venerdì 28 ottobre 2005

28.10.2005
Iran, Ahmadinejad guida il corteo contro Israele. Sharon: venga espulso dall'Onu
di red.

 Migliaia di persone sono scese nelle strade di Teheran al grido di “Morte a Israele” e “Morte all'America” in una manifestazione anti-israeliana promossa dal regime come ogni anno nell'ultimo venerdì del Ramadan.

 


Le proteste internazionali, l’indignazione generalizzata, l’inquietudine montante che unisce il Palazzo dii Vetro dell’Onu alla Casa Bianca, il Cremlino a tutte le cancellerie europee, tutto ciò non hanno fermato Mahmoud Ahmadinejad. Il presidente iraniano non fa marcia indietro rispetto all’infuocato proclama che aveva caratterizzato il suo intervento alla conferenza dal titolo che è tutto un programma. Orribile: «cancellare Israele dal mondo». Incurante delle proteste che piovono su Teheran da tutto il mondo, il presidente iraniano e i vertici del regime islamico hanno promosso la manifestazione popolare contro i «crimini di Israele». continua http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=45428


Indignazione e disperazione da perdere la parola. Un ritorno al passato da incubo, anche se, prima che il pasdaran fosse eletto presidente dal popolo sovrano, la situazione del popolo iraniano era comunque terribile.


Molti racconti e descrizioni ho trovato nel sito di un blogger viaggiatore che ora si trova appunto in Iran. Ottimo luogo per chi voglia avere notizie di prima mano sul paese in cui una teocrazia ha azzerato anche i minimi diritti umani in nome di una sua divinità e di una legge attribuita alla suddetta, la tristemente celebre sharia.


http://mauri53.splinder.com/


Questa volta, dopo il fallimento in Iraq, è doveroso per l' Europa intervenga come un organismo politico unitario per scongiurare il ripetersi di nuove tragedie belliche. Le condanne e le minacce servono a poco. Vogliamo forse una nuova guerra?


L' Europa faccia il suo dovere politico, dimostrando di avere una condivisione politica, questa volta. E mi rivolgo ai nostri europarlamentari per primi, perché non lascino la politica estera completamente nelle mani e nella "testa" del Berlusconi Silvio e dei suoi amici di vacanze, soprattutto il texano che parla con Dio e che dai religiosi ha ricevuto forse la manna decisiva per la sua ri-elezione.



domenica 23 ottobre 2005

 












Benvenuti nel sito del Governo Italiano





Il Presidente del Consiglio



Silvio Berlusconi


Luogo di nascita: Milano


Data di nascita: 29 settembre 1936


Incarico: Presidente del Consiglio dei Ministri




Caro diario, la ricerca mi è costata un po' di tempo, ma infine nel sito ufficiale del nostro governo attuale ho trovato il documento e la parte relativa alle garanzie da riservare (praticamente tutte), con apposita legge, ai beni della criminalità organizzata.


DISEGNO DI LEGGE: Delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione delle attività e dei beni sequestrati o confiscati ad organizzazioni criminali.


Proponenti: Presidenza - Consiglio dei Ministri: 24/09/2004


comma 1 lettera “m” dell’art. 3 del disegno di legge AC 5362


art. 3 - m) previsione della procedura di revisione della decisione definitiva sulla confisca nel procedimento di prevenzione, ad istanza di chiunque ne abbia interesse, secondo i seguenti principi:


1) ammissibilità in ogni tempo della revisione del provvedimento definitivo di confisca:


Caro diario, ho scoperto questa cosuccia legislativa nel sito "Libera"che fa capo a don Ciotti. Copio e incollo l'articolo relativo a questa granzia estrema dei beni accumulati dai peggiori criminali che oltraggiano il nostro paese. Ma come è possibile una proposta del genere? I criminali in questione crederanno di sognare vedendo questa mirabile proposta della Presidenza del Consiglio, ma saranno certamente grati.



 



   SALVIAMO LA LEGGE SUI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE!!



La legge Rognoni - La Torre, che consente da oltre vent’anni di aggredire le ricchezze accumulate dalle mafie nel nostro Paese, è in pericolo. Rischia di essere approvato dal Parlamento, infatti, un disegno di legge che tra i molti aspetti discutibili prevede la possibilità di revisione, senza limiti di tempo e su richiesta di chiunque sia titolare di un “interesse giuridicamente riconosciuto”, dei provvedimenti definitivi di confisca.


