sabato 30 giugno 2007

 VENETIA FELIX



 Essere felici è possibile, essere felici a Venezia è più facile che altrove. Privilegio di vivere nella bellezza della natura e dell'arte, e dell'amore. Felicità lucente, oscurata tuttavia dal non essere equamente distribuita.

martedì 26 giugno 2007

Giornata internazionale per le vittime di tortura


26 Giugno 2007



"Per tortura si intende ogni atto mediante il quale siano inflitti intenzionalmente a una persona dolori e sofferenze gravi, sia fisici che mentali, allo scopo di ottenere da essa o da un'altra persona informazioni o una confessione, per punirla per un atto che essa o un'altra persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, per intimidirla o sottoporla a coercizione o intimidire o sottoporre a coercizione un'altra persona o per qualunque ragione che sia basata su una discriminazione di qualsiasi tipo, a condizione che il dolore o la sofferenza siano inflitti da o su istigazione o con il consenso o l'acquiescenza di un pubblico ufficiale o altra persona che svolga una funzione ufficiale. Non comprende il dolore o la sofferenza che risultino esclusivamente da, o siano inerenti o incidentali rispetto a sanzioni lecite."
(Art. 1.1 della Convenzione dell'ONU contro la tortura del 1984)


La Giornata Internazionale per le vittime delle tortura è stata proclamata nel 1997 dall'Assemblea Generale dell'ONU.  Il 26 giugno 1987, infatti, è entrata in vigore la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che ha reso inderogabile il divieto di ricorrere alla tortura. La Convenzione, però, è stato firmata soltanto da 132 dei 193 paesi membri dell'ONU: uno scarto sinistro e oltremodo condannabile tra una maggioranza, per quanto larga, e la totalità degli stati. L'abolizione di una delle più crudeli pratiche contro i diritti umani non può che essere totale, non ci sono alibi di nessun genere che possanno giustificarne il mantenimento. Gli stati che applicano la tortura ancora oggi, dopo i millenni di dolori strazianti e di cammino per la loro eliminazione, si pongono in una posizione criminale. Non ci sono deroghe che tengano, né argomentazioni di alcun tipo, né mistificazioni o occultamenti.



MARTEDI 26 GIUGNO, GIORNATA INTERNAZIONALE PER LE VITTIME DI TORTURA: A ROMA AMNESTY INTERNATIONAL E FANDANGO INSIEME PER CHIEDERE LA CHIUSURA DEL CENTRO DI DETENZIONE DI GUANTANAMO. MANIFESTAZIONE E ANTEPRIMA DEL
DOCUMENTARIO ‘GITMO’. Fonte: Amnesty International 
>>>QUI<<<
 - Link: Articolo 21


domenica 24 giugno 2007

DARFUR



Profughi del Darfur


©UNICEF/2006/S. Noorani




"Io studierò e ce la farò"

E' il canto di un bambino del Darfur, un canto che vale per tutti i bambini e le bambine del mondo. E' possibile ascoltarlo nel sito de La Repubblica: QUI.


BARBIANA



Parole e pensieri che collegano questo bambino a don Lorenzo Milani che in questi giorni viene celebrato per la sua vita dedicata all'insegnamento e alla "liberazione" dei bambini di Barbiana. L'accostamento rende giustizia all'opera di don Lorenzo. Io l'ho conosciuto leggendo "Lettera a una professoressa", che ha educato e formato la mia forma mentis e la mia anima.. Di don Lorenzo si stanno scrivendo moltissime cose in questi giorni, ma qualcosa di straordinario io l'ho trovato in alcuni post che ho avuto la fortuna di leggere:


 Don Lorenzo Milani, priore di Barbiana. nel blog ilvecchio.splinder.com/  >>>QUI<<< Maître - Maître II - Maître III . nel blog independance.splinder.com/


giovedì 21 giugno 2007

   DARFUR


Facciamo rumore per il Darfur



La campagna di Amnesty International per il Darfur
Un doppio cd con oltre 20 brani di John Lennon interpretati da artisti di fama mondiale



Oltre 50 artisti di fama mondiale e 30 etichette discografiche hanno unito le forze per Make Some Noise, la campagna lanciata da Amnesty International per porre fine alle violazioni dei diritti umani nella regione sudanese del Darfur. [...] Il doppio cd verrà pubblicato il 22 giugno e vedrà la partecipazione di 28 tra i migliori artisti al mondo, che daranno una loro personale interpretazione dei brani composti da John Lennon nella sua lunga carriera da solista. [...]  www.amnesty.it

CAMPAGNA DI AMNESTY INTERNATIONAL. INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA SEZIONE ITALIA



Facciamo rumore per il Darfur

di Stefano Corradino
Settantamila morti dal 2003. Quasi due milioni di profughi. Oggi ne muoiono circa diecimila al mese. E’ il Darfur, un’area grande due volte in cui e’ in corso un drammatico conflitto. A parte le solite sparute eccezioni non ne parla nessuno. Buio mediatico. Ma 50 artisti di fama mondiale hanno unito le loro forze per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tragica vicenda. Esce nei negozi Make Some – Save Darfur progetto di Amnesty International con oltre 20 brani di John Lennon interpretati da artisti di fama mondiale dagli U2 ai Green Day, dai Rem a Christina Aguilera. “E' un massacro dimenticato e pensiamo che la
musica possa essere uno strumento importante per dare informazione su questo tema”. Ad affermarlo e’ Paolo Pobbiati, presidente della Sezione Italiana di Amnesty che spiega ad Articolo21 i contenuti di questo progetto presentato oggi a Milano. [...] Articolo 21


