifere nel paese. Questo denaro viene usato per comprare armi per il regime e mantenere il controllo con la violenza. In qualità di consumatori abbiamo il potere e la responsabilità di cambiare le cose: usiamo il nostro potere d'acquisto per porre fine a questo terribile ciclo. ( continua qui )