In nome di un malinteso garantismo, insomma, si compromettono definitivamente il lavoro e l’impegno di quanti, dalle forze dell’ordine alla magistratura, dalle associazioni alle cooperative sociali, sono oggi impegnati nella difficilissima opera di individuazione e riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie. Nessun provvedimento di confisca, di fatto, sarà mai definitivo. Nessuna assegnazione di beni confiscati avrà un futuro certo. Altri avrebbero potuto essere gli strumenti con cui risarcire, anche dal punto di vista economico, eventuali vittime di errori giudiziari, sempre possibili, nell’iter che va dal sequestro preventivo dei beni alla loro definitiva confisca. Se dovesse essere approvato, invece, quanto previsto dal comma 1 lettera “m” dell’art. 3 del disegno di legge AC 5362 recante “Delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione delle attività e dei beni sequestrati o confiscati ad organizzazioni criminali”, tutti i beni confiscati (dai terreni coltivati da coraggiose cooperative di giovani agli immobili trasformati in sedi di servizi sociali o in caserme delle forze dell’ordine, solo per fare alcuni esempi) finirebbero in un limbo di assoluta incertezza.


Ovvero esattamente il contrario di quanto sarebbe necessario oggi. Le mafie, infatti, hanno da tempo affinato i meccanismi con cui riciclano i proventi delle loro attività illecite e nel nostro Paese si registra, negli ultimi anni, una consistente flessione del numero di beni confiscati. Una situazione che richiede normative efficaci e scelte concrete in grado di far crescere la fiducia di chi è impegnato ogni giorno nella lotta alle mafie. E’ per queste ragioni che l’associazione Libera (che raccoglie più di 1200 associazioni nazionali e locali, scuole, cooperative) e i sottoscritti familiari delle vittime delle mafie, attraverso questo appello, chiedono un serio e approfondito ripensamento, in sede di dibattito parlamentare, del disegno di legge delega AC 5362, soprattutto per quanto riguarda la possibilità di revisione dei provvedimenti definitivi di confisca, affinchè deputati e senatori di tutte le forze politiche sappiano trovare la giusta misura, il corretto equilibrio tra la tutela dei diritti di chi subisce i provvedimenti di confisca dei beni e la necessità di sottrarre alle organizzazioni mafiose gli immensi patrimoni che accumulano ogni anno, nell’illegalità e nel sangue. Trasformando questi beni, come sta avvenendo faticosamente oggi, in segni tangibili di legalità e giustizia.


Per aderire all’appello:


email: libera@libera.it 



Fonte del disegno di legge: http://www.governo.it/Governo/index.html


http://www.governo.it/Governo/Provvedimenti/prove.asp?d=23226&pg=1%2C2252%2C4330%2C6576%2C8692%2C11010%2C13213%2C15254%2C17563%2C17563&pg_c=7#correla (pag. 7)


http://www.libera.it/index.asp 


sabato 15 ottobre 2005


Caro diario, ho già vissuto personalmente l'esperienza della teocrazia ai tempi dell'ayatollah Khomeini in Iran. Ricordo il senso di soffocamento e la paura. Non pensavo nemmeno lontanamente a difendere le mie idee: troppo inutile e pericoloso. E poi mi manca l'arroganza di certi martiri. No, non ho la sindrome da rivoluzione clericale, ma forse una più dolorante sensibilità al problema.


Ora questo Ratzinger ha tutto il diritto di parlare. Non fanno parte di me né l'anticlericalismo né l'ateismo professato come religione al contrario. Ratzinger può dire quello che vuole, certamente, ma molte e molti come me non hanno voce, visto che ormai quasi tutti i politici sembrano considerare indiscutibili le parole di questo capo religioso. 


Allora, io, laica e onesta, portatrice di un'etica che l'uomo in abiti faraonici nemmeno si sogna che possa esistere, se non altro perché è gratuita e si esprime solo per amore della giustizia e non per paura di punizioni o speranza di premi, come posso rispondergli io? Accetterebbe il sant'uomo che una laica come me parafrasi la sua affermazione (quella segnata in blu) con la mia (quella segnata in fucsia), non per il gusto di contraddirlo, ma per una giusta reciprocità?



"I diritti fondamentali
vengono da Dio, non dallo Stato"






NORCIA (Perugia) - Parole forti, con la firma di Benedetto XVI: "I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al creatore".


Il passaggio è contenuto in una lettera che il papa ha inviato alla fondazione Magna Charta che tiene un convegno a Norcia sul tema "Libertà e laicità". E a cui partecipano, tra gli altri, Marcello Pera e di Roberto Formigoni.

Nella missiva, il Papa sostiene che uno Stato "sanamente laico" deve riconoscere nella sua legislazione quel "senso religioso in cui si esprime l'apertura dell'essere umano alla trascendenza". Solo questa, secondo Benedetto XVI, è una forma di "laicità positiva", che garantisce "a ogni cittadino il diritto di vivere la propria fede religiosa con autentica libertà, anche in ambito pubblico".

E dunque, secondo il papa, "per un rinnovamento culturale e spirituale dell'Italia e del continente europeo occorrerà lavorare affinchè la laicità non venga interpretata come ostilità alla religione, ma al contrario come impegno a garantire a tutti, singoli e gruppi, nel rispetto dell'esigenze del bene comune, la possibilità di vivere e manifestare le proprie convinzioni religiose".