Per saperne di piu': www.amnesty.it - amnesty international.org



AGGIORNAMENTO DEL 22 GIUGNO 2007


Appello ai bloggers per Padre Bossi


Manila (Filippine) - Le difficoltà operative sono nettamente superiori alle aspettative. Oggi pomeriggio ho intervistato l'ambasciatore Fedele appena tornato dal sud. Purtroppo mi ha confermato che ancora non c'è neppure lo straccio di una trattativa per padre Giancarlo. (Pino Scaccia, Silenzio Assoluto, 21 Giugno 2007)



Esistono ostaggi di ‘serie A’ e ostaggi di ‘serie B’ ?


Sembrerebbe proprio di sì…


Questo Appello è rivolto proprio a voi, amici bloggers: FATEVI SENTIRE !!


FIRMATE E DIFFONDETE L'APPELLO PER LA LIBERAZIONE DI PADRE GIANCARLO BOSSI !  - dal blog di Vegekuu  >>> QUI

martedì 19 giugno 2007

      Hanno ucciso la ricerca di Umberto Veronesi


Una legge ingiusta. La pensavo così tre anni fa, quando mi battevo per il "sì" alla parziale abrogazione della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, e la penso ancora così. Avevamo previsto che sarebbero state le donne a pagare le conseguenze della legge, e così è stato. [...]


Voglio annotare, tra le altre ricadute negative della legge attuale, anche il rischio che la ricerca italiana si volatilizzi, o prenda la via dell'estero come sta succedendo sempre più  spesso. Fino al 2004, quando è entrata in vigore la nuova legge, l'Italia è stata all'avanguardia in Europa e nel mondo, ora invece è costretta non solo ad abbandonare ricerche di grande potenzialità, ma anche a seguire protocolli clinici di scarsa validità scientifica, e capisco l'esasperazione di scienziati come Carlo Flamigni. [...]


Io rispetto la fede religiosa ma non trovo giusto che una convinzione religiosa diventi il principio ispiratore, il solo e l'unico, di una legge che tutta la società, credente o no, deve rispettare e subire. [...]


Ma io spero e il dibattito continuerà. La libertà riproduttiva è uno dei diritti fondamentali della persona. A un certo punto lo capiranno tutti. Le idee sono come i semi portati dal vento. Prima o poi i semi si posano, e danno frutto.


Sono frammenti che ho estrapolato dall'articolo pubblicato da L'Espresso questa settimana, dove peraltro è possibile leggere un altro articolo: Fecondazione da Far West di Chiara Valentini. Calano le gravidanze. Soprattutto per le donne meno giovani. Quadruplicata la fuga all'estero. Il bilancio dei primi tre anni delle norme sulla procreazione assistita  -QUI 


Quest'anno è la volta dei DICO, intanto sta arrivando il turno del testamento biologico. La fede religiosa delle persone deve essere rispettata, come afferma il prof. Veronesi, ne sono convinta anch'io. Ma come convincere i detentori del grande dono a rispettare i diritti umani di tutte le persone? Credenti e no? E' una questione che investe i principi e l'organizzazione delle democrazie. Della nostra più che mai. Se tutto questo sta accadendo, se la conflittualità sociale è così diffusa, se non è sentito il dovere di salvaguardare le minoranze, evidentemente qualche meccanismo si è inceppato.


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In Convivium: La Nuvola di Shelley - QUI

sabato 16 giugno 2007

     Noi, lesbiche, gay, trans e bisessuali, siamo portatori e portatrici di pari dignità civile e sociale. Di fronte all’opinione pubblica italiana rivendichiamo che il Parlamento e il Governo, così come le forze sociali e politiche, riconoscano e garantiscano uguale dignità e pari diritti, nel rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani, della Costituzione italiana, della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e nel rispetto del principio della laicità dello Stato italiano e della sua autonomia da ogni ingerenza confessionale.

Le associazioni lgbt riunite a Roma il 1 aprile 2007 per discutere i temi politici e le modalità organizzative del Pride Nazionale di Roma del 9 giugno 2007, ritengono che questa manifestazione debba essere l’occasione per riaffermare che:

la laicità dello Stato è il fondamento del vivere civile, la garanzia dei diritti di tutte e tutti, è un bene primario da difendere da ogni forma di ingerenza confessionale.

la pari dignità e i pari diritti per le persone lgbt rimangono centrali e assumono il valore di paradigma del conflitto tra chi vuole uno stato laico e chi cerca di riportare l’Italia nel Medioevo. Le nostre vite sono un fatto dirompente perché svelano che non esiste una famiglia “naturale”, ma che le famiglie sono un fatto culturale. Con serenità e determinazione, con le nostre modalità e tutto l’arcobaleno dei nostri colori, riaffermiamo la necessità che il Parlamento approvi una vera legge che offra una pluralità di istituti giuridici aperti a tutte e tutti. Allo stesso modo, i diritti civili e sociali di tutte e tutti noi vanno garantiti attraverso una legge antidiscriminazione che dia piena realizzazione al principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della nostra Costituzione.