"per un rinnovamento culturale e spirituale dell'Italia e del continente europeo occorrerà lavorare affinchè la laicità non venga aggredita con ostilità dalla religione, ma al contrario le religioni si impegnino a garantire a tutti, singoli e gruppi, nel rispetto dell'esigenze del bene comune, la possibilità di vivere e manifestare le proprie convinzioni sia quelle religiose che quelle non religiose ma non per questo meno nobili e morali".


da Repubblica - http://www.repubblica.it/interstitial/interstitial403783.html


Proprio oggi è apparso su Repubblica questo articolo di Mario Pirani


I nuovi "illuministi" tra Ragione e Religione

VORREI riflettere, senza ipocriti scandalismi ma anche senza diplomatiche elusioni, delle recenti affermazioni di Piero Fassino, Fausto Bertinotti e Giuliano Amato sul tema della religione. Il primo si è dichiarato apertamente credente e animato da una fede rafforzata dai nove anni passati come allievo dei gesuiti; il secondo ha proclamato l´abbandono dell´antico ateismo e l´approdo, «non senza coinvolgimento emotivo», ad un percorso di ricerca di Dio; il terzo, con una serie di interventi molto articolati, è giunto alla conclusione che nella società attuale «la vecchia premessa del laicismo non regge più», soprattutto quella che confina il fattore religioso nella sfera privata, dato che ormai la religione fa parte della sfera pubblica ed anzi i principi fondanti della democrazia, la libertà di coscienza, l´eguaglianza, il rispetto dei diritti di tutti andrebbero salvaguardati in una dialettica «dialogica» con la Chiesa.


Una dialettica, peraltro, squilibrata se il suo propugnatore, da sempre considerato come la mente più razionale della sinistra, proclama, alla stregua di un peccatore in ginocchio davanti al proprio vescovo: «So bene che sbaglierei se non avessi l´umiltà che devo avere davanti a chi esercita e ne ha la responsabilità, il magistero della Chiesa... e non posso non ribadire la mia convinzione che la società in cui oggi viviamo ha un gran bisogno dei valori religiosi come componenti essenziali di un tessuto connettivo che rischia altrimenti di sfrangiarsi e di lasciarci in preda a conflitti insanabili». E, ad evitare che la definizione di «valori religiosi» possa ingenerare equivoci, aggiunge: «Fra di essi i valori cristiani hanno una forza coesiva e una capacità di aprirsi alle diversità che pochi altri posseggono».



In questa panoramica di posizioni tralascio quelle assunte da leader del centro sinistra da sempre credenti, come Romano Prodi (peraltro più laico di molti altri) o di conversione già scontata da qualche tempo, come Francesco Rutelli. Resta, comunque, acclarato che ai vertici dell´opposizione la presenza cattolica dichiarata è preponderante in misura assoluta.


I nuovi "illuministi"


UN fenomeno altamente significativo che non può, quindi, venire considerato come un assieme casuale di privati eventi, tanto più in una stagione in cui la Cei e il cardinale Ruini, sotto la guida di Benedetto XVI, impongono la loro crescente precetticistica giuridica, scientifica, famigliare, sessuale, scolastica alla totalità dei cittadini italiani, siano o no osservanti.


Credo, peraltro, sia insufficiente - anche se ha il suo peso - ricondurre la penetrazione religiosa ai vertici del centrosinistra ad un riflesso politico determinato dalla scomparsa della Dc e dal subentrare, nei due opposti schieramenti. di forze, esplicitamente o no di ispirazione cristiana, tutte, comunque, alla ricerca di legittimazione ecclesiastica. Questo è solo l´epifenomeno che maschera lo sfaldarsi di una capacità culturale in grado di rispondere ad una sfida basata sul mortificante assioma secondo cui, venuta rovinosamente meno l´ideologia comunista, il surrogato laico sarebbe troppo fragile, arido, inadeguato per vivificare valori forti, coinvolgenti, adatti ad ispirare convincimenti e comportamenti condivisi sulle grandi questioni che l´umanità ha di fronte: il progresso della scienza e della tecnica, gli sconvolgimenti della globalizzazione, gli squilibri dell´economia, l´irrompere sulla scena dei fondamentalismi armati, la guerra e la pace.


Certo, se la risposta della sinistra si limita allo scontato balbettio «politichese» o alla sloganistica no global, il Verbo evangelico di pace, solidarietà, «visione integrale di vita buona» (come dice il cardinale Angelo Scola) appare assai più seduttivo per la grande maggioranza della gente e se lo scotto da pagare comporterà limitazioni alla ricerca scientifica, alla libertà degli individui sul piano sessuale, alla pienezza della giurisdizione civile (Pacs, ecc.), ai diritti delle donne e, persino, alla eguaglianza fiscale dei cittadini (vedi esenzione dell´Ici per alberghi e cliniche di proprietà ecclesiastica), ebbene il «buon laico» non «laicista», come oggi si viene distinguendo, dovrà con rispettosa «umiltà» perseguire pazientemente qualche compromesso residuale, sempre nell´ambito dei principi etici segnati da Santa Romana Chiesa.