vogliamo rappresentare una richiesta diffusa di un’Italia migliore, che si opponga a progetti politici e culturali reazionari che alimentano la violenza sulle donne, sulle lesbiche, sui gay, sulle e sui trans e su ogni altro soggetto non garantito. Questa campagna di odio integralista sta contagiando tutto il paese, raggiungendo picchi di violenza anche politica inediti, in particolare da parte di gruppi neo nazisti e neo fascisti a cui le istituzioni non danno una risposta. Chiediamo che il Parlamento finalmente approvi una legge che sanzioni la violenza e l’istigazione all’odio motivata anche dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, perché non è ammissibile che non vi siano strumenti per difendere il proprio diritto alla vita e all’integrità fisica e personale.

la lotta per le libertà individuali, l’autodeterminazione dei corpi e delle scelte di vita, deve essere assunta da un ampio e plurale arco di movimenti, gruppi, associazioni. In questo senso le associazioni lgbt lavoreranno fin da subito per costruire reti e relazioni affinché il Pride Nazionale del 9 giugno 2007, sia un grande appuntamento per tutte e tutti coloro che hanno a cuore la libertà, la democrazia, l’antifascismo.

Perché esiste un’altra Italia!


Io parteciperò idealmente e moralmente solo perché impossibilitata a partecipare anche fisicamente. Mi dispiace lasciare un posto vuoto, ma spero che ci siano tantissime persone, tutte diverse. Io sono donna ed eterosessuale. Sostengo i principi  e le idee delle associazioni LGBT, ricordando nello stesso tempo anche le discriminazioni di genere contro le donne in tutto il mondo. Copio e incollo qui un articolo esemplare di Michele Serra che richiama l'attenzione sui molti problemi politici di questo oscuro periodo e si rivolge alla sua parte politica, la mia parte politica, la parte politica di sinistra in cui tanti vorrebbero continuare a riconoscersi.



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La bandiera della laicità


MICHELE SERRA


Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà "da esterno" a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell'isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.

Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell'uguaglianza dei diritti. L'uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt'altra cosa).

Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l'intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.



Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della "famiglia tradizionale". Ma è vero il contrario. L'intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.

Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell'autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze "estetiche" da sopire, oggi è il giorno giusto.
Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.

Nessuna "famiglia tradizionale" si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire "contro natura". Chi si sente minacciato dall'omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

LA REPUBBLICA, 16 giugno 2007 - QUI


giovedì 14 giugno 2007

Wednesday, 13 June 2007, 21:48 GMT 22:48 UK


Vatican urges end to Amnesty aid



foetus  Il Vaticano ha esortato tutti i Cattolici a bloccare le donazioni in denaro ad Amnesty International, accusando il gruppo dei diritti umani di promuovere l'aborto.


Il Vaticano ha descritto l'aborto come "assassinio". ...


Amnesty ha detto che non stava promuovendo l'aborto come un diritto universale.


Ma il gruppo ha detto che le donne hanno il diritto di scegliere, particolarmente nei casi di stupro o

incesto. ... continua



Fonte: BBC NEWS >>> QUI <<<


La notizia ha dell'incredibile, tanto che cercherò dei riscontri in altri siti, nonostante l'autorevolezza della fonte. Sembra incredibile, infatti, che l'ingerenza della gerarchia (come suona male questa parola!) vaticana non risparmi alcuno spazio civile. Liberissimo il Vaticano di considerare l'aborto un "assassinio", liberissimo di fare pubblicità a questa idea, liberissimo di imporre ai cattolici l'obbedienza alle leggi religiose, ma ci saranno pure dei limiti al suo raggio d'azione, visto che agisce all'interno si società libere. E i limiti sono quelli delle libertà di chi cattolico non è e ha altri valori. Per esempio, Amnesty International si occupa di torturati e morti ammazzati, di oppressi e di scomparsi, cioè dei perseguitati per motivi politici, religiosi, razziali. Che idea è questa di indebolirne le risorse economiche? Certo Amnesty non è mai stata amica di Pinochet né di altri figuri del suo genere. Che sia questo il problema? Però, calma, harmonia! Bisogna verificare prima.


Aggiornamento ore 12:20


Il Vaticano: Amnesty è abortista, niente più soldi
L'associazione: «Mai ricevuto finanziamenti»


CITTÀ DEL VATICANO (13 giugno) - Niente più finanziamenti cattolici ad Amnesty International. Lo ha annunciato il cardinale Renato Martino (presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace), in un'intervista rilasciata al National Catholic Register. La decisione arriva dopo la svolta abortista da parte della storica organizzazione di promozione e difesa dei diritti umani. ... continua


Il Messaggero, 13 giugno 2007. >>> QUI <<<


Il Vaticano: «Amnesty abortista. Niente più soldi»


La Chiesa scomunica Amnesty International, rea di essere un´organizzazione filo-abortista. «Smetteremo di finanziarla», tuona il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace. «Mai avuto i soldi da voi», ribatte la ong, che ha sedi in tutto il mondo. ...


L'Unità, 13 giugno 2007  >>> QUI <<< - ....... continua anche su altri quotidiani .... amen.


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In Convivium: Bacco e Arianna, e Lorenzo il Magnifico. QUI


martedì 12 giugno 2007

BAMBINE E BAMBINI


5° Giornata Mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minolrile_2007


WORLD DAY AGAINST CHILD LABOUR


12 Giugno 2007


   


Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile


Fonte: ILO _ International Labour Organization


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Ogni giorno del nostro calendario è dedicato a un tema di interesse planetario, ma oggi il fuoco è sullo sfruttamento dei bambini e delle bambine, uno dei drammi più grandi tra quelli di cui ancora le nostre società devono vergognarsi, tutte, nessuna esclusa. E rientra nello sfruttamento minorile un problema ancora più grave e vergognoso che molti blogger stanno denunciando con indignazione sacrosanta in questi giorni la blogosfera: la pedofilia. Nella rete ho trovato questo documento:


Dichiarazione del Presidente dell'UNICEF Italia in merito alla cosiddetta "Giornata dell'orgoglio pedofilo"



«Nel mondo sono oltre 73 milioni ogni anno, secondo le stime riportate nell'ultimo rapporto ONU sulla violenza sui bambini, i minori costretti a subire violenze sessuali. E qualunque gesto o attività sessuale che coinvolga bambini ha conseguenze gravissime sui piccoli: chi può definirsi 'orgoglioso' di questa violenza?»


«La notizia che circola in questi giorni di una cosiddetta 'Giornata dell'orgoglio pedofilo' ci obbliga a ricordare le priorità nella lotta a queste forme di violenza, che comprendono il traffico di bambini, la loro prostituzione, la pornografia rappresentante bambini, e anche le forme di violenza 'privata' consumate spesso all'interno delle mura domestiche. Il bambino che diviene oggetto del desiderio sessuale di un adulto viene trasformato in cosa e abusato con conseguenze a lungo termine, quasi sempre difficilissime da sanare.»

«Per proteggere i bambini occorre usare tutti gli strumenti a disposizione, dal diritto internazionale alle leggi degli Stati, come in Italia la legge 269 poi modificata dalla legge 38 del 2006, dalla vigile consapevolezza dell'opinione pubblica al monitoraggio dei siti (che in Italia la Polizia delle comunicazioni conduce con grande efficacia).»

«E' di particolare importanza l'attenzione alle nuove forme di comunicazione usate dai bambini e ragazzi: è noto infatti che il problema più grave, il rischio maggiore di adescamento dei minori, si annida nelle chat e in altre forme innovative di comunicazione, più che nei siti veri e propri, più facili da bloccare.»

«L'UNICEF Italia appoggia le iniziative intraprese a livello dell'Unione Europea e del Governo Italiano, in totale sintonia con quanto avviato dal Ministero dell'Interno per far fronte al problema.»

«Al di là dei necessari e urgenti interventi repressivi, per stroncare alla radice il fenomeno occorre lavorare tutti - istituzioni, società civile, media e famiglie - per diffondere una cultura del rispetto dell'infanzia e dei suoi diritti, senza la quale i bambini continueranno a rischiare di essere utilizzati come oggetti da adulti impuniti.» 
Fonte: Unicef 


E ancora Antonio Sclavi sul medesimo argomento. Tanto per non lasciare dubbi sul fatto che la pedofilia è un crimine riconosciuto come tale a livello internazionale.


Dichiarazione del Presidente dell'UNICEF Italia, Antonio Sclavi



Roma, 9 maggio 2007 - «L'UNICEF Italia plaude alla vasta operazione internazionale denominata "Max", di contrasto della pedofilia su internet, condotta dalla Polizia postale e delle comunicazioni di Catania, in collaborazione con il Servizio centrale Polizia postale e delle comunicazioni di Roma, l'Interpol e la Polizia tedesca.

L'operazione costituisce un altro passo avanti nella lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e conferma l'efficacia delle nuove disposizioni di legge per i reati di pedopornografia, che prevedono sanzioni penali più incisive per i reati di pedofilia commessi a mezzo internet (Legge n° 38 del 6 febbraio 2006, in modifica della precedente legge n°269/98 ).
 
Appare necessario andare avanti su questa strada, affinché sia bloccata ogni forma di violenza e sfruttamento contro i bambini.

Per quanto riguarda la protezione dei bambini, l'UNICEF Italia collabora da anni con la Polizia di Stato in attività di informazione, formazione e prevenzione dei crimini contro i minori e, per quanto concerne l'uso consapevole di internet, svolge attività di formazione per ragazzi, anche con la collaborazione della Polizia postale e delle comunicazioni.»


Fonte: UNICEF 



lunedì 11 giugno 2007

     Il Ruanda abolisce la pena di morte


 


"La notizia dell'abolizione della pena di morte in Ruanda e quella del 58% di americani favorevoli alla moratoria delle esecuzioni, dichiarano in un comunicato Sergio D'Elia ed Elisabetta Zamparutti di Nessuno tocchi Caino, sono "segnali eccezionali che confermano la certezza di una maggioranza assoluta alla Assemblea Generale dell'Onu, una maggioranza a cui l'Unione Europea impedisce da tredici anni di esprimersi". [ La Repubblica, 10 giugno 2007 ]

Se è irrinunciabile che i responsabili dei crimini vengano puniti, è un grande avanzamento civile e umano che il Ruanda abbia deciso di non ricorrere alla pena di morte per fare giustizia.




Ricordiamo bene i massacri di enormi proporzioni in Ruanda, un vero e proprio genocidio perpetrato in brevissimo tempo, dall'aprile al luglio del 1994. Le vittime furono in massima parte di etnia Tutsi, in minoranza rispetto all'etnia Hutu.