Se così vanno le cose non basterà, purtroppo, richiamarsi al Concordato o al «libera Chiesa in libero Stato» di cavourriana memoria per ricondurre la Repubblica e il Vaticano entro i vecchi confini ormai travalicati. Occorre, di contro, se se ne ha il coraggio e la forza, riaprire da sinistra un confronto delle idee non impacciato da timidezze, tatticismi, mediocri calcoli di opportunità. Se ci si pone nell´ottica di un intellettuale di sinistra (tanto più se ci si candida a posizioni di pubblica responsabilità) bisognerebbe distinguere tra la politica verso il mondo cattolico e la propria fede personale. Ora, nella storia d´Italia comunisti e socialisti (più i primi dei secondi) hanno sempre avuto presente l´imperativo di un dialogo aperto e continuo col mondo cattolico, sia all´esterno che all´interno del partito. Il Pci, infatti, non solo propiziò l´inserimento dei Patti Lateranensi nella Costituzione (art.7) ma al primo congresso dopo la Liberazione sancì nel proprio statuto la possibilità di iscrizione al partito anche per chi non accettava l´ideologia marxista-leninista, e cioè per i cattolici.


Così che molti militanti del disciolto «Movimento dei cattolici comunisti» vi aderirono, anche in posizione di responsabilità, da Antonio Tatò a Luciano Barca, da Luca Pavolini a Marisa Rodano. Questa linea non venne mai meno fino al compromesso storico ed oltre. Essa, però, non comportò una ibridazione culturale fra l´una e l´altra matrice e i capi del Pci prima e dei Ds poi, fino ai giorni scorsi, evolvendo via via dallo stalinismo d´origine al riformismo democratico, rimasero, pur sempre, nell´alveo della cultura socialista.


Una cultura che, anche in presenza della catastrofe comunista e del disgregarsi di una ideologia finalistica totalitaria, non poteva e non può rinunciare in toto, pena il suo annullamento, a una concezione materialistica della Storia, pur depurata da determinismi economicistici assoluti ad opera delle salutari filosofie revisionistiche posteriori, da Max Weber a Karl Popper. Una cultura incline, inoltre, a cercare nella Ragione illuministica, una bussola orientativa, ancor più indispensabile col periclitare relativo di quella marxista (del resto non è senza significato che Togliatti abbia ritradotto e pubblicato il «Trattato sulla tolleranza» di Voltaire o che Craxi, all´inizio della stagione autonomistica del Psi, abbia sortito il saggio su Proudhon). Ma nel vacuo convincimento che l´abbandono delle ideologie volesse anche dire liberarsi da ogni radice culturale e così procedere leggeri e senza pesi onerosi, mandando al macero non solo il filosofo di Treviri ma anche quelli dei Lumi, gli odierni leader della sinistra sembrano attraccare, nel migliore dei casi, alle sponde dello spiritualismo cristiano.


Può essere, quindi, non del tutto superfluo ricordare quale fosse il concetto di religione nel pensiero socialista più serio e consapevole che, pur respingendo sia l´anticlericalismo blasfemo e irridente come anche le derive dell´ateismo militante, sfociate nelle persecuzioni antireligiose del totalitarismo stalinista e nazista, pur tuttavia non abdicava da un giudizio storicistico. Per prima cosa le religioni erano concepite, sia nell´assieme che nelle analisi comparate, come uno dei più importanti, forse il più importante, fenomeno della storia umana.


Anche per chi le definì «l´oppio dei popoli». Questo voleva dire analizzare i singoli culti in un quadro fondamentalmente analogo. Cattolicesimo o buddismo, islamismo o giudaismo, protestantesimo e persino paganesimo e animismo non possono, in questa luce, esser distinti nel senso che il primo avrebbe il crisma della Verità e gli altri, ingannevoli tramiti di perdizione, subire l´anatema.


È evidente che chi si proclama fedele cattolico, anche se oggi non ricorrerebbe come strumento di evangelizzazione alle Crociate o ai roghi dell´Inquisizione, pur tuttavia reputa essere la «vera» Fede solo la propria.


In quest´ottica la Rivelazione subentra alla Ragione.