Parlando del concetto di Ubuntu, Desmond Tutu, scrive: "Noi  siamo intessuti in una fitta rete di interdipendenze: come diciamo con un'espressione africana, una persona è una persona attraverso altre persone. Disumanizzare l'altro significa inevitabilmente disumanizzare se stessi." Ma, sul genocidio in Ruanda, non può fare a meno di domandarsi: "Come mai i ruandesi non hanno dato prova della qualità dell'unbuntou, distruggendosi invece l'un l'altro nel più cruento genocidio che mai si ricordi nella storia di quel bellissimo paese? Non so come mai. Posso soltanto dire che chiaramente non sitratta di un processo automatico, che si verifica invariabilmente; e che neppure si tratta di una qualità specifica dei neri, perché il Sudafrica ha avuto la grazia di annoverare tra i suoi cittadini persone eccezionali di tutte le razze, non solo neri ma anche bianchi." [ D. Tutu, Non c'è futuro senza perdono, Feltrinelli, pag. 33 ]


Questa importantissima cancellazione del crimine di stato detto "pena di morte" significa per il Ruanda un ritorno all'Ubuntu. E intanto va avanti la lotta a suon di digiuni di Pannella e degli altri. Non è positivo che si sia resa necessaria questa forma di lotta nerll'Italia e nell'Europa di oggi. E' degna di biasimo la mancanza di interesse del nostro servizio pubblico televisivo, a parte qualche eccezione di non grande peso (ieri però ho visto un buon servizio su RAI 3). E' insopportabile l'ambiguità della Germania e di parte della UE nel portare avanti la moratoria in un momento che sembra quanto mai favorevole. Ma di chi o di che cosa hanno paura. Mica della solita Cina, o dei gemelli polacchi, tanto per fare un paio di nomi?


Aggiornamento del 12 giugno 2007, 09:35


"Il tribunale del Ruanda assume spesso decisioni di portata storica: non posso dimenticare che fu il primo al mondo, nei primi anni 90, a considerare lo stupro, durante le guerre, come crimine contro l'umanità. In Ruanda il ricorso allo stupro puntava a cancellare l'altra etnia: accompagnato da mutilazioni di genitali, femminili e maschili, come per eliminare un'intera stirpe, ben oltre il confine tra misoginia e razzismo.
La nostra Europa ha avuto bisogno del conflitto nella ex Jugoslavia per accettare, anni dopo, questa nuda realtà." dal commento di Masso57


Sono interessanti queste lezioni che arrivano dal Ruanda, il posto dal quale meno te le aspetteresti. Sarei grata a Massimo se mi ripescasse la fonte della notizia, perché è stupefacente il contrasto con le vicende ruandesi dei primi anni '90 e in particolare dei terribili mesi del 1994. Comunque l'Unione Europea fa una ben strana politica. Ora c'è il problema del sostegno alla richiesta di moratoria della pena di morte. Moratoria, attenzione, non abolizione.


Link forniti da  Masso57: 1. International Criminal Tribunal for Rwanda - 2. IL GENOCIDIO IN RWANDA - 3. Tribunale Penale Internazionale per il Ruanda


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Ho scoperto e firmato poco fa un appello di "Nessuno tocchi Caino" al governo italiano per la moratoria ONU delle esecuzioni capitali.  APPELLO QUI



Noi sottoscritti:


conosciamo fin dal 1994, e riconosciamo in queste ultime settimane, la leadership dei Governi e del Movimento Pro-Moratoria italiani a favore della proclamazione di una Moratoria universale della pena di morte alle Nazioni unite. Riteniamo che, dopo anni di rinvii e ricerche di consensi dell'Unione europea in quanto tale non richiesti né necessari, il tempo per l'azione al Palazzo di Vetro sia dunque arrivato.


Ci appelliamo quindi al Presidente del Consiglio Romano Prodi, dando seguito alle delibere del Parlamento italiano e agli inviti e riconoscimenti del Parlamento europeo, affinché depositi nelle prossime ore, assieme al gruppo di paesi di tutti i continenti che si sono già manifestati, il progetto di risoluzione definito sulla base della Dichiarazione di associazione del dicembre scorso già sottoscritta da 93 paesi, per la Moratoria universale della pena di morte, al fine di porlo al voto entro la sessione in corso dell'Assemblea generale.


venerdì 8 giugno 2007

OCCHI su INFORMAZIONE e DIRITTI UMANI


Parafraso con questo titolo un progetto di Amnesty International volto a prevenire atrocità e massacri in Darfur:


EYES ON DARFUR


La grande regione del Darfur, nel Sudan occidentale, ha una popolazione di circa sei milioni di persone.


Occhi sul Darfur


"Un occhio potentissimo scruterà il Darfur contro le violazioni dei diritti umani: è quello dei satelliti da oggi a disposizione di Amnesty International che, avvalendosi per la prima volta di queste potenti tecnologie, potrà proteggere 24 ore su 24 12 villaggi sudanesi, per prevenire ogni nuova violazione e permettere interventi tempestivi in caso di violenze in una regione dal 2003 scenario di terribili atrocità.