Un illuminista odierno, anche se orgoglioso dei propri valori, li sottopone comunque al vaglio permanente del dubbio, della verifica, dell´analisi storicistica che li spoglia del crisma dell´assoluto. La religione - anzi le religioni di ogni tempo e luogo - le interpreta come la più straordinaria e duratura invenzione dell´Uomo per esorcizzare l´idea insopportabile di una morte eterna e senza speranza e per darsi una risposta al mistero che lo circonda, ai mille perché cui la scienza non è ancora arrivata e in gran parte forse non arriverà mai a dare soluzione. Di qui l´anelito a una sentenza trascendente, a una Rivelazione che scenda sulla terra da una sfera metafisica, il più delle volte tramite un Libro sacro, trasmesso da un Profeta e interpretato da una casta sacerdotale che se ne fa custode. Le infinite falangi di credenti possono così placare l´ansia dell´esistenza, immaginare protezione e consolazione da mali, disgrazie e catastrofi, esternare riconoscenza e devozione. O anche, soltanto cercare «candidamente Dio», come scriveva Gustav Mahler per spiegare una sua sinfonia.


E con lui le innumerevoli legioni di artisti che alla religione hanno ispirato l´opera loro. Tutto ciò spiega perché la religione definisca la vita e la natura come una «creazione» e tenda a respingere le teorie evoluzionistiche o anche materialistiche e storicistiche. Di qui l´impervio rapporto con la scienza quando perviene a modificare l´esistente e, dunque, a incidere sulla Creazione. Da questo punto di vista non c´è una differenza qualitativa tra la condanna di Galileo e quella odierna sulla manipolazione degli embrioni. Del resto è stato proprio il cardinale Ratzinger a dire in un discorso del 1990 che «il processo di Galileo fu ragionevole e giusto». Il retroterra ideale e culturale dell´ansia prescrittiva della Chiesa è naturalmente assai più vasto e complesso ma il fulcro primo risiede lì: nell´incrocio tra Rivelazione e Creazione. Poi, «per li rami», infinite cose ne discendono, fino alla genuflessione politica implicita o esplicita ai dettami della Gerarchia.


L´illuminista, per contro, «sta solo sul cuore della terra», cerca ed offre solidarietà ai suoi simili per affrontare la Natura e la Storia, spinge la ricerca fin dove può per diradare il mistero e migliorare le condizioni della vita. Non obbedisce a chiese ma si fa guidare da una morale che non è immutabile nei millenni ma subisce l´influsso dei tempi, una «morale provvisoria» diceva Pascal. Non è credente ma difende strenuamente la libertà di religione come la libertà di pensiero. Rispetta e può, persino, nutrire invidia per la fede del credente ma seguita ad affidarsi ai propri valori etici, che talvolta coincidono e altre no, con quelli religiosi. Il lume della Ragione dovrebbe guidare i suoi atti, anche se non ne trae sempre consolazione. L´Inconscio, l´Errore, l´Eterogenesi dei fini ne rendono impervio e ignoto il procedere.


da Repubblica di MARIO PIRANI - http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2593


giovedì 13 ottobre 2005

MIRACOLO  ALLA CAMERA


180 "franchi tiratori" della CDL affossano il proprio governo


Le donne e la resurrezione dei Lazzari? Che potenti queste donne che ridanno vita e potenza a tanti ai quali "devono smettere di scassare la minchia" (parola di Giuseppe Gianni, Udc di Siracusa)!  No,  purtroppo questo miracolo, pur macabro, non è opera delle donne, ma di alcuni volenterosi dell' UDEUR che "con la richiesta del voto segreto alza la palla agli uomini della Cdl che silurano le quote." (Concita De Gregorio, La Repubblica).


E' vero, si trattava di un emendamento del governo, quello del 25% di donne nelle liste elettorarli, se non vuoi pagare la multa. Emendamento risibile, ma quando si è foche monache forse non si va tanto per il sottile, anche se non mi piace la parte della foca monaca. Eppure anche di quella risibile concessione hanno avuto paura i maschi parlamentari. Eppure, senza l'aiuto del voto segreto, la paura del padrone li avrebbe trattenuti dal votare contro. La verità è che il merito della resurrezione dei Lazzari va ai seguenti personaggi che hanno richiesto il voto segreto:


Cusumano, Pisicchio, Oricchio, Iannuccilli, Potenza, Luigi Pepe, Mongiello, Borriello, Ostilio, De Franciscis: tutti Udeur (da cui è partita la raccolta delle firme)


Buemi Ceremigna, Grotto, Di Gioia, Albertini e Mancini: Sdi


Bottino, Ruggieri, Molinari, Gerardo Bianco, Villari, Banti, Burtone, Carbonella, Loddo e Duilio: Margherita


Stagno d´Alcontres e Capuano: Forza italia


Emerenzio Barbieri e De Laurentiis: Udc


Un po´ di gruppo misto, fra cui Filippo Mancuso


Risibile anche la scusa dei presunti egualitari che trovavano troppo brutto e umiliante l'emendamento del governo. Sono d'accordo. Ma ora stiamo meglio? Comunque, visto che era un voto a favore del governo, perché nascondersi dietro il voto segreto?


I dati li ho presi dall'articolo di Concita De Gregorio su La Repubblica di oggi, trovato in: http://www.articolo21.info/rassegna.php?id=2570.


mercoledì 12 ottobre 2005

Silvio Berlusconi, "putschiste électoral"


par Daniel Vernet


LE MONDE | 11.10.05 | 14h18  •  Mis à jour le 11.10.05 | 14h18

 

"Le peuple n'a plus la confiance du gouvernement, il convient de changer le peuple" , disait Bertolt Brecht. Silvio Berlusconi, qui, à toute occasion, "bouffe du communiste" ­ – bien qu'il n'y en ait plus beaucoup en Italie ­–, a trouvé son inspiration dans le conseil ironique du dramaturge allemand. Puisque le gouvernement ne peut faire confiance au peuple pour revoter pour lui, il convient de changer la loi électorale afin de transformer une défaite en victoire. C'est le but poursuivi par le président du conseil italien à quelque six mois des prochaines législatives.

Il est vrai que les perspectives ne sont pas riantes pour "Il Cavaliere". Depuis qu'il est revenu au pouvoir en 2001, Silvio Berlusconi a perdu pratiquement toutes les élections, les européennes comme les régionales ainsi que les communales. Bien que les sondages ne fassent pas le vote ­ – on vient d'en avoir une nouvelle confirmation en Allemagne ­–, les enquêtes d'opinion donnent la Maison des libertés, sa coalition de centre-droit, à douze ou quatorze points derrière l'Union, alliance des centristes, des démocrates de gauche et des petits partis communistes.

La situation économique déplorable, la persistance des déficits ­ – pour la quatrième année consécutive, le déficit budgétaire dépassera la barre des 3 % du produit intérieur brut ­–, la multiplication des scandales – ­ le dernier en date touche le gouverneur de la Banque centrale italienne, Antonio Fazio, autrefois un havre de vertu dans un pays en proie à l'instabilité et à la corruption ­–, ne laissent rien présager de bon pour Silvio Berlusconi et pour son parti, Forza Italia, ainsi que pour ses alliés, l'Alleanza nazionale, la Lega Nord et l'aile droite des restes de la Démocratie chrétienne.


L'astuce consiste à revenir à un système électoral proportionnel, avec un handicap pour les petits partis et une prime à la coalition qui comprend le moins de formations politiques. En effet, cette clause défavoriserait l'Union par rapport à la Maison des libertés.


Une autre disposition vise à compliquer la vie de Romano Prodi, le chef de file de l'opposition. Qu'on s'en étonne ou non après son passage controversé à la tête de la Commission de Bruxelles, celui-ci reste un adversaire redoutable pour Silvio Berlusconi. Or, selon le projet de loi, les listes proposées aux suffrages des électeurs devraient être établies par les partis politiques. Autrement dit, Romano Prodi devrait, pour mener l'opposition à la bataille, soit créer sa propre formation, soit adhérer à une des composantes de l'Union, alors qu'il doit sa popularité à une position au-dessus des partis.


La coalition actuellement au pouvoir espère, par cette sorte de "putsch électoral", gagner des élections plutôt mal engagées, ou au moins limiter la victoire de ses adversaires de gauche. Dans cette hypothèse, elle a d'ailleurs prévu de plafonner à 340 le nombre de sièges revenant à la coalition victorieuse.


Ce n'est pas la première fois que Silvio Berlusconi en prend à son aise avec les règles du jeu démocratique. Comme il trouve malhonnête ou dangereux de violer ouvertement la loi, il préfère utiliser sa majorité parlementaire pour la changer en sa faveur. Y compris avec effet rétroactif en cas de besoin. Il l'a fait à propos des conflits d'intérêt entre sa position de chef du gouvernement et ses affaires privées, de la dépénalisation des bilans truqués et du raccourcissement des délais de prescription pour les délits financiers.


Maintenant, "Il Cavaliere" réforme la règle du jeu électoral parce qu'elle lui paraît défavorable, après avoir tiré profit et gloriole du système majoritaire (mâtiné d'un brin de proportionnel) adopté par référendum dans les années 1990 pour servir de base à ce qu'on a appelé "la IIe République". La Ire République avait été, quant à elle, marquée par l'instabilité gouvernementale, le règne des partis, le trasformismo , c'est-à-dire le passage des groupuscules charnières de la majorité à l'opposition, et vice versa, au gré des ambitions de leurs dirigeants, sans que l'électeur ait son mot à dire. L'introduction de la règle majoritaire n'a pas guéri tous les maux de la démocratie italienne, mais elle a, au moins, favorisé une certaine stabilité gouvernementale. Silvio Berlusconi se vante d'ailleurs d'être le premier président du conseil depuis des décennies à avoir tenu une législature entière. Elle a également permis la formation de deux grandes coalitions de centre-droite et de centre-gauche, et l'alternance entre elles.