L’associazione umanitaria, che durante il 5/o Simposio Internazionale sulla Terra Digitale in corso all’Università di Berkeley in California ha presentato il progetto ’Eyes on Darfur’ finanziato dalla coalizione ’Save Darfur’, lavora in stretto rapporto con l’Associazione Americana per l’Avanzamento Scientifico - American Association for the Advancement of Science (AAAS), che ha offerto la propria esperienza nell’uso di satelliti e altre tecnologie geospaziali. Con questa iniziativa Amnesty vuole far pressione affinchè cessino definitivamente le violenze nella martoriata regione. «Nonostante quattro anni di morte e distruzione in Darfur, il Governo Sudanese ha rifiutato le richieste internazionali e la risoluzione delle Nazioni Unite (ONU) di inviare forze di pace sul luogo - denuncia Larry Cox, direttore esecutivo di Amnesty-America. Il Darfur ha bisogno di queste forze di pace, nel frattempo useremo le tecnologie satellitari per vigilare, avvertiamo quindi il presidente sudanese Omar al-Bashir che è in atto un controllo continuo per scoprire eventuali nuove violazioni»."
continua su La Stampa,
"Occhi sul Darfur", Amnesty vigila con satelliti. 7 giugno 2007.


Ma non solo Darfur, attenzione, occhi aperti praticamente su tutto, compresa l'acqua che beviamo, non esclusa l'aria che respiriamo, e compresa perfino, forse innanzitutto la RETE.



Amnesty: la censura
sta cambiando Internet


Ieri sera nella conferenza globale in webcast contro la censura su Internet che rischia di trasformarla in qualcosa di molto diverso dalla sua forma originaria. Su www.amnesty.org Irene Khan, segretaria generale di Amnesty, ha dichiarato: "Nell'era della tecnologia, Internet è diventato la nuova frontiera nella lotta per i diritti dei dissidenti. Con l'aiuto di alcune tra le più grandi compagnie mondiali, alcuni governi come quello della Bielorussia, della Cina, dell'Egitto, dell'Iran, dell'Arabia Saudita e della Tunisia monitorano le chat room, chiudono i blog, pongono dei limiti nella ricerca sul web e bloccano siti. Persone sono state imprigionate in Cina, Egitto, Siria Uzbekistan e Vietnam per aver postato e condiviso informazioni online. Ogni persona ha il diritto di inviare e ricevere informazioni ed esprimere la propria opinione senza paura o interferenze”.
Nel suo rapporto 2007 Amnesty International
ha reso noto di aver iniziato a monitorare, inserendole su Internet, le immagini raccolte dal satellite su villaggi del Sudan devastati dalle violenze nella regione del Darfur, per far pressione su Khartoum affinchè consenta di inviare nella regione truppe di pace dell'Onu.
L'appello invita a registrarsi all'indirizzo
www.eyesondarfur.org, che verrà aggiornato regolarmente con nuove immagini, per aiutarli a tenere sotto controllo 12 villaggi in posizioni delicate e informare Khartoum che queste zone sono strettamente monitorate per registrare ogni segnale di violenza. Oltre 200.000 persone sono morte e due milioni hanno abbandonato le proprie case da quando è iniziato nel 2003 il conflitto nel Sudan occidentale tra le etnie africane che si ribellano al governo, sostenuto dalla milizia araba Janjaweed. Khartoum afferma che i morti sono stati 9.000 e rigetta le accuse di genocidio. ... continua su La Stampa, 7 giugno 2007   <<< QUI >>>.


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In "Convivium": Babilonia centro del mondo   >>> QUI <<< 


mercoledì 6 giugno 2007

TIBET E CINA   -   BELGIO E DALAI LAMA


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In ritardo, solo oggi, dal sito dell' Associazione Italia - Tibet ho appreso la notizia che copio e incollo. E' doloroso che anche nell'Unione Europea sia così radicata la tendenza che chiamerei "mercato e profitto ueber alles". E' disumano che continui il genocidio del popolo tibetano con la compressione della sua cultura e dei suoi diritti, dopo i decenni di massacri. E' indegno che se ne parli molto raramente, quasi mai esaustivamente. Eppure la storia dell'invasione cinese del Tibet è esemplare come storia di conquista e genocidio. Eppure esemplare, nobilissima è la resistenza non violenta dei tibetani e del Dalai Lama, stupefacente lotta pacifica tra gli sciagurati fatti che testimoniano ancora oggi il "terribile amore per la guerra" ( James Hillman ) della specie umana. 


Bandiera Tibetana


SU RICHIESTA DEL GOVERNO BELGA IL DALAI LAMA CANCELLA LA SUA VISITA A BRUXELLES


Bruxelles, 9 maggio 2007. (Phayul/TibetNet)


Cedendo alle ripetute pressioni cinesi, il governo belga ha chiesto al Dalai Lama di cancellare la sua visita a Bruxelles dove, i giorni 11 e 12 maggio, il leader tibetano avrebbe partecipato alla sessione inaugurale della quinta conferenza mondiale dei Gruppi di Sostegno al Tibet e incontrato alcuni parlamentari europei. Il governo belga, nel motivare la sua richiesta, ha messo in relazione la visita del Dalai Lama a Bruxelles con la prossima visita (16 – 26 giugno 2007) di una delegazione commerciale, guidata dal Principe Filippo del Belgio, a Pechino ed ha ammesso di aver ricevuto ripetute sollecitazioni dal governo cinese affinché il capo dei tibetani non effettuasse il suo viaggio.


Il Dalai Lama, non volendo creare problemi al paese che ospiterà la conferenza, ha acconsentito alla cancellazione della visita. In un comunicato diramato il 7 maggio 2007, Tempa Tsering, Ministro degli esteri del governo tibetano in esilio, afferma:


“La decisione di Sua Santità il Dalai Lama è in sintonia con la convinzione che, in quanto cittadino del mondo, è suo primo dovere essere di aiuto all’umanità. In quanto monaco buddista, è suo secondo dovere fare da ponte tra le religioni. Infine, come tibetano, il suo terzo dovere è quello di servire la causa del Tibet e dei tibetani”.


La richiesta del governo belga ha un precedente: nel 2005 il Dalai Lama fu costretto a posporre una sua visita a Bruxelles, programmata per il giugno di quell’anno, a causa della concomitanza con la visita in Cina del Re Alberto II.


Quest’anno il governo belga si è spinto oltre e, piegandosi alla caparbia intromissione di Pechino, ha fatto sì che il leader tibetano rinunciasse a presenziare alla conferenza mondiale dei Gruppi di Sostegno.


“È vergognoso che il Belgio, uno stato membro dell’Unione Europea e un paese con una lunga tradizione democratica rinneghi i propri valori e prenda ordini da un regime repressivo”, ha dichiarato Yael Weisz-Rind, direttore di Free Tibet Campaign.


Sullo stesso tono anche le parole di Tsering Jampa, direttore di International Campaign – Europa: “Siamo molto dispiaciuti che il Belgio, uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea, si sia piegato alle maniere forti di Pechino ed abbia impedito al Dalai Lama di parlare. L’UE dovrà ora riflettere sulle implicazioni e sul significato di questa cancellazione a una settimana dall’inizio del dialogo UE – Cina sui diritti umani, in programma a Berlino i giorni 15 e 16 maggio”.


Anche l’Associazione Italia-Tibet esprime il proprio stupore e il proprio rammarico per l’accaduto. A un anno dalle Olimpiadi del 2008, è evidente che la Cina non ha alcuna intenzione di risolvere il problema tibetano né di aprirsi ad alcuna riforma. L’arroganza di Pechino e la facilità con cui, in nome di interessi economici, ottiene la compiacenza di paesi sovrani e democratici devono essere motivo di profonda riflessione. [ Associazione Italia-Tibet - QUI ]


Otto Simboli del Buon Auspicio


IL PARLAMENTO EUROPEO APPROVA UNA RISOLUZIONE SUL TIBET

Strasburgo, 15 febbraio 2007. (ICT/Phayul)



Con un’astensione e settantuno voti a favore su un totale di settantadue eurodeputati presenti, il Parlamento Europeo ha approvato una “Risoluzione sul Dialogo tra il Governo Cinese e gli Inviati del Dalai Lama”. Il documento, nei primi tre punti, afferma che il Parlamento Europeo:

- Chiede al Governo della Repubblica Popolare Cinese e al Dalai Lama di riprendere e continuare il dialogo senza precondizioni e in modo lungimirante tale da consentire una soluzione pratica che rispetti l’integrità territoriale della Cina e soddisfi le aspirazioni del popolo tibetano

- Si dichiara soddisfatto delle leggi e dei regolamenti sull’autonomia etnica regionale adottati dal Governo della Repubblica Popolare ma teme che molte di queste leggi contengano condizioni che ne impediscono o ne rendono difficile l’applicazione

- Chiede alla Commissione Europea, al Consiglio d’Europa e agli Stati Membri di sostenere attivamente il consolidarsi del dialogo e, in assenza di tangibili risultati su questioni di fondo e dopo aver consultato entrambe le parti, definiscano il futuro ruolo che l’Unione Europea potrà svolgere per facilitare una soluzione negoziata del problema tibetano, compresa la nomina di uno Speciale Rappresentante dell’Unione Europea per il Tibet. continua


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In Convivium "Allegorie dell'Amore" <<<QUI>>>


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lunedì 4 giugno 2007


UBUNTU





 “Ubuntu” è una parola africana del gruppo linguistico nguni, alla quale corrisponde “botho” nelle lingue sotho. L’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu spiega che il significato riguarda “un tratto fondamentale della visione africana del mondo”.



 “Ubuntu è molto difficile da rendere in una lingua occidentale. E’ una parola che riguarda l’intima essenza dell’uomo. Quando vogliamo lodare grandemente qualcuno, diciamo: ‘Yu, u nobuntu’ – ‘il tale ha ubuntu’. Ciò significa che la persona in questione è generosa, accogliente, benevola, sollecita, compassionevole; che condivide quello che ha. E’ come dire: ‘La mia umanità è inestricabilmente collegata, esiste di pari passo con la tua’. Facciamo parte dello stesso fascio di vita.



Noi diciamo: ‘Una persona è tale attraverso altre persone’. Non ci concepiamo nei termini ‘penso dunque sono’, bensì ‘Io sono umano perché appartengo, partecipo, condivido’. Una persona che ha ubuntu è aperta e disponibile verso gli altri, riconosce agli altri il loro valore, non si sente minacciata dal fatto che gli altri siano buoni e bravi, perché ha una giusta stima di sé che le deriva dalla coscienza di appartenere a un insieme più vasto, e quindi si sente sminuita quando gli altri vengono sminuiti o umiliati, quando gli altri vengono torturati, e oppressi, o trattati come se fossero inferiori a ciò che sono.