Les alliés de Silvio Berlusconi ont hésité avant de soutenir la réforme de la loi électorale – ­ l'Alleanza nazionale du ministre des affaires étrangères, Gianfranco Fini, craignant notamment d'être marginalisée par une coalition centriste. Les plus enthousiastes sont les démocrates-chrétiens de droite, menés par le président de la Chambre des députés, Pier Ferdinando Casini. La proportionnelle leur redonne l'espoir d'une réunification avec leurs frères séparés de gauche et d'une résurgence d'une grande force démocrate-chrétienne, digne héritière de celle qui fit presque tous les gouvernements de la Ire République. Le piège que Silvio Berlusconi tend à la gauche se refermerait alors sur lui. Mais le prestige de l'Italie ne sortirait pas grandi de ces tripatouillages institutionnels.



Daniel Vernet


Article paru dans l'édition du 12.10.05

 


 

 Ho ascoltato fino a qualche minuto fa la discussione alla Camera sulla legge elettorale di Berlusconi (in diretta integrale su Radio Radicale). Il mio scoramento e la mia ormai cronica indignazione non fanno testo, ma vi assicuro che la conoscenza diretta, sia pure solo radiofonica, delle vicende va ben oltre l'orrore provocato dagli articoli apparsi sui nostri quotidiani ieri e oggi.

 


Mi è venuto il dubbio di una isterìa collettiva in una parte di noi popolo italiano, allora mi sono rivolta ai giornali stranieri. Ho scelto un articolo di Le Monde, perché offre una sintesi comprensibile anche per chi non sa bene come stanno le cose (in Francia, ovviamente, ma forse anche in Italia). Ma mi è piaciuta la citazione brechtiana all'inizio, perché mi conferma in una mia idea strampalata riguardo alla politica di Berlusconi. L'unica politica basata su un'idea di comunismo reale di stampo sovietico mai realizzata in Italia. Pensiamoci bene: quando una maggioranza di deputati e senatori, nel pieno delle loro facoltà mentali e civili, obbedisce "quasi" (?) sempre e senza eccezioni, "perinde ac cadaver",  come quella che occupa dal 2001 il nostro infelice Parlamento?

martedì 11 ottobre 2005

Uso della pena di morte nel mondo


Questo è un articolo che riguarda l'uso della pena di morte nel mondo. I paesi che mantengono e usano la pena di morte ordinariamente sono 74, quelli che non applicano condanne a morte da più di 10 anni sono 28, quelli che mantengono la pena di morte per circostanze eccezionali sono 9 e quelli che la hanno abolita per tutti i crimini sono 89.



Mappa della pena di morte nel mondo  I colori significano:   Blu: Abolita per tutti i crimini Verde: Abolita per tutti i crimini tranne in circostanze eccezionali (come la guerra) Arancione: Abolita in pratica Rosso: Usata come forma legale di punizione

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Mappa della pena di morte nel mondo
I colori significano:


  • Blu: Abolita per tutti i crimini

  • Verde: Abolita per tutti i crimini tranne in circostanze eccezionali (come la guerra)

  • Arancione: Abolita in pratica

  • Rosso: Usata come forma legale di punizione






"Nel corso del 2004 sono state eseguite almeno 3797 condanne a morte in 25 paesi e ne sono state inflitte almeno 7395 in 64 paesi.

Pubblicando oggi le sue statistiche annuali sulla pena di morte nel mondo, Amnesty International ha chiesto alla Commissione dell’Onu sui diritti umani, riunita a Ginevra, di condannare la pena capitale come violazione dei diritti umani fondamentali.

“Questi dati sono purtroppo solo la punta dell’iceberg. Il quadro effettivo è di difficile descrizione, in quanto molti paesi continuano a eseguire condanne a morte in segreto, contravvenendo agli standard delle Nazioni Unite che chiedono di rendere pubbliche le informazioni sulla pena capitale” – ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Una manciata di paesi è responsabile della maggior parte delle esecuzioni registrate nel 2004. La Cina ha messo a morte almeno 3400 prigionieri ma secondo altre fonti la cifra reale sarebbe di circa 10.000 vittime. In Iran le esecuzioni sono state almeno 159, in Viet Nam almeno 64 e negli Usa 59, sei in meno rispetto al 2003.

“Nonostante la tendenza mondiale verso l’abolizione, questi numeri evidenziano la perdurante necessità di un’azione coordinata della comunità internazionale per consegnare la pena di morte alla storia” – ha commentato Bertotto. “È allarmante notare che la maggior parte dei prigionieri messi a morte non ha avuto diritto a un processo equo e che molti di essi sono stati condannati sulla base di ‘prove’ estorte con la tortura”. ... continua http://library.amnesty.it/it_news.nsf/viewdoc?OpenForm&ParentUNID=BD52D696DC5DBE4BC1256FD9004DBFD8













































Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Uso_della_pena_di_morte_nel_mondo; http://www.nessunotocchicaino.it/bancadati/schedastato.php?idstato=6000423&idcontinente=21

domenica 2 ottobre 2005

Quest'uomo sta mettendo a dura prova la mia pazienza con le sue intromissioni nella mia vita privata e pubblica


Papa Benedetto XVI


Sostiene Ratzinger:


Quando Dio viene "bandito dalla vita pubblica" non c'e' "tolleranza", ma "ipocrisia".


Affermazione preoccupante, pur nella sua genericità e ambiguità. Di quale Dio parla? Del suo, il Dio cattolico, suppongo. E che significa la presenza di Dio nella vita pubblica (sempre il suo, suppongo). Chi pecca di ipocrisia? Dal suo punto di vista, io appartengo alla schiera dei reprobi ipocriti, indubbiamente, per deduzione logica. Ma allora dica chiaramente le cose il buon uomo vestito a festa.


"Laddove l'uomo si fa unico padrone del mondo e proprietario di se stesso, non può esistere giustizia; là può dominare solo l'arbitrio del potere e degli interessi".


Anche questa frase può significare tutto e il contario di tutto. Ma è un'estrapolazione d'agenzia, quindi forse ha spiegato più apertamente il suo pensiero, l'elegantissimo signore.


Il "giudizio di Dio" riguarderà anche "la Chiesa in Europa, l'Europa e l'Occidente in generale".


Ci risiamo: o non capisco io, magari fingo di non capire, da buona ipocrita, oppure l'uomo in abito sfavillante non si spiega bene lui. "La Chiesa": ecco, di nuovo, quale Chiesa? quella Cattolica? Di Chiese ce ne sono tante. La Chiesa Cattolica è largamente maggioritaria fra le Chiese Cristiane, ma questo la rende la "chiesa" per antonomasia? E quali sono i parametri del giudizio di Dio? Qualcuno ne ha notizia, oltre a Ratzinger, Ruini e qualche altro egregio eletto?


"La tolleranza, che ammette per così dire Dio come opinione privata, ma gli rifiuta il dominio pubblico, la realtà del mondo e della nostra vita, - ha rimarcato papa Ratzinger - non è tolleranza, ma ipocrisia".


Repetita iuvant, ma questo non è il caso. Direi, piuttosto, che la sottolineatura ha una sua valenza urticante e non apre l'orizzonte dei significati. Insomma, mi tranquillizzi l'uomo gentile: sta proponendo una forma di teocrazia o no? Gliene sarei profondamente grata, anche perché il peso del suo potere è enorme e al suo confronto una come me non ha voce e può solo subire. E non mi parli di libertà di parola. "Imporre" la propria visione del mondo a uno stato sovrano non rientra in questo campo, e le lamentazioni varie le trovo, quelle sì, veramente ipocrite. Sono sempre stata pronta a cogliere le posizioni della Chiesa cattolica sul rispetto dei diritti umani, contro la guerra, in favore della solidarietà mondiale, ma si trattava di prese di posizione all'interno dell'ambito pastorale.


"Davanti al crescente laicismo,che pretende di ridurre la vita religiosa dei cittadini alla sfera privata, senza nessuna manifestazione sociale e pubblica, la Chiesa sa molto bene che il messaggio cristiano rafforza e illumina i principi di base di tutta la convivenza, come il dono sacro della vita, la dignità della persona insieme all'uguaglianza e all'inviolabilità dei suoi diritti, il valore irrinunciabile del matrimonio e della famiglia che non si può equiparare nè confondere con altre forme di unioni umane".


Caro diario, oggi devo essere proprio suscettibile. D'accordo sul messaggio cristiano, che poi la Chiesa (cattolica?) stessa disattende in tanti casi, a mio parere. La misericordia, per fare un esempio. Ma esiste un'etica non cristiana, non religiosa in generale, che ha prodotto principi morali di altissimo livello, e anche di grande coraggio e compassione. Chissà se Ratzinger ha letto il libro "Una morale senza Dio, per tenere fuori la religione dall'etica". Autore è Richard Holloway, vescovo di Edimburgo dal 1959. Casa editrice Ponte alle Grazie.



Fonti: http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=57059; http://www.repubblica.it/interstitial/interstitial396138.html


Città del Vaticano, 2 ottobre 2005, apertura del sinodo sull'eucarestia - Papa Benedetto XVI


LUNEDI' 3 OTTOBRE


Care amiche, cari amici e viandanti del web, vi ringrazio di cuore per la vostra presenza e la possibilità di confronto che mi offrite. A minuti partirò per Parma, ma al mio ritorno riprenderò il dialogo con voi. Prendo solo spunto da  ALP che fa notare che problemi enormi, tragici, dirompenti si addensano ogni giorno di più su tutto il nostro mondo. E intanto noi siamo qui alle prese con queste beghe che dovrebbero essere superate sia dal tempo sia dall'evoluzione e dallo sviluppo dello spirito etico. Eppure è necessario farlo se si vuole mantenere uno spazio adeguato per parlare ed essere ascoltati, qui, nella nostra Italia.


Un abbraccio a tutte e a tutti. A presto! harmonia