L’armonia, la benevolenza, la solidarietà sono beni preziosi. E per noi il bene più grande è l’armonia sociale. Tutto quello che mina, che intacca questo bene a cui aspiriamo deve essere evitato come la peste. La rabbia, il risentimento, la sete di vendetta, la competizione aggressiva per il successo corrodono questo bene. Perdonare non significa soltanto essere altruisti, è il modo migliore di agire nel proprio interesse: tutto ciò che rende gli altri meno umani rende meno umani anche noi. Perdonare rende le persone più flessibili, più capaci di sopravvivere mantenendo la propria umanità malgrado tutti gli sforzi per disumanizzarle.” [da Desmond Tutu, Non c’è futuro senza perdono, Feltrinelli, pag. 32]

 



Il significato di Ubuntu… | Generazione Web





 





Desmond Tutu, premio Nobel per la pace nel 1984, ha guidato la Commissione per la verità e la riconciliazione, che fu istituita da Mandela per superare il passaggio dall’apartheid alla democrazia con spirito di trasparenza e conciliazione, senza ingiuste rimozioni, ma con lo sguardo alla costruzione di un futuro pacificato.



Ubuntu Linux



Ubuntu è il nome dato a un sistema operativo basato su GNU/Linux libero e gratuito appunto per indicarne il carattere cooperativo: Ubuntu prende il nome da un'antica parola africana che significa umanità agli altri, oppure io sono ciò che sono per merito di ciò che siamo tutti. La distribuzione Ubuntu migra lo spirito di Ubuntu nel mondo del software. >>> UBUNTU - IT <<<



Aggiornamento del 5 giugno 2007 - 9:00



Gli Anglicani 'ossessionati' dalla questione gay


 


 


  L'arcivescovo Desmond Tutu ha invitato la chiesa Anglicana d'Africa a superare la sua "ossessione" sulla questione dei preti gay e dei matrimoni omosessuali.


Ha detto che bisognerebbe spendere tempo su argomenti più pressanti nella regione.  Parlando al BBC World Service, il vescovo sudafricano ha detto che lo Zimbabwe, l'HIV/Aids e la crisi nel Darfur non stanno avendo sufficiente attenzione. Alla chiesa Anglicana dello Zimbabwe è anche mancato il coraggio di fronteggiare il regime del presidente Robert Mugabe, ha detto. coninua nel sito della BBCNews, 26 maggio 2007: >>> QUI <<<



Un episodio che mette in luce le priorità di Desmond Tutu  e la sua coerenza nell'attività pastorale evidentemente rivolta all'umanità sofferente e discriminata.



Che cosa fa, invece, Letizia Moratti, sindaco di Milano e molto Cattolica? Quali sono le sue priorità? Quali sono i suoi valori umani, civili e morali? Combatte anche lei le discriminazioni tra cittadini/e o le favorisce? Leggete qui.



  Cinefestival gay a Milano: il sindaco ritira il patrocinio e i finanziamenti alla rassegna



Il clima politico del Family day si diffonde nel tempo e nello spazio fino a tracimare nella laica, democratica, riformista Milano. Il sindaco Moratti, dopo aver guidato masse arrabbiate nelle strade della città a tutela dell’ordine pubblico, ha deciso di togliere il patrocinio, sempre concesso da tutte le amministrazioni precedenti comprese quelle di destra, al Festival del cinema Gay, un’iniziativa culturale che si è affermata è consolidata nel corso degli anni. La signora Moratti ha preso la decisione da sola e, come se fosse una novella Margaret Thatcher in salsa meneghina, si è dimenticata di discuterla in giunta e tra i suoi assessori non tutti sono d’accordo con questo gesto che rompe una lunga tradizione di rispetto e di confronto in città. L’assessore alla Cultura Vittorio Sgarbi adesso vuole chiedere che la sua delibera comunale per dare il patrocinio al festival internazionale del cinema gaylesbico di Milano sia messo all'ordine del giorno della prossima seduta della Giunta. continua su L'Unità, 4 giugno 2007 >>> QUI <<<


domenica 3 giugno 2007

La Festa della Repubblica Italiana



Repubblica Italiana
2 giugno 1946


Questa volta, in questo anno di grazia 2007, benché la memoria inviti alla festa, questa volta la desolazione non mi abbandona nemmeno se rievoco la "repubblica democratica fondata sul lavoro". Che democrazia è la nostra se il palco delle "massime autorità" è occupato da opachi duelli e lui, il ben noto Berlusconi, "vince la sfida della piazza" fra "strette di mano, foto e addirittura cori da stadio" (Corriere della Sera), dopo che l'altro lui, il ben noto Gianfranco Fini, ottiene una "ovazione in stile tassista dai giovanotti targati Confindustria" (La Repubblica)?


Non mi rallegrano certo il lavoro e i comportamenti della parte politica per cui ho votato: perfino il buono che è stato fatto è sommerso dalla stupidità del narcisismo imperante, e dall'attaccamento a privilegi che aumentano invece di diminuire, mentre sullo sfondo scorre l'affermazione costituzionale per cui "tutti i cittadini sono uguali e hanno pari dignità di fronte alla legge". La legge. Le leggi che un popolo sovrano si dà e deve rispettare, le leggi che non vedono privilegi, sinecure, immunità. Di nessuno/a.


La Repubblica nata dalla Resistenza, dopo il buio e i massacri del fascismo con le sue repressioni e le sue guerre, è la cosa migliore che noi italiani/e abbiamo mai avuto. La Repubblica e la sua Carta Costituzionale, forse non perfetta, ma ottima, sono il nostro fondamento più recente ma anche più solido. Finalmente indipendenti e liberi e uguali! Peccato che di nuovo nulla sia più certo. Buon compleanno, Italia, e buona fortuna!